Aerith
non parlerà più, non riderà, piangerà o non si arrabbierà più...Cloud stringeva il corpo senza vita della sua
amica, paralizzato dal disorientamento, sentimento che lasciò subito il posto
alla rabbia quando i suoi occhi incontrarono quei due cristalli di ghiaccio che
lo fissavano beffardi.
“Non
dirmi che adesso anche tu hai dei sentimenti?!”
Ma che ne sapeva lui? Lui che era sempre stato freddo con
chiunque gli stesse vicino, lui che aveva tradito chi contava sulla sua forza,
preso dal suo folle delirio di onnipotenza, deciso a vendicarsi contro il mondo
per la presunta colpa di essere inferiore ad un essere
“perfetto” come lui e sua “madre” Jenova.
Cloud non riuscì più a trattenersi e impugnata
la spada si lanciò contro Sephiroth
che veloce si levò in volo e abbandonò quel luogo lasciando cadere una sfera.
Un
fascio di luce verde avvolse l’altare e, passato l’accecamento, Cloud si trovò di fronte una mostruosa emanazione
dell’alieno Jenova. Gli altri corsero in aiuto del
ragazzo che brandendo l’enorme Buster Sword tentava di contenere gli attacchi di quell’essere.
Vincent inserì i proiettili nella sua Outsider e scaricò i colpi, mentre evitava
i laser e le fiamme dell’avversario con capriole ed
evoluzioni. Tifa, ancora sconvolta per la morte di Aerith,
faticava a mettere a fuoco la situazione: un laser stava per colpirla, se Cloud non le si fosse parato
davanti respingendo il fascio di luce con la lama della spada.
“Grazie...” mormorò. Non era il momento di lasciarsi andare, adesso
doveva reagire e aiutare i suoi amici. Cercò di concentrarsi sul volto
derisorio di Sephiroth e, schivando velocemente le
fiamme, si scagliò contro il mostro con tutta la rabbia che aveva in corpo.
Cloud roteò la spada un
paio di volte e balzò in aria, colpendo l’avversario con una pioggia di meteore.
Vincent fece scattare l’otturatore e piantò un’ultima pallottola sulla fronte del
mostro, che stramazzò al suolo prima di scomparire.
Sephiroth si era dileguato senza lasciare traccia ed ora, ciò che restava ai tre compagni era la triste realtà
che avevano di fronte: Aerith giaceva in un angolo
dell’altare, come piacevolmente addormentata, ma quell’enorme macchia rossa sul
suo vestito sembrava voler ricordare ai suoi amici che lei non si sarebbe mai
più ridestata dal quel sonno. Vincent si avvicinò al corpo della ragazza, lo
guardò per un’instante, apparentemente insensibile, mentre dentro riviveva un
dolore immerso nel suo misterioso passato. Scosse il mantello e si allontanò dando
un ultimo sguardo a Cloud, che incredulo e immobile
rimaneva a fissare Aerith, come se stesse aspettando
che si alzasse da un momento all’altro. Tifa, trattenendo a stento le lacrime, si inginocchiò al suo fianco, le accarezzò la guancia
sforzandosi di sorriderle. Una goccia cadde sulla mano candida di Aerith, Tifa non riuscì più a trattenersi e corse via per
sfogare la sua incontenibile voglia di piangere.
Rimasto
solo, Cloud, incapace di proferire parola, si inginocchiò di fronte alla ragazza.
“Aerith...”
Come
un’eco lontana, quel suono la risvegliò dal torpore. I suoi occhi verdi si
aprirono alla luce. Aveva una grande confusione in testa e faticava a capire
dove si trovasse: ricordava di aver sentito una fitta lacerante come una lama
che la trapassava da parte a parte, poi più nulla. La luce che la circondava si
dissolse e riconobbe l’altare dove fino a pochi
istanti prima(così credeva) stava pregando. Cloud era
inginocchiato a piangere di fronte a...a...LEI?! Era
lei quella ragazza addormentata?
“Aerith...” Cloud
chinò il capo sconfitto “non sono stato in grado di salvarti...”.
La
ragazza si avvicinò e tentò di abbracciarlo, ma le sue mani gli passarono attraverso. Non aveva ancora compreso la sua situazione.
Sconsolata vide Cloud prenderla tra
le braccia, o almeno, ciò che rimaneva di lei e portarla via.
Sulla
sponda del lago, Tifa con il viso nascosto tra le mani piangeva disperata,
mentre Vincent al suo fianco fissava la superficie dell’acqua increspata dai
movimenti di Cloud che delicatamente stava
trasportando il corpo della ragazza al centro dello specchio d’acqua.
Avrebbe
voluto poter rassicurare gli amici, manifestare in qualche modo la sua
presenza, ma nessuno di loro riusciva a vederla né sentirla.
“Tifa,
non piangere, io sono qui, qui con voi, non vi voglio lasciare!” Gridava in una
dimensione in cui lei era l’unica a poter udire.
“Vincent...” si rivolse all’uomo che volse lo sguardo altrove,
poiché la scena era troppo straziante anche per lui.
Cloud lasciò che le profondità del lago
accogliessero il corpo di Aerith, rimase ancora un istante
a contemplare il dolce viso della ragazza confondersi con l’azzurro dell’acqua,
poi si trascinò verso la riva per raggiungere gli altri.
“Cloud!” gli si fece incontro, ma
il ragazzo, non potendo vederla, le passò attraverso e come se un fulmine l’avesse
folgorata, Aerith avvertì tutto il dolore che l’amico
stava provando: un sentimento tanto opprimente che le cedettero le gambe.
“Cloud, ti prego, non è colpa tua!”
I
tre compagni si stavano allontanando ed Aerith, caparbiamente, si rialzò e iniziò a correre per
raggiungerli, ma una forza misteriosa la stava trattenendo e, infine, la risucchiò
in uno squarcio luminoso. Si parò il volto con le braccia, poi, quando aprì gli
occhi, si guardò attorno. Ora le voci che sentiva da
bambina si erano fatte più nitide, intorno a lei onde di luce verde si
muovevano sinuose come nastri di seta.
“Il
Pianeta...il Pianeta mi ha richiamata a sé? Ma io...” c’erano tante altre cose che avrebbe voluto e dovuto
fare.
Si
portò le mani al volto rigato da due silenziose lacrime
scivolate dai suoi occhi verdi. Cosa avrebbero fatto i
suoi amici senza di lei, ma soprattutto, come avrebbe potuto stare senza di
loro, senza Cloud, quel ragazzo all’apparenza ruvido,
ma che si era mostrato così dolce e gentile. Ripensò alle lacrime di Tifa,
sapeva che erano sincere, nonostante l’inevitabile rivalità tra loro due, alle
parole di Cloud...no, era
ancora troppo vulnerabile, doveva aiutarlo, spingerlo a non lasciarsi
sopraffare dal dolore e dal senso di colpa.
“Ma
come posso farlo se sono qui?!” gridò tra le lacrime.
“A..ith” percepì
“A..ith”. Qualcuno la stava chiamando?
Cercò
di capire da che direzione provenisse quel suono così flebile, ma che si era
distinto nella confusione delle voci che si intrecciavano
nel Lifestream.
“A...ith” come guidata dall’istinto,
si voltò nella direzione alle sue spalle.
“V..ni .a ..e”
Con
passo incerto, Aerith si diresse come guidata da un
filo invisibile.
“Vieni
da me” riuscì ad udire più chiaramente.
“Sto
arrivando” sussurrò.
Quella
voce le sembrava famigliare, anche se non sapeva dire quando l’avesse sentita o
a chi appartenesse.
Ad un tratto si fermò e la voce, ormai chiara le disse:
“Eccoti qui, mia piccola Aerith.”
Il
Lifestream si incrociò
formando una spirale e dalla luce emerse la figura di Ifalna.
La donna sorrise all’incredula figlia che, passato lo stupore iniziale, corse
tra le braccia della madre.
“Mamma,
io...non posso, non posso stare qui. I miei amici
hanno bisogno di me, se Sephiroth utilizza
“Aerith...” cercò di intervenire Ifalna.
“Io
voglio...voglio solo...” ma non riuscì a completare la
frase.
“Tu
puoi fare ancora molto: sei riuscita ad attivare
Aerith non capiva come avrebbe potuto star loro
vicina.
“Il
Lifestream può arrivare in qualsiasi angolo del
Pianeta, puoi sentire quello che sentono i tuoi amici
e puoi arrivare a parlare al loro cuore, devi solo imparare a farlo.” le spiegò
la madre.
“Ricorda
che nemmeno tu sarai mai sola, la forza dei loro sentimenti ti giungerà
attraverso il Pianeta e io sarò sempre accanto a te.”
Ifalna posò un bacio sulla guancia della figlia
e si allontanò confondendosi nella luce verde del Lifestream.
Le
parole di sua madre le avevano ridato coraggio. Aerith
iniziò a vagare liberamente in quel mare di luce, finché un pensiero non la
sfiorò.
“Se
sono riuscita a rivedere mia madre, allora...”, ma non
poté terminare la frase, perché un boato si udì in lontananza e attorno a lei
il flusso si agitò come impazzito. Il cuore le bussò forte nel petto e
concentrandosi, tentò di capire cosa il Pianeta stesse cercando di dirle.
Nella
sua mente l’immagine di un minaccioso ammasso infuocato prese
forma: Sephiroth era riuscito nel suo intento.
Non
era il momento di pensare al passato, il suo compito era di fare in modo che Holy difendesse il pianeta da quella minaccia.
Aerith congiunse le mani e chiuse gli occhi, si
concentrò per stabilire un contatto con
Deve essere ancora qui...
La
sua mente ripercorse la strada che l’aveva condotta alla morte. Si bloccò
quando arrivò al lago: le sue spoglie mortali erano custodite nelle sue
profondità. Tutto le sembrava così irreale, così inaccettabile...
Aerith,
tu sapevi a cosa andavi incontro.
La
sua mente vagò fino ad arrivare all’altare,
Eccola!
La
luce pulsava insistente, ciò poteva solo significare che la sua preghiera aveva
attivato la materia, ma il potere magico rimaneva racchiuso al suo interno.
Perché?!
Aerith fece appello a tutto il suo potere,
strinse gli occhi, finché una fonte di luce esterna non la portò ad aprirli.
Sopra la sua testa il tremolio dell’acqua rendeva incerti i contorni
dell’altare: ci era riuscita. Allungò una mano per raggiungere
“Non
è possibile!” gridò. Il suo stesso potere, l’eredità degli Antichi, l’aveva
rifiutata. Come avrebbe fatto a sprigionare l’Holy?
Il Pianeta e tutti i suoi abitanti erano condannati alla distruzione?
Non
seppe dire quanto tempo era passato, in quel mare di anime, spazio e tempo non
esistevano più. Aveva riflettuto a lungo su ciò che era accaduto, cercando di
capire, perché la sua magia non stesse funzionando come si aspettava. Ogni
volta che riviveva quei momenti, un viso le appariva costantemente: i freddi
occhi di ghiaccio la guardavano come se fosse un misero essere e la bocca era
piegata in un ghigno malefico. Perché Sephiroth
continuava a tormentarla?
Che sia lui la causa?
Aerith rifiutò questa ipotesi, sentimenti
confusi verso quell’uomo la portavano a rivederlo nei
suoi pensieri. Rabbia, ma soprattutto paura, non per se stessa, ma per i suoi
amici e per quello che avrebbero dovuto ancora subire a causa della follia di
quell’uomo.
All’improvviso
qualcosa interferì con il normale corso del Lifestream,
le voci gridavano terrorizzate.
Sentì
una forte energia scuotere il flusso e come se un sesto senso la stesse guidando,
si precipitò verso quella fonte che ne stava corrompendo l’equilibrio.
Dei
fasci di luce l’attirarono ed Aerith
si ritrovò a fluttuare in un luogo mai visto. Immagini di Cloud
si moltiplicavano, mentre al centro Tifa vagava confusa. La ragazza avrebbe
voluto chiamarli, parlare con loro, ma qualcosa le impediva anche di muoversi,
avvertiva un forte sentimento, un profondo dolore, il dolore
di Cloud.
“Tifa,
ti prego, aiutalo!”
Non
sapeva dire se Tifa avesse udito le sue parole, ma vide la sua amica alzarsi e
iniziare a percorrere un viaggio nei ricordi sopiti del ragazzo. Aerith fu testimone della ricomposizione di quel mosaico,
poté rivivere l’infanzia di Cloud e Tifa, il ritorno
alla città natale, la follia di Sephiroth, la
sofferenza di quei quattro anni di prigionia all’interno della Shin-Ra Mansion e la fuga da Nibelheim, fino al tragico epilogo.
“Zack...” sospirò tra le lacrime.
Sapeva che il suo primo amore era morto, lo aveva percepito, mentre stava
curando i suoi preziosi fiori, il suo cuore era stato chiuso in una morsa per
qualche istante e aveva capito subito che non lo avrebbe mai più rivisto.
Ricordò che le sue lacrime si erano confuse con la pioggia che improvvisa era
caduta dal cielo attraverso il soffitto danneggiato della chiesa. Aveva
rivissuto la stessa sofferenza quando lei e Cloud
erano arrivati a Gongaga:
per lei era stato più facile far finta di nulla con i genitori di Zack, perché non sarebbe riuscita a parlare di lui senza
rivelare a sua madre il triste destino che lo aveva colto anni addietro. Ora
che sapeva come era andata davvero, si sentiva
sollevata, il suo ragazzo era morto sereno, coronando il suo sogno di essere un
eroe.
Il
flusso stava diventando più stabile ed Aerith vide Cloud e Tifa risalire
in superficie, per tornare dagli altri a Mideel.
Buona fortuna, amici.
Si
rese conto di esser di nuovo sola nell’immenso mare di anime, ma stranamente
felice, perché finalmente tutto aveva un senso e Cloud,
grazie all’aiuto di Tifa, era pronto per il compito a cui
sarebbe stato chiamato. Loro non si erano arresi, non
lo avrebbe fatto nemmeno lei.
Decisa
a non mollare, Aerith si diresse nel luogo dove l’energia mako fluiva
in tutta la sua potenza, una cicatrice del passato che racchiudeva in sé
l’enorme potenziale del Lifestream. In parte temeva inconsciamente
quel luogo, perché sapeva che il vero corpo di Sephiroth
vi era custodito, ma ora non era più il tempo di avere
paura. Doveva andare fino in fondo e terminare ciò che era cominciato con il
suo sacrificio alla città degli Antichi.
L’energia
era talmente forte da risultare quasi opprimente,
l’aria era cupa, permeata di angoscia. La presenza di Sephiroth
corrompeva l’aria a causa delle cellule di Jenova
racchiuse nel suo corpo. Rimanere in quel luogo la metteva a disagio, ma non
aveva scelta. Si inginocchiò
e concentrandosi cercò di tornare nel luogo in cui
Udì
delle voci e riuscì a distinguere quelle di Cloud e
Tifa, ma non erano soli: Bugenhagen stava
interrogando gli Antichi per svelare il mistero dietro la morte di Aerith. Non tutto era perduto, prima di morire era riuscita
ad attivare
Allora è vero...
Ciò
che le restava era sperare che i suoi amici sconfiggessero quel demone per
permetterle di portare a termine il suo compito. Doveva avere fiducia in loro e
aspettare. La sua mente si ricompose e decise di allontanarsi il più possibile
da quel luogo malsano, ma una forza aliena la stava trattenendo.
“Non
puoi più ostacolarmi...” la voce tagliente di Sephiroth attraversò la sua mente . La ragazza cercò di
resistere, ma più si muoveva più si sentiva stringere da catene invisibili. Non
poteva piegarsi ancora al potere di quell’essere malvagio.
All’improvviso
la forza che la tratteneva iniziò a cedere ed Aerith fu nuovamente libera di muoversi.
“Corri!”
La
ragazza non esitò un istante e corse via lontano dal potere maligno del super soldier. La sua anima si confuse con le scie di energia mako che vorticavano tutto intorno e quando, finalmente,
poté ritenersi al sicuro si fermò. Il suo sguardo si volse indietro. La voce
che aveva sentito poteva appartenere ad una persona
sola. Una lacrima di commozione le scivolò lungo la guancia: a quanto pare
nemmeno lui si era mai scordato di lei.
Grazie...
Ora
restava solo lo scontro finale.
Sephiroth era stato sconfitto, Holy
si era sprigionato in tutta la sua potenza, ma non era sufficiente ad evitare il disastro. Toccava ad Aerith
salvare il Pianeta dalla distruzione: mettendosi in contatto con tutte le
anime, la ragazza evocò il loro potere per dirigerlo contro Meteor.
Il flusso fuoriuscì da ogni parte del pianeta e come un
miriade di nastri si avvolse attorno al punto dell’impatto.
Dall’Highwind Tifa e Cloud poterono
ammirare quello spettacolo luminoso. Il ragazzo sospirò e si congedò tornando
alla cabina di pilotaggio, Tifa stava per seguirlo, ma l’istinto la spinse a volgere lo sguardo al cielo. Sorrise al volto dolce
dell’amica perduta e lesse il messaggio dal movimento delle sue labbra.
“Lo
farò, Aerith, mi prenderò
cura di Cloud.” Si portò la punta delle dita alle
labbra e soffiò un bacio verso la figura che stava piano piano
scomparendo nel Lifestream.
Well she's walking through the clouds
With a circus mind that's running round
Butterflies and zebras
And moonbeams and fairy tales
That's all she ever thinks about
Riding with the wind.
When I'm sad, she comes to me
With a thousand smiles, she gives to me free
It's alright she says it's alright
Take anything you want from me,
Anything.
Fly on little wing,
Yeah yeah, yeah, little wing¹
Aerith si lasciava guidare leggera
come una piuma, libera da ogni preoccupazione e da ogni obbligo. Chiuse
gli occhi, per poi riaprirli su uno sterminato campo fiorito, attorno a lei un
mare di luce. In lontananza poté scorgere una figura, che stava emergendo dal
candore luminoso. Aerith protese il braccio verso
quel miraggio e avvicinandosi, vide che esso tendeva la mano fasciata nel
guanto nero. Riuscì finalmente a distinguere lo sguardo, sempre un po’
sfacciato, di quegli occhi densi di energia mako. La
ragazza annullò la distanza tra loro e si buttò tra le braccia del ragazzo e,
finalmente, capì che era così che doveva andare, quello era il suo posto.
¹Little
Wing, Jimi Hendrix.
Mi sono lanciata a scrivere
questa fanfiction, perché mi sono totalmente
innamorata dell’universo di FFVII. Ne ho adorato i
personaggi e pianto come una bambina quando alcuni di loro sono morti. Proprio
ieri ho finito di giocare a “Dirge of Cerberus”, concludendo
così tutto il giocabile di questa saga meravigliosa. Lo spunto mi è venuto
leggendo il romanzo “The maiden who
travels the planet” di Benny Matsuyama, che
non ho apprezzato molto, perché le sue caratterizzazioni mi hanno fatto
ampiamente storcere il naso. Quindi ho deciso di
partire dallo stesso spunto, ma con un’idea tutta mia. La canzone “Little Wing” è stata scritta da Jimi Hendrix, però io l’ho
conosciuta e apprezzata attraverso la cover di The Corrs.
Dedico questa
one-shot a tutti i fan della saga.