Il candore delle sue ali, quelle stesse ali che vorrei sporcare, macchiare indelebilmente, mi ferisce, mi allontana.
La purezza del suo cuore, di quel cuore che vorrei marchiare come mio, è come una luce intensa desiderosa di punirmi per il mio peccato più grande: la lussuria.
Cos’altro potrebbe essere quella forza che ineluttabilmente mi spinge a ricercare il suo sguardo, il suo viso, il suo corpo?
In quale altro modo potrei accettare quello strano sentimento di gelosia (delusione) che mi invade ogni volta che rivolge un sorriso, una parola, uno sguardo a tutti, tranne me?
Io che sono troppo sbagliata, malvagia per uno come lui e non serve il suo giudizio celato in ogni frase per capirlo; la mia nascita è stata un aborto di male e la mia stessa esistenza è contro natura.
Come, allora, posso sperare che lui, un angelo, si accorga di me?