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Autore: LaMicheCoria    29/04/2011    5 recensioni
E’ solo un gioco, Ivan, proprio come allora.
Come un gioco di bambini, che se perdevi c’era la penitenza.
Loro hanno perso, Ivan.
Lo zar, la zarina, il piccolo Aleksej cui era proibito sanguinare, l’eterea Tat’jana, la bella Ol’ga, la flessuosa Marija, la dolce Anastasija.
Hanno tutti perso, Ivan.

[Ekaterinburg, 18 luglio 1918] [Ivan Braginski, Famiglia Romanov]
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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èsugi

Titolo: E’ Solo un Gioco, Ivan
Autore:  Nemeryal
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Arancione

Genere: Slice of Life, Drammatico,  
Avvertimenti: Non per Stomaci Delicati, Flashfic
Personaggi: Ivan Braginski/Russia, Famiglia Romanov

Pairing: Nessuno
Trama: E’ solo un gioco, Ivan, proprio come allora.
Come un gioco di bambini, che se perdevi c’era la penitenza.
Loro hanno perso, Ivan.
Lo zar, la zarina, il piccolo Aleksej cui era proibito sanguinare, l’eterea Tat’jana, la bella Ol’ga, la flessuosa Marija, la dolce Anastasija.
Hanno tutti perso, Ivan
.
Dedica: a Silentsky
Musica: Once Upon a December (Russian)
Note: Prima cosa. Russia, nel caso di questa fic, non è un sadico. Anche se le immagini, le situazioni, tutto lo faccia sembrare tale, non volevo farlo passare per un sadico. Come dice anche Himaruya-sama, Ivan nemmeno si accorge del male che fa ed è questa la sensazione che ho cercato di ricreare: la visione estraniata ed estraniante di un bambino che gioca con una lucertola e le stacca la coda, o la testa. Non lo fa per cattiveria. Gioca. Forse è per questo che alle volte il linguaggio e la sintassi sono un po’..boh. Infantili?
Bene, chiarito questo punto fondamentale..non so come sia uscita. L’ho scritta in dieci minuti scarsi, è semplicemente. Boh. Mi è venuta, non ho ripensamenti come mi accada di solito. Non ho da aggiungere, non ho da togliere. Poi farà sicuramente schifo e sarà mediocre fino alla nausea, ma vabbè Dovevo scriverla. Togliermi questo ronzio dalla testa. E poi, adoro Russia.
http://it.wikipedia.org/wiki/La_fine_dei_Romanov

Wordcounter: 803 (titolo escluso)

 

E’ Solo un Gioco, Ivan

 

E’ solo un gioco, Ivan. Proprio come allora.
Come quando insegnavi al piccolo Aleksej a sparare agli animaletti del bosco: gli prendevi le manine fra le tue, sfiorandogli il collo bianco con la punta del naso e ridendo fra i suoi capelli biondi. Lui rispondeva al riso con la sua vocina cinguettante e non sparava mai, perché arrivavano Tat’jana e le altre, che provavano pena per gli uccelli e le lepri, e temevano sempre che Aleksej potesse ferirsi.
Aleksej non aveva mai visto il suo sangue scorrere fra le dita, lo sai Ivan? Non poteva ferirsi, gli era proibito. Se l’avesse fatto, sarebbe morto.
Forse è per questo che ti guarda con quell’espressione spaurita, mentre si preme il ventre flaccido con quelle ditina sottili e pallide. Forse non si sta nemmeno accorgendo di morire, semplicemente si sta chiedendo cosa sia quel liquido che gli sta portando via tutto il caldo.
Te lo chiede, ti prega con quella sua vocetta gnaulante di dargli un mantello, perché ha freddo, Ivan, ha tanto freddo.
No, nemmeno ti ha detto di avere freddo. Non ha finito la frase. I suoi capelli biondi si sono mescolati al terriccio scarlatto prima che la voce potesse raggiungere le sue labbra livide.
E’ solo un gioco, Ivan. Proprio come allora.
Come quando Ol’ga voleva danzare e allora le prendevi cortesemente la mano, la baciavi e la stringevi a te, facendola volteggiare nella Grandi Sale del Palazzo. Lei rideva, gettando la testa all’indietro e Marija e Anastasija ti si aggrappavano al soprabito, corrucciando il visino arrossato e le labbra, perché ballavi solo con la bella Ol’ga e non con loro.
Com’eri dolce, Ivan, quando prendevi Anastasija per la vita e la sollevavi da terra e come rideva lei! Marija si infastidiva e cominciava a ballare da sola.
Era così brava, Marija. Aveva l’eleganza di quei girasoli che ti piacciono tanto, Ivan, e quando finiva di danzare si accasciava con fare languido sul pavimento a specchio, proprio come fa il girasole quando cade la notte.
Ma è così sgraziata mentre crolla terra, la dolce Marija. Le ginocchia le tremano e cedono, la bocca si storce e ulula qualcosa, una preghiera, forse? Non si capisce con tutte quel sangue che le gorgoglia nella gola.
Ol’ga riposa al suo fianco, con un braccio teso e le dita affondate nella fanghiglia.
Che cercasse di raggiungere il piccolo Aleksej? Non c’è riuscita, la poverina. L’ha colta la morte prima di stringere tra le mani il braccino pallido del fratello. Non ti fa pena, Ivan? Tutte a cercare di stringere quel bimbo fra le braccia!
Anche Tat’jana ci ha provato, voleva dargli un po’ del suo calore; sciocca Tat’jana, lei sempre così altruista! Che calore poteva dare a quel corpicino già morto? Tanto, nemmeno ne aveva più per se stessa.
E c’è Anastasija, che ti guarda con quegli occhioni sgranati e si tende verso di te, fa due, tre, quattro passi, sembra tornata bambina, una bimbetta di pochi mesi che si divertiva a caracollare nella tua direzione, balbettando qualcosa con le sue smozzicate parole infantili, per poi cadere miseramente fra le tue braccia. Ma tu non la sgridavi, perché era la tua piccola Nikolaevna, cui carezzavi le guance quando si addormentava contro le tue spalle.
Non ti ha raggiunto, hai visto Ivan? Questa volta niente zuccherino per lei. I suoi piedini non ce l’hanno fatta, tra il tremore delle gambe ed il gelo della morte. I suoi occhi sono trafitti  da rametti e rigidi steli d’erba, chissà se le fanno male. Chissà se le impediscono di piangere.

 

E’ solo un gioco, Ivan, proprio come allora.
Come quando giocavano a fare le principesse, loro! Loro che già erano reali per nascita! E attendevano il cavaliere che le avrebbe protette dal mostro dalle zanne bavose. Si fingevano morte, le ciglia scure tremavano sui loro visi ridenti, che cercavano di simulare la freddezza della morte.
Anche adesso si sono svegliate. Sono ancora vive, Ivan. A quanto pare i gioielli hanno protetto i loro corpicini fragili quanto steli di fiori alle soglie d’una gelata.
E’ solo un gioco, Ivan, proprio come allora.
Come quando bruciavate le foglie del giardino e vi accovacciavate davanti alle fiamme solo per vedere quelle lingue muoversi e schioccare, alzarsi e abbassarsi, rivoltarsi e stendersi con un gran vomitare di fumo grigio.
C’era il profumo delle foglie secche, allora. Ora il lezzo di corpi e di ossa che si inceneriscono e si corrodono.
E’ solo un gioco, Ivan, proprio come allora.
Come un gioco di bambini, che se perdevi c’era la penitenza.
Loro hanno perso, Ivan.
Lo zar, la zarina, il piccolo Aleksej cui era proibito sanguinare, l’eterea Tat’jana, la bella Ol’ga, la flessuosa Marija, la dolce Anastasija.
Hanno tutti perso, Ivan.
E’ solo una penitenza, dopotutto.
Che male vuoi che faccia?

 

§ Ekaterinburg, 18 luglio 1918 §

   
 
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