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Autore: aresian    22/01/2006    2 recensioni
Un anno e mezzo dopo il Cell Game. Vegeta attraversa un profondo periodo di crisi, il suo credo saiyan è messo in discussione da sentimenti nuovi e contrastanti che lo confondono. In un altra dimensione Mirai no Trunks è tormentato dai dubbi, suo padre lo ha mai davvero amato? Un incontro chiaritore tra i due rivelerà a entrambi le … ragioni del cuore…
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le ragioni del cuore

Dragon Ball, Dragonball Z, Dragonball GT, Bulma, Vegeta e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Akira Toriyama, Bird Studio e Toei Animation.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

_ LE RAGIONI DEL CUORE __

“La richiesta d'affetto di un figlio venuto dal futuro”

Ca. 3 - Due cuori tormentati

By Aresian.

Non si era sbagliato. Ecco laggiù la macchina del tempo. Ma che diamine ci faciva lì, in quell’epoca, suo figlio? Senza esitare scese rapidamente a terra piazzandoglisi davanti.
“Che ci fai qui?” lo apostrofò tentando di mitigare la sorpresa.
- Il solito benvenuto – pensò amaramente il giovane.
“Mia madre ha pensato che, forse, qualcuno di voi fosse in pensiero per il nostro destino e mi ha mandato a rassicurare tutti giacchè ho battuto sia i cyborg che Cell” disse il giovane ferito.
“Di sicuro Bulma farà i salti di gioia per la tua visita” commentò ironico il saiyan, come a sottolineare che per lui la cosa era indifferente. Non gli era sfuggita la velata nota di rimprovero nel tono del figlio “qualcuno di voi” stava a significare “non certo tu”. Del resto non poteva biasimarlo visto che nemmeno lui sapeva se era felice di vederlo o meno.
“Visto che non sei venuto a preannunciare nuove catastrofi possiamo anche andare” proseguì poi con fare sbrigativo spiccando il volo diretto verso casa.
Trunks osservò la sua figura allontanarsi all’orizzonte prima di scuotere la testa e spiccare il volo a sua volta. Forse sua madre non aveva avuto una buona idea a rispedirlo lì.

Non va neanche detto che Bulma andò letteralmente in brodo di giuggiole nel rivedere il suo adorato “bel ragazzo”.
“Tesoro, non sai come sono felice di rivederti. Mi sei mancato” disse con le lacrime agli occhi.
Il giovane si schermì dicendo “Ma se mi hai intorno tutti i giorni”.
“Sì, è vero. Ma è difficile comunicare con un bimbetto di un anno e mezzo. Tu sei un uomo fatto e i discorsi che posso fare con te sono di altro spessore” disse la donna strizzando l’occhio.
Passata l’euforia dell’incontro, e la mega cena organizzata dalla donna affinchè il figlio potesse salutare tutti i suoi amici, la Capsule Corporation venne finalmente immersa nella quiete e nel tepore di quella serata d’estate.
Bulma aveva appena messo a letto il piccolo Trunks ed ora, assaporando una bibita fresca, stava godendosi il meritato riposo accanto al ragazzo.
“Mamma, mio padre è tornato a vivere qui?” chiese dopo un attimo il giovane.
“Sì, tesoro. Subito dopo la tua partenza ci siamo rimessi insieme. Perché?” chiese incuriosita.
“Niente” bofonchiò il ragazzo arrossendo leggermente.
“Sei tornato per lui, vero?” le disse dolcemente la madre. Lo sguardo sorpreso e colpevole del figlio le confermò che aveva visto giusto.
“Già, ma a giudicare da come stanno andando le cose credo di avere commesso uno sbaglio”.
In effetti, da quel pomeriggio, Vegeta era letteralmente scomparso. Per questa ragione al giovane era venuta spontanea la domanda circa la sua permanenza in quella casa.
“Una cosa ho imparato a conoscere di tuo padre. Quando si sente confuso e vulnerabile tende a nascondersi. La solitudine lo fa sentire al sicuro e nello stesso tempo gli consente di leggere dentro di sé. La tua venuta qui, oggi, lo ha spiazzato. Tornerà quando si sentirà pronto ad affrontarti” gli spiegò Bulma sorridendo alla sua espressione allibita.
“A domani e cerca di riposare un po’” disse poi allontanandosi e lasciandolo solo.

A conti fatti aveva a disposizione due settimane prima che la macchina fosse pronta per il viaggio di ritorno. Sperava per quel momento di essere riuscito a parlare con il padre. Stava passeggiando tranquillo nel parco quando sentì la risata cristallina della madre e istintivamente alzò il viso verso il balcone della sua stanza. La vide seduta a terra intenta a giocare con l’altro se stesso. Li osservò per un po’ divertito poi si appoggiò ad un albero e prese a fissare le nuvole che correvano leggere nel cielo azzurro. Dopo poco si rese conto che i gridolini del bambino erano scemati e incuriosito levò il viso. Sbiancò nel momento in cui vide il piccolo oscillare pericolosamente sul corrimano della ringhiera. Non fece in tempo ad avvertire la madre che il piccolo mancò la presa e precipitò verso il suolo. Con tutta la velocità di cui era capace si precipitò sotto il terrazzo, pronto a soccorrere il bambino, ma non fu necessario. Sgomento vide la figura del padre sospesa a mezz’aria che teneva tra le braccia un fagottino urlante.
Bulma accorse immediatamente e notando la scena sbiancò visibilmente balbettando.
“Trunks... Vegeta sta bene vero?”.
“Certo che sta bene. Questa peste ha un po’ troppa fretta di imparare a volare, da domani gli insegnerò a controllare l’aura almeno non correremo più di questi rischi” così dicendo il saiyan diede il piccolo alla madre che lo strinse protettivamente al seno.
“Credi sia prudente?”.
“Oramai è pronto” disse semplicemente il saiyan prima di voltarsi e lanciare uno sguardo penetrante verso M. Trunks che fissava allibito la scena.
“In quanto a te, hai intenzione di trascorrere due settimane nell’ozio?” chiese con tono arrogante.
Scosso da quel rimprovero il giovane rispose prontamente “No. Non è mia abitudine. Quando posso usare la Gravity Room?”.
“Hai paura di misurarti con me?” gli chiese il principe sardonico.
M. Trunks fissò attonito il padre. Stava sognando o gli stava praticamente chiedendo di allenarsi con lui?
“No. Mi piacerebbe molto” disse non appena riuscì a riacquistare l’uso della parola.
“Allora seguimi”.
Bulma ossevò i due allontanarsi rapidamente verso nord. “Sai tesoro, mi auguro che quel testone di tuo padre si decida a lasciar parlare il cuore e non l’orgoglio” disse sorridendo.

Si stavano battendo da più di un’ora. Nessuno dei due si era trasformato in Super Saiyan, Vegeta aveva voluto uno scontro a pari livello. Trunks non aveva obiettato. In quel modo il padre non si sarebbe accorto che era più potente di lui.
“E’tutto qui quello che sai fare?” chiese il principe ironico respingendo senza problemi il ki-blast del figlio.
M. Trunks strinse gli occhi. Aveva visto suo padre combattere contro Cell e perciò si era fatto un’idea della sua tecnica ma adesso era disorientato dinnanzi ai suoi attacchi e alla sua tattica. Era totalmente imprevedibile. Tra i due quello che aveva preso più pugni era sicuramente lui, il padre sembrava ancora fresco e riposato.
“Sei una delusione” disse il principe abbassando le braccia lungo i fianchi. “Questo allenamento mi sta annoiando” concluse poi sarcastico volgendogli le spalle.
Trunks si sentì ferito da quelle parole. Voleva la sua approvazione, la sua considerazione e invece aveva perso anche quella chance per ottenerle.
“Aspetta. Non ti ho ancora mostrato tutto quello che so fare” disse il giovane bloccandogli la strada.
Vegeta innarcò un sopracciglio.
“Cosa. La potenza del Super Saiyan che trascende il limite che hai sfoderato contro Cell?”.
Gli occhi azzurri del giovane si colmarono di stupore.
“Tu lo sapevi?” chiese balbettando.
“Credevi davvero di potermi ingannare? Sciocco. In quei mesi trascorsi insieme nella Stanza dello Spirito e del Tempo ho seguito ogni istante del tuo allenamento. Misurare la tua aura con la mia era il passatempo migliore per affinare i miei colpi e le mie tecniche. Se stavo al passo con la tua aura pur perfezionando colpi nuovi voleva dire che stavo migliorando. Tu ti sei limitato ad incrementare la potenza ignorando completamente la tecnica, la velocità, la tattica. Ricordo perfettamente il giorno in cui mi hai superato. Divertente. Cell è stata una dura realtà vero? Ma non abbastanza, continuavi a ripetere lo stesso errore, solo al Palazzo del Supremo, dopo avere avvertito l’aura di Kaharoth, hai compreso“ lo redarguì il padre duro.
“Ma se sapevi che stavo sbagliando perché non mi hai detto niente?” gli chiese il ragazzo perplesso.
“Tutto quello che so, tutte le conoscenze, le tecniche e l’abilità in battaglia che mi sono proprie le ho imparate sul campo, battaglia dopo battaglia studiando gli avversari, analizzando e memorizzando i dettagli di ogni scontro. E’ così che progredisce un guerriero. L’idea di venire dal futuro e di conoscere gli eventi in anticipo ti aveva dato un senso di superiorità. Sbattere il naso contro la potenza di Cell avrebbe ridimensionato i tuoi ardori.” disse tranquillo il saiyan.
“Ora sono stanco di parlare. Io torno a casa tu fai quello che ti pare” e detto questo Vegeta si allontanò lasciando un quanto mai scornato M. Trunks a fissare le nuvole.

Per tre giorni il giovane non osò chiedere al padre un nuovo allenamento. Si sentiva uno stupido e sospettava che questo fosse lo scopo che voleva raggiungere il padre. Del resto, anche avesse voluto allenarsi sarebbe stato impossbile, visto che Vegeta si era rinchiuso nella Gravity Room con l’altro se stesso. Dagli sforzi che il piccolo stava facendo era chiaro che gli stava insegnando a conoscere il suo “ki”. Dovette ammettere che lo invidiava, almeno lui aveva la considerazione del padre.

- Mi sono rimasti dieci giorni – pensò il giovane quella sera. A parte quell’allenamento e qualche battuta sporadica ai pasti il padre lo aveva completamente ignorato. Se era possibile era confuso più di quanto non lo fosse prima.
“Ciao” disse la vocetta del piccolo Trunks.
“Ciao” disse il giovane sorridendo in pratica a se stesso.
“Giochi?” chiese il piccolo sventolandogli sotto il naso un pallone più grande di lui.
“Perché no” rispose il giovane alzandosi. Almeno si sarebbe distratto un po’ dalle sue lugubri elucubrazioni.

“Vegeta” disse Bulma avvicinando il compagno. Lo aveva sorpreso sulla terrazza intento ad osservare i due Trunks che giocavano nel giardino.
“Che vuoi?” le chiese con la solita “cordialità”.
“Qualche giorno fa abbiamo fatto un discorsetto circa l’”amore paterno” e altre sciocchezze simili. Se hai rimpianto di non aver potuto risolvere la cosa con quel Trunks, adesso hai l’occasione per farlo, non lasciartela scappare”.
“So io come devo comportarmi con mio figlio, donna. Non ti intromettere” e così dicendo si allontanò.
“Uff. Vegeta, se sei testardo. Ma sarà meglio che ti sbrighi o lo rimpiangerai per il resto dei tuoi giorni” ribattè piccata la donna seguendolo.
“Maledizione, Bulma. Cosa pretendi che faccia, eh? Che scenda la sotto e come se niente fosse gli dica “Ti voglio bene, Trunks”?” sbottò il saiyan frustrato.
“Sarebbe così difficile?” gli chiese la donna di rimando.
“Per me è impossibile. Io non voglio bene a nessuno, nemmeno a me stesso” e con questa frase il saiyan si eclissò.

- continua -

N.D.A.: Ringrazio sentitamente tutti coloro che stanno leggendo e recensendo la mia fanfictions. Ringrazio anche Mia per la sua critica costruttiva legata alla sintassi ed alla grammatica errata di alcuni passaggi della fanfiction. Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia e grazie ancora!!!

  
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