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Autore: Lady Nix    27/03/2011    0 recensioni
qusta storia parla di un amore sbocciato tra sopprusi e sofferenze,
del coraggio di una donna per salvare sua figlia da un destino oscuro,
e della rabbia di un angelo caduto,cacciato dai cieli e rilegato sulla terra per via della sua ferocia.
spero vi piaccia.
i raccomando mandatemi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ecco a voi il primo vero capitolo. spero vi piaccia! vi prego di recensire se potete per farmi capire se vi piace e se posso migliorare lo scritto in qualche modo. un bacione a tutti buona lettura!  

Capitolo 1



Sorpresa!
Il mio nome è Chaterin Marì Fair, ma da quando sono nata mi hanno chiamato sempre solamente Marì.
Sono nata a Bordò in Francia, mio padre Andrè e mia madre Sofia sono proprietari di un enorme vigneto a nord della città. Fuori dal centro abitato, lontano dal caos e dalle luci, sembra di essere tornati nell’800.
Si riesce quasi a  percepire nell’aria l’antichità di una città ormai persa nel tempo.
Ho diciassette anni, be quasi, li compirò sta notte mezzanotte e mezza. Non vedo l’ora!
Tutta questa euforia e data dal fatto che i mie genitori mi hanno dato il via libera per la serata. Perciò potrò tornare all’ora che voglio. E i miei amici mi hanno organizzato una serata speciale. Tutto ciò che sono riuscita a sapere riguardo alla serata e che saremo Io, Marco, Giovanni, Armando e Jessica. Il resto dicono che sarà una sorpresa. Si sono raccomandati però di vestirmi comoda niente tacchi o ginocchia scoperte e di portare torcia e guanti.
Be se queste sono le premesse della serata credo proprio che dovrei cominciare a preoccuparmi soprattutto con quei quattro a piede libero. Ma sono troppo euforica per preoccuparmi. Se ci sarà qualche pasticcio farò come ho sempre fatto. Lo affronterò a tempo debito senza fasciarmi la testa prima di cadere- come diceva sempre mia madre- la vita va presa alla leggera.
Questo è sempre stato il mio motto e visto che fino a quel momento aveva funzionato avrei continuato ad affidarmi all’istinto. Anche se questo voleva dire cacciarsi nei guai.
Sono le dieci e mezza, tra poco i ragazzi saranno qui meglio che inizi a prepararmi.
Aprì l’armadio  senza avere un idea precisa di cosa mettermi, e iniziai a scartare tutte le gonne e gli short,  e alla fine decisi di mettere un pantalone verde militare, con le toppe. A vita bassa ma ampi perfetti per un infrazione. Per il sopra una volta scartate la maggior parte delle magliette, perchè bianche o troppo vistose, mi decisi per un top nero e una giacca a maniche lunghe di jeans anche essa verde militare. Leggera, ma abbastanza resistente per non rompersi al primo ruzzolone. Quindi passai alle scarpe, scelta ardua visto che la maggior parte di quelle in mio possesso erano con tacchi alti minimo una decina di centimetri. Alla fine mi decisi per un paio di stivali di pelle nera con borchie e zeppa di sughero alta sette centimetri con  suole in gomma dura. Comodi e resistenti, perfetti per correre e saltare. La suola in gomma attutisce le caduta. Infine passai agli accessori. Anche un abbigliamento da militare se completato dagli accessori giusti può diventare alla moda. Perciò optai per un orecchino cour nuar e una serie di orecchini piccoli, ma a modo loro appariscenti. Una catenina con una croce rovesciata, un filo di trucco e un braccialetto con anello d’argento e onice nera, abbinato alla collana. Anche se dovevo mettere i guanti ciò non voleva dire che avrei rinunciato al mio gioiello preferito. Mi dipinsi le unghie di nero e presi una borsa a tracolla nera piccola, ma abbastanza grande da contenere torcia, guanti e qualche oggetto. Ci misi dentro anche dell’alcol, dei fazzolettini, una fascia e pile di scorta per la torcia insieme al cellulare e a dei codini naturalmente. Mi fidavo ciecamente dei miei amici, ma non si sa mai come vanno a finire certe uscite con loro.
Finiti di fare tutti i preparativi del caso, scesi in cucina ad aspettare l’allegra brigata, e perché no a mangiare un muffin con scaglie di cioccolato.- Ve lo detto che sono una golosona?-.
Appena scesa in cucina incontrai mio padre che si preparava  un panino con hamburger, mostarda, keciup, maionese e sottaceti. Considerando che erano le dieci e mezza e noi avevamo mangiato da meno di un ora lo apostrofai entrando in cucina con un < Ei pà fai scorte per l’inverno?>, naturalmente la sua risposta, come ogni volta che dicevo cosi fu< che ti devo dire piccola sono come un lupo, mangio quando ho fame e dormo quando ho sonno>

mia madre come al solito scelse proprio quel momento per fare la sua apparizione in cucina e disse< se vuoi posso anche darti un cervo per colazione domani>
Mio padre rise e la bacio sulle labbra  dicendo qualcosa a bocca piena che assomigliava ad un < mi pizzica sempre a fare qualcosa di sbagliato> mia madre alzò gli occhi al cielo, ma per il resto lo ignorò. I miei genitori facevano proprio una strana coppia erano gli opposti in tutto, perfino nell’aspetto fisico, ma forse proprio per questo si amavano alla follia. Mio padre proveniente da una famiglia di campagnoli, dove la cosa più importante era essere felici, era un tipo alla buona, simpatico, divertente, molto disordinato e amante della tavola. Era il classico uomo di campagna alto più o meno un metro e  settanta cinque, aveva gli occhi grigi che cambiavano colore  secondo il tempo, i capelli di un nero intenso che portava corti, la carnagione scura, ma non troppo; simile al cuoio. Mentre mia madre proveniva da una famiglia istruita , dove ciò che contava di più era ottenere ottimi risultati accademici. Alta più o meno un metro e settanta, aveva i capelli biondi che al sole diventavano color del grano novello, degli occhi azzurri nei quali come diceva spesso mio padre vi si poteva scorgere il paradiso, e una pelle bianca quasi trasparente. Che al sole sembra risplendere di luce propria, per usare un'altra espressione di mio padre assomigliava ad una rosa bianca sulla quale è caduta una goccia del sangue puro e incontaminato della vergine Maria. Una persona solare, ma anche molto serie e rispettosa delle tradizioni religiose. in somma  simile a mio fratello, ma l’opposto di me e mio padre.  
Mentre me ne stavo li in silenzio a mangiucchiare il mio muffin ancora caldo, mio fratello entrò in cucina inseguito dal nostro cane Rufus che come al solito mi mordicchiava le caviglie. Rufus è un incrocio tra un alano e un pastore tedesco. Quindi e abbastanza massiccio come cane, di un colore simile al marrone sbiadito che mio fratello Stefano continua a definire color cacca. Per quanto riguarda Stefi – è cosi che lo chiamo, perché mi diverto un mondo a farlo arrabbiare-, ha dodici anni è alto un metro e sessanta circa e assomiglia in modo impressionante a mia madre a parte per gli occhi. Grigi come papà. Invece io alta quasi come mio madre avevo i capelli di mio padre, gli occhi di mia madre e la pelle che era un misto tra le due tonalità così contrastanti tra l’oro. Più chiaro del color terra di Siena e più scuro del besc.
Tutto ad un tratto mia madre mi chiese < Ei Marì, allora che fate stasera?>
< non lo so i ragazzi mi hanno detto di vestirmi comoda e non preoccuparmi> meglio sorvolare sulla torcia e i guanti.
< chi siete?>

< io fossi in te mi  preoccuperei con Giovanni e Armando nei paraggi, sono in prevedibili> detto questo alzò gli occhi al cielo. Forse si era ricordata di quando quei due con l’intenzione di fare un falò avevano quasi dato fuoco al giardino, oppure quando con l’intenzione di cucinare qualcosa noi cinque avevamo quasi dato fuoco alla cucina, in quel caso però la tovaglia con la quale avevamo cercato di spegnere le fiamme e   alcune pentole erano restate ferite. Per fortuna in entrambi i casi mio padre ci aveva salvato, improvvisandosi pompiere.
per fortuna prima che aggiungesse qualcos’altro fui chiamate da mio padre che mi informò che i ragazzi erano arrivati. Così salutai, presi le chiavi dalla mensola e mi diressi a velocità super sonica alla porta, per evitare altre domande.
  
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