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Autore: essie    27/04/2011    15 recensioni
‹‹Bella, amore, calmati!››
Isabella Swan, questo era il nome della sua vicina, scosse la testa ostinatamente. Fissava con occhi spalancati la porta chiusa dinanzi a lei, temendo il momento in cui si sarebbe aperta.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Eclipse
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Allora, prima che iniziate la lettura vi avverto che alcune parti sono tratte dalla biografia di Edward Cullen nella Guida Ufficiale Illustrata eccetera che è uscita giovedì scorso. Non c'è molto di nuovo, in realtà. Mi sono permessa di cambiare solo un piccolo particolare: Edward, qui, racconta che è stata Elizabeth ad avergli insegnato a suonare il pianoforte =)

Si colloca in Eclipse o dopo di esso, ma potrebbe starci anche negli altri quattro libri, meno il secondo libro di Bella in Breaking Dawn, ovviamente xD

Spero vi piaccia, anche se non ho riletto il testo (-.-), quindi perdonate gli eventuali errori. Scriverla è stato divertente =D Aspetto le vostre recensioni, naturalmente!

 

L'esame

 

La sala d’attesa per i prelievi del Forks Hospital era semideserta, quel giorno. Sulle poltroncine erano accomodati solo un paio di anziani sonnecchianti, una ragazza molto carina dai lunghi capelli scuri ed espressivi occhi color cioccolato e, per ultimo – ma non meno importante – un giovane sui diciassette anni. Era straordinariamente bello, con la pelle bianca come la neve, disordinati capelli bronzei e caldi occhi dorati che esprimevano una dolcezza insostenibile, mentre mormorava qualcosa alla ragazza, la quale era seduta al suo fianco e gli stringeva la mano. Sembrava terrorizzata.

‹‹Bella, amore, calmati!›› le stava sussurrando dolcemente.

Isabella Swan, questo era il nome della sua vicina, scosse la testa ostinatamente. Fissava con occhi spalancati la porta chiusa dinanzi a lei, temendo il momento in cui si sarebbe aperta.

‹‹Ehi››. Edward Cullen, vampiro, guardò l’umana con infinito amore e richiamò la sua attenzione. ‹‹Hai affrontato un vampiro  che ti voleva uccidere in una scuola di danza, hai vissuto dopo…››. Deglutì, anche se non ne aveva bisogno. ‹‹Dopo ciò che ti ho procurato a settembre. Hai mantenuto il sangue freddo davanti a Laurent, davanti ai Volturi, e hai rischiato di morire per mano di Victoria non troppo tempo fa. Sei stata magnificamente coraggiosa in un sacco di situazioni, tesoro: come puoi aver paura di fare l’esame del sangue?››.

Bella sobbalzò vistosamente quando udì quelle ultime parole e sorrise con amarezza. ‹‹Sono patetica, vero?›› bisbigliò. Un delizioso rossore prese posto sulle sue guance. ‹‹Dovrei essere io a cercare di tranquillizzarti, a chiederti se è tutto okay. Dopotutto, il vampiro sei tu››.

Edward strinse maggiormente quella piccola mano morbida e calda tra le sue, dure e fredde. ‹‹E’ normale, Bella. Andrà tutto bene, così come dev’essere. Sai, anche io da umano ero internamente spaventato da queste cose›› le raccontò.

Bella sollevò gli occhi, distratta suo malgrado. ‹‹Davvero?››.

Non sapeva molto dell’Edward umano: solo ciò che lui stesso le aveva rivelato, più quello che le aveva detto Carlisle una sera di quasi un anno prima.

‹‹Oh, sì. Davvero››. Lui sorrise, e il suo volto si illuminò diventando ancora più bello. Che male c’era a raccontarle qualcosa di più della sua vita prima della trasformazione? Edward non vedeva l’ora di farlo, ma non ce n’era mai stata l’occasione. ‹‹Mio padre, Edward, era sempre fuori casa per lavoro…››.

‹‹Che lavoro faceva?››

‹‹Era un avvocato di successo. Passavo quasi tutto il mio tempo con mia madre Elizabeth. Fu lei ad insegnarmi a suonare il pianoforte››

‹‹Mi sarebbe piaciuto conoscerla›› mormorò Bella.

Assorbita dal racconto, neanche si accorse che la porta della sala prelievi si apriva e ne usciva una donna che si stava sistemando il cappotto. Isabella era così, in compagnia di Edward: tutto ciò che li circondava svaniva per lasciare spazio a loro e al loro amore.

‹‹Le saresti di certo piaciuta. Ti avrebbe adorata›› disse lui, parlando a bassa voce. Per quanto impossibile, i suoi occhi parevano lucidi al ricordo della madre naturale. Perché Elizabeth non c’era più, e nessuno avrebbe potuto portarla indietro. Sospirò e continuò. ‹‹Mio padre si premurò di darmi un’istruzione da privilegiato. Divenni presto uno studente modello››. Condusse una Bella totalmente presa dalla storia della sua vita nella sala prelievi, nella quale li attendeva un’infermiera dall’aria materna.

Edward fece furtivamente segno alla donna di non interromperlo, ora che la sua ragazza era definitivamente distratta. ‹‹Gli anni della Grande Guerra furono quelli della mia adolescenza›› proseguì in un basso mormorio, aiutando Bella a svestirsi del giubbotto leggero. ‹‹Mi ero innamorato della vita militare, non vedevo l’ora di scendere in battaglia e far valere l’onore dei Masen››. La fece sedere, e lei porse automaticamente il braccio all’infermiera.

‹‹E poi?›› chiese, rapita, gli occhi luccicanti.

Edward ridacchiò a causa del suo comportamento. ‹‹Nove mesi prima del mio diciottesimo compleanno, l’influenza spagnola colpì la mia città e la mia famigla. Fummo ricoverati all’ospedale in cui lavorava Carlisle››.

Bella strinse appena gli occhi quando l’ago le penetrò la vena, ma non ci fece neanche caso.

‹‹Eravano tutti e tre molto gravi. Mio padre morì quasi subito››. Fece un respiro cauto e osservò il dolce sangue di Bella viaggiare nel tubicino trasparente. Ormai si era abituato al suo profumo, sapeva sopportare la sete in modo eccellente – spesso non la sentiva quasi più. Ma aveva sempre preferito prevenire, anziché curare. ‹‹Mia madre, invece, implorò Carlisle di salvarmi in tutti i modi possibili››.

L’infermiera tolse soddisfatta l’ago dal braccio di Bella, le tamponò la pelle con il cotone e le mise un cerotto. ‹‹Ecco fatto, cara›› annunciò.

Isabella tornò in sé con un sussulto e si guardò intorno, spaesata. ‹‹Già… già fatto?›› balbettò. ‹‹Non ho sentito nulla››. Era incredula.

‹‹Hai visto, amore?››. Edward rise ancora una volta e la aiutò ad infilare il giubbotto, baciandole i capelli.

Salutarono l’infermiera ed uscirono rapidi dall’ospedale.

‹‹E’… è assurdo››

‹‹Cosa, Bella?››

‹‹Ho sempre avuto il terrore degli aghi. Sempre. Nessuno è mai riuscito a distogliere la mia attenzione dal mio braccio. E ora spunti tu e riesci a distrarmi come se niente fosse››. Scosse la testa, ancora sbalordita.

Edward aprì la Volvo e si avvicinò al suo viso, lasciandole un dolce bacio sulle labbra, esitandovi con delicatezza.

Ammiccò e la invitò con galanteria ad entrare in macchina. ‹‹Fascino dei Cullen, Bella. Fascino dei Cullen››.

 

 

 

   
 
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