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Autore: JackoSaint    24/04/2011    1 recensioni
"Vive cada dia como si fuera el ùltimo"
Vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo

Pamela Ruiz, ventenne, combatte da ormai tutta la vita contro l'androfobia. Più semplicemente, la paura per gli uomini. In una Siviglia contemporanea, un burrascoso passato macchiato d'indicibili sofferenze s'incontrerà con un presente fatto d'amore e di passione. Una rosa cremisi ed un paio di labbra rosso sanguigno segneranno per Pamela la rinascita.
(scritta da: Giorgia)
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Capricorn Shura, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Cap IV: proposta inaspettata



'GIORNO A TUTTI E BUONA PASQUA! AUGURO A TUTTI DI AVERE MOOOLTO CIOCCOLATO E...

sono ancora qui a parlare? Ops! ^^"
BUONA LETTURA
GIO




Capitolo 3
Proposta inaspettata

 

Iniziai a guardare Alina in modo differente. Forse mi dava l’impressione di essere una madre irresponsabile, forse non ce la vedevo proprio come moglie di Leandro... o forse era solamente confusa, pentita, e il volersi riavvicinare a suo figlio e al suo compagno mi faceva quasi compassione.

Di certo ora che sapevo qualcosa in più su di lei mai mi sarei sognata di essere al posto suo, dato che era risaputo quanto io fossi gelosa del suo corpo perfetto e della sua ottima abilità nel ballo.

Angelina mi invitò altre volte a casa sua e lentamente riuscii a farle sputare qualcosa anche su Aiolos:

- Studia giurisprudenza all’università qui vicino, si è fatto un sacco di amici – mi disse un giorno, mentre sorseggiavano tè a casa sua. – E’ un punto di riferimento un po’ per tutti, sai? - .

- Dovrebbe essere molto impegnato con gli studi, allora - .

- Già, poche volte ci concediamo tempo per noi – mi rivelò in risposta. – Lui dice che tutt’ora è più importante lo studio... per costruirci solide fondamenta sulle quali poggiare il nostro futuro - .

- “Nostro”? - .

- Uhm – mi annuì lei facendo su e giù col capo, e colsi un inaspettato e timido sorriso: - Mi ha detto che vorrebbe sposarmi, non appena possibile - .

Mi ritrovai ad accarezzare pensosamente il bordo della tazza: - Grandi progetti, quindi - .

- Già – La sua attenzione, chissà perché, venne calamitata su tutt’altro argomento. – Ho sentito che ieri, dopo la lezione, Leandro ti ha presa da parte per dirti qualcosa - .

Alzai gli occhi su di lei, leggermente colta di sorpresa. – Uhm... sì - .

- Be’... – Alzò piano le spalle, come se si aspettasse che io continuassi a parlare, - non capita tutti i giorni... - .

In effetti...

- Che ti ha detto di così sconcertante? Ho visto che sei uscita pallidissima - .

... mi ha fatto uno strano effetto

Mi scossi: - Ero solo un po’... stupita - .

- Perché? - .

- Mi ha detto che sono migliorata molto. Mi ha colpito la sua sincerità – Non era proprio tutto, ma lei parve non indispettirsi:

- Leandro ha fiuto per i talenti - .

- Me ne sono accorta – Poggiai la tazza sul tavolo: il suono che la ceramica produsse mi parve lontano, atono...

 

Un giorno prima...

 

Mi aspettava fuori dagli spogliatoi femminili. Lo vidi seduto alla sua solita panca, le gambe comodamente accavallate.

Non appena incontrai il suo sguardo, la mano con cui reggevo il borsone iniziò a sudare. Cercai di non farci caso, insomma, mi capitava sempre quando diventavo agitata.

Gli passai davanti cercando di non incrociare la sua occhiata scura, ma la sua voce mi fece tirare il freno a mano:

- Pamela Ruiz, giusto? - .

Dovetti ammettere a me stessa che mi aspettavo un inizio simile da parte sua. Mi voltai un poco, giusto per spiarlo oltre i capelli rosso ramato. - ...Sì - .

- Si sieda un momento qui, di fianco a me – Non m’indicò nulla, non si alzò nemmeno, non di mosse.

Nonostante il mio corpo si rifiutasse di accettare l’invito, qualcosa mi suggeriva di fare il contrario. Mi sedetti, quindi, e poggiai il borsone di fianco a me con un certo tremore.

La palestra, intanto, andava svuotandosi. Salutavo con un distratto cenno del capo le mie compagne, le quali parevano più attente a non perdere di vista il misterioso maestro di danza: ebbi la sgradevole sensazione che me le sarei ritrovate fuori dalla palestra, appostate ed in attesa che io uscissi per balzarmi addosso come avvoltoi su una carcassa abbandonata.   

Leandro Alvarez aspettò che anche l’ultimo alunno fosse uscito dalla palestra, cosa che mi fece innervosire parecchio. Teneva le braccia conserte, comodamente appoggiato al muro, e quella posa non faceva altro che mettermi ancor più in agitazione.

- E’ da un paio di settimane che la osservo – iniziò a dire lui col suo inconfondibile accento spagnolo che, mistero dei misteri, mi parve più marcato che mai. – La trovo molto migliorata - .

Non sapevo se ringraziare o starmene zitta: optai per la seconda opzione.

- Tra tutta le sue compagne, signorina – continuò, e qui alzò gli occhi su di me come se stesse tenendomi d’occhio, - lei è quella più portata per la danza, nonostante le sue iniziali difficoltà. Ha mai fatto qualche altro corso o sport? – .

Uhm, che domanda. Mi tremò la gola, ma stringendomi nelle spalle acquisii coraggio nel rispondere: - Pattinaggio. Mi piace molto - .

- Ora è tutto più chiaro – Il suo tono di voce parve sciogliersi un poco, divenendo più dolce e meno tagliente. – Sa, ho visto come muove i piedi. Passi molto eleganti, sì - .

Più andava avanti nel parlare, più mi sembrava che stesse girando attorno al nocciolo della questione. Non dissi nulla, comunque, e lo lasciai proseguire:

- Credo che il ballo la aiuterà molto nella vita. Lasciando da parte il suo problema psicologico, Pamela... – Tremai quando mi chiamò per nome, - avrei una proposta da farle, sempre se lei sia d’accordo. Non voglio obbligarla - .

Annuii leggermente rincuorata dalle sue ultime parole. Non sapevo se sentirmi benedetta (perché pareva una cosa importante!) oppure se rimpiangere il fatto che Leandro avesse notato il mio portamento. – Mi dica pure - .

- Tra... otto mesi, se non erro, si terrà un importante campionato di danza a Madrid. La mia compagna di tango è sempre stata Alina, ma quest’anno non me la sento di partecipare con lei... Motivi personali - .

Un nodo alla gola mi costrinse a rimanere zitta un’altra volta: avevo più o meno inteso cosa volessi chiedermi Leandro, e sapevo anche perché lui non si sarebbe presentato con Alina.

Leandro mi guardò ancora un momento, poi abbassò il capo chiudendo gli occhi: - Pamela, lei è veramente molto brava seppur giovane. In otto mesi sarei capace di farla diventare un’ottima ballerina di tango, se solo lei accettasse di accompagnarmi ai prossimi campionati come mia dama - .

In un primo momento non capii nulla di quello che mi aveva appena chiesto: non soppesai assolutamente la possibilità di presentarmi con Leandro Alvarez, noto ballerino di tango, ad una competizione di livello così elevato, anzi, l’idea non mi sfiorava nemmeno. Immaginarmi avvolta in uno di quei bellissimi vestiti da ballo tra le braccia di un uomo che, dovevo ammetterlo, mi incuteva ancora un certo timore, non era proprio il massimo.

Gli lanciai un’occhiata e lo trovai in attesa di una risposta. Un brivido mi passò lungo la schiena, le mie mani guizzarono a stringere i manici del borsone: - Dovrei... pensarci, signor Alvarez, è una proposta così... - .

- ...Inaspettata, sì – Mi tolse le parole di bocca con una spontaneità straordinaria. – Ci pensi, non abbia fretta. So quanto possa essere complicato per lei - .

Senza accorgermene gli regalai un timido sorriso. Mi alzai, mi caricai il borsone sulla spalla e, prima di andarmene, mi voltai ancora verso di lui. – Grazie comunque – dissi, e non seppi se quel ringraziamento era rivolto alla sua proposta oppure alla cautela con la quale mi aveva trattato. Come sempre, dopotutto...

 

 

...

- Pamela...? - .

Mi scossi, svampita, e mi trovai davanti Aiolos che mi guardava con una certa preoccupazione.

– Stai male, per caso? - .

Quasi scattai in piedi dalla sorpresa e dovetti far giostrare le dita per non lasciarmi sfuggire la tazza. – Uhm, no no, stavo solo pensando. Tranquillo – Il sorriso che allungai dopo mi parve stupidissimo.

Aiolos non ci fece caso, anzi, mi sembrò soddisfatto. Scattò via dal tavolo, mentre Angelina mi stava guardando amichevolmente:

- Non hai ascoltato nulla di quello che ho detto, vero? - .

- Su cosa? - .

- Lasciamo stare, nulla di importante – Con la mano mi fece notare un pacchetto di golosi biscotti che poco prima non c’era. – Li ha portati Aiolos. Vuoi? - .

- Uhm... no, grazie, grazie - .

Mi era parso di rivivere sulla pelle tutte quelle strane sensazioni che avevo provato davanti a Leandro Alvarez. Quello sguardo, quegli occhi mi stavano perseguitando da settimane. Quasi senza accorgermene presi un biscotto e me lo portai alla bocca, incominciando a masticarlo con nonchalance.

Aiolos ed Angelina sorrisero piano, poi lui si diresse in cucina, probabilmente per riscaldare qualcosa da mangiare.

Era appena tornato, quindi. Già, il tempo era passato velocemente.

- Angelina – la chiamai, e la trovai pronta ad ascoltarmi. – Dove abita Shura? - .

- Qualche isolato più avanti... perché? - .

Presi un altro biscotto e la guardai oltre quel dolce ammasso di pastafrolla. – Avrei bisogno di parlargli, ma non so esattamente dov’è casa sua - .

- Posso accompagnarti io, se non è un problema – .

Le sorrisi timidamente. – E’ quello che volevi chiederti. Oddio, se sei impegnata qui- - .

- Assolutamente no, tranquilla! – mi assicurò lei, e si alzò mettendo da parte la tazza da tè. – Dammi il tempo di infilarmi le scarpe e sono da te - .

Annuii piano. – Sì... grazie, Angelina – .

Ci scambiammo un sorriso sincero prima che lei sparisse oltre il salotto.

 

 

E dire che era solamente passato un giorno. Eppure ci avevo pensato, non avevo chiuso occhio per l’intera nottata e mi sembrava ingiusto fargli aspettare troppo. Sapevo dei suoi impegni, sapevo che era sempre occupato e anche per questo volevo togliergli il pensiero di testa.

In macchina cercai di sistemarmi in qualche modo i capelli, forse troppo lunghi. Mandai un messaggio ad Alina, le disse che sarei tornata a casa per cena e non prima.

Angelina, alla guida, non mi chiese nulla. Iniziai a sospettare che fosse estremamente curiosa, ma non potevo dirle nulla. Non stava nella mia natura parlare troppo di me, inoltre avevo pochissima autostima: la proposta di Leandro mi aveva quasi fatto piacere, pensai.

Arrivammo in men che non si dica ad imbucare uno stretto viale in ghiaia che portava ad un villino un po’ più lontano dagli altri.

Bella zona residenziale.

Le pareti della casa erano bianchissime e tutt’intorno il piccolo giardino all’inglese pareva ben curato. Dato che non osavo immaginare Leandro nelle vesti di giardiniere, mi limitai a pensare che avesse dei camerieri o qualcosa di simile.

Angelina parcheggiò proprio davanti all’entrata ed improvvisamente mi passò la voglia di scendere. La mia improvvisa sicurezza di prima era già stata spazzata via.

Ma sì, Pamela, ti farà bene... e poi in otto mesi ti abituerai all’idea...

Angelina mi aprì la portiera ed io, leggermente imbarazzata, uscii. Mi piacquero subito quelle piccole finestre in legno e quel tetto spiovente, e quasi ci vidi riflessa l’intenzione di Leandro di modellare la casa a suo piacimento. Era tutta personalizzata, sì, sicuramente anche lui ci aveva messo lo zampino.

- Vieni – mi invitò Angelina, ed insieme ci avviammo alla porta d’entrata. Fu lei a suonare il campanello, e fu sempre lei a presentarsi al cameriere (allora ci avevo azzeccato!) che ci aprii e ci invitò gentilmente ad entrare.

In quella casa si respirava calma, aria pura. Il parquet si adattava benissimo alle pareti chiare, e le molte arcate donavano uno spazio aperto e per niente severo. Le curve erano morbide, nulla era troppo spigoloso.

- Aspettate in salotto, per favore – ci disse il cameriere, un giovane dall’aria vispa. – Vado immediatamente a chiamare il signor Alvarez - .

- Grazie – ringraziammo all’unisono, accomodandoci su un piccolo divano in pelle.

Appena il cameriere sparì oltre un’arcata, iniziai immediatamente a studiare l’ambiente attorno a me. Angelina mi parve divertita:

- Non sei mai venuta a casa di Leandro? - .

- Uhm... no. Tu? - .

- Alcune volte, con gli altri nostri compagni. Prima aveva l’abitudine di tenere dei corsi teorici a casa sua - .

- Capito - .

Il nostro chiacchierare fu interrotto dall’arrivo del nostro maestro di danza: avvolto in quegli abiti così chiari, per nulla simili a quelli che indossava durante le lezioni, ci parve una persona totalmente diversa:

- Angelina, Pamela – ci salutò con un leggero sorriso, avvicinandosi per sedersi davanti a noi. – Gradite qualcosa da bere, signorine? - .

- No, grazie – rispose Angelina, poi mi lanciò una veloce occhiata. – Pamela voleva parlarle e l’ho accompagnata qui da lei... speriamo di non aver disturbato nulla di- - .

- Assolutamente no – fu la sua risposta. – Mi stavo concedendo un caffè. Mio figlio dorme e, a dir la verità, mi stavo proprio annoiando. Felicissimo della vostra visita, dunque – Mi rivolse un sorriso leggermente più caldo, anche se il suo cipiglio autorevole non scomparve del tutto. – Voleva parlarmi, signorina? - .

Appena mi sentii chiamare in giudizio mi parve di morire e resuscitare contemporaneamente. – Uhm... sì, ma nulla di così complicato - .

- Non mi dica che ha già deciso - .

Che intuito, maestro...

- Sono qui appunto per questo - .

Lui mi rivolse un’occhiata indecifrabile. Non colsi nervosismo nel suo sguardo, non mi parve nemmeno impaziente. Aprì piano i palmi delle mani, mostrando in quel gesto la sua piena disponibilità: - Prego, allora - .

Mi concentrai ancora un momento sui suoi occhi, ma non riuscii a carpire nessun suo sentimento. La voce mi tremò appena: - Ho deciso di accettare la sua proposta, signor Alvarez. Credo sia un’occasione che mai più mi capiterà - .

Lui non disse nulla. Restò a guardarmi, cose se volesse capire se l’avessi detto con sincerità o meno. Quando aprì bocca, venni quasi colta di sorpresa: - Mi chiami pure Leandro - .

Cosa diavolo c’entrava, quello? Mi ero forse guadagnata la sua simpatia? Non mi seppi rispondere, come sempre ero confusa.

Sorrise piano, il mio maestro, con una nuova nota di dolcezza, forse più accentuata di prima. – Bene – disse, - felice della sua scelta. Spero di non averla forzata in nessun mo- - .

- Assolutamente no - .

Angelina ci guardava leggermente spaesata, quasi stessimo parlando in una lingua a lei sconosciuta.

Leandro non parve farci caso ed improvvisamente troncò il discorso: - Venite – ci disse, alzandosi. – Andiamo a fare un giro della casa - .

Mentre mi alzavo, ringraziandolo così come fece anche Angelina, mi sembrò di essere insistentemente tenuta d'occhio dal suo impenetrabile sguardo.





Uhm uhm U.U Mi dispiace per questo abominevole e spaventevole ritardo ç_____ç *Si prostra ai piedi dei lettori* Chiedo venia, venia, veniaaaaa! ç____ç *____*

Okay, ora la smetto di scrivere stupidate XD Ringrazio i lettori ed i recensori per la pazienza che siete obbligati a tenere con me, e come sempre risponderò alle recensioni in forma privata ^^
Grazie e.... Buona Pasqua! <3
GIO


   
 
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