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Autore: Hikari93    16/03/2011    7 recensioni
Naruto è un ragazzino ricco, che si ritrova, quasi per puro caso in un locale niente male, soprattutto per quanto riguarda un cameriere moro dalla "doppia personalità". Niente di complicato, se vi va, leggetela.
Genere: Comico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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-E’ INUTILE TEME, IO DA QUI NON ME NE VADO!-


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-QUESTI NON SONO AFFARI TUOI, NEMMENO MI CONOSCI COME TI PERMETTI DI DIRMI COSA DEVO O NON DEVO FARE!!!-
Il moro mi sputò in faccia le parole tutte d’un fiato. Si trovava a pochi centimetri dal mio viso, potevo percepire il suo respiro, caldo e affannoso a causa della nostra discussione, sul mio viso.  
-Razza di teme che non sei altro, devo spiegarti proprio tutto?- domandai ridacchiando. Una domanda retorica ovviamente, che aveva come unico obiettivo quello di fare irritare ancora di più il mio interlocutore.
Di tutta risposta mi afferrò per il maglione che indossavo.
-Se questo locale non è di tuo gradimento puoi tranquillamente uscire e dimenticare tutto quello che hai visto.-
-Sai bene anche tu che non è questo il punto!-
Come mi aspettavo sbuffò, rafforzando la stretta. Se puntavo a farlo arrabbiare, ci stavo riuscendo, e molto bene anche.
-Te lo ripeto.- mi disse cercando di nascondere la rabbia che invece gli leggevo negli occhi –Puoi andartene. La porta è da quella parte. Non costringermi a chiamare chi di competenza per cacciarti in malo modo.-
-Tranquillo teme, non ho paura di un paio di gorilla.-
-E se passassi io alle maniere forti? Ti assicuro che non riusciresti nemmeno a reggerti in piedi!-
Mi limitai a ridere. Anche se non ero a conoscenza nemmeno del nome del ragazzo moro che avevo davanti, mi stavo divertendo molto a stuzzicarlo. Ma infondo c’erano delle reali motivazioni nel mio interesse verso di lui.
 
*INIZIO FLASHBACK*
 
Successe tutto un Sabato sera, quando decisi di uscire con “la mia comitiva” “capitanata” dal mio migliore amico, Neji Hyuga, un ragazzo di 18 anni, più grande di me di un anno, molto più che benestante, abituato a frequentare ristoranti lussuosi ma propenso anche a recarsi in locali di serie B. Dunque, quello stesso pomeriggio, la nostra attenzione fu catturata da un volantino pubblicitario, che rendeva nota la data di inaugurazione di un nuovo pub. Non sono solito visitare questi luoghi ma, considerato che i miei avevano intrapreso un  lungo viaggio di lavoro da poco e che Kiba, un mio piuttosto esuberante cugino, affermava che ne valesse la pena, mi ritrovai in questo posto. Ci terrei a precisare che nonostante la mia disponibilità economica sia al di sopra della media, dato che sono il figlio di un personaggio parecchio illustre ed influente a Tokyo, la mia città,  non sono uno spaccone, tantomeno mi vanto della mia fortuna. Più che altro odio le persone che si avvicinano a me soltanto per quello che possiedo e non per quello che sono, dunque preferisco non farmi riconoscere e stare a contatto con quanta più gente possibile, a prescindere che sia ricca o meno. Non sempre è semplice, assomiglio molto a mio padre sia fisicamente che caratterialmente, perciò è facile che la gente mi riconosca e che cominci a trattarmi con tutti i riguardi… cosa che mi infastidisce.
 
 Ammetto che il luogo mi piacque a primo impatto. Confortevole, elegante, raffinato…  ma soprattutto i camerieri che servivano ai tavoli, si facevano gli affaracci loro, senza indagare troppo sulla mia persona, cosa che non sempre succede in altre parti. Inoltre la sensazione di allegria, di serenità e di vicinanza l’un l’altro, è quasi palpabile.
Fui subito attratto da un ragazzino, più o meno della mia stessa età, che venne a prenderci l’ordinazione. Quei suoi occhi… cupi, tetri, tristi… quel suo sguardo scocciato... mi fecero capire che non era questo quello che voleva.
-Desiderate?- Chiese con un tono per niente interessato. Poco professionale da parte sua.
-E tu Naruto? Naruto?-
-Cosa?- Mi ero talmente incantato ad osservare quel moro che mi ero perso nei miei pensieri. La sua pelle chiara e sopraffina, non adatta a quel lavoro, i capelli che gli cadevano ripetutamente davanti agli occhi, il modo in cui li spostava, inarcando le sopracciglia perché era stufo di rimetterseli a posto e… la stessa espressione irata con cui guardava il sottoscritto… ops! Avevo fantasticato di nuovo troppo.
-Mi scusi, ma non posso restare qui tutta la serata, ho del lavoro da sbrigare. Che cosa desidera?-
La lentezza con cui mi parlò, accompagnata dall’intensità del suo sguardo mi fecero arrossire. Cosa desidererei… nella mia mente una vocina si faceva avanti, superando tutto il razionalismo e il buon senso che potevo avere.
Desidererei il tuo numero di cellulare
Cominciai a prendermi a schiaffi da solo e a scuotere la testa ad una velocità inaudita, come per scacciare quelle voglie assurde e senza senso. I miei amici, ovviamente, mi stavano guardando con un’aria sorpresa: ero sempre stato vivace e vitale ma tanto assente e distratto no.
Il moro tamburellava con le dita sul tavolo, segno evidente che la sua pazienza era giunta al limite, per cui, afferrato il menù dalle sue mani, conclusi con uno sciocco “Mi va bene quello che hanno preso loro!”
Tutto rosso e imbarazzato, dato che “non ero soddisfatto” della figuraccia che avevo già fatto, cominciai a ridere come un babbeo.
-Ma che ti è preso, testone?- Mi fece Kiba quando il moro si era allontanato.
-Ero soprappensiero, ma tu questo non lo puoi capire, visto che ti manca il cervello!- Lo schernii. Litigare con Kiba era nella norma per me. Come risposta lui non fece altro che ridere e tirarmi un delicato pugno in testa.
-Sarà, ma a me sembra che quello con qualche rotella fuori posto sia tu, Naruto!- Era stato Shikamaru a parlare, un altro dei miei migliori amici. Non mi piaceva come mi stava guardando. Shikamaru era un tipo molto intuitivo, capiva tutto al volo, ma io non avevo fatto niente oltre che arrossire davanti al giovane cameriere…
ARROSSIRE DAVANTI AL GIOVANE CAMERIERE!!!!!
Oh cavolo, ma cosa mi stava succedendo? Sentivo il cuore cominciare a battermi forte, le orecchie farsi rosse, cosiccome le mie guance, ormai paonazze.
-Vado… un attimo in bagno…- Sorrisi. Avevo bisogno di una lavata di faccia. Intanto avevo visto Shikamaru continuare a guardarmi in quel modo strano… ma perché mi sono lasciato trasportare?
 
Quando il cameriere venne a portarci ciò che avevamo ordinato decisi di far finta che non fosse successo niente prima.
Parlai con Kiba, facendo apprezzamenti sul cibo, sulle bevande, sui camer… NO SUI CAMERIERI NO!
Mangia, bevvi, accusai il troppo caldo dell’ambiente del mio colore rossiccio, e, tra una battuta e l’altra, tra una chiacchiera e l’altra, il tempo passò. Si fecero le 23:30, era tempo di ritornare a casa.
Niente limousine, niente macchine lussuose, solo e soltanto i piedi, come facevano tutti.
Arrivati ad un certo punto le nostre strade si divisero, ed ognuno si recò verso casa propria…
 
Non feci nemmeno dieci passi, dopo essermi separato dal mio gruppo, che presi la decisione di ritornare indietro. Volevo scambiare almeno qualche parola con quello lì! La solita vocina nella mia testa pensò bene di farmi notare che in realtà non volevo scambiare qualche parola, ma che i miei veri intenti erano altri… e per niente casti!
Corsi a perdifiato verso il locale in cui ero stato meno di venti minuti prima, come se l’oggetto del mio interesse, potesse dileguarsi ed io rischiassi, così, di non vederlo mai più. Mi fermai solo un istante per riprendere fiato, dopo un’estenuante corsa, prima di riaprire la porta. Lo spettacolo che mi ritrovai innanzi fu indescrivibile.
Accogliente, comodo, amichevole… mi era parso così una mezz’ora fa.
Adesso, invece, mi appariva un luogo del tutto diverso, una sorta di discoteca, con tanto di luci e di effetti “speciali”.
Ubriachi, donne, uomini… spogliarelliste…
La cosa che più mi infastidì era vedere proprio quella persona comportarsi a mo di cubista al maschile. Rimasi intontito, fermo al mio posto, con la bocca spalancata, per più di cinque minuti.
-Ehi ragazzino, che ci fai qui imbambolato? Vatti a sedere se ci tieni a restare, altrimenti esci, perché c’è chi deve passare!-  E così dicendo, un uomo grosso, mi afferrò per la maglia spostandomi di lato. Ma non mi importava.
Andai a sedermi, prendendo posto in prima fila ma NON perché mi interessasse questo spettacolo osceno, ma perché così, alla fine di tutto avrei potuto parlargli. Non c’era un motivo preciso per cui volessi farlo, ma capivo che il moro aveva altre aspirazioni, che non voleva restare a marcire lì dentro… sentivo che aveva dei problemi…
 
Non sapevo da quanto tempo ero seduto lì, su quella sedia, rapito, mio malgrado, da quel giovane dalla pelle diafana in contrasto con i capelli e gli occhi scuri. Ma ne era valsa la pena: l’esibizione era finita, ora toccava a me! Avevo preparato un discorsetto da fargli, ma già sapevo che come me lo fossi trovato davanti non avrei ricordato più nulla.
Come sparì dalla mia vista, cominciai a cercarlo. Il chiasso nel locale era tanto, quindi l’attenzione su di me era a dir poco nulla e il che mi permetteva di muovermi abbastanza liberamente.
Eccolo lì, in bagno: la porta era aperta.
Non aveva la maglia. Le mani erano appoggiate all’enorme specchio che era posizionato di fronte a lui. Senza indugio stavo per parlare ma lui mi anticipò.
-Ecco che cosa dovrò fare nella mia vita, non posso aspirare ad altro. Sono sicuro che… i miei genitori non avrebbero voluto questo… e nemmeno mio fratello! Ma dopo che mi hanno lasciato solo, che altro mi rimarrebbe da fare per sopravvivere? Ma io mi riscatterò, riuscirò a trovare un altro lavoro e ad intraprendere gli studi che voglio!-
La sua voce, quella che era stata lenta e sensuale poco prima, ora lasciava trasparire tutta la tristezza che provava.
Avrei giurato che stesse per piangere.
 
Quello che feci poi fu del tutto irrazionale.
 
-Non dovresti fare questo lavoro se non è quello che vuoi!-
Lui sobbalzò, poi mi guardò, dedicandomi un’occhiataccia tutt’altro che amichevole.
-Chi sei?-
-Ti posso aiutare se vuoi! Ti fornirò un nuovo impiego!-
-CHI SEI?-
-Naruto, mi chiamo Naruto.-
-Giusto, sei quel ragazzetto idiota che ho servito questa sera…- Al suo insultò strinsi i pugni, ma non risposi. Capì che era solo una provocazione, quindi preferii continuare a sentire cosa avesse da dirmi.
-Perché sei qui?-
-Non ci vuole certo un genio per capire che questo non è quello che vuoi!-
-E cosa ne sapresti tu? Mi hai visto una sola volta!-
-Dammi torto allora…-
Rimase in silenzio, l’avevo fregato.
-Allora?- Rincarai la dose.
-Vattene!-
-Perché non vuoi che ti aiuti?- Quasi gli urlai addosso.
-Semplicemente perché non ne ho bisogno.-
-Hai detto tu stesso che vuoi riscattarti e che vuoi darti da fare… credimi, io posso aiutarti!-
-Basta, basta! SMETTILA, NON VOGLIO ASCOLTARTI!-
-Da qui non me ne vado se non mi dici cosa ti affligge!-
-Sei ridicolo- aveva abbassato lo sguardo –non sono tenuto a spiegarti la mia situazione!-
-Ma…- mi zittii, per poi ripartire all’attacco con un’altra domanda  -Perché vendi il tuo corpo così?- arrossii pensando al suo corpo…
-Allora hai la testa dura! Non sono tenuto a raccontarti qualcosa di me! Non voglio aggiungere altro!-
-Allora ti piace farlo, suppongo!- Da quel po’ che avevo capito di lui, provocarlo era l’unica opzione.
Nel suo sguardo ora vedevo solo odio. Si stava avvicinando a me… era molto vicino.
 
*FLASHBACK*
 
E fu così che mi ritrovai inchiodato al muro, con lui che minacciava di picchiarmi seriamente.
-Non riuscirei più a tenermi in piedi?- Sorrisi beffardo –E fammi vedere, allora!-
-Come vuoi tu!-
 
E così cominciò a picchiarmi, dandomi cazzotti su cazzotti, facendomi sputare sangue e rendendomi irriconoscibile. Io però resistetti in silenzio, senza lamentarmi dei colpi subito, senza gemere dal dolore: in silenzio. E lui intanto continuava a colpirmi, macchiandosi le nocche delle mani di sangue e anche i pantaloni. Inutile dire che i miei vestiti erano tutti impasticciati: ci sapeva fare, quel teme! Ad un certo punto si fermò, cominciando a respirare a fatica.
-Ma come…- anch’io respiro affannosamente –ti sei… già… stancato?-
-Tranquillo dobe… adesso riprendo…-
Non concluse nemmeno la frase che me lo ritrovai tra le braccia ma anch’io ero stanco a causa dei colpi ricevuti, ragion per cui crollai, con quel moro che cadde proprio sopra di me. Lo sentivo respirare intensamente.
-Ora che ti sei sfogato, mi spieghi cos’hai?-
Silenzio, solo silenzio.
-Cominciamo dall’inizio allora, come ti chiami?
-Sasuke… Uchiha…-
Gli stavo accarezzando i capelli. Mi venne spontaneo.
-Dunque Sasuke, che ti è successo? Davvero… voglio solo aiutarti…-
-Sei testardo…- stavolta sorrideva però –va bene, mi hai convinto. Ti racconterò la mia storia, tanto non c’è molto da dire su di me.-
 
Mi disse che i suoi erano morti in un incidente quando lui aveva solo 12 anni e che era l’unico sopravvissuto e perciò da allora aveva dovuto rimboccarsi le maniche per andare avanti. Andava bene a scuola, prima, aveva sempre provato interesse per la matematica e le materie scientifiche ma, da quando aveva cominciato a lavorare in quel posto, sotto la guida del suo unico tutore, un lontano zio di non so quale grado lontano di parentela, di nome Orochimaru, aveva dovuto smettere. Ciononostante sperava di potersi liberare da questa schiavitù e di poter iniziare gli studi di medicina.
 
Lo aiutai a mettersi a sedere. Chissà da quanto tempo lavorava, giorno e notte, e di sicuro non reggeva più la situazione. Aveva gli occhi umidi, voleva piangere ma forse da troppo tempo gli era mancata una spalla su cui farlo.
Senza pensarci due volte lo abbracciai forte a me. Volevo stargli vicino, volevo averlo per me!
Era completamente abbandonato al mio abbraccio, perciò, forse un po’ vigliaccamente, ne approfittai per baciarlo, per sentire le sue labbra sulle mie. Avevo chiuso gli occhi, non volevo vedere l’espressione sicuramente sorpresa, sul suo volto. Dopo pochi attimi sentii le sue mani che cercavano di allontanarmi da lui.
Non opposi resistenza, infondo ero stato impulsivo.
-Scusa… io… non so cosa mi sia preso!- Fu l’unica cosa che riuscii a dire.
-Ho deciso che accetterò il tuo aiuto…- Mi fece lui, dopo un iniziale silenzio, contro ogni mia aspettativa. Da come si era mostrato mi aspettavo una bella lavata di capo da parte sua.
-Ottimo!- Risi di buon grado. Ero felice che avesse capito che non poteva fare tutto da solo.
-Sasuke… mi dispiace del disturbo, del disagio, insomma di tutto…-
Feci per andarmene quando mi sentii afferrare il polso.
Era lui.
E mi baciò.

 




 
 
 
Ok, ecco la stronzata del giorno! -.-“
Non so se continuarla o meno, anche perché non saprei CHE COSA scrivere. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi piacerebbe! ^___^
Grazie anche solo a chi ha letto! (vi prego, non siate troppo crudeli >__>)
 
 
   
 
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