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Autore: Kuruccha    21/04/2011    5 recensioni
Un casco vuoto. Il travestimento di un uomo già morto.
[Suzaku centric, post-finale]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kururugi Suzaku, Nunnaly Lamperouge
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maschera
Capitolo unico



Udì uno scatto meccanico, appena percettibile, proveniente dal retro della sua testa; poi, un risucchio d’aria. I capelli gli si sollevarono appena sulla nuca, riprendendo immediatamente quella piega ondulata che ancora ostinatamente non si arrendeva, nonostante i mesi infiniti di sottomissione al peso della maschera.
Premette l’indice e il pollice sulla visiera del casco, stringendo la dura plastica sotto i polpastrelli, come ad annullare le sottili venature che li percorrevano; come a volersi appiccicare del tutto a quel travestimento artificiale, a spegnere il calore delle dita cedendolo a quella rigida e fredda resina morta.
Attraverso la visiera oscurata osservò il proprio palmo, immobile davanti agli occhi. Era diventata la mano di un uomo qualunque, indistinguibile da quella di chiunque altro; tutti i calli che raccontavano del suo passato di soldato erano ormai scomparsi.
Strinse le palpebre, come a scacciare quel ricordo, risvegliato dalla mancata successione delle solite azioni, da quel suo aver tolto il guanto prima del casco; memorizzò quella mancanza, concentrandosi sulla necessità che quell’errore non si ripetesse; che niente, inavvertitamente, andasse a risvegliare quell’identità sopita, quella coscienza da cavaliere sepolto, quell’io che ancora tornava a galla, talvolta, per quanto tentasse di soffocarlo.
Si spinse la maschera addosso al viso, premendola sugli zigomi, rabbiosamente.
Irrigidì le dita, e la presa si fece meno salda; la maschera, sganciata, cadde. L'afferrò al volo, forte di quei prodigiosi riflessi che ancora erano attivi, che quasi agivano contro la sua volontà. Fissò quella visiera vuota per un secondo. Prima di essere nuovamente sopraffatto dai ricordi, la posò a terra, voltata dall'altra parte.
Si accasciò sulla brandina della sua cabina, il respiro caldo che collideva contro la stoffa nera a coprirgli metà del viso, rendendola rovente contro le guance. Posò le mani sul volto, i polpastrelli a spingere gli occhi nelle loro orbite, la pelle ancora bollente. Espirò, abbassando il lembo scuro, e inspirò piano l'aria immobile della stanza.
Udì un paio di colpi leggeri alla porta; non fece nemmeno in tempo a chiedersi chi fosse.
 - Zero, sei lì? Posso entrare?
Il suo sguardo si sollevò dal pavimento, correndo subito alla maschera posata poco distante. Si sporse e l'afferrò, pur sapendo che non gli sarebbe servita.
 - Entra pure - disse semplicemente, soppesando il casco con le mani.
Lo shoji scivolò lungo la sua corsia - la porta scorrevole, non lo shoji, si corresse mentalmente - e la sedia a rotelle si spostò silenziosa sul caldo pavimento di legno della cabina, trasformato dal freddo acciaio della nave da guerra che precedentemente era.
Incrociò lo sguardo di Nunnaly, quegli occhi che finalmente potevano vedere di nuovo; sembrava serena.
 - Ti ho portato la cena... Zero.
 - Sa bene che non dovrebbe muoversi senza scorta, Governatrice Nunnally - le rispose semplicemente, alzandosi in piedi e andando a chiudere la porta scorrevole. Lei lo seguì con lo sguardo.
 - Ti ringrazio - aggiunse, afferrando il vassoio che la ragazza - donna, ormai, si ripetè - stringeva tra le mani.
Nunnaly gli sorrise ancora, cercandone gli occhi.
 - E' bello rivederti, ogni tanto - gli disse, inclinando leggermente di lato la testa già rivolta verso l'alto.
Il ragazzo posò il vassoio sul letto, vicino alla maschera abbandonata poco prima; si sedette a terra, sempre inseguito da quelle instancabili pupille finalmente funzionanti.
Com'era, tornare a vedere il mondo coi propri occhi?
 - Anch'io sono contento di incontrarti di nuovo, Nunnally. L'ultimo incontro che abbiamo avuto risale a... dieci mesi fa, alla firma del Patto di Alleanza con le grandi potenze dello Euro Universe, no?
Nunnally si fece nuovamente seria.
 - No, risale a molto prima di allora.
Si sporse ad afferrargli la mano, l'unica ancora coperta dal guanto, e la prese tra le sue.
 - Sai.. - cominciò, stringendogli lievemente il polso, avvertendo il pulsare del sangue nelle vene del ragazzo, - Quel panino l'ha fatto la signorina Cecile. Ricorda di mangiarlo molto lentamente.
Sorrise lievemente, ricordando - con lo stomaco più che col cervello - le scarsissime abilità culinarie della collega. Sentì risuonare nella testa la voce canzonatoria del Conte Lloyd; avvertì il bruciore dei morsi di Arthur, nel punto in cui Nunnally gli accarezzava la pelle.
Arthur. Euphie. Euphie....
Strinse ancora le palpebre; da rosa accecante, tutto diventò nero. La testa gli si svuotò.
Avvertì la presa sul suo polso farsi più ferma, mentre la ragazza cercava di scendere dalla sedia tenendolo come sostegno. Sapeva bene che lui non l'avrebbe lasciata cadere, in nessun caso.
Le porse anche l'altra mano; la sedia scivolò indietro sulle ruote, liberata dal peso che la teneva immobile.
 - Anche il Conte Lloyd sta bene. La sua ricerca di un nuovo pilota per il Lancelot non ha ancora avuto un buon esito, a quanto pare - aggiunse, armeggiando con il gancio che teneva chiuso il mantello di Zero, - e così sta facendo impazzire sia la Signorina Cecile che Nina.
Nina. L'istituto Ashford. La Fleja. Venti milioni di persone...
Strinse gli occhi ancora più forte.
Nunnally sganciò il mantello, facendolo scivolare via dalle spalle del ragazzo.
 - Milly ha detto che anche Arthur è tornato all'istituto Ashford - spiegò, sciogliendo il nodo del fazzoletto bianco legato attorno al suo collo. - E' un po' dimagrito, ma è sano e salvo.
I giorni a scuola. La presidentessa, Rivalz, Shirley, Nina, Kallen, Lelouch...
Lelouch...

Serrò gli occhi, ancora e ancora, ma i ricordi non ne volevano sapere di andar via.
 - Suzaku -
Un vortice di ricordi lo travolse, nell'udire che quel nome che aveva cercato di seppellire nella terra finalmente pacifica del Giappone - Giappone, non più Area 11, Giappone - insieme al proprio cadavere, alle foto degli amici, alle memorie dei tempi dell'Istituto Ashford e al proprio odio per se stesso - e quest'ultimo ancora sopravviveva, e si era portato dietro tutto il resto.
E così, dopo lungo tempo, in meno di un secondo - con una frase, un nome, un solo nome - era tornato ad essere un uomo nei panni di un altro uomo; non più Zero, non più lui.
I suoi occhi si riaccesero.
 - Suzaku, sono felice di incontrarti di nuovo - disse semplicemente Nunnally.
Avvertì i polpastrelli freddi della ragazza percorrergli la guancia, e la sua mente corse subito a quello stesso gesto caldo e insanguinato, indelebile; gli occhi gli si riempirono di lacrime - ancora, come ogni volta.
 - Sono felice di vederti di nuovo. Suzaku... - continuò, passando le dita su quella pelle bollente, a cancellare le poche gocce cadute.
Il ragazzo affondò il viso nell'incavo del collo di Nunnally, stringendo tra le dita finalmente nude il vestito che copriva quell'esile schiena; gli parve di non poter più fermare la disperazione che continuava a fluire.
Sentì le mani di Nunnally percorrergli la schiena, arrivando fino alla nuca; ne percepì distintamente le dita, intrecciate tra i capelli. Senza un motivo preciso, gli sembrò che il suo pianto potesse aumentare ancora e ancora, e non esaurirsi mai.
 - ...Suzaku, posa questa maschera, per stanotte.
Le mani strinsero ancor più la presa sulla schiena di Nunnally. Singhiozzò.
In quella dolce culla, fradicia e calda, Suzaku annuì.

Com'era, tornare a vedere il mondo coi propri occhi?





*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
21.04.2011
E tutto nacque dalle ultime parole di Lelouch.
Non ho spiegazioni da dare; su Code Geass - e su praticamente ogni singolo personaggio di questo anime - ho lasciato il cuore per la seconda volta. Vi dirò: non sono particolarmente affezionata al Suzaku/Nunnally come pairing, ma non ho potuto fare a meno di pensare al rapporto - non necessariamente amoroso, appunto - che potrebbe instaurarsi tra loro due nel post-finale. Però, per l'appunto... immagino che questa one-shot si possa leggere anche in chiave romantica, anche se non era certo quella l'intenzione principale. (XD)
Tornerò. Credo.
Kuruccha
   
 
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