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Autore: Beat in trip    23/04/2011    2 recensioni
Un inquietante "post fine del mondo" senza tempo popolata da esseri soprannaturali.
Genere: Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un misto di impalpabile esistenza e di compatta inesistenza.
Un fruscio sfuggente e veloce, luci che tremolavano incostantemente, un velo di trasparenza e subito mi rifugiai sotto il tavolo, nascosto dai lembi della tovaglia. Rannicchiato in un angolo, con le gambe appoggiate al petto, gli occhi spaventati e le orecchie in ascolto. Era buio lì sotto, ma la luce non mi serviva. Quando si trattava di queste circostanze le vie d’uscita erano poche.
Poi l’angolo della tovaglia di alzò.
“Tom di nuovo! Vieni fuori di lì!”
“Mamma abbassa la tovaglia, ti prego. O vieni anche tu qui sotto.
C’è ancora Tom in questa stanza! C’è ancora lui e i suoi freddi sospiri!”
“Tom?? Santo cielo pensavo fosse una tua fantasia! Si può sapere cos’hai adesso?”
“C’è ancora Tom in questa stanza! Puoi avvertire il soffio congelato vicino alla tua pelle, oppure un fruscio lontano, come le foglie autunnali mosse dal vento. E quando passa accanto a te ti fa restare immobile dalla paura. Stai in silenzio perché ti aspetti un rumore sinistro, un oggetto che cade da solo. E invece no. Scopri che quella presenza si riconosce in una strana immobilità, una singolare quiete, e l’aria che ti circonda si riempie di un angoscioso silenzio e sembra essere più pesante, sembra appoggiarsi su di te come una ventosa. E resti immobile, ma non succede niente, non sai cosa fare. Lui si nutre della tua incertezza, si sazia con il tuo spavento. Ti tocca, anche se tu non lo avverti, ti avvolge, ti congela le membra e ti inchioda lì, ti rende una vittima senza speranza.”
“Smettila! Smettila! Vieni fuori di lì! Sono stanca delle tue invenzioni!” la mamma gridava.
“Tom, vieni qui. Mostra a mia madre che non dico bugie.”
La mamma gridava.


LA GIOSTRA

Il tempo finisce, gli anni bruciano in un’immortale fiamma.
A tutte le specie verrà tolto il loro respiro, verrà rubato ad uno ad uno e verrà sciolto nell’acido della morte. Sarà la fine, per tutti. Il modo in cui tutto finirà sarà deciso a pura estrazione dal destino, ma in ogni caso cesserà di esistere. Cesseranno il ciclo dei fiori, l’alternanza delle stagioni, la catena alimentare degli animali, le imprese degli uomini.
Tutto sarà soffocato da un telo pesante, isolato dalla luce e spento nella riservatezza del grigio.
Un’inesistenza complessa da comprendere, difficile da accettare. E infatti non fu esattamente così.
Furono delle piccole percezioni, scintille trasparenti, a emergere nella desolazione della terra morta. Esistenze defunte, eppure vivaci, intrappolate nella fine di ogni cosa, rosicchiate dal tempo interminabile e ingoiate dalle tenebre.
Sottoforma di spiriti erano, essenze indescrivibili e tutto ciò che rimaneva del popolo della Terra. Uccisi in massa, con un passato deposto e un futuro cancellato. Perché non esisteva più il tempo: nulla cambiava forma, nemmeno il cielo aveva la voglia di seguire il corso delle stelle e tutto era avvolto da una spessa coltre di passività. Tutto ciò si riversava sugli spiriti morti, che vagavano senza meta, giravano in tondo e urlavano al loro cuore quanto fosse crudele la noia.
Strisceranno al suolo come serpi, si innalzeranno fino a toccare il nulla, o balleranno sulle tombe dei loro strazi. Ma niente sarà clemente con loro, la morte li sminuzzerà di continuo.
E così girano, viaggiano, fluttuano per l’infinità, emettendo lamenti senza voce e pianti senza lacrime. Tra di loro si attraversano e si ignorano, non si sentono parte di una comunità unita, la loro unica compagnia è ingoiare il veleno dell’aria. Ogni azione compiuta in vita non è considerata, è parte di una capitolo chiuso e rimarrà nella polvere.
Sono esseri malvagi, ma terribilmente soli, combattuti con se stessi, all’inverso di ogni cosa e specchi della propria vita. Non considerano gli opposti: Male e Bene esistono solo per i vivi, poiché hanno paura della morte, ma può esistere qualcosa dopo la morte?
E le speranze corrose si accumulavano.
Non ammettono nessun’altra forma di vita e, appena si accorgono di un qualche movimento vitale, subito scattano a demolire l’infame che ha osato conservare la vita. Si buttano in massa sulla creatura, la circondano, la trapassano con la gelida brina del loro corpo fantasmagorico, le strappano la pelle, le rodono la carne, riducono le ossa in frantumi, strappano gli occhi. Spremono gli organi. Li srotolano, li stringono fino a fare gocciolare l’ultimo residuo di sangue. Regalano al quasi-morto sguardi assassini. Gli occupano la mente. La esaminano. Con taglio affilato la triturano. E ogni soffio di vita sparisce.
I nuovi morti si recano ai Giardini di Porpora e lì, presso i tronchi viola delle piante di pesco, seppelliscono le loro memorie e tutto ciò che li collega ancora al mondo dei vivi e abbandonano il loro corpo tra le siepi dei fiori accesi in colore.
Poi si uniscono ai defunti, agli spiriti e alla solitaria danza dei fantasmi: un girotondo impazzito. Un girotondo perso intorno al mondo.
   
 
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