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Autore: Martin Eden    21/04/2011    0 recensioni
Ciao a tutti!! Sono nuova in questo sito ma ormai scrivo da anni e ho sempre avuto la curiosità di sapere che ne avrebbero pensato dei lettori esterni. Questa è la prima di una lunga serie... :))
Da sempre appassionata di Signore degli anelli e simili, vi regalo una storia che parla di tante cose: di guerra...di avventura....e di amore! Ovviamente con i nostri beniamini...che si ritroveranno loro malgrado a combattere fianco a fianco con un singolare personaggio, di cui nemmeno sapevano l'esistenza.Leggete e divertitevi!! Commenti, messaggi e recensioni sono ben accetti. Grazie!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Compagni di Sventura'
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6 - Uniti



Quando Legolas si svegliò, la mattina seguente, il letto accanto al suo era vuoto: Lilian doveva essersi svegliata prima di lui, uscendo senza farsi sentire da anima viva. Nessuno a parte lui l'aveva vista più dall'incontro con i signori di Lòrien.
La mattina sembrava favorevole ai lunghi viaggi: la Compagnia si apprestava a ripartire per le cascate di Rauros, e poi dritti fino a Mordor.
Gli elfi di Celeborn avevano preparato tre barche per l'attraversata del fiume: A- ragorn si era già posizionato in una di esse.
Poco prima Dama Galadriel aveva fatto loro doni utili per il viaggio: a Sam corda elfica, agli altri due hobbit due pugnali lucenti e a Frodo una fiala di acqua lucente. Ai due uomini solo consigli; al nano, ormai abbagliato dalla bellezza della Dama, tre ciocche dei suoi capelli luminosi e uno sguardo pieno di tenerezza.
Legolas aveva ricevuto un arco più grande di quello di Bosco Atro, ma più ma-neggievole, accompagnato da una faretra finalmente piena di frecce:
- Questa credo sia giusto darlo alla tua compagna di avventure..- gli aveva detto poi Galadriel porgendogli un'asta - Dagliela tu, ormai di te si fida abbastanza. E' per tutto il bene che, spero, ha regalato alla vostra Compagnia.- e si era allontanata subito.
Celeborn provvide a donare a tutti mantelli elfici, in grado di proteggerli da occhi indiscreti, prima che Aragorn e gli altri si sistemassero sulle barche.
Boromir, Merry e Pipino si erano sistemati nella prima, Aragorn, Frodo e Sam nella seconda; Legolas fu obbligato a restare solo con Gimli nella terza. Lilian non si vedeva ancora, nè sulle rive di Lòrien, nè sugli alberi.
- Credi che verrà?- chiese timidamente al nano.
- Non lo so, capire quella ragazza è a dir poco impossibile. Non ti consiglio di tentare..-
Le barche iniziavano a muoversi, Aragorn aveva già preso il largo.
Ecco, cominciava un altro viaggio: le provviste non mancavano, gli elfi di Lòrien avevano riempito i sacchi della Compagnia con preziosissimo lembas, il loro pan di via. Ma era qualcos'altro a mancare...
- Ehi, voi, fermatevi immediatamente!!- rieccheggiò un urlo nell'aria mattutina.
Le barche ondeggiarono sull'acqua del fiume, mentre tutti si giravano per vedere chi gridava come un pazzo; anche gli elfi di Lòrien parevano sorpresi di tutto quel chiasso.
Legolas smise di remare, e si guardò attorno puntellandosi ai bordi della barca: meno male che lo fece! Poco dopo un'ombra gli piombò addosso, facendo oscilla-re pericolosamente la barca fino a farla quasi capovolgere: era arrivata l'assente.
- Altre due braccia e non vi avrei più raggiunto.- bofonchiò Lilian mentre si siste-mava comodamente nel posto vuoto fra Legolas e Gimli.
- E tu hai mai pensato di essere in ritardo?- le chiese il nano senza voltarsi a guardarla.
- Sì, che ci ho pensato, ma ero...occupata.-
- A far cosa di così importante?-
Una pesante mano si abbattè sul capo di Gimli:
- Fatti gli affaracci tuoi!!- gli gridò nelle orecchie Lilian, mentre Legolas riprende-va a remare.
La verità era che la ragazza aveva perso tempo a pensare e ripensare: qualcosa le diceva che il suo amico elfo non le aveva mentito riguardo all'aiutarla e all'aiutare la sua gente.
Ma aveva veramente detto la verità? Era questo il problema: non era possibile. Che lui, un elfo..! Non aveva chiuso occhio per tutta la notte a causa di questo.
- Lilian, dopotutto Gimli ha ragione: dov'eri finita, ancora un po' e ti avremmo lasciato a Lòrien!- le disse Legolas dopo qualche minuto.
La ragazza non rispose:
- Lilian? Mi ascolti?- ripetè la domanda abbassando lo sguardo. Lilian giaceva im-mobile sulla sua spalla, rendendogli più difficile remare.
- Lilian, che cosa...?- non terminò la frase: ora la sentiva chiaramente ronfare.
(oh non adesso!!!)
La barca stava rimanendo indietro rispetto alle altre: prese a remare con più voga, e come me-glio poteva.
- Gimli,- sussurrò al nano- Gimli, non potresti aiutarmi? Stiamo perdendo gli al-tri, e non voglio svegliarla! L'appoggieresti da un'altra parte? Non riesco a muovermi..!-
- Non mi hanno mandato con voi solo per fare da balia a una ragazza.-
- Gimli, ti prego!! Nei guai poi ci andrò io!-
Il nano si girò controvoglia, e pian piano levò Lilian dalla spalla di Legolas, appoggiandogliela sulle gambe:
- Ecco, accontentati..- disse voltandosi di nuovo a guardare il fiume scorrere lento sotto di lui.
- Scusa la domanda, ma ti sembra di averla SPOSTATA?!- lo richiamò subito Legolas.
- Hai detto tu che non bisogna svegliarla...e io non voglio rischiare di farlo. E poi mi sembra che stia dormendo su un ottimo e morbido giaciglio, e non farebbe di certo cambio con il fondo duro della barca...o sbaglio?-
L’elfo non capì mai se stesse facendo apposta per irritarlo o avesse semplicemente la testa da un’altra parte, e non avesse voglia di occuparla con altri pensieri nemmeno per un secondo: da quando aveva incontrato Galadriel, Gimli non sembrava voler smettere di riempirsi gli occhi della sua luce. Persino adesso, che non poteva vederla di persona, preferiva di gran lunga ricordarla che aiutare un compagno in difficoltà!
- Se non avessi le mani e le gambe occupate, solo i Valar (=dèi) sanno cosa ti farei, Gimli!- lo rimbeccò Legolas.
- Risparmiati, allora...tanto non puoi muoverti da lì.-
Verso metà pomeriggio la Compagnia aveva già percorso parecchie miglia, e il sole iniziava a scendere lentamente; Lilian non dava segno di svegliarsi.
Tra gli alberi, tuttavia, regnava una calma alquanto inquietante: le sponde del fiume erano silenziose ed immobili come tanti fantasmi addormentati.
Giungeva da lontano la voce roca di una cornacchia; nient'altro turbava la quiete della sera.
Ma qualcosa c'era, in mezzo agli alberi: persino gli elfi di Lòrien avevano messo in guardia la Compagnia contro le strane creature che vagavano da poco tempo in quelle terre. Erano bestie grandi il doppio degli orchi, più potenti e veloci, più feroci persino dei goblin che abitavano a Mordor tempo addietro.
Sembrava, secondo le vedette elfiche, che portassero la mano bianca di Saru-man, il mago traditore, su elmi e scudi.
Legolas si era già accorto dei loro spostamenti da più di un'ora: erano in molti, e sembrava che li stessero seguendo instancabilmente da Lòrien.
L'elfo aveva preferito non parlare, limitarsi a fissare il fiume scorrere davanti a lui come un enorme serpente argentato: ma non per questo si sentiva tranquillo.
Poco prima che Aragorn desse l'alt per accamparsi, chiuse gli occhi per cercare di evitare i terribili pensieri; ma Lilian scelse proprio quel momento per svegliarsi, anzi, per svegliarsi di soprassalto.
Prima che potesse anche rendersi conto di che cosa l'aveva destata, la sua testa sbattè contro la fronte di Legolas, facendolo sobbalzare:
- Ahi, che cosa succede??- chiese la ragazza massaggiandosi il punto colpito.
- Non pensi che questa domanda dovrei fartela io?- ribattè Legolas mentre si ap- prestava ad attraccare.
- Mi dispiace, non mi sono nemmeno accorta di te..-
- Molto confortante..- concluse l'elfo scendendo dalla barca con alcuni fagotti, tenendosi la fron-te. Aragorn lo notò mentre stordito barcollava senza meta tra i bagagli:
- Che ti è successo?- colse l’occasione di chiedere appena scorse il livido dell’elfo.
- Oh niente.. Lilian ha semplicemente voluto ricordarmi che non mi devo distrarre prima di trova-re un riparo per le barche. Ora, se vuoi scusarmi, vado a cercare qualcosa di fresco, prima che mi accada qualcosa di peggio... Con permesso.- e se ne andò.
Lilian scese dall'imbarcazione guardandosi attorno: anche se la spiaggetta dove si erano accam-pati sembrava abbastanza riparata, lei non si sentiva sicura, affatto.
Si avvicinò al fuoco acceso da Aragorn, e sgranocchiò un pezzo di lembas con gli occhi persi nel vuoto del crepuscolo. Legolas le si avvicinò poco dopo, massaggiandosi la fronte con un fazzolet-to bagnato:
- Mi dispiace di averti fatto male..- gli sussurrò lei.
- Non ti preoccupare, è niente in confronto a quello che ci può capitare qui intorno..- la sua voce era straordinariamente calma, nonostante il dolore che doveva provare, per quella terribile botta.
Lilian lo studiò mentre si passava il fazzoletto bagnato sul punto colpito e si vergognò tanto del suo comportamento che si sentì obbligata a offrirgli un aiuto, se mai le avesse rivolto ancora la parola:
- Posso...fare qualcosa?- domandò, titubante.
- Lascia stare. Faccio da me..- si sforzava di essere gentile, lui, ma non poteva ingannare Lilian.
- Aspetta, fammi vedere.- ne sapeva qualcosa, la ragazza, di arte medicinale, e si era convinta che quella sera doveva metterla in pratica con la fronte di Legolas.
Il quale, però, non sembrava altrettanto persuaso:
- Che vuoi fare?- fece in tempo a dire, prima che Lilian lo costringesse a guardarla, scoprisse il suo livido e cominciasse a tamponarlo meglio di prima. Più dolcemente.
Legolas avrebbe voluto spostarsi, allontanarsi, ma gli occhi di lei lo tenevano lì, inchiodato al suo posto, lo fissavano e vi si leggeva la sincera preoccupazione di una ragazza per un suo amico:
- Mi dispiace davvero, Legolas..- mormorò, un po’ afflitta.
- Cos’è che ti tormenta, Lilian? Non me la sono presa, non ce l’ho affatto con te...sei..va tutto bene..non..-
Oh dèi, perchè lei ci sapeva così dannatamente fare e lui no? Stava facendoci una pessima figu-ra!
- Ahi!- esclamò poi l’elfo, ad un tratto, scattando all’indietro: non sapeva più nemmeno lui se era vero dolore o una scusa qualunque per staccarsi da lei..prima che qualcuno che lui conosceva fin troppo bene potesse sparlare di quella situazione.
Lilian lo guardò sorpresa, poi un po’ più triste
(oh no! che diamine sto facendo??!! lilian ti prego non te la prendere tu non c’entri!)
- Perdonami..- si scusò lei- a quanto pare non so fare nemmeno ad aiutarti...così ti faccio solo più male... Forse... Aspetta, stai fermo.-
Gli si avvicinò con la leggerezza di un gatto dagli occhi di un blu immenso, e prima che Legolas potesse capire le sue intenzioni lei gli prese il viso fra le mani e soffiò dolcemente sul livido che aveva sulla fronte.
- Va meglio?- chiese poi.
Le dita di lei toccarono inavvertitamente le orecchie sensibili dell’elfo e per Legolas fu il caos: un turbine di emozioni, sensazioni, paura e indecisione lo sommerse del tutto, come un’onda che di infrange sulla spiaggia.
Non aveva mai provato una cosa del genere. Ne fu sorpreso e spaventato, non potè resistere: tolse le mani di Lilian dalle sue orecchie il più in fretta possibile, allontanandole.
Doveva avere una faccia terribile, perchè Lilian lo squadrò con uno sguardo indagatore:
- Legolas...cos’hai? Stai bene?-
Solo allora l’elfo si accorse che le mani della ragazza erano ancora fra le sue, o meglio, strette tra le sue, come se lui non volesse lasciarle andare: le liberò con un gesto scattoso, imbarazzato.
- Sì..sto bene..credo.- ma in verità non sapeva più nulla-..ti devo però chiedere di..-
- Ti ho fatto male?- domandò ingenuamente Lilian, con quei suoi occhi di ragazza, senza macchia e senza paura.
- NO! Non è quello! E’ che...- e si fermò, perchè Aragorn l’aveva chiamato dall’altra parte del campo e aveva bisogno di lui, perchè ora poteva togliersi d’impiccio senza peggiorare la situazio-ne.
E’ che aveva sentito qualcosa, qualcosa di strano, di dolce, di grande, prima, le sue orecchie l’avevano avvertito di una cosa: ma non riusciva a ricordarsi cosa fosse, forse non l’aveva mai saputo.
Grazie ad Aragorn, ad un sorriso e un saluto frettoloso, Legolas potè avere tutto il tempo per recuperare la calma, sbollire il rossore che gli era salito alle gote e raggiungere comodamente Lilian più tardi, a cena.
Quando lo vide arrivare, lei non tentò di avvicinarlo, se ne stette al suo posto, pensierosa: troppo pensierosa.
- Che c’è?- volle sapere Legolas, sedendole accanto.
- Ho sentito...oggi ho sentito qualcuno avvicinarsi. Non hai sentito anche tu i passi di quelle stra-ne creature? Quelle che ci inseguivano quando eravamo sul fiume?-
- Sì..- confessò Legolas, ricordando le brutte sensazione che l’avevano assalito durante il viag-gio sulle barche- e spero vivamente che abbiano cambiato strada..-
- Io spero solo che non ci colgano impreparati..-
- Non penso proprio.. A proposito, questa è per te.-
Le porse l'asta che gli aveva dato Galadriel, che aveva tenuto nascosta nel mantello lì accanto fino a quel momento:
- Dopo che hai perso la tua, credo ti sarà utile.-
Lilian afferrò l'arma come se fosse di vetro; la girò e la rigirò fra le mani, splen-deva di un chiarore pallidissimo.
- Dove...?- cominciò.
- Non me lo chiedere; non potrei dirtelo...-
Silenzio. Imbarazzante silenzio.
- Per prima...volevo dirti che non volevo..- si scusò ancora Lilian, sbirciando l’espressione del compagno.
Ed era così triste vederla così, insicura, spaurita, che Legolas non potè più trattenersi: la prese per le spalle e la costrinse a guardarlo:
- Non è successo niente.- le disse nel modo più convincente possibile- Non mi hai fatto nè male nè altro. Non ti preoccupare per me, chiaro? Siamo amici o no?-
- Sì...spero..-
- Non “spero”. Sì. E basta. D’accordo?-
-...d’accordo.- Lilian gli sorrise grata: ed era così bella, quando sorrideva...Legolas potè solo am-mirarla, certo che quella meraviglia della Terra-di-Mezzo fosse per pochi, e per lui fra di essi.
Dopo cena si coricarono; il primo turno di guardia spettava a Gimli, ma tutti in un certo senso rimasero all'erta, nonostante la notte si presentasse più tranquil-la delle altre.

  
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