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Autore: saraviktoria    30/03/2011    0 recensioni
la mia prima ff. nata da un sogno di qualche mese fa, ho provato a scrivere la storia di una nuova ragazza della BAU. nell'unità nascerà un nuovo amore...recensite se vi va
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi addormento la mattina dopo sul jet. Appoggio semplicemente la testa contro il vetro e chiudo gli occhi. Mi risveglio qualche ora dopo, sentendo delle labbra che mi sfiorano il collo. Apro gli occhi e mi ritrovo a fissare il soffitto dell'aereo. Realizzo di avere la testa in grembo a Spencer. Come abbia fatto a spostarmi senza che mi svegliassi è un mistero.
"dobbiamo scendere" sussurra aiutandomi a sedermi. Arrivo a casa mezza addormentata, mi svesto e ritorno a dormire.
Apro gli occhi, è buio e sento dei rumori provenienti da un'altra stanza. Mi allungo verso il comodino, per prendere la pistola, quando mi accorgo che non c'è. In preda al panico, mi alzo ed esco dalla camera. Prendo la lacca da una mensola e vado in soggiorno, ma non appena metto piede nella stanza, qualcuno mi prende da dietro, stringendomi con le braccia. Provo a urlare, ma dalla mia bocca non esce alcun suono. Mi alzo di scatto, in un bagno di sudore, ancora nel mio letto. Prendo la pistola, al suo posto sul comodino. La luce è ancora accesa, la porta chiusa, come ricordavo di averla lasciata. Stavo solo sognando. Era solo uno stupido sogno. Ma non posso far a meno di aver paura di riaddormentarmi. Controllo l'orologio: sono le cinque del mattino. Faccio la doccia e mi vesto, il più lentamente possibile. Alle sette esco di casa, chiudendo a doppia mandata e attivando l'allarme. Mi siedo in macchina e il rumore del motore mi rilassa. Arrivo in ufficio decisamente tesa. Sono già tutti lì, cattivo segno. E li sento mormorare, pessimo segno.
"buongiorno a tutti" saluto, sospettosa "che cosa succede?"
"niente. Vuoi un caffè?" prova Spencer senza troppa convinzione
"cosa succede?" chiedo ancora, sentendomi invadere dal panico.
"siediti" ordina il capitano. Eseguo, mentre la mia preoccupazione crescere
"abbiamo ricevuto una chiamata anonima, che ci invitava ad andare in un capanno abbandonato … " inizia Morgan
" … dove abbiamo trovato una scatola con un pupazzo, una foto e una lettera. " continua Emily. Me le mostra.
"li conosco … " mormoro, mentre anche JJ crolla sul divano. Scuoto la testa per togliermi quelle immagini dal cervello. Avevo visto quei volti molte volte nei mesi precedenti, praticamente in ogni telegiornale. Perlomeno, fino a quando le famiglie non avevano perso la speranza di ritrovarli vivi. Speranze inutili: i bambini nelle foto erano stati torturati, uccisi e privati delle viscere, inscatolate di fianco ai cadaveri.
"noi cosa c'entriamo?" chiede Spencer, più orripilato degli altri: per colpa della sua memoria eidetica non riuscirà più a scordare quelle immagini.
"sono stati rapiti altri due ragazzi, sempre in Virginia, e le autorità locali pensano che i due casi siano collegati" risponde JJ
"un sadico?" chiede Rossi
"non credo. Secondo il medico legale sono morti in fretta, quindi l'SI non prova piacere nel vederli soffrire" trovo la risposta in uno dei fascicoli
"gli antichi egizi conservavano le interiora dei morti. Le mettevano in alcuni contenitori di argilla, accanto al cadavere" osserva Spencer "perché le anime le potessero riutilizzare nell'aldilà"
"una setta ?" prova Morgan.
"bene, sono tutte ottime ipotesi. Andiamo sulla scena del  delitto?" propone il capitano
"perché? Hanno ritrovato i corpi?" chiedo, rendendomi conto di essermi persa qualche battuta
"si, nella scatola c'era anche un indirizzo. E in una villetta fuori città abbiamo trovato i due cadaveri"
"perché guida lui?" chiede Morgan, arrabbiato qualche minuto dopo. Scesi nel garage, Spencer ha preso il posto di giuda, che normalmente occupa Morgan, partendo senza dire niente
"lascialo distrarre" sussurro, mentre prendo posto di fianco a lui. Controlliamo la casa in lungo e in largo
"niente! Nemmeno l'impronta di una scarpa!" esclamo esasperata, dopo aver fatto il giro delle stanza per ben due volte.
"Kiel! Vieni un momento" urla Morgan dalla camera accanto. Lo raggiungo
"qui dietro c'è qualcosa" afferma battendo la mano sul muro bianco della cucina. Controllo le carte della casa
"si, in effetti questa stanza doveva essere rettangolare" prende la rincorsa e sfonda la parete. c'è un'altra stanza. E sulla parete di fondo una scala.
"io controllo qui, tu prova a scendere". Prendo la torcia e inizio a scendere le scale. Prendo dentro una ragnatela, e per poco non inciampo in una trave spostata del pavimento, ma riesco ad arrivare in fondo alla scalinata. Sento uno scricchiolio. Probabilmente un topo, ma per sicurezza prendo la pistola. Vedo un'ombra muoversi poco lontano da me. Decisamente, qualcosa di più di un topo.
"FBI, mani in alto!" urlo al vuoto, puntando la pistola. Sento altri passi, frettolosi stavolta e un colpo. Sento un dolore acutissimo alla spalla e il sangue caldo che inizia ad uscire.
"Morgan!" riesco ad urlare prima di accasciarmi per terra, priva di forze.
Bip - bip - bip apro gli occhi spaesata e mi guardo intorno. Vengo accecata dalla luce al neon che riflette sulle pareti bianche. Sento l'odore delle soluzioni fisiologiche. Ospedale. Cavolo! Giro la testa a destra e poi a sinistra
"ehi, finalmente ti sei svegliata!"
"Emily" mormoro voltandomi verso di lei, seduta ai piedi del letto "cos'è successo?"
"allora …. Due giorni fa ti hanno sparato. Il proiettile ha reciso un'arteria e ti hanno dovuto operare d'urgenza … siamo all'ospedale di Richmond … " aggiunge quando si accorge che cerco di leggere il nome ricamato sulle federe del cuscino " …. Siamo andati avanti con le indagini, ma a quanto pare l'uomo che ti ha sparato ha lasciato il paese …. Che c'è?"
"gli altri? Sono rimasti a Quantico?"
"stanno continuando ad indagare. Morgan si è molto spaventato, sai ti ha trovato lui, così Hotch lo tiene concentrato sulle indagini. Reid è qui ventiquattrore su ventiquattro. È appena andato a prendere qualcosa da mangiare, non sapevamo ti saresti svegliata … e io, beh, Hotch mi ha mandato qui per controllare che Reid dorma almeno qualche ora, ma non credo di essere stata molto brava … " proprio in quel momento entra Spencer. Sorride vedendo i miei occhi aperti
"come stai?" chiede premuroso
"bene … " non ci casca " …. Ok, beh, mi sento un po' rintontita, e la spalla fa male. Ma per il resto tutto bene, davvero" questa volta ci crede. Emily esce per andare a mangiare
"posso?" chiedo allungando la mano verso il pacchetto di caramelle sul comodino. Mi da un buffetto sulla mano
"quando ti toglieranno le flebo …. E cioè fra qualche ora. Aspettavano solo che ti risvegliassi" faccio una smorfia, prima di prendere le caramelle per nasconderle dalla mia vista.  Una tentazione in meno. Spencer mi prende la mano e inizia a giocarci
"mi spiace averti fatto preoccupare … " inizio, ma lui mi interrompe
"lascia stare, non è colpa tua. l'importante è che ora stai meglio" alzo la mano per fargli una carezza sulla guancia. Sfortuna vuole che in quel momento entri in medico. Spencer diventa tutto rosso e si siede sul divanetto in fondo alla stanza.
"come sta, signorina?" chiede il dottore, gioviale
"molto meglio, la ringrazio. Quando mi dimettete?" chiedo speranzosa
"anche oggi se vuole. Ma prima dovrei chiederle un paio di cose … " annuisco " … bene. c'è qualcuno che le tiene compagnia e che potrebbe assisterla, una volta a casa?" sto per rispondere un veritiero 'di solito no', ma Spencer mi anticipa
"si. Ci sono io" il medico ne sembra rincuorato. Penso abbia ci abbia già parlato
"ok, così va meglio" si rivolge verso Spencer "allora parlo con lei. Non le faccia fare troppi sforzi, né movimenti strani. Non deve portare pesi per almeno un mese. La prognosi è di cinquanta giorni e il certificato di malattia sarà inoltrato al datore di lavoro entro domani mattina. Tra poco più di un mese potrà tornare anche a lavorare. Ah, un'ultima cosa … " torna a guardarmi "controlli  e lastre periodiche, almeno una ogni due settimane. Intesi?" annuisco ancora, da brava bambina.
Poco prima di mezzogiorno, un'infermiera mi fa firmare alcune carte. Mi aiuta ad alzarmi e a vestirmi, facendo uscire Spencer. Ho qualche problema con le magliette perciò prendo mentalmente nota di indossare solo camicie. La donna mi posa la giacca sulle spalle prima di lasciarmi uscire. Spencer mi aiuta a salire in macchina per tornare a casa. Poi sale al posto di guida con una smorfia: detesta guidare.
"mi sdebiterò" prometto quando mette in moto "a proposito … hai detto una bugia!" lo prendo in giro, ma proprio non ci arriva
"no"  obbietta, pensando
"concentrati sulla strada. Lo sai che la maggior parte degli incidenti stradali è causata dalla distrazione dei guidatori?" ride "hai detto una bugia: non puoi controllarmi ventiquattrore su ventiquattro"
"e invece si" ribatte felice
"e come?" chiedo, stupita
"negli ultimi anni ho maturato tante ferie che posso benissimo stare a casa un mese. E poi, potresti trasferirti da me" balbetta cercando di non guardarmi
"o potresti venire tu da me. A casa tua non c'è spazio" osservo. Il suo appartamento è un trilocale con una camera molto piccola, troppo piccola per due persone
"si, in effetti hai ragione" riconosce, girando a sinistra "vado a casa a prendere la mia roba" mi lascia in macchina sotto casa sua. Torna venti minuti dopo con un borsone nero
"dove sono le chiavi?" chiede quando arriviamo sotto casa mia
"posso aprire io, non è un grande sforzo" mi lamento. Non mi piace dipendere da un'altra persona, nemmeno se questa persona è Spencer. Ricordo che le chiavi sono nella tasca davanti dei pantaloni, ma non riesco a prenderle
"sei ancora sicura di voler aprire tu?" ride
"va bene, dammi una mano, sono nella tasca sinistra" evidentemente l'idea non gli piace. Diventa color peperone, prima di mettermi una mano in tasca per prendere le chiavi. Apre il cancello e la porta. Posa il suo borsone per terra e il mio su un tavolino
"non è migliorata molto dalla prima volta che sono stato qui" commenta, notando il disordine
"come no? Ho montato anche tutti i mobili. Quanto al disordine … ti ci dovrai abituare" alza gli occhi al cielo e mi fa sedere sul divano.
"hai fame?" chiedo, tirando a me la borsa
"no, ho mangiato all'ospedale …. Che fai?"
"mi serve qualcosa di decente da mettere" borbotto, armeggiando con le cerniere, invano "non mi ero mai accorta di quanto fosse importante avere due braccia" mi lamento
"non ti accorgi di quanto è importante qualcosa finché non la perdi" cita con un sorriso, prima di chinarsi per aiutarmi. Prende un paio di jeans viola e una maglietta gialla
"oddio!" esclamo "non mi ricordavo neanche  di avere una cosa del genere!" indico orripilata l'assurdo abbinamento di colori
"oh, li ho presi io. Emily mi ha mandato qui dicendomi di prendere qualcosa di comodo, e a parte questi non c'era molto di comodo … solo jeans stretti, camice, giacche e qualche maglietta attillata"
"non fa niente" vado nell'armadio a prendere i vestiti 'scomodi' come dice Spencer. Tolgo la camicia con un po' di fatica, e altrettanto per i pantaloni. Mi abbasso per appoggiare i vestiti sul letto e … si rompe il gancio del reggiseno. cavolo!  Capitano tutte a me , oggi! Ne prendo un altro dal cassetto, ma non riesco ad allacciarlo. Mi scoccia chiamare Spencer, primo perché mi vergogno e secondo perché non credo sia capace: la sua coordinazione è peggio della mia
"Laure? Ci sei? Tutto a posto?" chiede in quel momento da dietro la porta chiusa
"si, tutto bene" annaspo, ma non ci casca. Sento che apre la porta. Arrossisco e mi giro dall'altra parte
"ma cosa stai facendo ?" chiede preoccupato
"mi si è rotto il reggiseno" mormoro diventando di nuovo rossa
"oh … " abbassa la testa "ce la fai?"
"si ….  Dammi un attimo … " ma l'attimo passa senza che riesca a fare alcunché. Spencer entra e si avvicina
"aspetta … non dev'essere tanto difficile, dopotutto … " inizia ad armeggiare con la stoffa sulla mia schiena, fino a che non riesce ad allacciarmi il reggiseno " … ecco!" esclama soddisfatto. Mi giro di scatto per dargli un bacio, lasciandolo interdetto. Ma è un attimo, si riprende subito. E non finisco neanche di vestirmi.
Mi sveglio che è buio. Guardo la luna alta fuori dalla finestra, poi mi giro verso la sveglia: sono le tre del mattino e sento una fitta alla spalla
"fa male?" chiede Spencer protettivo
"un po'" mento, cercando un antidolorifico nel cassetto. Trovo il Tylenol, che mando giù con un sorso d'acqua. Poi mi rimetto nel letto, accanto a Spencer, cercando di riprendere sonno.
"Laure …." sento un tocco delicato sulle mie spalle. Mi giro verso quella voce e do un bacio a Spencer "è mattina …. Vuoi fare colazione?" cerco di alzarmi dal letto, non voglio passare un mese a sentirmi inutile. Vado in cucina e sento Spencer che mi segue. Sento una ventata gelida sulla pelle e  mi ricordo di avere addosso solo la biancheria intima. Pazienza. Preparo il caffè e metto a scaldare due brioches nel microonde, poi appoggio la schiena al bancone della cucina. Passo a Spencer una delle due tazze
"che c'è?" chiedo quando vedo che mi fissa. Distoglie subito lo sguardo e arrossisce "sei sicuro di riuscire a resistere un mese in reclusione?"
"ma certo. E poi non è reclusione, se sono con te" risponde, gli occhi ancora puntati verso il pavimento. Mi avvicino e con la mano sana gli alzo il viso, verso il mio. Lo bacio e sento il sapore del caffè. Mica male. Faccio qualche passo indietro e mi ritrovo di nuovo contro il ripiano della cucina . Mi prende per la vita e mi solleva, fino a farmi sedere sul bancone, per baciarmi meglio. Sposto la mano sulla sua camicia per slacciare i bottoni. Non credo che sarà un mese di solo relax.
"ammettilo: ti ho fatto impazzire!" ripeto per l'ennesima volta, salendo in macchina
"ma no! Mi sono divertito" risponde lui, controllando per l'ennesima volta la giacca.
 È passato più di un mese da quando sono uscita dall'ospedale, e ora sono pronta per tornare al lavoro. Uno dei periodi più belli della mia vita. Probabilmente il più bello in assoluto
"piuttosto, stai bene? Sicura?"
"se me lo chiedi un'altra volta …." minaccio, ridendo. Spencer parcheggia il SUV al suo posto. Ho insistito per guidare ma non voleva farmi 'affaticare'. Arriviamo in ufficio e mi lascio abbracciare da tutta la squadra.
"mi sei mancata" sussurra Emily
"già ci siete mancati … per un mese non ho avuto nessuno da prendere in giro!" concorda Morgan. Sorrido, accondiscendente. Poi arriva JJ
"mi dispiace rovinarvi la mattinata … ah, bentornati ragazzi" ci abbraccia "hanno chiesto il nostro aiuto" alza un fascicolo come se fosse un cartello stradale e la seguiamo fino alla sala riunioni. Stringo la mano a Hotch, prima di sedermi.
"cos'abbiamo JJ?" chiede Rossi
"una serie di omicidi, sulla 95, all'altezza di Jacksonville. Qualcuno spara agli autisti dei grossi fuoristrada, soprattutto turisti. Quattro vittime in due giorni, la polizia ha chiesto il nostro intervento " mentre parla sullo schermo scorrono le immagini dei ritrovamenti.
"mi hai mentito" afferma Hotch, guardandomi. Ripenso alla telefonata di qualche giorno prima "hai detto che potevi volare … il medico non la pensa così"
"cattiva ragazza" aggiunge Garcia, ferma sulla porta. Cerco di difendermi
"sono un dottore, quindi tecnicamente non era una bugia … "
"e cosa allora?" chiede l'informatica
" … un secondo parere " ribatto decisa. Anche Hotch si lascia scappare un sorriso
"sei mia" esclama Garcia con fare minaccioso.
 
 
 
 
   
 
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