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Autore: KikiWhiteFly    18/04/2011    2 recensioni
“Ricorda, noi possiamo sempre fare qualcosa.
Anche quando la vita smette di offrirci delle opportunità, possiamo sempre guardarla dall'alto in basso e rimboccarci le maniche.
Le strade si percorrono sempre in salita, mai in discesa.
Ho sbagliato Ren, ho sbagliato tante volte. Quando ti rendi conto di aver commesso un errore, inizi a vedere le cose in modo diverso, sai?"
[Quarta classificata al contest 'Un segreto in soffitta' di Darkrose86 e valutato da iaia86. Vincitrice del 'Premio Giuria']
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Reira Serizawa, Shinichi Okazaki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Se si potesse tornare indietro nel tempo, probabilmente non si saprebbe quale momento catturare: è forse stato un gesto, un'azione o forse un atteggiamento, a cambiare il corso dell'intera esistenza?

È incredibile come certe cose si diano per scontato, di solito sono quelle più semplici – quelle che appaiono sotto i nostri occhi, per intenderci.






Le ragioni del cuore sono infinite.






 






I.


In cerca di una ragione









Era stato così, in una fredda e buia giornata invernale, che Reira Serizawa scoprì quanto potesse essere imprevedibile il destino: non riusciva a distogliere lo sguardo dalla riga blu, erano passati almeno dieci minuti ma di fronte al test di gravidanza si sentiva allibita, oltre che impotente.

Si guardò allo specchio: il suo volto era un misto di emozioni, sensazioni, sentimenti... ogni aggettivo le sembrava riduttivo per poter descrivere con precisione ciò che provava.


Cosa avrebbe fatto d'ora in avanti?

Non l'aveva sfiorata nemmeno per un attimo il pensiero di dover rinunciare a quel piccolo miracolo; Reira sentiva che rifiutando ciò che evidentemente le era stato donato avrebbe commesso un grosso sbaglio e lo avrebbe pagato tutta la vita.

Forse l'avrebbero criticata in molti, tuttavia nessuno dei molti avrebbe mai saputo come ci si sentiva davvero quando si acquistava la consapevolezza di avere in grembo una parte di sé.

Nessuno avrebbe mai potuto capire la gioia che provava in quel momento: le mani si avvicinarono al ventre, tremanti; senza nemmeno accorgersene, il volto iniziò ad inumidirsi. Lacrime di gioia e di dolore, per la felicità, certo, ma anche per la presa di coscienza del fatto che si sarebbe ritrovata sola.

Sapeva bene di chi era quel bambino, nemmeno per un momento pensò che fosse di Takumi: poco dopo la morte di Ren, Reira aveva deciso di chiudere definitivamente quella scabrosa relazione; Nana avrebbe partorito a breve, bastava vederli insieme per rendersi conto del fatto che il ruolo della sfascia famiglie non le si confaceva.

Tuttavia Nana aveva già capito tutto, non c'era stato bisogno di “far finta che non fosse successo nulla”; in fondo, Reira la ammirava: perdonare a Takumi ogni tradimento non doveva essere un'impresa così facile, il suo orgoglio ne usciva sicuramente rovinato.

Lei non sarebbe mai stata in grado di sopportare un trattamento simile: da dèa del Rock qual era necessitava dei suoi spazi e delle sue libertà... E, al contempo, aveva bisogno di sentirsi amata e protetta. Forse era egoista, giusto un po'.

Si sfiorò il ventre, sotto la candida veste di lino c'era un feto che lei si ostinava già a chiamare bambino. Qualche giorno prima aveva chiamato Takumi, gli aveva raccontato tutto; non c'era stato bisogno di addurre scuse o giustificazioni, era successo e basta.


«Non credo che... insomma, hai capito.»

Dall'altro capo del telefono si sentì solamente il mugugno disinteressato di Takumi.

«Ho capito. Non è affar mio, quindi.»

Per un momento Reira rimase sospesa tra realtà ed immaginazione, era in bilico sul filo di un rasoio: per lui era solo un fastidio, nulla più. Chinò lentamente il capo, una lacrima zampillò dalle sue lunghe ciglia.

«No. Non è affar tuo.»



Una settimana dopo, a casa di Reira;





Insomma, ciò che era successo tra lei e Takumi risaliva grossomodo a quindici giorni prima – giorno più, giorno meno –, le probabilità che quel figlio fosse suo erano statisticamente improbabili. A quel punto, non le rimaneva altro che rivolgersi a Shin.

Ma davvero voleva farlo?

Quel che doveva capire era che Shin non poteva essere il suo principe, glielo aveva detto qualche mese prima; nei giorni a seguire prese in mano il ricevitore più e più volte, camminò avanti ed indietro, compose persino il suo numero ma non riuscì mai a completarlo del tutto.

Se lo avesse saputo, Shin sarebbe corso da lei – non avrebbe avuto il coraggio di mettere da parte le sue responsabilità, di certo non era Takumi – e della loro promessa... cosa ne sarebbe stato?

Reira avrebbe dovuto aspettarlo dall'alto della sua torre, forse per due, tre, quattro o più anni ma, in ogni caso, Shin un giorno sarebbe venuto a prenderla, come uno spavaldo cavaliere.


Non se ne erano ancora resi conto ma non tutti i legami sfidavano le distanze. Nana e Ren erano stati l'eccezione alla regola: amarsi incondizionatamente come loro da un punto di vista oculare sarebbe stato più utopico che reale.

Non bastava amarsi, alcune volte.

Reira aveva afferrato carta e penna, le lacrime avevano smesso di scenderle copiosamente sul volto: improvvisamente sentì nascere dentro di lei una forza immensa, forse era quel che chiamavano solitamente “istinto materno”.

Prese la lettera tra le mani, lesse frettolosamente le parole e le parve di guardarsi allo specchio attraverso quelle frasi.







Ho sempre amato le lettere: sono una forma di comunicazione con il mondo e, allo stesso tempo, con se stessi.

La lettera è l'amica silenziosa che ti ascolta, talvolta sembra essere l'unica in grado di comprenderti... E' come riflettersi allo specchio, nulla più.

Sostanzialmente questa lettera nasce per te, bambino mio.

Perché tu non abbia mai bisogno di un foglio di carta ed una penna per sfogarti – per quanto bello, talvolta è anche triste –, ma di una persona.

Forse, un giorno troverò il coraggio di farti avere questa lunga lettera...

Non sono mai stata una persona coraggiosa e mai lo sarò.

Solo di una cosa sono convinta: ti voglio bene.

Un bene infinito, pur senza averti visto so già che non riuscirò a fare a meno di te. Il nostro è un legame indivisibile, ancor prima di conoscerci sappiamo già di non poter vivere l'uno senza l'altro.

Sarai il mio nutrimento.

Sarai la mia ragione.

Sarai la mia forza.

Sarai le mie ossa.

Ed io, sarò altrettanto per te.


La mamma.”









Cosa ne avrebbe fatto, a quel punto?

Reira prese la lettera, la mise in una busta e si guardò attorno. Non era il caso di lasciare tracce in giro, tanto valeva nasconderla. Ricordò la vecchia soffitta di famiglia, avrebbe potuto metterla in un bauletto oppure infilarla tra i vecchi libri. In ogni caso il suo bambino, presto o tardi, avrebbe scoperto la verità.

Piangerai tanto, piangerai.

Bisbigliò sottovoce tra sé e sé, sapendo già che la verità non si poteva nascondere – fu in quel momento che prese la decisione più dolorosa, fu quello l'attimo che stravolse la sua vita.


«Ricorda che ti amo. Ed è solo questo il motivo per il quale lo sto facendo...»

Soffocò un gemito di dolore, poi prese il cellulare. Sul display comparve il numero di Takumi, non sapeva con quale coraggio gli avrebbe chiesto una cosa del genere ma lo stava facendo per lui, il suo bambino.



«Takumi...», la voce strozzata, le dita che arricciavano nervosamente un paio di boccoli,

«... Ricordamelo ogni volta che lo dimenticherò: quello che ti sto per chiedere è sbagliato. È perché lo amo troppo.»

Cadde a terra esanime, le ginocchia le sembrarono improvvisamente mollicce; Takumi sospirò per un secondo che le parve infinito, dopodiché borbottò con il solito tono burbero: «Reira, cosa vai blaterando a quest'ora?!»

«Si chiama amore, Takumi. Non lasciarmi essere egoista, per una volta.»










Prima di due parti ^^.

Questa storia si è classificata quarta al contest “Un segreto in soffitta” di Darkrose86 e valutata da iaia86. In più, vincitrice del “Premio Giuria” (grazie mille ç_ç).

Risultati: qui.


Alcune note per la comprensione della storia:


Anzitutto, questa storia si svolge post-morte di Ren; Reira è rimasta incinta, sì, ma è sicura che il padre sia Shin (stando ai fatti del manga, ci sta). Questa storia nasce fondamentalmente da una mia teoria sul mistero che sembra regnare sovrano nel manga: a mio parere Reira è rimasta incinta di un bambino (lo stesso bambino, "Ren", che vediamo negli ultimi capitoli del manga), è straordinariamente somigliante a Shin. Ora, sempre in my opinion beninteso, non può essere figlio di Hachi e Takumi, non mi portano le date: allora, Reira avrebbe potuto affidarlo alle cure dei due, non essendo in grado essa stessa di provvedere alle esigenze del futuro nascituro? 


Grazie in anticipo a chi leggerà, al prossimo ed ultimo capitolo :D.


Kiki.

   
 
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