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Autore: Gweiddi at Ecate    13/04/2011    3 recensioni
Riferimento spoiler alla 2x17
"Stefan abbandonò il bicchiere su uno scaffale della libreria, in compagnia di Stendhal e Stevenson e si avvicinò al fratello. Gli posò una mano sulla spalla, e si rammaricò di non poterlo abbracciare come avrebbe fatto quand’erano entrambi umani.
A quel tempo era tutto più facile, quando erano solo due ragazzi di una cittadina fuorimano, e non c’erano asti e rancori che si trascinavano da lustri a porre una barriera invisibile ma densa tra di loro, viscosa come qualche strana sostanza letale.
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Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Stefan Salvatore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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a mio fratello. Probabilmente nemmeno sai che ti ho scritto questo, ma da qualche parte e in qualche modo, spero ti arrivi il mio affetto, perché a me sarebbe piaciuto avere il tuo

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Stefan si versò da bere.
Solo appoggiato con le gambe allo schienale del divano, di spalle rispetto al caminetto, suo fratello aveva gli occhi persi nel vuoto, e si portava il bicchiere alle labbra come un automa.
Provò a chiamarlo alcune volte, ma Damon sembrò non accorgersene.
Era dal giorno della morte di Isobel che si comportava in modo strano, e ogni tanto si perdeva nei suoi pensieri estraniandosi da tutto. Anche Elena l’aveva notato, ma si sentiva a disagio all’idea di avvicinarlo quando era in quello stato catatonico.
Stefan abbandonò il bicchiere su uno scaffale della libreria, in compagnia di Stendhal e Stevenson e si avvicinò al fratello. Gli posò una mano sulla spalla, e si rammaricò di non poterlo abbracciare come avrebbe fatto quand’erano entrambi umani.
A quel tempo era tutto più facile, quando erano solo due ragazzi di una cittadina fuorimano, e non c’erano asti e rancori che si trascinavano da lustri a porre una barriera invisibile ma densa tra di loro, viscosa come qualche strana sostanza letale.
«Damon?» lo chiamò un’altra volta.
Lui bevve un sorso, guardando fisso davanti a sé.
«Sì?»

«Vuoi dirmi cosa succede?» gli domandò.
Il tono conciliante di Stefan irritò Damon, che strinse le labbra.
«Assolutamente no.» rispose con una smorfia, e negli occhi guizzò del sarcasmo salace.
Si scostò dal divano con un colpo di reni e si spostò nella veranda, sempre bevendo il suo whiskey a piccoli sorsi, centellinandolo, e già quello era strano per Damon, che in genere assaporava gli alcolici a grandi e generose sorsate, stordendosi il palato e offuscando gli occhi.
Il maggiore si allontanava sempre più da lui, letteralmente e metaforicamente. Seppure riuscissero a collaborare quando si trattava di Elena e pianificare maniere sempre più complesse per difenderla dalla sua stessa propensione al martirio, per il resto del tempo era come stare in compagnia di un estraneo. La presenza del proprio fratello era solo il rumore spettrale di passi che risuonavano per casa.
C’era un abisso tra loro due, e solo una scala infinita che avrebbe permesso di uscirne.
Guardando Damon appoggiarsi con i gomiti al muretto della veranda e dargli le spalle, Stefan si chiese se sarebbe bastata l’eternità a risalirne tutti i gradini.

   
 
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