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Autore: Karyon    27/04/2011    1 recensioni
A quel tempo, la nostra realtà si era frantumata in mille pezzi, mentre noi eravamo impegnati altrove.
P.O.V. Nana Osaki|Possibile OOC|Leggero shojo-ai.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Nana Osaki
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Campagna per il “The Fandom Show” : 
Quando il fandom ti chiama non puoi non rispondere! 
Fandom Show, è un' idea del «Collection of Starlight», said Mr Fanfiction Contest, «since 01.06.08». 
Progetto di immane casino in cui scrivere storie con tipologia, personaggi, warnings, rating, genere totalmente a caso. 
Follia pura ♥ Partecipate!    
  
Titolo: Crushing.
Genere: Malinconico.
Warnings: OOC, Yuri, Narrazione P.O.V., Antagonista.

Rating: Giallo. 
Nda: Il pov è di Nana Osaki, “l’antagonista” è visto un po’ come se stessa o anche come alcune persone che gravitando nella sua realtà; lo yuri è presente in modo molto velato, ma comunque con quella prerogativa tipica del manga che non è proprio di amore, ma quasi. L’OOC era obbligatorio, ma non sono proprio sicura che ci sia. Per me Nana può aver pensato queste cose, tuttavia non si sa mai. Fatemi sapere che ne pensate voi!

Buonalettura.
 
 
« Ancora oggi continuo a pensare che ognuno sia artefice del proprio destino. Adesso però riconosco che non tutte le persone sono abbastanza forti da plasmare la propria vita, e provo più indulgenza nei loro confronti di quanta non ne avessi all'epoca ».
Nana Osaki, cap. 26 vol. 8
 
●Crushing
 
Avevo disprezzato sia Nana che Nobu, quel giorno, quando arrivò quella maledetta telefonata a distruggere le nostre vite; poi avevo assimilato e fatto mio un pensiero che mi aveva sorretto – letteralmente – nei mesi a seguire.
Riportare Hachi da Nobu, riportarla a me, perché potesse continuare semplicemente a essere lei, a sconvolgermi la vita in quel modo piacevole e a volte ingenuo che assomigliava tanto assurdamente alla felicità.
Poi, col tempo, quel pensiero era diventato come l’aria che respiravo, una realtà indiscutibile e assoluta che sarebbe accaduta, solida e incrollabile come la certezza che avrei realizzato il mio sogno di diventare famosa.
E lei sarebbe stata lì, nonostante tutto, nonostante Takumi o la gravidanza o il tempo che scorreva, inesorabile, sulle nostre teste.
Non avevo capito.
Non avevo capito niente.
Yasu aveva detto che le mie crisi erano dovute al panico profondo, irragionevole quanto condivisibile, di perderla – perdere Hachi, anche solo la speranza di rivederla, un giorno, riapparire nelle nostre vite come un uragano di spontanea esplosività.
La realtà è che io avevo paura di perdere il controllo.
La paura di perdere consapevolezza di ciò che accadeva intorno a me, di ciò che davvero era importante e che dovevo portare avanti; Nana diventava sempre di più un’ombra al margine della mia mente, un ricordo lontano e felice che anche Nobu stava mettendo da parte per pensare al futuro.
E il mio futuro… scappava veloce, filtrando attraverso le dita come vento che potevo avvertire, ma non potevo afferrare. La musica andava, stavamo davvero emergendo, ma qualcosa si stava sgretolando sotto e dentro di noi quasi senza che lo avvertissimo.
A quel tempo, la nostra realtà si era frantumata in mille pezzi, mentre noi eravamo impegnati altrove.
Di punto in bianco, Nana non era più lì – c’era Takumi, Takumi da qualche parte con lei – e Nobu era scappato verso nuove strade, che io non avevo neanche contemplato; Ren era lì, stabile come la colonna che mi aveva sempre sostenuto, eppure qualcosa era profondamente mutato, di nuovo, soffocando l’aria nei polmoni, risucchiandomi la vita poco a poco.
Allora avevo detestato la loro debolezza, la debolezza di lasciarsi trascinare dalla corrente come tronchi alla deriva, senza fare nulla per plasmare la propria esistenza con i proprio desideri.
Detestavo Hachi perché era stata abbagliata e gradualmente avviluppata dall’illusione di una felicità ideale e finta come i sogni da bambina che inseguiva da tutta la vita, con un principe che non era quello delle favole – non lo era mai.
E detestavo Nobu che si era arreso senza neanche iniziare, paralizzato dalla sua stessa insicurezza.
Tuttavia c’era qualcosa di profondamente sbagliato che allora non avevo visto e non avrei visto mai, assorbita com’ero dalla realtà distorta che mi assediava.
L’egoismo, assoluto e supremo, che manovrava i miei pensieri, le decisioni, persino i dubbi che mi affliggevano allora.
Io volevo Nana, a discapito della sua felicità – anche se io credevo fermamente che era fasulla, falsa e splendente come una rosa di plastica – e volevo che Nobu non abbandonasse la speranza di riaverla nella sua vita, a discapito di ciò che avrebbe potuto realizzare, agli amori che avrebbe potuto incontrare.
Ero egoista, lo sono sempre stata, con tutti e chiunque, sicura che quello che io credevo fosse giusto, nonostante fossi così insicura e nemica di me stessa.
Ancora oggi non so cosa avrei fatto allora, se avessi avuto la consapevolezza o solo la tranquillità d’animo necessaria per pensare con lucidità.
Quando penso a quei mesi in cui tutto si è rotto, a volte, solo a volte, credo che tornerei indietro per cambiare il corso del destino, per cambiare me, in modo da prendere decisioni sagge.
Altre volte, però, penso che c’è un motivo da qualche parte, un assurdo motivo che non posso comprendere, ma che ha un’importanza capitale nelle nostre esistenze e che ha voluto tutto questo.
Nana è ancora lì, presente ai margini della mia vita come un’ombra i cui contorni sono ormai sfocati, ma ancora visibili in lontananza; mi cibo di frammenti della sua esistenza come briciole lasciate qua e là da persone sconosciute e a volte nemiche che gravitano attorno alle nostre vite parallele.
Forse, un giorno, potrei superare quella barriera e cambiare il destino.
Oppure lo lascerò fare e seguirò il corso di quel fiume che non so dove porta, ma sicuramente nel posto che è fatto per me, per noi.
Ancora oggi, non so decidermi.
 
 
   
 
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