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Autore: Styll    23/04/2011    1 recensioni
Kheiyw. La giovane recluta dei Cacciatori, cresciuta secondo il credo del Sole, lottando contro gli assassini dalla nascita. La mezzosangue, la bastarda, il Supremo Cacciatore. La ragazza impazzita dal dolore e dalla paura.
La veloce cronaca della fine. La fine del Cacciatore.
[Personaggio tratto dal GDR "Nel Mondo Emerso - Al di Là dell'Ignoto]
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fa freddo, ma il sole splende nel cielo. Il vento sta soffiando, pizzicandola con minuscoli oggetti pungenti. Davanti lei, la steppa desolata, puntigliata da miriadi di briciole nere che risplendono alla pallida luce del pomeriggio.

Il tempo passa, veloce, le nuvole solcano il cielo, passa un temporale, piove, ma dopo torna il sereno, e il sole è sempre là; più basso, ma è sempre là.

È già il tramonto, e un alone bianco pervade il basso orizzonte, passando poi al giallo, all'ocra, all'arancio, sino ad un finale lampo verde smeraldo, prima che l'astro scompaia dietro il cielo.

Arriva la notte, le stelle cominciano ad apparire nel cielo, ora blu scuro; la luna è sulla sua testa, e avanza, verso ovest, tramontando come il sole.

Vorrebbe guardarsi intorno, ma non può. Non ha occhi per vedere, non ha una testa da girare, non ha un corpo per restare in piedi. Non ha mani da guardare, ne gola per urlare. Non ha nemmeno un cervello, per pensare.

Non ha paura.

Non può provarne.

Non prova emozioni, ne sentimenti.

Pure quello spettacolo, la lascia impassibile.

Poi, la sua vista si riduce, fino a concentrarsi - in un unico spiraglio di luce - sulla luna, bianca e luminosa.

Poi pure quello sfuma, lasciandole solo il nero.

Un cupo nero.

Se potesse, avrebbe paura.

 

Kheiyw aprì gli occhi di scatto, ma non urlò; non ce n'era bisogno, non v'era ragione, se non quella di far accorrere ancora una volta quella gente, quella che una volta considerava la sua famiglia, quelle stesse persone che ora la credevano pazza.

Si alzò dal letto, o meglio, scivolò sul pavimento; rimase così seduta sulle assi di legno fredde, la schiena appoggiata.

Si mise su due piedi; si avvicinò a quel quadratino di vetro e metallo.

Gli specchi sono roba da ricchi, cose che la gente comune non ha. Lei lo aveva. L'aveva comprato dopo quel giorno, dopo la morte del ragazzo; non per vanità, ne per pensare ad altro: voleva vedersi scomparire lentamente; voleva vedersi mangiata dal dolore.

Lo prese in mano e lo alzò: eccola, gli occhi cerchiati e il volto stanco. Non erano rughe, quelle? Rise. A vent'anni, già il viso di una vecchia. Si passò la mano libera sugli zigomi rialzati, sul naso schiacciato e gli occhi piccoli. Una bastarda. Ecco cos'era. Ecco cosa è sempre stata.

"in fondo, l'hai sempre saputo." pensò. "in fondo, ti sei sempre considerata così: uno scherzo di natura, un crudele scherzo di natura."

Poggiò il vetro e rimase immobile, in questo modo, come ogni notte dopo il sogno.

"è sempre uguale, sempre."

"Ti ricordi la prima volta che è arrivato, Kheiyw? Eri in missione; quella maledetta missione con quel ragazzo dannato, si, non era altro che un ragazzo."

"e tu non eri altro che una bambina." Aggiunse dopo un pò.

Passò una seconda volta le mani sul viso pallido e stanco.

"che mi rimane, ora, di quei tempi? Solo questo sogno, questo dolore, questo senso di sconfitta e mancato appagamento."

Tornò sul letto, sedendosi; le gambe magre facevano capolino scarne dalla veste che le avevano dato, così simile a quella casacca che le mettevano quando veniva portata in infermeria, dopo una ferita grave.

Sospirò, portando le ginocchia al petto e iniziando a tremare.

"è così, ogni notte, e lo sai. Sarà sempre così, non sembra voler finire."

Si guardò il braccio destro, screziato di puntini rossi.

"E ora...la fine è vicina."

Sorrise.

"Anche per te."

 

 

Kheiyw urlò, urlò ancora e ancora, mentre le mani forti degli addetti alla sua stanza maledetta la tenevano saldamente ancorata al letto; pianse, e non se ne vergognò: semplicemente sembrava non voler provare altro che quella paura, quel dolore che ora la animavano, notte e giorno.

Una puntura, all'altezza del collo.

Tutto si fece buio, e lei perse i sensi.

Colse solo una frase, prima di piombare nell'oblio.

<< è Febbre Rossa.>>

 

 

Era sveglia già da un pò, ma aveva ancora gli occhi chiusi.

Non voleva aprirli; perchè avrebbe dovuto? Fuori dal suo buio c'era il mondo, e il mondo le si era rivoltato contro; il mondo la repudiava e allontanava, e lo faceva da quando il ragazzo era morto.

"Lì fuori non fa più per te, Kheiyw. Là fuori non c'è più nessuno che ti vuole."

"Ma...qua dentro c'è la paura, c'è il dolore...qua dentro c'è il sogno..."

"Ma se esci fuori, dolore e paura non faranno che crescere; e ogni notte, il sogno verrà da te."

Iniziò a tremare, mentre il delirio portato dalla febbre si faceva sempre più terribile, insopportabile.

"non voglio aprire gli occhi; non voglio vedere questo male; niente più dolore, non voglio più dover provare questo dolore!"

 

 

La vita si ridusse ad un semplice susseguirsi si giorni e notti passati nel buio del palco dietro le palpebre della ragazza; il ritmo della vita era scandito dalle punture che le facevano di giorno e i sogni che la facevano tremare di notte.

"Alzati e prendi lo specchio; ti piaceva tanto, prima, vederti divorata dalla pena!"

Ma ha troppa paura.

Anche per quello.

 

 

Fa freddo, ma come ogni notte il sole splende nel cielo. Il vento continua a soffiare, pizzicandola con minuscoli oggetti pungenti che si è resa conto essere i residui di un tempo passato, remoto. Davanti lei, la steppa desolata, puntigliata da miriadi di briciole nere che risplendono alla pallida luce del pomeriggio: i frammenti della rocca del Tiranno del tempo di Nihal.

Il tempo passa, veloce, le nuvole solcano il cielo, passa un temporale, piove, ma dopo torna il sereno, e il sole è sempre là; più basso, ma è sempre là.

Una sensazione diversa da quella di ogni notte: un pulsare sordo, nelle orecchie.

è già il tramonto, e un alone bianco pervade il basso orizzonte, passando poi al giallo, all'ocra, all'arancio, sino ad un finale lampo verde smeraldo, prima che l'astro scompaia dietro il cielo.

Arriva la notte, le stelle cominciano ad apparire nel cielo, ora blu scuro; la luna è sulla sua testa, e avanza, verso ovest, tramontando come il sole.

Si guarda intorno, gli occhi brucianti per le schegge di cristallo nero, girando la testa.

Il pulsare si fa più persistente; sembra il rombo del sangue che scorre nelle vene, battendo sulle tempie.

Paura.

Prova paura.

Sorride, ma non sa perchè.

"La paura è arrivata pure qui." Pensa soltanto.

 

 

Questa volta aprì gli occhi, urlando.

Urlò; ancora, ancora, ancora.

Le mani tornarono, costringendola a letto.

Piange, piange, mentre il sangue esce dai suoi occhi al posto delle lacrime, mentre il sapore dolce del ferro le inonda la bocca.

La solita puntura, ma sembra non bastare: non cade nel buio, non c'è l'oblio che l'accoglie; solo nera, cieca paura.

Un secondo pizzicorio, questa volta dall'altro lato del collo.

Il nulla non si fa attendere: è che l'aspetta in fondo al tunnel, le braccia aperte per abbracciarla.

 

 

Il sogno è cambiato, se ne rende conto solo ora.

Adesso, tiene gli occhi sempre aperti, nella paura che ritorni: non li chiude mai, e quando vengono per l'iniezione inizia urlare, come se volessero ucciderla.

"non è forse quello che stanno facendo?"

Il mondo fa paura, ma sempre meno di quello dentro di lei: i mostri, i fantasmi, l'aspettano; ma in quella schiera di morti non c'è mai quello che lei cerca così disperatamente.

 

 

Kheiyw apre gli occhi, piangendo ancora sangue, dopo l'ultimo sogno.

Questa volta era cambiato, ancora: la paura sembrava essersi concretizzata, prendere forma in un essere fluttuante con un lungo mantello nero; sotto il cappuccio, calato sul volto, s'intravedeva un sorriso circondato da guance scheletriche.

Un colpo al cuore; vorrebbe urlare, ma la voce le muore in gola. No, anzi, vuole uscire, ma non trova il coraggio per farlo.

è lì, sospeso pochi centimetri sotto il soffitto. è coricato, di fronte a lei, e tiene una spaventosa ascia in pugno, in un pugno magro e rinsecchito.

Chiude gli occhi, terrorizzata.

"Non li aprirò mai più." Decide, stremata, prima di piombare ancora in fondo al vuoto.

Sempre più giù; sempre più giù.

 

 

Freddo; sole; vento. Minuscoli pezzi di cristallo, desolazione, steppa infinita.

Un temporale, il grigio; pioggia, ancora freddo, rumore dell'acqua sulla sabbia; il tempo che passa, il sole che tramonta. Un lampo, verde.

Le stelle, la luna, il blu scuro, cupo, del cielo.

Il satellite, davanti lei; all'orizzonte, gigantesco, pronto a tramontare.

La paura.

La paura?

Dov'è, la paura?

Kheiyw si guarda intorno, girando freneticamente la testa a destra e a manca.

Il mostro con la falce, dov'è?

Qualcosa che avanza.

La ragazza concentra lo sguardo su quel punto; una figura che cammina, verso lei; un lungo mantello che ondeggia intorno le caviglie.

"è arrivato"

Sollievo?

L'essere viene avanti, ma la paura non tarda ad arrivare.

"Non ha l'ascia, non ha l'arma!"

"Non è il mostro."

"Ma allora...chi è?"

"Che cos'è???"

Paura, una paura cieca che presto sfocia in terrore; ma lei non riesce a muoversi, sebbene possegga il suo corpo.

Si avvicina. Quella cosa...si avvicina.

Kheiyw rimane paralizzata, gli occhi fissi su quel punto, mentre il terrore che le attanaglia le mambra pian piano scema, evaporando come soffice neve appena caduta al sole.

"Lo conosco."

Pensa solo.

Un colpo al cuore; un colpo all'anima.

Inizia a correre, andando incontro all'uomo che, ora lo vede, sorride.

Non è mai stata cosè felice di vedere un fantasma.

Gli butta le mani al collo, piangendo lacrime, mentre entrambi cadono sul terreno della steppa.

<< Sei tu...>> Sussurra piano, sgomenta e felice. << Sei arrivato, alla fine..!>

Lui sorride, abbassando il cappuccio.

<< Si...>> Ma il sorriso sparisce subito dalle sue labbra. << Che ti è successo, Kheiyw?>>

Lei si vergogna del suo aspetto, di come terrificante debba apparire ai suoi occhi, che l'hanno vista per l'ultima volta ancora giovane e piena di vita.

<< Niente...>> Dice, cercando di sorridere. << Semplicemente...mi sei mancato. Tanto...>>

Abbassa lo sguardo, appoggiando la testa nell'incavo della spalla, come facevano quando lui era ancora vivo.

Suo fratello.

L'unico fratello che aveva mai sentito d'avere.

<< Vuoi dire...che è colpa mia...se ora sei così? >>

Senso di colpa; ecco cos'era.

Il suo, e anche quello del ragazzo.

<< Si. Ma ora non importa: sei tornato, ora sei di nuovo qui, ora potrò restare con te >>

Dice, gli occhi lucidi, mentre stringe le braccia intorno il suo collo.

Ma lui si alza, come rompendo quel perfetto momento, mettendosi seduto; c'è tormento, nei suoi occhi; lo stesso tormento che lei aveva visto quando lui aveva ucciso quell'assassino, all'inizio della loro prima missione insieme.

<< Cosa...cosa c'è? >> Chiese allora, di nuovo con paura.

Un sorriso, forzato.

<< Perche', Kheiyw? Perche' lo hai fatto? Rovinare la tua vita...andare contro i tuoi principi...io...sono stato una cosi' negativa influenza su di te? >>

Dolore. Dolore. Dolore.

Lacrime che bagnano il viso, scendono piano, lentamente, come se tentassero disperatamente di restare aggrappate alla pelle per non cadere giu'.

<< Se avessi saputo fossi stata cosi' male...>> Continuo' lui << ...avrei fatto il possibile per tornare prima...ma...e' difficile; e' stato molto difficile, pure ora. >>

<< Ma forse...non dovevo tornare >> completa, parentorio, alzandosi.

Dolore, dolore, dolore. Paura!

La figura la guarda, poi inizia a sparire, svanire, divenire vento, scomporsi davanti i suoi occhi rigati di sangue e lacrime, davanti la sua bocca spalancata in un urlo di dolore.

Solo dolore.

Sempre e solo dolore.

E mentre Kheiyw cerca così disperatamente di ricordare quel nome, quel volto, quella voce, il buio la divora.

 

 

Kheiyw apre gli occhi, di colpo, urlando. La figura scarna con la falce la guarda, con il suo teschio così bianco e rilucente, la mascella che fa pensare ad un sorriso. Kheiyw lo guarda, cerca le sue orbite vuote, ma è come se lui le sfuggisse, come se anche lui si divertisse a palesarsi per poi sparire.

Kheiyw piange.

E mentre il sangue le scorre sulle gote, macchiando di un rosso anacquato, quasi un magenta scuro, lui alza l'arma.

Nessuna mano forte a tenerla al letto.

Nessuna puntura, nessun oblio.

Solo dolore.

Per l'eternità.


  
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