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Autore: Hazel 88    06/02/2006    5 recensioni
Ho scritto questa poesia in onore di Lady Aribeth de Tylmarande, personaggio del gioco di ruolo NeverwinterNights. Sinceramente devo dire che non è un granché curata dal punto di vista metrico e retorico, anche perché l'ho scritta di getto. Tuttavia spero in una vostra lettura e commento: qualsiasi tipo di critica sarà ben accetto.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pelle d’oliva, capelli castagni,
elfica spadaccina
dagli splendidi occhi magni,
di Tyr sei tu la paladina.

Portamento regale,
superbo sguardo fiero,
la tua devozione è totale
verso un popolo straniero.

Crescesti nella foresta
tra cacciatori valorosi,
ma dovesti accettare mesta
gli eventi a te astiosi.

Una banda di barbari sicari
versò il vermiglio sangue
di coloro a te cari
e il triste tuo cuor langue.

Marciasti disperata,
cercando gli assassini,
di vendetta consumata,
gli occhi tuoi tapini.

Impugnarono le frecce
le piccole mani da bambina,
tagliarono le tue trecce
per l’opera meschina.

Il tuo odio ti portò via
da chi le spalle ti volse,
di sangue lasciavi una scia,
ma l’impervio freddo ti colse.

Tra le nevi supplicasti morente
di terminare la tua missione
e Lui giunse velocemente,
tant’era la tua passione.

In un caldo luogo accogliente
ti destasti sollevata,
ché dalla Morte imminente
eri stata tu salvata.

Dei chierici sorridenti
ti guardavano con amore,
mentre con labbra gementi
chiedesti del tuo salvatore.

-Dov’è?- il cuore tuo pose
-lo chiede l’animo mio!-
-Sei fortunata!- uno rispose
-chi ti ha salvato è un Dio!-

In sogno ti ha incontrata
ed irato ti ammoniva,
il Dio dalla destra mozzata:
-Abbandona la strada vendicativa!-

Pentita, gli giurasti devozione
e lo servisti con letizia.
Ti dedicasti ad una nuova missione
per Tyr, Dio di giustizia.

Neverwinter, del Nord il gioiello,
prontamente ti ha invitato;
e di fede tuo fratello,
Fenthick, hai col cuore amato.

La città, tua nuova casa,
hai fedelmente servito,
nella buona e mala causa
ogni voce recepito.

Lord Nasher, il regnante,
suo braccio destro ti ha dichiarata,
ma con accanimento incessante,
la malasorte non ti ha abbandonata.

Come divin pena, la malattia
si è abbattuta sulla città;
la Gemente, terribile epidemia,
causa di dolore e mortalità.

Il responsabile fu trovato,
Deshter era il nemico,
ma con lui fu accusato
Fenthick, suo migliore amico.

Il sangue suo pretese
la folla infuriata,
per il collo il boia l’appese,
povera anima immolata!

Il suo corpo, le tue chiome
accarezzavan col cuore affranto
e invano invocavi il suo nome
cogli occhi colmi di pianto.

In ogni sguardo vedevi diffidenza,
sentivi odio da ognuno
e il cuore tuo, colmo di sofferenza,
non fidavasi più di nessuno.

Terribili sogni inquietanti
agitavano il tuo riposo:
terribili voci accusanti
in un vortice tenebroso.

-E’ questa la fine compensatrice,
Tyr, di giustizia il Dio?
Finirò come traditrice?
Sarò giustiziata anch’io?-

Un devoto Tyr non aveva salvato
e la tua fede presto scemava,
Fenthick a torto fu giudicato
e di cieca rabbia il tuo cuore urlava.

Or sol la vendetta
nell’ animo bramavi
contro la gente inetta
che via ti portò chi adoravi.

Perdesti senno e giudizio
e senza indugio o paura,
ti mettesti al servizio
di Morag, regina oscura.

Solamente odio e rancore
furon i tuoi sentimenti
che fecero colpire con ardore
i concittadini tuoi gementi.

Come macchina vendicativa
avanzavi all’esercito in testa,
con la spada punitiva
a ferir mortalmente lesta.

Il tuo cuore è mutato,
la bontà tua è perduta,
sepolta eterna nel passato,
Aribeth, paladina decaduta.

Nel tuo sguardo sanguinario,
benché colmo di disperazione,
vede chi t’affronta temerario
pel Fato una cupa rassegnazione.

Ma fu interrotto il tuo sentiero,
presto venisti sottomessa
dalla forza e l’ideal fiero
della di Neverwinter campionessa.

Fu tua amica e confidente
donandoti sempre la comprensione,
mentre tu struggente
dei dubbi tuoi le facevi confessione.

Ahimé, quei tempi eran passati
e lei or divenne tua nemica,
ma i ricordi erano restati
e a combatterla facevi fatica.

Consapevole ti arrendesti
al potere delle sue convinzioni,
quelle che tu tenesti
frenate colle emozioni.

Quante volte non veduta
ti nascondevi nell’oscurità,
per lacrimar come bimba sperduta
la distruzione della tua città.

Con gli stessi lucciconi
infine le raccontasti
le tristi tue ragioni
per ciò che diventasti.

Con la morte del tuo amato
non perdesti sol l’amore,
ma la fede nel creato,
la devozione pel tuo Signore.

Attentamente t’ha ascoltato
la magnanima eroina,
con gentil parola t’ha confortato
riaccendendo il tuo fuoco di paladina.

Il tuo cuore sanguinava
per la devastazione seminata,
ma il tuo animo scalpitava
per la nuova occasione data.

Con coraggio ed onore
andasti ad affrontare il destino.
Ti aspetterà ora nuovo dolore?
O potrai sperar nel perdono divino?

  
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