Salve a tutti ^^ mi presento mi chiamo Maria Vittoria e questa è la prima Fanfiction che scrivo su Detective Conan, il titolo è liberamente ispirato ad una canzone di Bon Jovi su cui è stato anche fatto un music video che riguarda questo anime /manga e non nego che è stato proprio questo a spingermi a chiamare così questa fanfiction.
Auguro quindi buona lettura a tutti quelli che hanno deciso di buttare un occhio da queste parti e spero nei vostri più sinceri commenti.
Sotto consiglio di Akemichan, che ringrazio per il suo commento, ho apportato alcune modifiche alla forma e aggiungo per correttezza alcuni “appunti” per voi lettori (che per quanto mi era ripromessa di scrivere sin dall’inizio… me li sono scordati -_-‘’).
1- I pensieri dei personaggi sono racchiusi tra i due trattini, questo ovviamente se l’azione del pensare non è chiaramente espressa, difatti in questo caso i pensieri saranno scritti come qualsiasi altro dialogo.
2- Per quanto riguarda il suffisso “neechan” che è usato da Conan, sta a significare “sorellina”.
Ora scriverò tutte le definizioni dei vari suffissi che saranno usati nel corso della fanfiction:
chan-san-kun-sama: Questi suffissi vengono spesso aggiunti ai nomi giapponesi, sono l'equivalente dei nostri signore, signora, ecc. ecc. -san denota rispetto, si aggiunge ai nomi di persone con cui non si ha confidenza e con cui si intrattiene un rapporto formale. -sama è assimilabile al termine "eccellenza". Denota molto più rispetto di -San -kun è invece molto più familiare, lo si usa fra amici o in un contesto informale (per es. fra compagni di classe). -chan è un vezzeggiativo, si usa solo con persone con cui si hanno legami stretti e duraturi.
Tokyo
Lunedì 23 Gennaio/2006
ore 13:30
Aveva aperto la cassetta della posta distrattamente, come era solita fare, ma a differenza di tutte le altre volte non le era caduta addosso una montagna di lettere, di inviti eleganti e di pubblicità. Una semplice busta sobria, modesta ma con una risaltante scritta “Polizia di Tokyo” occupava l’intera cassetta delle lettere di casa Mouri essendo inclinata quasi appositamente in modo da toccare entrambi i lati del grigio ferro.
“Che cos’è Raneechan?”
Il piccolo Conan che teneva stretta la sua mano con la sua solita vocina ingenua e innocente, ma che più volte si era sorpresa a sentire fin troppo seria e saputella, aveva parlato e ora la stava fissando intensamente.
“Al Signor Mouri Kogoro” aveva iniziato a leggere ad alta voce con tono solenne che batteva sul comico mentre saliva la scale. Poi aveva aggiunto:
“è per papà,dalla centrale”
“cosa vorranno dallo zio?” Ran si limitò ad alzare le spalle.
Entrata in casa, dopo aver lasciato la cartella nella sua camera ma soprattutto dopo aver messo le sue comodissime ciabatte rosa, era andata alla ricerca di suo padre seguita da Conan anche se era certa di dove lo avrebbe trovato.
Kogoro era come al solito addormentato pesantemente sulla sua poltrona dietro alla scrivania dove lui diceva di aver risolto tutti i casi più complicati della sua carriera da famoso detective privato.
Il sonoro russare era accentuato ancor di più dalla posizione contorta e malsana che mai nessun ortopedico consiglierebbe al proprio paziente.
“Papà? Dai svegliati”Ran avanzò di qualche passo e inevitabilmente andò a scontrarsi contro una lattina di birra vuota, e non era l’unica. Inutile dire che il viso della ragazza si rabbuiò a momenti
“PAPA’!” batté una mano sulla scrivania con tanta forza degna solo di una praticante di karate tra le migliori come lei.
“SVEGLIATI!” Conan si coprì le orecchie “siamo alle solite” pensò.
“Oh Ran che c’è? Perché disturbi tuo padre mentre sta facendo un bellissimo sogno?... Yoko” a questo punto gli occhi del famoso detective divennero due perle di luce
“è arrivata una lettera per te dalla centrale zio” Conan aveva rubato la lettera dalle mani di Ran e la porse a Kogoro che burberamente la prese
“dammi qua!”
“cos’è?” chiese impaziente Conan e subito dopo Kogoro strappò la busta e iniziò a leggere:
“Al gentilissimo Signor Mouri Kogoro ,
la sezione investigativa della polizia di Tokyo la invita a partecipare alla riunione che si terrà in sede il giorno 23/01/2006 alle ore 19:00 per far fronte insieme alla commissione specializzata e ad altri illustri detective ad un nuovo caso riguardante il soggetto 1412. Speriamo che lei voglia accogliere la nostra richiesta e onorarci della sua presenza.
Ispettore Nakamori,
Sezione Investigativa.”
Un sorriso eloquente e una strana luce negli occhi si fecero spazio sul viso del “piccolo” detective dell’est.
E di nuovo l’aveva visto lei, quel sorriso così simile a quello di Shinchi su di un volto però, che non era il suo…
Lo stesso giorno, Osaka
13:30
“Hai capito Heiji?!” Kazuha affrettò qualche passo in modo da raggiungere il ragazzo che di fronte a lei continuava a camminare tranquillamente con le braccia alzate e i palmi delle mani appoggiati sulla nuca, come non curante di ciò che lei gli aveva appena finito di dire, o meglio, gridato dietro
“si si va bene, alle 19:00 ci vediamo davanti al nuovo centro commerciale” come sempre quando si parlava di queste cose il tono e il viso di Heiji erano tra lo scocciato e l’annoiato, ma questa volta se non gli diceva di si a Kazuha non sapeva proprio come avrebbe fatto poi a spiegare al resto del mondo dove si era procurato quella stampa rossa sulla faccia, o peggio ancora quel bernoccolo sulla testa, o magari tutti e due! Dire di essere stato picchiato da una donna e con risultati evidenti oltretutto, non era proprio il massimo per Heiji Hattori anche se si sta parlando di Kazuha Toyama, che non è una qualunque.
Heiji guardò di sottecchi la ragazza che gli stava accanto e che lo stava fissando già da diverso tempo, con uno sbuffo accelerò un po’ i passi e guadagnò terreno, nonché un po’ di aria… ma per poco. Dopo tutto poteva benissimo capire la sua preoccupazione , questa settimana aveva già fatto saltare ben tre volte lo stesso appuntamento. In città avevano aperto un nuovo centro commerciale e come da prassi Kazuha voleva andarci a fare un giro, “giusto così” aveva detto “per vedere un po’ cosa c’è e semmai per spandere un po’ di soldi”.
Voleva andarci con lui, per forza! Perché “fare shopping da sola non è bello”, le sue amiche erano tutte già andate il giorno dell’inaugurazione(anche loro dovevano andarci) e non avevano assolutamente voglia di ributtarsi in quella folla soffocante e rumorosa. Figurati lui!
Una volta era successo per un caso in corso e un’altra per una chiamata urgente dell’ultimo minuto, fatto sta che l’aveva sempre piantata in asso e la terza volta? Già la terza…si vergognava a dirlo ma la terza volta non era andato all’appuntamento semplicemente perché…perché non ne aveva voglia. Non gli piaceva per niente quel che aveva fatto, dopo riflettendoci si era sentito davvero male ma in fondo aveva anche lui le sue buone ragioni! Quella era stata una giornata pesante, aveva passato tutto il pomeriggio in centrale e quel posto sembrava impazzito! Pullulava di gente e lui immancabilmente si era “infilato” nelle indagini di tutti i casi possibili, quelli più interessanti e complicati, naturalmente li aveva anche risolti tutti; ma usare il cervello stanca!
Aveva finito di risolvere l’ultimo caso proprio cinque minuti prima dell’orario fissato per l’appuntamento, già l’aveva visto esattamente quando aveva puntato il dito contro il colpevole smascherandolo davanti a tutti; avendo visto il quadrante dell’orologio da polso, che era stato scoperto dalla maglietta, era andato subito via. Sarebbe potuto andare, avrebbe fatto in tempo ma sapeva cosa lo aspettava e non era proprio di aria. Non era una scusa o una bugia era proprio stanco e infatti tornato a casa si era addormentato quasi subito, quasi subito dopo aver chiamato Kazuha e avendole detto che anche quella sera non ce l’avrebbe fatta a raggiungerla. Dirle la verità non conveniva, probabilmente non avrebbe capito, non subito, e si sarebbe inventata storie del tipo che “non voleva stare con lei” e roba simile. Era meglio per tutti così, meno doloroso…almeno così lui pensava. Kazuha comunque ci era rimasta male, si sentiva, era palpabile anche se si stavano parlando solo per telefono, lei gli aveva chiesto dove si trovava e lui le aveva detto che era sul luogo del delitto in una zona di Osaka piuttosto lontana da dove si dovevano vedere, poi era caduta la linea, così gli aveva detto l’indomani a scuola ma lui non è che ci avesse creduto poi molto.
A quel ricordo Heiji assunse una faccia pensierosa e inarcò un sopracciglio, aveva anche rallentato la velocità di marcia e lasciato cadere le braccia sui fianchi. Kazuha che gli era di nuovo accanto lo riportò alla realtà:
“mi raccomando! Sei sicuro che non è meglio che passi io a prenderti? Almeno sono sicura che vieni”
“non ti preoccupare ci sarò, so dove si trova, ci vediamo all’ingresso nord e poi se ci dovessimo perdere useremo i cellulari, okay?”questa volta non parlò né in maniera scocciata né annoiata anzi, le rivolse un sorriso per rassicurarla e questo a lei piacque molto infatti sorrise a sua volta; un sorriso felice, sincero.
“Io giro qui Heiji, ciao!” l’aveva salutato e aveva girato l’angolo correndo, teneva la cartella su di una spalla fermata per maggior sicurezza da una mano appoggiata sulle bretelle mentre con l’altra si era aggiustata i ciuffi di capelli che fastidiosi le cadevano sugli occhi.
“ciao Kazuha” aveva fatto un cenno con la mano e si era avviato anche lui verso casa.
Dopo essere entrato nella sua stanza aveva distrattamente buttato la cartella sul letto e dopo poco aveva fatto lo stesso con il suo corpo.
Si era stiracchiato e si era liberato di un grande sbadiglio, fece vagare i suoi occhi per la stanza fin quando il suo sguardo non fu catturato dall’ultimo cassetto della sua scrivania, era aperto dato che in questi giorni stava mettendo un po’ di ordine fra tutte le sue cose, quello era il cassetto dove raccoglieva tutti gli articoli particolarmente belli che erano stati fatti su di lui.
Dal cassetto fuoriuscivano fogli di tutte le misure e colori e uno di questi era l’articolo che parlava del detective del Ovest e del detective del Est a confronto; era stato pubblicato un po’ di tempo fa da una rivista di lettura leggera che trattava all’incirca tutto quello che succedeva in Giappone: gossip, eventi mondani e più volte erano anche stati pubblicati articoli che parlavano dei casi impossibili risolti brillantemente dal detective Kogoro.
Sorrise sarcasticamente a questo pensiero:
“Kudo, chi sa che sta facendo ora… fossi capitato io in una situazione del genere non so quanto avrei resistito”. Si alzò dal letto scattando in avanti con una mossa atletica e andò per raccogliere quel articolo tuttavia sulla scrivania vide qualcosa che lo interessò maggiormente: una lettera bianca molto semplice con una scritta nera che risaltava su tutto il resto“Polizia di Tokyo”.
La prese tra le mani sorpreso e la scartò, fece scorrere velocemente i suoi occhi sulle sintetiche e fredde scritte battute al computer poi, un attimo dopo un altro sorriso di quelli eloquenti era dipinto sul volto del detective del Ovest.
Lo stesso giorno, la stessa ora, di nuovo a Tokyo ma da tutt’ altra parte un ragazzo camminava tra una folla di studenti immerso nei suoi pensieri, che non avevano niente a che fare con i pensieri ordinari di un qualunque diciassettenne, di fatti non potevano! Perché lui non lo era, lui era…
“Kaito Kid?! Dici davvero?”
“già pare che si sia rifatto vivo, per questo la polizia è in fibrillazione!!”
“mamma mia quanto vorrei vederlo è grandioso!”
“ a chi lo dici… FORZA KID!”,due graziose ragazze stavano parlando vivacemente del famigerato ladro non molto distanti da dove Kaito Kuroba stava passeggiando, la sua attenzione fu subito catturata dal loro parlare e sorridendo sornione dopo aver sentito quelle parole si allontanò
-questa volta ho davvero fatto le cose in grande! Avrà da mangiarsi la testa per un bel po’ di tempo la polizia … e anche voi miei cari detective; ehehe il grande Kaito Kid colpisce ancora!-
“perché hai quell’espressione da montato?”
“ciao Aoko…”
“ciao, ti avrò chiamato forse cinque volte, tutta la strada si è girata tranne te! Mi hai fatto fare una figuraccia incredibile”
“di fatti hai il fiatone, hai corso per raggiungermi?”
“già..”la ragazza dai capelli castani che portava la sua stessa divisa si fermò per riprendere fiato appoggiando le mani sulle ginocchia e piegandosi in avanti respirando profondamente “…ma evidentemente eri troppo occupato a pavoneggiarti per riuscire a sentirmi” si era rialzata e avevano ripreso a camminare “che cosa è successo Kaito?”
“niente perchè?” chiese con l’espressione più ingenua del mondo
“mh… aspetta forse ci sono! È perché è tornato quel mago egocentrico di cui tanto sei fan che ti comporti così, forse qualche ragazza ti ha detto che gli assomigli… e non sarebbe comunque la prima volta quindi non capisco perché tanto entusiasmo”
“eh? Guarda che hai fatto tutto da sola, non centra niente Kaito Kid”
“e allora perché ti pavoneggiavi per strada?” uno sguardo bieco arrivò al ragazzo che sorrideva pacifico
“non so di cosa parli, sicuramente è stata solo una tua impressione”
“certo come no… cambiando argomento, ti andrebbe giovedì sera di accompagnarmi all’apertura dei padiglioni nazionali qui a Tokyo? Ho due biglietti, dicono che sarà un evento spettacolare, quando passi da un padiglione all’altro sembra di viaggiare e parlano anche di una sorpresa! Allora ci andiamo? E’ una cosa imperdibile!” aveva unito le mani a mo di preghiera e si era posizionata di fronte a lui impedendoli di camminare guardandolo con occhi speranzosi
“giovedì? No proprio non posso giovedì… mi dispiace Aoko” la luce nei suoi occhi se ne era andata come era venuta
“sei già impegnato?”
“già”
“e non puoi rimandare?”
“ eh… temo proprio di no” gli chiedeva una cosa praticamente impossibile
“senti un po’ ma è uno di quegli “impegni” per i quali ogni tanto ti vedo sparire?”
“emh… già ma possiamo andarci venerdì se vuoi, è aperto per un intera settimana no?”
“no credo che ci andrò comunque giovedì… anche senza di te” girò il viso dall’altro lato stizzita
“ma cosa fai di tanto importante che non mi puoi mai dire?”
“ma niente di ché non andare a pensare cose strane, ora però scusa Aoko devo proprio andare si è fatto tardi, ciao!” era corso via –ecco come al solito! Quando gli inizio a fare domande sfugge…-
“…a volte per essere amici di infanzia mi sembra di non conoscerlo affatto…”
Un clakson insistente e fastidioso ma anche familiare la fece voltare indietro dove c’era suo padre che in auto la stava attendendo impazientemente
“DAI AOKO!NON HO TUTTO IL GIORNO!” aveva sospirato e si era incamminata.
Non aveva neanche chiuso lo sportello che suo padre partì, velocemente guidava tra le strade di Tokyo buttando ogni tanto qualche parola a una vecchietta di troppo o ad un taxi troppo lento
“vai in centrale?” chiese con tono rassegnato di chi sapeva già la risposta che avrebbe avuto
“si oggi non magio a casa, ci sono troppe cose da fare e sono circondato da incapaci!”
“ancora Kid eh?”
“quel maledetto… questa volta…”
“lo prenderai, si papà” appoggiò un gomito sul bordo dello sportello e sopra di esso il suo viso, poi si era concentrata nella contemplazione dell’asfalto che scorreva veloce; era sempre così! Ogni volta che c’era di mezzo Kaito Kid suo padre entrava come in un altro mondo, non esisteva più niente, solo Kid e la sua cattura e inevitabilmente poi la settimana seguente al suo fallimento era un inferno… per lui e per lei, si sarebbe fatto male se continuava così... era un ossessione che l’avrebbe portato alla rovina.
Cercando di non pensare a cose così drastiche si lasciò andare sul sedile pensando invece a come avrebbe fato oggi a studiare tutte quelle pagine di storia… beato Kaito! Sembra non avere mai problemi di questo tipo.