Lui ricordava.
La composta bellezza dei ciliegi in fiore. Le sfumature che passavano con dolcezza dal bianco al rosa intenso. D’autunno poi, il rosa tingeva di rosso, a Sakunami, vicino a Sendai.
Lui ricordava.
La bellezza delle colline verdi e i boschi ad Akiu Otaki e le sorgenti di acqua calda dove tante volte si era bagnato.
Lui ricordava.
Le file perfette delle risaie, i teneri germogli e il riflesso del cielo azzurro sui campi d’acqua.
Lui guardava, ora.
Sospeso nel vuoto che si era creato, un vuoto riempito di fango, dolore e macerie intrise di ricordi e di vite spezzate.
Fu allora che la vide.
Una bambina che gli ricordò un’altra bimba.
Composta e silenziosa nel suo kimono, come un fiore che spunta all’improvviso dove prima c’era il nulla.
Sesshomaru scese accanto a quel piccolo essere umano. Poi sguainò Tenseiga, la spada che guarisce. Nulla accadde. Il fango rimase fango, grigio nella sua immobilità piena di morte.
La bambina lo guardò e gli prese la mano. Fu allora che la spada pulsò di vita e come per miracolo, intorno ai suoi piedi, spuntò l’erba di un verde vibrante.
“Così la dea
Amaterasu sorrise e il suo sorriso illuminò le Ōyashima*. E con il suo
sorriso rinacque la speranza.E con la speranza, la forza del popolo giapponese, che anche questa volta, si rialzò.”
·
*Le isole
giapponesi