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Autore: V a l y    08/04/2011    4 recensioni
“In fondo era tua, no?”
Ambientata tra il Tekken 2 e il Tekken 3
[Questa fanfiction partecipa al Tekken Challenge]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jin Kazama, Jun Kazama, Lei Wulong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ce l'hai la pistola?” chiede il piccolo Jin, sdraiato a pancia in giù sul tatami con le braccia incrociate sotto il mento. Qualche metro in là, inginocchiato di fronte al chabudai apparecchiato, Lei annuisce con un sorriso e scosta l'orlo della sua giacca per mostrare l'arma.
“Ma è proprio una pistola vera?”
“Puoi giurarci.”
“Me la fai provare?” domanda il bambino con gli occhi illuminati dalla curiosità.
Lei scuote la testa rincrescioso. “Non posso, mi dispiace.”
“Guarda che non sono più piccolo, ho già otto anni!”
L'uomo ridacchia e si gratta la guancia. “Lo so, e infatti non è questo il problema, è che la mia pistola non ha proiettili.”
“Non ha proiettili?”
“Non ha proiettili.”
“E che ci fai di una pistola senza proiettili?”
“Serve solo per spaventare i furfanti. È così che io la uso.”
“E se qualcuno si accorge che è scarica e cerca di colpirti?”
“Allora lo colpisco prima io con un bel cazzotto in faccia!” esclama Lei mimando un pugno per aria, facendo ridere Jin. “I miei colleghi hanno tutti la pistola carica, ma la mia è solo per bellezza.”
“Che vuol dire per bellezza?”
“Vuol dire... come spiegarti... Sono cose che non servono ma danno un tono, tipo un bracciale o una collana.”
“Mamma ce l'aveva una collana,” afferma fiero Jin girandosi verso la madre, che gli sorride da dietro i fornelli con una pentola a pressione tra le mani.
“A tavola, Jin, è pronto,” dice Jun, raggiungendo i due e distribuendo il riso nelle scodelle, “e spegni la televisione, per favore.”
“Perché?” chiede il bambino dispiaciuto.
“Perché non si mangia con la televisione accesa, lo sai.”
“Lascia stare, Jun,” fa Lei, dolcemente, “ai bambini piacciono un sacco i cartoni.”
Jin sfodera un sorriso a trentadue denti, riconoscente, e la donna lo imita, un sorriso più compassato, più femminile.
“Senti, Jun, la collana...” esordisce Wulong, dopo un po', “quella di cui parlava Jin è la catenina d'oro con le perline d'ambra?”
Jun lo guarda meravigliata. “Ti ricordi ancora di quella collana?”
“È solo la tipica memoria del poliziotto,” scherza Lei, versandosi del sake nel bicchierino. “Che fine ha fatto?”
Jun accarezza con un dito il bordo della scodella, assorta. “L'ho dovuta vendere," dice. “Era una collana antica, ed è stato grazie al suo valore se ho potuto ricavare qualche soldo. Non mi piace vivere in città, preferisco la campagna, ma qui la vita è più dura, le crisi economiche sono più frequenti... Ho venduto anche qualche mobilio e una parte del nostro terreno, che in fondo era troppo per sole due persone,” racconta, rincuorando poi l'amico con un sorriso. “È stato un sacrificio, ma grazie a questo adesso abbiamo una vita agiata.”
“Devi essertela passata brutta... mi dispiace tanto...” enuncia Lei rammaricato. “Dico davvero, anche se detta così sembra solo una frase fatta.”
“So che non è così, perché ti conosco, prendi sempre a cuore tutto,” dice grata.
Il poliziotto le ricambia il sorriso con uno più impacciato e ritorna alla scodella di riso. “Comunque, grazie dell'invito a pranzo.”
Dal nulla, senza lasciare a Jun il tempo di rispondere, Jin batte le mani sul chabudai ed esulta per la vittoria di un robot stellare della televisione.

***

Il sole oltre le colline si abbassa in un tramonto infuocato, colora di rame i tetti grigi e bassi delle abitazioni ai lati. Lei si porta una mano alla fronte per coprire gli occhi e seguire con lo sguardo uno stormo di corvi sopra la testa. Dopo averli persi di vista, si mette le mani in tasca e riprende a camminare.
Il paese è talmente piccolo che appena entrati si può vederne la fine.
Il poliziotto supera un chiosco di taiyaki e un negozietto di maschere di carta, si ferma davanti a un pachinko, attirato dai colori sgargianti delle macchinette. Solo un paio di sgabelli sono occupati. Pondera se entrare o meno, tanto per trascorrere un po' di tempo, ma l'attenzione cade su una vetrina di fianco.
Si avvicina al negozio e appoggia incuriosito una mano al vetro.

***

Arriva a casa di Jun che è già sera. Le cicale si sono addormentate tra gli arbusti da un pezzo e i grilli friniscono rumorosi. Bussa al fusuma, tre colpi cadenzati e decisi, ma non troppo forti. Quando la padrona si affaccia, lo saluta un po' sorpresa. Esce in giardino, richiudendosi il fusuma alle spalle.
“Jin dorme già?” chiede Lei sottovoce.
“Sì, è crollato dieci minuti fa,” risponde Jun, mostrando un sorriso lieve e materno. “Hai dimenticato qualcosa?”
“In un certo senso l'hai dimenticato tu,” dice il poliziotto con voce enigmatica e divertita. Le porge un sacchetto di plastica e Jun guarda l'uomo incuriosita.
“Dai, guarda dentro,” fa Lei, e la donna obbedisce, infila una mano nel sacchetto e tasta qualcosa di sottile e freddo. Il suo sguardo si accende istintivamente ancor prima di cacciar fuori l'oggetto per constatare con certezza di che di tratta.
Quando rinviene la sua vecchia collana d'oro con le perline d'ambra sulla mano, dischiude la bocca meravigliata senza riuscire a dire una parola.
“Stavo tornando alla stazione passando per il paese qui vicino, ho notato una collana familiare in una vetrina, e così...” spiega Lei, discorsivamente.
Jun alza lo sguardo dalla collana a lui, abbozzando un mezzo sorriso incerto.
“In fondo era tua, no?” continua a dire l'uomo.
“Ti sarà costata una fortuna...”
“Non più dei ramen preconfezionati che mi mangerei in una settimana.”
Jun ride, una risata tenue. “Non posso accertarla.”
“Perché no?”
“Non saprei come ripagarti, ora come ora.”
“Non devi ripagarmi, ho solo adempiuto al mio dovere di poliziotto.”
Il sorriso di Jun si fa sereno, commosso. “Sei troppo buono per essere un poliziotto, fai cose come questa senza chiedere niente in cambio... vai in giro con una pistola scarica...”
Wulong ridacchia, sinceramente divertito. “I calci delle pistole in testa fanno male quasi quanto un proiettile.”
“E a volte disobbedisci a un ordine per la tua etica.”
“Ammetto che qualche volta ho agito un po' da stupido...” scherza Lei, facendo spallucce.
“Non sei stupido, sei buono, una razza in via d'estinzione,” dice Jun, lanciando un'occhiata alla sua collana e sorridendo teneramente. “Grazie per quello che hai fatto.”
Lei annuisce senza dire una parola, grattandosi poi la testa. “Be', coraggio, provatela.”
La donna si mette la collana e sorride all'amico, che la scruta scrupolosamente per un lungo momento e dice:
“Sta decisamente meglio a te che a me.”
Jun ride, è una risata cristallina, aggraziata, la stessa di sempre. Non è cambiata, neppure lei è cambiata, pensa Wulong, è tutto come quella volta, quel pomeriggio di nove anni fa, sul battello che navigava verso l'isola della Mishima Zaibatsu.
Era appoggiata al parapetto, lo sguardo all'orizzonte, i capelli al vento, e quella collana.
“Mi piace il suono dell'oceano,” gli aveva detto, senza guardarlo, contemplando i riflessi dorati sull'acqua. Lui ci aveva provato ad ascoltare il mare, aveva teso l'orecchio, ma ciò che aveva sentito, che solo lui aveva sentito, non era il rumore della risacca o lo scrosciare sullo scafo. Era il suono del vento tra i suoi capelli, della sua voce delicata, dei suoi respiri lunghi, del tintinnio soffuso delle perle della collana.
Era tutto il suo suono.










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Questa ho dovuto scriverla, perché Lei lo adoro, è il mio terzo personaggio preferito (credo che nessun altro lo direbbe né penserebbe, ma per me è così). È forse per via di quell'aria bonaria e un po' impacciata, di quella faccia simpatica che sembra un po' Jackie Chan. E amo Lei e Jun insieme, perché nel cartone dà l'aria di farle un po' il filo. L'ho sempre visto premuroso e divertente con lei. Mi son piaciuti da subito.
Mi piace anche la Kazuya/Jun, però in modo diverso.
La cosa della pistola scarica, anche se ce lo vedo, è un po' inventata... nei filmati lo vediamo sparare e cose così, ma ho pensato che lo faccia solo per le missioni davvero pericolose.
E, oltre a Lei, un po' di meritata felicità anche per Jin, felice come sarebbe un bambino con una madre come Jun e ancora viva...

Approfitto dello spazio autore per informarvi che:
1) sono ancora viva
2) lento ma costante, Il blouson noir e la bambina va avanti. Sono rimasta ferma ad aggiustare i capitoli vecchi, e fino al ventiquattresimo la fanfiction è corretta. :D perciò non andate oltre con la lettura, grazie
3) sempre a riguardo de Il blouson noir e la bambina, per la felicità di tanti qualcuno, ci sarà una super sorpresa...
Infine
4) ho aperto una nuova challenge su Tekken. E' un'iniziativa che non ha scadenza e spero possa in qualche modo invogliare vecchi e nuovi fanwriter a scrivere su questo fandom ultimamente un po' spopolato (e lo dice colei che non si è fatta viva per più di un anno *coff coff*). Magari può servire da ispirazione, magari solo per diletto...
Il link è questo, per chi fosse interessato:
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9725850
A questa challenge partecipa anche la mia fanfiction (Set rosso, prompt String (catena/collana)). :D
  
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