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Autore: FairyCleo    17/03/2011    3 recensioni
"Con una decisione che sembrava ormai non appartenergli più, aveva serrato le palpebre, cercando di concentrarsi il più possibile per recuperare le ultime energie angeliche rimastegli. Doveva provare a tornare indietro, doveva almeno provare a rimediare a quell’errore che lo avrebbe marchiato a vita.
Ed ecco che una flebile luce aveva improvvisamente invaso la stanza, una flebile luce fuoriuscita da quel corpo che probabilmente non avrebbe neppure dovuto produrla.
Stremato, e dopo aver preso un lunghissimo respiro, Castiel aveva aperto gli occhi.
Quello che aveva temuto, era apparso davanti ai suoi occhi chiaro come il sole.
Aveva nascosto nuovamente il viso tra le mani, stavolta per nascondere un pianto impossibile da controllare.
Le sue ali, le sue maestose e candide ali, le stesse che aveva mostrato a Dean il giorno in cui gli si era rivelato, erano diventate un ammasso informe di piume mutilate e grondanti sangue.
Ma la cosa peggiore non era stata l’aveva visto ciò. La cosa peggiore, era stata l’aver notato che le poche superstiti, quelle che partivano dalle sue scapole, stavano diventando nere come la pece".
Genere: Angst, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Lucifero, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
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Disclaimers: I personaggi non mi appartengono. Non scrivo a scopo di lucro.
 
Incubi
 
Alla fine era successo. Alla fine, non avevano potuto evitarlo.
Crudele, inesorabile, l'Apocalisse stava per bussare alle porte del nostro mondo, pronta a renderlo il campo di una battaglia che forse non avrebbe mai visto la fine.
 
Alla fine, tutti i cacciatori erano venuti a conoscenza di quello che fino a qualche tempo prima era stato un segreto custodito da pochi.
Alla fine, i cacciatori sapevano che gli angeli e i demoni si sarebbero presto scontrati, che Lucifer e Michael avrebbero trovato il modo di giungere alla resa dei conti, e che nessuno sarebbe stato in grado di fermarli.
 
Dean Winchester era seduto sul cofano della sua bambina, la splendida Chevrolet Impala del ' 67 ereditata da suo padre.
Reggeva una birra tra le mani, e fissava in silenzio l'orizzonte puntellato di stelle. Sembrava il solito Dean di sempre, il ragazzo dal viso cosparso di efelidi che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di salvare non solo i propri cari, ma chiunque fosse stato in grado di raggiungere, eppure, da qualche tempo, quel ragazzo non era più lo stesso.
La verità era che Dean non sentiva più niente: Dean non sentiva più il sapore della birra che gli scorreva giù per la gola, non sentiva il tocco della lieve brezza serale che gli sfiorava la pelle, né il dolore o la rabbia per ciò che stava accadendo. Niente. Dean non sentiva più niente.
C’era solo un enorme vuoto nel suo petto, un vuoto che sembrava impossibile da colmare.
 
Tutto ciò che aveva attorno si era sgretolato, e lui non era stato capace di evitarlo.
Davvero non capiva perché tutte le persone che amava finissero per morie. Sua madre, suo padre, le povere Jo ed Ellen, Pamela...
Così come non capiva perché lui sopravvivesse sempre a tutti. A tutti.
E, quando finalmente decideva di immolarsi, quando finalmente decideva di morire per una giusta causa, uno stormo di angeli imbastarditi decideva di riportarlo indietro con l’assurda spiegazione che lui era "speciale".
Lui non era affatto speciale. Quegli stupidi angeli dovevano aver sbagliato persona, ne era ogni giorno più sicuro. Come potevano aver ragione se alla fine non era in grado di proteggere nessuno?
Ormai aveva capito di non poter più proteggere Sammy come aveva fatto un tempo, quando lo aveva cresciuto come se fosse stato figlio suo.
Lo aveva visto avvelenarsi col sangue di Ruby, con il sangue di quel demone schifoso. Lo aveva visto voltargli le spalle, tronfio, sicuro di sé, e lo aveva visto tornare indietro, accogliendolo a braccia aperte nonostante l’arroganza, nonostante il dolore.
Eppure, qualcosa tra loro sembrava essersi definitivamente spazzato, quell’equilibrio in cui era spesso lui a prevalere non esisteva più.
Suo fratello gli aveva dimostrato di essere diventato un adulto e di poter decidere a prescindere dalla sua volontà, e questo, nonostante tutto, nonostante sapesse che prima o poi ciò sarebbe giunto, era riuscito a mandarlo in crisi.
 
Se accanto a lui non ci fosse stato quello sfigato dotato di ali che rispondeva al nome di Castiel, non avrebbe avuto la minima idea di cosa poter fare, escludendo il farsi esplodere il fegato per colpa dell’alcol.
 
Stava sorridendo, Dean. Il pensiero di Castiel terrorizzato dalle avances della bella Chastity gli aveva fatto tornare in mente un barlume di leggerezza ritagliato in una marea di sconforto.
Quell'angelo era un idiota. O forse era un eroe, ormai non riusciva più a capire.
Eppure, non riusciva proprio ad accettare quel suo fottutissimo "ho fatto tutto questo solo per te". Era stato il modo migliore per complicare ulteriormente le cose.
Tutti si aspettavano qualcosa da lui, tutti si aspettavano che lui risolvesse ogni singola cosa andata male, sembrava quasi che lo considerassero Dio! Ma non lo era, e non ci teneva neppure ad esserlo, se per questo!
Non credeva di farcela, quella volta. Avrebbe davvero voluto bere fino a piombare in coma etilico. Avrebbe voluto solo chiudere gli occhi e non riaprirli mai più. Eppure, non l’avrebbe fatto, e non l’avrebbe fatto perché lui era Dean Winchester, e doveva dare l'impressione che fosse invincibile, o tutti sarebbero caduti nel baratro che non era stato in grado di richiudere.
Era talmente perso nei suoi pensieri che non si era neanche accorto dell'arrivo di suo fratello prima che l’auto si piegasse sotto il suo peso.
 
"Tutto questo pensare ti farà andare in fumo il cervello Dean..."- aveva asserito, prendendo la bottiglia di birra ormai vuota dalle mani del fratello per poi offrirgliene immediatamente un'altra. Sam sapeva come blandirlo, così come sapeva cosa fosse in grado di aiutarlo a distendere i nervi.
Dean aveva accettato quel dono senza troppi complimenti, continuando a fissare l’orizzonte, continuando a perdersi fra i suoi mille pensieri di morte e di dolore.
 
"Che cosa ne sarà di tutto questo, Dean?" – gli aveva domandato suo fratello, con lo sguardo perso verso il cielo.
Eccola lì, appena sfornata, un'altra domanda esistenziale.
Avrebbe voluto mettersi a gridare, avrebbe voluto urlargli che lui non poteva saperlo, e smetterla di tormentarlo, ma si era trattenuto. Non sarebbe servito a niente avere una reazione del genere, se non a peggiorare le cose.
"Non lo so, Sam. Non ne ho la più pallida idea".
 
Continuato a fissare il vuoto, in attesa che da qualche parte potesse giungergli una risposta sensata da dare al suo fratellino sapientone. Magari poteva piombare giù dal cielo, perché no? Ormai, poteva aspettarsi qualsiasi cosa.
 
Sam si era accorto di aver toccato un tasto dolente. Se Dean gli avesse dato un pungo non avrebbe battuto ciglio.
Era stanco. Sam era terribilmente stanco. Stanco di quella situazione, stanco che le cose andassero sempre male, stanco che fossero sempre loro a pagare le conseguenze di una vita che non avevano scelto veramente.
 
Sovrappensiero, si era strofinato gli occhi con la mano destra.
"Perché non te ne vai a dormire, Sam?" – non avrebbe voluto suonare così sgarbato, ma non aveva potuto evitarlo. Aveva bisogno di stare da solo, di pensare, e di bere in santa pace la sua birra.
In silenzio, un po’ amareggiato, era sceso giù dal cofano, stirando con le mani la stoffa dei jeans.
 
"Dean…".
"Mmmm?" – aveva mugugnato, le labbra posate sul bordo della bottiglia.
"Hai notizie di Castiel?".
 
Casualmente - o forse no - proprio mentre Dean stava per rispondergli, il suo telefono aveva preso a squillare. Era veramente incredibile quanto puntuale potesse essere il caso, a volte.
 
"Parli del diavolo...".
Dire che Sam aveva arricciato il naso a quella battuta sarebbe stato un vero e proprio eufemismo.
“Cass…”.
“Dove sei Dean?”.
Il solito. Sempre il solito irruento. Avrebbe mai appreso le abitudini umane? Forse, sarebbe stato compito suo insegnargliele, ma non ne aveva davvero più le forze.
"Sono al Motel Red Horse, sulla..." - ma non gli era stato necessario terminare la frase, perché Castiel, l'ormai ex-angelo del Signore, era apparso proprio a tre centimetri dal suo naso.
"Dannazione Cass! Quante volte dovrò ripetere che devi 'rispettare il mio spazio personale'?".
Lo avrebbe strangolato. Gli aveva fatto prendere un colpo, facendolo sussultare all’improvviso. La birra che stava bevendo gli era finita sui jeans, ed ora avrebbe dovuto solo aspettare che si asciugassero visto che non aveva fatto in tempo a fare il bucato e non aveva ricambi puliti.
 
Ma Cass sembrava non averlo minimamente ascoltato.
Continuava ad osservare Dean con quelle iridi blu un tempo appartenute al devoto Jimmy Novack.
Era strano. Era terribilmente strano, e il maggiore dei Winchester non aveva potuto fare a meno di notarlo. Era pallido e affannato, quasi come se avesse corso, e la sua fronte era imperlata di sudore.
Non erano soliti vedere Cass in quelle condizioni. Cosa poteva essergli accaduto?
 
"Dobbiamo parlare".
Il suo tono era stato perentorio, e aveva incuriosito ancora di più i due fratelli Winchester.
"Ok Cass... Siamo tutt'orecchie" - Sam non aveva potuto fare a meno che incitarlo. Voleva sapere, doveva sapere. Esattamente come Dean. Non aveva potuto non notare il cambiamento d’espressione che c’era stato in suo fratello. Tra lui e Cass c’era una sorta di empatia di cui era quasi invidioso. Tra Dean e Cass c’era qualcosa che tra lui e Dean non esisteva più.
 
"Non qui... Potrebbero sentirci".
Così dicendo, aveva sfiorato i due fratelli sulla fronte prima che potessero protestare, conducendoli altrove.
 
Si trovavano in una lussuosissima stanza d'albergo, decisamente molto, molto diversa da quello a cui erano abituati solitamente, e nonostante l’attimo di spaesamento, non avevano potuto non apprezzare.
 
"Ma che cosa...?".
 
Castiel si era seduto su di una delle due grandi poltrone di pelle che arredavano la stanza.
Quell'immagine aveva turbato profondamente il nostro Dean, rendendolo nervoso. Cass non si era semplicemente seduto, si era letteralmente accasciato sulla poltrona, sprofondando nella morbida imbottitura che sembrava quasi soffocarlo.
Tutto questo era a dir poco surreale. Surreale e inaccettabile.
Solo quando aveva posato lo sguardo sul suo volto e aveva visto le palpebre chiuse pesantemente sui suoi occhi si era accorto che Cass era veramente stanco. Ma come poteva essere piombato in una condizione così tanto debilitante?
 
"C'era proprio bisogno di farlo, Castiel?" - Sam gli aveva rivolto quella domanda distrattamente, accarezzando la morbida coperta su cui era seduto.
L'angelo aveva aspettato fin troppo tempo prima di rispondere.
"Mi dispiace... Sono stato costretto... Non riuscivo a trovare un momento in cui eravate entrambi addormentati e così...".
"Sei dovuto intervenire".
Era stato Dean a completare la sua frase.
Cass si era limitato ad annuire, reprimendo una smorfia di dolore.
Il cacciatore cominciava davvero ad agitarsi.
Erano in preda ad un casino enorme, e non avevano un piano, quindi perché tutta quella segretezza? Chi poteva scoprire delle intenzioni che non c’erano?
 
“Che succede, Cass? Che ti sta succedendo?”.
 
Castiel aveva aperto gli occhi piano, quasi avesse timore di vedere ciò che lo circondava, cominciando a fissare il vuoto.
"Io... credo di non poter rimanere ancora molto a lungo".
Dean e Sam si erano guardati senza riuscire a capire le parole appena pronunciate dal loro amico.
"Che cosa significa?".
Sam si era alzato in piedi, stravolto e anche un po’ irritato da quella specie di giochetto.
Castiel lo aveva guardato dritto negli occhi, ma il suo era stato uno sguardo diverso rispetto a quelli che era solito sfoderare. I suoi occhi erano il riflesso della stanchezza e della rassegnazione, come se avesse subìto una sconfitta immane, una sconfitta da cui era impossibile riprendersi.
Che cosa gli era capitato?
A Dean era appena salito il cuore sino in gola.
 
"Non ce la faccio".
 
Quella frase era stata come una doccia fredda. Non ce la faccio? Cosa voleva dire con quel suo ‘non ce la faccio’?
 
"Senti un po' brutto gallinaceo sacro, che cazzo significa che non ce la fai? Non ti permetto di comprarti in questo modo, capito? Non ci pensare nemmeno a lasciarci nella merda, Cass, o giuro che ti faccio il culo".
Infuriato, Dean gli si era parato davanti, trattenendosi a stento dall'afferrarlo per il collo.
L’avrebbe fatto ragionare lui a suon di pugni, ecco cosa avrebbe fatto! Non poteva permettergli di mollare.
 
Castiel non aveva osato neppure guardarlo in faccia, ma non perché si sentisse in colpa. Sembrava più che altro che non avesse le forze per farlo.
 
"Qui tutti siamo con i pantaloni calati fino alle caviglie, Cass, ma nessuno ha pensato di darsela a gambe, e tu non sarai il primo, hai capito?".
"Dean... calmati...".
"No Sam! Lui c'è dentro fino al collo come noi! Non può tirarsi indietro!".
"Io non voglio tirarmi indietro, Dean".
Non aveva urlato pronunciando quella frase. Non c’era stato alcun tipo di astio, o rancore. Era stata una semplice, triste constatazione.
"E allora cosa diamine vuoi?" - la rabbia stava ribollendo nelle vene del maggiore dei Winchester.
 
Ma l'angelo non avrebbe risposto.
Dean aveva appena dimostrato di non essere in grado di capire.
Castiel aveva pensato, aveva sperato che la loro vicinanza, che il loro legame avrebbe aiutato Dean a capire quello che lui non poteva dire apertamente, ma che continuava a tormentarlo, consumandolo lentamente sin ne profondo.
 
"Sei un fottutissimo codardo! Uno strafottutissimo codardo!".
 
Alla fine, aveva lasciato che la su rabbia esplodesse. Aveva afferrato Castiel per il bavero e aveva iniziato a colpirlo con tutta la forza che aveva in corpo.
Le sue nocche si erano spaccate contro gli zigomi dell'angelo, ed entrambi avevano iniziato a sanguinare.
 
"DEAN! SMETTILA!".
 
Sam si era gettato sul fratello nell’evidente tentativo di fermarlo, ma quest'ultimo aveva dimostrato di avere molta più forza di quello che si credeva, e gli era bastato un pugno ben assestato per farlo stramazzare al suolo.
 
Castiel non si era mosso. Non aveva neanche provato a reagire, e Dean aveva continuato a colpirlo finché non era rimasto senza forze e senza fiato.
Dean aveva lasciato che il bavero del suo trench gli scivolasse dalle mani, permettendo a Castiel di lasciarsi ricadere pesantemente sulla poltrona macchiata del suo stesso sangue.
 
"Dean..." - Sam , tenendosi le mani strette sul ventre, si era messo seduto sul pavimento di marmo dell'hotel, continuando a spostare lo sguardo dall'angelo al fratello.
 
"Sei troppo codardo persino per difenderti da me" - gli aveva sputato addosso, e si era affrettato ad aiutare Sam a rialzarsi.
 
Cass era rimasto sulla poltrona, nascondendo il viso sporco di sangue tra le mani.
 
"Cerca di svegliarti, Sam... Devo andarmene via da qui".
 
Era troppo stanco, era troppo debole, e per questa ragione, il suo gioco di prestigio si era infranto. Dean e Sam si erano svegliati, e Cass si era ritrovato rannicchiato su di una vecchia poltrona sgangherata di una casa in rovina, solo e ferito.
Una tosse convulsa lo aveva colto all'improvviso, facendolo sobbalzare più volte. Il petto gli bruciava come se fosse stato in preda alle fiamme, e sentiva la gola graffiarsi ogni volta che tossiva.
Rivoli di sangue bollente colavano tra le dita della mano, solo così le sue labbra bianche e screpolate si erano di nuovo tinte di rosso.
 
E aveva capito di non essere semplicemente solo, ma anche tremendamente spaventato.
Stava piangendo, Castiel. Stava piangendo perché era stato costretto a spezzare senza pietà un legame per lui più importante della sua stesse esistenza solo per mettere al sicuro l’uomo che aveva salvato.
 
La profezia si sarebbe compiuta, alla fine, ma non come tutti avrebbero creduto o sperato.
Dean e Sam Winchester avrebbero fermato l'Apocalisse, lo sapeva bene, e lui avrebbe cercato di aiutarli finché ne avesse avuto l'occasione, finché il corpo del suo tramite non lo avesse abbandonato.
 
Uno strano torpore improvviso stava dilagando in tutto il suo corpo.
Era una sensazione nuova, una sensazione mai provata prima d'ora. Non sapeva bene perché, ma lentamente, tutti i pensieri stavano scivolando via. Tutto il dolore, la rabbia, le sensazioni di stanchezza e di impotenza erano state lenite.
Non avrebbe saputo dire cosa gli stesse accadendo.
L’unica cosa importante, era sapere che Dean fosse al sicuro.
 
Continua…

 
   
 
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