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Autore: Kiki May    27/04/2011    9 recensioni
Storia autoconclusiva dedicata ad Angel e Buffy, rappresentati come Hades e Persephone, la coppia divina del mito greco.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angel, Buffy Anne Summers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui!
Sono una persona orribile, lo so. Ho tante storie incomplete da portare avanti e potrei concentrarmi su quelle, ma il mio cervellino disorganizzato segue percorsi tutti suoi.
Spero almeno che vi piaccia il risultato! >*<

 


DISCLAIMER


I personaggi appartengono a Joss Whedon e a coloro che ne possiedono i diritti, li uso senza scopo di lucro.

Summary: Storia autoconclusiva dedicata ad Angel e Buffy, rappresentati come Hades e Persephone, la coppia divina del mito greco. La fic non si dilungherà in spiegazioni di nessun genere, descriverà semplicemente un momento immaginario. Il rating è verde.

Note: Ideando e scrivendo questa ficlet, ho avuto una serie di idee malvagie circa un ciclo di ficlettine simili. Vedremo, insomma. XD
Intanto chiedo perdono ad Arthur Rimbaud, per avergli fregato un titolo. Lo so che tu sei il dio dei poeti ed io solo una ciarlatana, ma non odiarmi seppuoiiih! >O<


Buona lettura, attendo la vostra opinione.

 

 

 

 

 

 

 

 

Una Stagione all’Inferno

 

 

 

 

 


Riemerse dalla terra nera in una notte senza luna, ventosa e disperata.
Ogni muscolo del suo corpo doleva; la pelle sporca, inumidita di sudore, palpitava al tocco delle dita, ardente per i tagli e le lacerazioni; la schiena si piegava costantemente, come spezzata da un peso insostenibile. Le labbra tremavano.
Con gli occhi colmi di lacrime, Angel si guardò intorno.
Si trovava al limite di una foresta, accanto ad un pino maestoso. Esausto, si aggrappò alla corteccia dell’albero, sollevando i piedi sanguinanti. Prese un respiro.
L’aria odorava di salsedine e foglie umide.
Confortante, lo accoglieva nel mondo dei vivi.
Ancora una volta, lo accoglieva nel mondo dei vivi.
Un’improvvisa fitta allo stomaco lo costrinse a chinarsi. Nell’orizzonte del suo sguardo scuro era apparso un daino, bellissimo e esile, che lo scrutava curioso, tendendo il muso pieno d’erba.
Angel si scagliò contro di lui senza pensare, mosso da un istinto primitivo, feroce. Lo morse alla giugulare e lo premette al suolo, tra i sassi e le sterpaglie, stringendosi a lui mentre beveva e vomitava insieme. Caldo, tremante, il daino moriva soffocato.

 

Il vampiro percorse il limite del bosco, poggiandosi ai rami, alle cortecce consumate.
Nello spiazzo deserto che dava sul mare, trovò una vasca colma d’acqua limpida e dei vestiti puliti. Li portò alla bocca, aspirò il loro profumo, ricordando.


Dei tre figli di Crono, uno solo era l’invisibile, il fratello oscuro.
A lui era toccato in sorte il Regno delle Ombre, l’eterno inverno.


La notte finiva e la superficie marina diveniva argentea, colma di riflessi. In cielo, ad Est, sorgeva Venere, astro del mattino.
Angel la osservava attento, diretto alla casa in cima alla collina che dominava la costa.
La porta era socchiusa, come sempre. Lei lo attendeva.
Nella cucina candida tante fotografie sparse che la ritraevano bella e solare. Angel le sfiorava tutte, pensieroso, smarrito. Non aveva mai desiderato nessuno quanto lei.


Così il dio vide la ragazza e si innamorò di lei.
Decise di averla e fece sbocciare un narciso nei prati in fiore.


Inutile mentire, davvero.
Aveva avuto un’eternità a disposizione, decenni di incontri e conoscenze. Aveva incrociato donne, uomini, vampiri e altre creature misteriose. Solo per una bambina, ferma all’uscita di scuola, inconsapevole e vana, aveva provato tenerezza.
La sua espressione acerba l’aveva accompagnato nei pensieri, ed ora camminava nella stanza silenziosa.
Lei sonnecchiava su un dondolo che si muoveva appena, cullandola. Le mani sul ventre pieno, una camicia da notte ricamata a fiori, i capelli lunghi a coprire il volto.
Angel la raggiunse e si chinò, prendendole una mano.
Nella sinistra splendeva un anello d’oro bianco, simbolo d’amore e amicizia; la destra si aggrappava al pancione, con tenacia protettiva.
“La stagione all’inferno è finita.” Sussurrò il vampiro, leccando le dita dorate che si schiudevano al passaggio della sua lingua.
La pelle di Buffy pulsava di un’energia vivida, esuberante. Le labbra imbronciate risultavano rosse e invitanti come ciliegie da cogliere, i capelli parevano spighe di grano essiccate al sole, il corpo pesante era un frutto maturo pronto ad offrirsi alla terra.
Angel non aveva mai visto tanta forza, tanta bellezza prepotente.
Anche Darla era rimasta incinta, ma il suo corpo era cambiato a malapena, sempre esile e livido di morte. Buffy, invece, sudava costantemente ed era calda, tanto calda da risultare bollente. Il suo battito cardiaco si confondeva con quello più veloce del bambino, il sangue ricco pulsava e profumava come un banchetto.
“Sei tornato.” Disse lei, stanca e felice. “Sei arrivato in tempo. Mi fa male la schiena, non riesco ad alzarmi.”
“Perché ti sei messa sul dondolo, allora?”
“Volevo restare sveglia, volevo salutarti.”
Angel accennò un sorriso compiaciuto.
Si tese in avanti, sospirando sul seno della cacciatrice.
“Manca molto?” chiese.
“Non molto, no. Sono contenta che la tua stagione sia terminata adesso, assisterai alla nascita.”


Persephone venne attirata nelle tenebre, vincolata da un patto supremo: fino alla fine del tempo avrebbe trascorso sei mesi sulla terra e sei mesi con Hades, suo sposo.


“Mi sei mancato.” Mormorò Buffy, con le labbra premute sulla fronte del vampiro. “Mi sei mancato tanto, Angel.”
“Anche tu. Era il momento di scendere, però. Non potevo sottrarmi.”
“La trovo comunque un’ingiustizia, sei mesi sono così lunghi ...”
“È la sua pena, è la mia pena. È il destino.”
“Oh, lo capisco. Duplice natura, duplice esistenza. Riuscirò mai ad avere qualcosa di unico?”
Angel scosse il capo.
“Tu sei unica, e questo basta per entrambi. Ti metto a letto.”
Buffy non protestò quando venne sollevata e stesa tra le lenzuola soffici. Un cuscino era volato a sostenerle le caviglie gonfie, un altro confortava la schiena dolorante.
“È bello riaverti a casa.” Disse lei, con un sorriso enorme.
Angel lo dovette baciare.
“È bello rivederti. Inizia la primavera.”
La cacciatrice annuì e scivolò nel sonno.
Lui rimase a guardarla a lungo, carezzandole i capelli morbidi, baciandole le guance.
Si rialzò, infine, e si diresse alla finestra. L’alba tingeva di rosa il cielo e il mare.
Veloce, si spogliò degli abiti freddi come la sua pelle. Completamente nudo, si stese sul pavimento, chiuse gli occhi. Lasciò al sole e al tepore del giorno nuovo il compito di cancellare ogni traccia di oscurità.

 

 

 

 

 

 

 

 

Le noticine ~
Il mito da cui ho tratto spunto per scrivere questa ficlet è quello, famosissimo, di Hades e Persephone.
Per chi non lo conoscesse, ecco uno striminzito riassunto: Persephone, figlia di Zeus e Demetra, venne rapita da Hades, dio degli Inferi, che si era innamorato di lei e voleva farne la sua sposa. Dapprima la Kore vive un momento di rifiuto e sceglie di non mangiare, intenzionata ad aspettare la madre che vuole liberarla; infine la giovane dea cede e mangia sei chicchi di melograno. Da quest’azione scaturirà il suo obbligo di tornare negli Inferi. Poiché, però, non ha mangiato molto, a Persephone viene concesso di tornare sei mesi sulla terra, in compagnia della madre, e di trascorrere i restanti sei mesi – quelli invernali – dallo sposo, nell’oltretomba.
Il mito, che spiega l’alternarsi delle stagioni, si carica di significati simbolici molto profondi e, a mio avviso, è uno dei più belli tra quelli che ci hanno lasciato gli antichi greci. *__*
Nel caso della fanfiction è Angel a compiere il viaggio periodico tra i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti.

 

 

 

  
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