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Autore: FairyJuls    15/04/2011    1 recensioni
Cosa succede quando Ginevra se ne va con Lancilotto e Artù rimane solo con Merlino?!?!?!
Scopritelo ^_^
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gaius, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Uther
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Morgana e Morgause erano scomparse, Artù disse ad Uther ciò che provava per Gwen.
Uther stranamente accettò il fatto, diede la sua benedizione ad Artù e Gwen,
fino a che, un giorno, Artù camminando per le strade della città bassa, vide Gwen e Lancillotto.
Sconvolto, dopo averli visti insieme in atteggiamenti parecchio intimi, li fece bandire da Camelot.
Era passato un anno da quando Artù li fece cacciare da Camelot ordinando ad entrambi di non tornare mai più;
decretando per loro (per quanto era furioso) la pena di morte se fossero tornati.
Artù e Merlino erano diventati sempre più amici, fino a che il giovane mago decise
di rivelarsi al Principe, facendogli però promettere, di mantenere il segreto.
E cosi fù, Artù lo tenne per se, senza dire nulla al padre, che dopo gli avvenimenti successi
odiava la magia più di sempre.


 
Era primavera, quindi a Camelot era periodo di tornei.
Merlino era nelle stanze di Artù a sistemare la sua armatura sul tavolo, mentre il Principe di Camelot si alzava dal letto e faceva colazione.
Erano li tranquilli a ridere e scherzare parlando dei partecipanti del torneo, quando tutto d’un tratto Uther entrò nella stanza spalancando le porte;
i due ragazzi si guardarono in faccia, Artù si alzò girandosi verso il padre e Merlino mettendo le braccia dietro la schiena accennò ad un inchino con l capo,
tornando poi a sistemare l’armatura del giovane ormai suo amico.
<< Artù! >> la voce di Uther Pendragon risuonò nella grande stanza come sorpresa, << Non sei ancora pronto? >> domandò guardando il figlio,
senza guardare Merlino, che stava solo facendo il suo lavoro.
<< Perché? >> Artù era palesemente ancora mezzo addormentato, << Il torneo inizierà questo pomeriggio. >> fece presente al padre,
tornando cosi a sedersi sulla sua sedia di legno lavorata simile ad un trono, Uther abbassò lo sguardo sul figlio guardandolo con fare quasi arrabbiato,
<< Ti avrò detto mille e più volte che stamane arrivano Re Astaroth e sua figlia Astrea. >> Uther spiegò verso il figlio,
<< Li ho invitati ad unirsi a noi per il torneo. Saranno qui a breve. >> concluse dirigendosi verso la porta, prima di chiuderla si girò verso il figlio,
<< Tu conosci la figlia di Astaroth da quando eravate piccoli, abbiamo passato intere estati nelle loro terre. Pretendo che tu sia nella sala del trono vestito e lucidato tra meno di dieci minuti. >> non aspettò neanche una risposta,
chiuse le porte e si sentirono i suoi pesanti passi allontanarsi lungo il corridoio di pietra.
Artù si girò verso Merlino che già teneva in mano il primo pezzo da mettergli addosso,
<< Non ti azzardare a dire qualche cosa. >> secca la frase, il tono era scocciato mentre si avvicinava al mago che iniziò a vestirlo.
 
Vestito e pronto Artù si presentò nella sala del trono, vestito con la cotta di maglia e sopra la tunica rossa con lo stemma sul petto del dragone giallo,
il mantello agganciato davanti al petto, alla cintura vi era la spada, e quando si sedette al suo trono, accanto al padre, gli venne infilata in testa la corona d’orata simile a quella del padre.
 
Merlino era con Gaius nella sala del trono, insieme agli altri cavalieri anche loro tutti messi in tiro.
Uther Pendragon era seduto al suo trono, al centro del salone, anche lui vestito con la cotta di maglia, la tunica, il mantello e la spada al fianco.
 
Passarono pochi minuti prima che le porte della sala del trono si spalancassero e da li entrò prima Re Astaroth, un omone alto dalla spalle larghe,
vestito con la cotta di maglia con sopra una tunica blu, al centro del petto vi era lo stemma a forma di scudo, appuntato al petto vi era il mantello blu che scendeva fino a terra e al fianco la spada, in testa la corona d’orata.
Dietro di lui entrò la figlia Astrea, una volta entrata lei Artù si bloccò a guardarla come ammaliato, era cresciuta dall’ultima volta che l’aveva vista, ed era cambiata molto.
Era una giovane donna ormai, il volto dai lineamenti dolci e fini era contornato da una chioma di capelli castani leggermente mossi,
per l’occasione erano racchiusi in una lunga treccia, qualche ciocca era lasciata cadere libera accanto al volto.
Dietro di lei entrarono anche i quattro migliori cavalieri del loro regno, che li avevano scortati ed accompagnati; vestiti come il Re.
 
Uther si alzò in piedi e si diresse subito da Astaroth, erano vecchi amici, e dopo essersi abbracciati e salutati si rivolse alla giovane Astrea, che silenziosa era rimasta accanto al padre.
<< Astrea, sei irriconoscibile. La tua bellezza non ha eguali, mia cara. >> il tono era gentile mentre prendeva la mano della giovane principessa facendole un cavalleresco baciamano;
girandosi poi al guardarsi al fianco, pensando di trovarci Artù, che però era bloccato immobile seduto sul suo trono con uno sguardo quasi da pesce lesso.
Uther si girò a guardarlo, quasi fulminandolo cono un solo sguardo, Merlino che era dietro ad Artù gli si avvicinò e gli diede un pizzicotto, facendolo scendere dalle nuvole;
Artù scattò in piedi e dirigendosi verso Astrea, le prese la mano e facendo un lieve inchino ripeté il gesto del padre baciando il dorso della mano della ragazza, ma senza togliere gli occhi da quelli di lei.
 
Era ormai ora di pranzo quando le due famiglie reali si erano ritrovate dopo tanto tempo, si misero dunque a tavola, i due sovrani erano a capotavola mentre i due figli erano uno di fronte all’altra al lati del tavolo.
Finito il pranzo, Astrea chiese cortesemente di essere accompagnata nelle sue stanze cosi da cambiarsi prima dell’inizio del torneo.
Uther la fece accompagnare da una giovane dama della servitù, mentre Artù e Merlino si diressero insieme ai cavalieri di Camelot verso i tendoni del torneo.
 
Merlino, Artù e i cavalieri stavano camminando nel cortile interno del castello, diretti ai tendoni,
quando il giovane principe alzando lo sguardo vide affacciata ad uno dei balconcini dei corridoi la giovane coetanea figlia del vecchio amico di famiglia.
<< Voi andate avanti, io vi raggiungo tra poco. >> la voce era tranquilla, detto ciò Artù scomparve ben presto agli occhi dei cavalieri tornando dentro il castello.
Astrea non aveva visto il principe tornare dentro, si stava godendo il panorama che si estendeva sulla foresta, quando da dietro sentì una voce,
<< Principessa Astrea… >> la voce di Artù era tranquilla, quando lei si girò vide il principe a pochi passi da lei.
<< Principe Artù… Quale onore…>> sorrise tornando a girarsi verso il panorama; Artù l’affiancò, poggiandosi con una spalla al muro, stando con il busto girato verso di lei,
<< Perdonatemi per prima… >> sorrise verso di lei abbassando lo sguardo, << Sono passati molti anni, non vi ricordavo cosi… >> la voce del principe si affievolì,
come se questa volta il sempre sicuro principe Artù si vergognava di parlare, << Cosi? >> domandò lei curiosa girando il volto verso di lui, << Cosi bella… >> le sorrise appena intimidito.
 
<< Il brutto anatroccolo è diventato un bel cigno? >> la domanda di lei era tranquilla, non si sentiva affatto intimidita da lui;
<< Non volevo dire questo, ma ammetto che da piccola non eri un gran ché! >> rise verso di lei; << Senti chi parla, il principe ranocchio! >>.
Si guardarono per un momento scoppiando poi a ridere di gusto.
 
   
 
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