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Autore: Lushia    15/04/2011    1 recensioni
Le bambole, splendide creazioni dell'uomo... eppure tra queste vi sono bambole particolari, dotate di volontà e di poteri misteriosi.
I Doll-Maker sono maestri artigiani in grado di portare in vita le loro creature, ma non solo.
Un uomo, un allievo e poi traditore, ha odiato quelle bambole più di ogni altra cosa... perchè hanno distrutto la sua preziosa creazione.
La vendetta è un piatto che va consumato caldo, ma cosa fare quando ti si ritorce contro? Mai scherzare con il fuoco.
Genere: Fantasy, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Ascolta la Opening (Redemption, by Stardust Reverie)
Ascolta la Ending (Changing, by mycoXspica)

Phase 1 - Enju

 

Lenti e silenziosi passi, un ticchettìo davvero fastidioso.
Erano ormai le 2 di notte.
La luna splendida illuminava la camera al buio, giochi di stelle come gioielli scintillanti attorniavano l'astro sublime che sorrideva in quella amara notte.
Sulla parete cresceva enorme e oscura l'ombra di una bambina seduta davanti alla finestra.
Più che una bambina si poteva azzardare che quella creatura fosse una bambola, sia a causa del suo aspetto minuto ma non infantile sia per i suoi lunghi boccoli di un argento-bluastro. I suoi occhi erano di un viola scuro molto profondo e, stranamente, possedeva un paio di piccole e carine ali bianche sulla schiena. Indossava un abitino azzurro e bianco in stile Lolita, aveva lunghi stivali del medesimo colore e qualche fiocchetto decorato da sonaglini.
Era solita a stare lì immobile a guardare la luna immersa nel profondo blu di quell'universo che a volte non comprendeva, perciò restava seduta a pensare.
"Quando pensa non è mai un buon segno", pensò una ragazzina sull'uscio, incantata ad osservarla senza distogliere lo sguardo. La bambina aveva i capelli corti castani e sul capo portava una fascia, indossava un pigiama lilla decorato con cuoricini e fiocchetti.
Sbadigliò, era tardi per una bambina di 7 anni anni, doveva andare a dormire.
Nuovamente l'alba fece capolino sulla cittadina che pian piano si svegliò. Un ragazzo dai lunghi capelli corvini legati in una coda e dagli intensi occhi verdi si fermò nella stanza dove proprio la sera prima la bambolina osservava il cielo. Ora però non c'era più, la stanza era vuota e silenziosa, così come la casa.
Il giovane sospirò, sapeva ormai bene che la mattina non era mai a casa. Lei si trovava a casa del suo "padre" come lo chiamava lei. Padre... cos'era un padre?
Per Yukito un padre era una figura inutile. Suo padre se n'era andato di casa quando era molto piccolo, solo per lavoro e affari, lasciando la moglie che morì pochi anni dopo in seguito ad una grave malattia. Yukito è dovuto crescere in fretta, prendendosi cura della sorellina più piccola, Sakura. E così, tra capo e collo, gli era finita tra i piedi una bambolina piuttosto pazza. Già dal fatto che non era un bamola normale ma sapeva parlare, pensare e muoversi era una cosa strana per lui. Figuriamoci poi se la bambola in questione avesse un carattere chiuso, freddo, folle... al contempo però rideva, scherzava e spesso saltellava da sola.
Com'era possibile che esistesse qualcosa del genere?

In una vecchia catapecchia, non molto lontana dalla città, un uomo era indaffarato nel costruire qualcosa. Era chiuso nel suo tranquillo lavoro, da solo e in pace, finchè la porta non si spalancò di scatto, facendolo sobbalzare. Dalla porta apparve un altro uomo che indossava un mantello con i bordi decorati da quadrati colorati. Da sotto il mantello si poteva notare il viso di un ragazzo sui 20 anni dai capelli castani che aveva a lato una lunga ciocca di capelli raccolti in una treccina. Aveva una grossa cicatrice sull'occhio sinistro.
L'uomo incappucciato proseguì, fino a trovarsi di fronte il secondo uomo, proprietario della baracca. L'uomo in questione era biondo, con i capelli raccolti in una piccola codina e uno sguardo poco propenso al sorriso. Quest'ultimo scosse il capo, come per non voler accettare la presenza del ragazzo incappucciato in casa sua. Di tutta risposta l'uomo incappucciato resto imperterrito ad osservare il lavoro dell'uomo biondo, senza batter ciglio: era una bambola dall'abito decisamente interessant, aveva lunghi capelli lilla e una benda sull'occhio sinistro con incisa una rosa. L'uomo incappucciato scoppiò a ridere mentre l'uomo biondo si arrabbiò ulteriormente.
-Nessuno ti ha invitato qui, Daxis. Quella è la porta.- affermò con serietà all'uomo incappucciato.
-Oh oh, mastro Enju è furioso perchè la sua bambola ha perso contro le Rozen Maiden??- chiese Daxis divertito da quella situazione.
Enju emise un verso di rabbia e si alzò violentamente, dirigendosi verso un grande scaffale che conteneva oggetti di ogni tipo.
Daxis rise nuovamente, divertito da quella situazione quando ad un certo punto la porta cigolò e apparve un'altra bambola.
La bambola dai lunghi capelli argentei osservò la situazione, incerta se intervenire o meno. Daxis si accorse di lei e la sua espressione mutò rapidamente, divenendo un misto tra incredulità e disgusto. Enju se ne accorse in tempo, per cui si alzò e si avvicinò alla bambola.
-Ririnkai. Cosa fai qui? Va di là e accertati che Kuroryu si svegli presto.- gli ordinò severamente.
La bambolina lo fissò stupita per poi comprendere, facendo un cenno di consenso.
-Certo, Padre.- Così si voltò e raggiunse la cucina.
Daxis osservò ogni passo di quella bambolina finchè ella non svanì oltre l'uscio.
Enju richiuse la porta e si avviò verso il tavolo con del colorante in mano, lo poggiò sul tavolo da lavoro e si accomodò, pronto per ricominciare il lavoro.
-Vattene, Daxis.- sollecitò. Daxis, che stava ancora fissando l'uscio da dove era sparita la bambola, si accorse allora che Enju era tornato al lavoro.
-Che...diavolo hai combinato Enju?- disse preoccupato ma anche disgustato da quella situazione.
-Niente, non sono affari tuoi. Ti ripeto, vattene, ho da fare.- continuò
-Non ti bastavano le tue stupide e inutili bambole?- disse, guardando con disprezzo la bambola cristallina addormentata sul tavolo. Di tutta risposta Enju si alzò e si voltò verso Daxis.
-ALMENO LE MIE SONO BAMBOLE.- urlò furioso.
Daxis si adirò, l'aveva veramente ferito nell'orgoglio e non poteva sopportarlo. Sicuramente Enju poteva davvero essere un bravo costruttore di bambole ma lui faceva del suo meglio, anche se nonostante tutto riusciva a creare solo bambole che se prendevano vita mutavano di aspetto in qualcosa simile a delle ombre.
-Non ti permetto di offendere le mie creazioni!- rispose semplicemente, cercando di calmarsi e di sbollire la rabbia.
-Cre...Creazioni? Quelle insignificanti cose nere? A me sembrano più mostriciattoli usciti da qualche videogioco, caro il mio Daxis. Tu non sei MAI riuscito a creare una bambola decente.- gli disse ridacchiando, prendendolo in giro -Sei sempre stato il più scadente tra noi tre...- continuò.
-E tu sei sempre stato un fallito.- disse, apprezzando l'espressione adirata che assunse Enju a quella affermazione. -Mei fa bambole molto più belle e VIVE delle tue.- continuò ridendo. -Dopotutto era sempre quella che Rozen lodava di più...- concluse.
Ma aveva commesso un grave errore: era come se avesse appena detto una parolaccia. Il nome di Rozen era impronunciabile, Enju lo odiava più di qualunque cosa al mondo. Solo perchè era "Il Maestro", solo perchè se qualcuno ammirava le bambole di Enju farfugliava qualcosa del tipo "sono le bambole dell'allievo di Rozen!". Mai erano ricordate come "Le bambole di Enju".
Il Dollmaker si sedette al suo posto, decidendo di sfogare la sua ira nella riparazione di Barasuishou.
Daxis sorrise, aveva ferito il suo animo ma la vendetta era ancora da mettere in atto.
-Cosa hai intenzione di fare con lei?- chiese divertito.
-In che lingua dovrò ripeterti che devi sparire?- chiese seccato Enju.
-Sta attento. A giocare con le Rozen Maiden ci si scotta!- seguì una risatina, come se avesse fatto un splendida battuta da salotto, ma Enju non rispose. -Anche se la Rozen Maiden in questione non sa chi sia.- aggiunse, cercando di far confessare l'uomo che più che ascoltare le provocazioni di Daxis era impegnato nel dare un lieve tocco di rossore alle labbra della sua bambola perfetta.
-...ti diverti a fingerti suo padre?- decise di chiedere. Ma il risultato era lo stesso, nessuna risposta. -Sta attento, prima o poi ricorderà chi è, non potrai tenerla imprigionata per sempre.- concluse, voltandosi.
Enju si voltò verso l'uomo col mantello, stufato di quel discorso inutile.
-Quando ricorderà, potrò anche disfarmene, tanto non servirebbe più a nulla.- si voltò nuovamente iniziando ad applicare un rossore, stavolta alle guancie.
-tsk... ti ricordo di un coniglio rompicavolo. E' sempre dove non dovrebbe essere.- affermò, aprendo la porta e andandosene via.
Enju muguliò qualcosa ma poi tornò al lavoro quando la porta della cucina si aprì nuovamente.
-Padre... Kuroryu è sveglia e ha già mangiato... posso andare?- chiese Ririnkai con sguardo supplichevole. Ormai era l'ora di pranzo e probabilmente anche lei doveva mangiare.
Enju alzò il capo per controllare l'ora e senza degnarle di uno sguardo le rispose.
-Va. Il tuo compito lo conosci.-
Il suo compito... lo conosceva perfettamente.
Doveva eliminare tutte le Rozen Maiden ma da anni lei faceva solo finta di studiarle portando talvolta al Padre alcune informazioni sui loro nuovi medium.
Le guardava da lontano, le studiava, ormai sapeva tutto di loro: Shinku, la smorfiosa che beve sempre il tè; Hinaichigo, una bambinetta viziata che vuole solo giocare; Souseiseki e Suiseiseki, le inseparabili gemelle giardiniere dei sogni, Suiseiseki era molto irascibile, Souseiseki era invece intelligente, saggia e coraggiosa.
Poi c'era la Rozen Maiden che non preoccupava nessuno essendo un fantasma nonostante l'avesse incontrata varie volte: Kirakishou. Stranamente stava lì, ad osservarla, senza dire niente. Era come se lei sapesse qualcosa sul suo conto che Ririnkai non poteva immaginare.
Poi c'era Kanaria... Kanaria era diversa, era un'amica.
Successe tutto molti anni fa, quando si incontrarono per la prima volta. La bambola azzurra si era persa e incontrò Kanaria che con un sorriso l'aiutò, da quel giorno divennero inseparabili amiche. Nonostante Kanaria sia a conoscenza dell'intento di Ririnkai le era rimasta comunque vicino. Ririnkai cercò di fare il meno possibile per evitare di separarsi da lei, dopotutto nemmeno Enju sapeva che la frequentava.
Poi c'era l'ultima Rozen Maiden... o meglio, la prima: Suigintou.
Ririnkai aveva accuratamente evitato quella bambola, non perchè fosse la più potente ma perchè le assomigliava. Enju le aveva sempre detto che le assomigliava per un solo motivo: aveva cercato di riprodurla ma aveva fallito, così era nata lei, un esperimento fallito nella riprodizione di Suigintou.
A parte Kirakishou e Kanaria, si può affermare che Ririnkai non aveva mai avuto contatti con tutte le altre rimanenti bambole.
Ormai l'ora era tarda e la bambolina uscì dalla baracca, pronta per tornare a casa dove Yukito la stava aspettando.
"Medium. Sei l'unica mia bambola che ne ha bisogno" spiegò Enju. "Anche le Rozen Maiden usano i Medium."
Eppure quell'anello che indossava era così simile a quelli che solo Rozen poteva produrre... perchè nemmeno Barasuishou ne aveva avuto bisogno ma lei sì? Era davvero un'esperimento fallito?

   
 
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