Do It Wise
by Sihaya
Scusate per i dialoghi! Ora dovrebbero essere leggibili!
Grazie!
Eccomi con un nuovo esperimento!
Ho
provato a scrivere una cosa in prima persona: è una breve storia raccontata dal
punto di vista di Rukawa. Non è collocata in un punto preciso nel manga, ma
diciamo che io la immagino più o meno al termine dell’anno scolastico.
Non
so come la troverete, di certo non originale, ma rispecchia molto il modo in
cui mi sentivo quando l’ho scritta.
* * *
So go do what you like,
make sure you do it wise,
you may find out that
your self doubt means nothing
was ever there,
You can’t go forcing something if
it’s just not right.
When I come around – Green Day
(Dookie)
*
* *
“Idiota.”
“Smettila! Sei solo una stupida volpe arrogante!”
Invidia.
La tua è
soltanto invidia.
Sono stato
chiamato per giocare in nazionale e tu ora sei invidioso. Sei un vero idiota.
Non capisci
che domani parto, che me ne vado da qui, da questo liceo?!
Capisci che
da domani non mi vedrete mai più?!
Io sto per
diventare un campione, sto per realizzare il mio sogno e tutto quello che hai
da dire tu è che sono uno stupido arrogante!
“Sei un fottuto idiota, Hanamichi!”
Mh?
E adesso
cosa c’è? Cos’è quella faccia?
Ci sei
rimasto male, vero? Non ti aspettavi che ti chiamassi per nome, immagino.
Ancora una
volta ti ho stupito. Sei prevedibile.
Prevedibile
e superficiale.
Guardati!
Ci sei rimasto così male che non trovi nemmeno le parole per difenderti.
“Hanamichi…”
Lo faccio
ancora, ripeto di nuovo il tuo nome. E’ divertente. Dovresti vedere che faccia
idiota che hai! Dovresti proprio vederla!
“Domani parto.”
ti dico quasi sottovoce.
Mi guardi
storto.
Non riesci
a capire, vero? Non capisci perché oggi sono così strano, perché non ti tratto
come al solito. Non lo capisci perché sei cieco, non vedi oltre il tuo naso.
Sei davvero
superficiale.
Magari ti
strofini le mani con soddisfazione perché la kitsune se ne va e ora sarai tu il
campione incontrastato di questo liceo del cazzo.
Fottiti
Hanamichi, tu e quella bamboccia a cui
fai gli occhi dolci.
“Parto alle
cinque e mezza del mattino”, ci riprovo. Provo di nuovo a strapparti almeno
un commento sulla mia partenza. Me ne vado per sempre e tu non hai detto
nemmeno una parola.
“Non ti
aspetterai che io venga a salutarti! Io a quell’ora dormo ancora beato!”, mi
dici pieno di te, con le braccia puntate sui fianchi.
E poi sarei
io l’arrogante.
Guardati.
Un tuo
amico, un tuo compagno di squadra sta per realizzare il sogno più grande della
sua vita e tu non sai far altro che essere geloso. Sei un bambino.
Io sono
bravo, sono uno dei migliori, e tu devi ammetterlo. La mia non è fortuna, è
talento, e voglio che tu, Hanamichi Sakuragi, lo riconosca.
Voglio che
tu mi dica quanto valgo e che la squadra non sarà più la stessa senza di me.
Lo sai.
Smettila di nasconderti dietro la maschera del buffone e dimmi quello che pensi
veramente di me.
“Non tornerò
più a Kanagawa”, lo dico perché voglio che sia chiaro. Voglio che tu sappia
che non ci vedremo più e questa è la tua ultima occasione per parlarmi.
Voglio
riuscire a spezzare questa diffidenza che hai nei miei confronti. E’ tardi
ormai, ma voglio ancora tentare.
“ e allora?”, mi
rispondi con un sorriso beffardo stampato su quella tua stupida faccia.
Idiota.
Idiota dai
capelli rossi.
…
Va bene, ho
capito. Rimango ancora un attimo a fissarti negli occhi, ma questa volta non
riesco a parlare. Vorrei dirti come stanno le cose, vorrei dirti che mi
mancherai…
… tu più di
tutti gli altri.
Ma non lo
farò, non te lo meriti.
“Buona Fortuna”,
scandisco come ultimo amaro saluto, mettendomi le mani in tasca e voltandoti
le spalle.
Vorrei
vederti, vorrei vedere la tua faccia ora. Vedere se sei pentito di avermi
trattato così fino all’ultimo, ma non mi volterò. Non ti faciliterò le cose in
questo modo. Rimpiangerai questo momento, Sakuragi, così come lo rimpiangerò
io, per sempre.
Me ne vado.
Fa quello
che ti pare Hanamichi, spero solo, per te, che sia la scelta più saggia.
…
Cammino
nella notte verso casa, con le mani in tasca e la borsa sulle spalle.
Non metterò
più piede qui. Diventerò un campione, il numero uno di tutto il Giappone e poi
partirò per gli Stati Uniti. Voglio diventare il migliore.
Questo è il
mio sogno.
Cazzo.
Mi viene
quasi da piangere. In questa città ci sono tutti i miei ricordi di bambino e di
ragazzo, la mia squadra, i miei amici e… tu, Sakuragi…, non posso metterti fra
gli amici.
Ma domani
ci sarai.
Lo so che
verrai anche tu a salutarmi insieme a tutti gli altri e finalmente ti vedrò
senza quella maschera che indossi ogni volta che mi parli.
Idiota.
* * *
Oggi fa
freddo. E’ una mattina schifosa e io sto per partire.
Il cielo è
scuro e forse pioverà, e io sono qui alla stazione ad attendere il momento che
cambierà per sempre la mia vita.
Siete
venuti tutti qui a salutarmi. Allenatore Anzai, Mitsui, Miyagi, Akagi, e tutti
gli altri. Siete qui con parole d’addio e auguri di buona fortuna, e io sono
sempre lo stesso, incapace di ammettere quello che provo e di dirvi che mi
mancherete.
Ma ho un
altro pensiero per la testa. Un pensiero che fa male.
Tu non ci
sei.
Ero sicuro
che saresti venuto, nella mia infinita presunzione ero certo che non saresti
mancato a questo addio, ma non è così.
Che mi sia
sbagliato? Mi detesti a tal punto?
Eccolo, il
treno è arrivato. Salgo in carrozza e mi siedo accanto al finestrino, metto il
walkman e accendo la musica sperando che mi aiuti a non pensare.
Stronzate.
Perché non
sei venuto a salutarmi?
Perché non
vuoi riconoscere quanto valgo? Sei uno stupido egoista Sakuragi. Volevo soltanto
che condividessi con me la gioia di aver realizzato il mio sogno.
Se fosse
accaduto a te, io l’avrei fatto.
Ma qual è
il tuo sogno, che cosa desideri Hanamichi? E’ quella stupida ragazzina che
vuoi? Vuoi che s’innamori di te, è questo il tuo desiderio più grande?
Siamo
compagni di squadra e mi accorgo solo ora di non sapere nulla di te.
Ti trovo
banale eppure ora non riesco a rispondere alla più stupida domanda che ti
riguarda.
Che cosa
desideri?
Forse anche
tu, come me, sogni di diventare un campione?
No, mi
sbaglio. Tu sei già IL GENIO, dico bene?
E’ vero,
hai grande talento e ora rimpiango di non aver mai avuto il coraggio di
dirtelo. Ma è così difficile parlare con te, non perdi occasione per prendermi
in giro ed io sono così dannatamente orgoglioso.
Sento il
treno che rallenta. Siamo nei pressi di una stazione.
Guardo
fuori dal finestrino: il sole splende nel cielo. Quelle che credevo nubi
cariche di pioggia non erano che una cortina passeggera.
Ancora una
volta mi sono sbagliato.
Il treno
riparte.
Chiudo gli
occhi e mi appoggio al finestrino lasciando che il sole mi scaldi attraverso il
vetro. Per un attimo riesco a non pensare, a non rimuginare sul passato mentre
la musica suona forte nelle mie orecchie.
Poi il
silenzio.
Anche la
musica è finita.
“Posso sedermi qui?”
La voce di
qualcuno mi disturba: perché vuole prendere posto di fronte a me che il treno è
mezzo vuoto? Peccato avrei voluto restare solo.
Non
rispondo, continuo a tenere gli occhi chiusi fingendo di dormire, magari lascia
perdere e se ne va.
Niente da
fare.
Il tizio
cade pesantemente sul sedile di fronte a me urtandomi un ginocchio. Mi sposto
leggermente.
Vorrei far
ripartire la musica ma non mi muovo: sto fingendo di dormire.
Questo
silenzio però mi distrugge. Il silenzio che amo e che cerco ogni giorno
disperatamente oggi mi pesa più di ogni altra cosa. Ma è il baccano della gente
che io fuggo, il rumore odioso di stupide parole buttate al vento, la voce
stridula di persone vuote, il sibilo degli ipocriti.
Il resto è
musica.
“Ma allora ho
ragione!…” il tizio comincia a parlare. Ho ancora gli occhi chiusi, ma
riesco ad immaginarlo, un ciccione in giacca e cravatta, di quelli che non
riescono a farsi i cazzi loro.
Cazzo, ma
non vedi che sto dormendo! Lasciami in pace…
“… sei stronzo così con tutti!”
Spalanco
gli occhi. Lo stomaco mi balza in gola e trattengo un grido.
La tua
testa rossa è a dieci centimetri dal mio viso e tu, da perfetto idiota, stai
cercando di infilarmi un dito nel naso.
Balzo in
piedi.
“Sakuragi, ma
che cazzo fai!?” ti spingo lontano facendoti cadere sul seggiolino di fronte
a me.
“Trattami bene”, mi dici serio, “mi sono alzato presto oggi, di prima mattina posso essere molto cattivo”
Mi viene da
ridere. Non mi aspettavo tutto questo e sono ancora sorpreso. So che sei qui
per salutarmi, ma voglio che tu me lo dica:” che cosa ci fai qui?”, chiedo
retorico.
“Devo andare in un posto…”, rispondi vago, ma non mi inganni.
“A quest’ora?”
“Sì a
quest’ora! Da quando in qua ti interessi di quello che faccio?”, dici
arrabbiato, incrociando le braccia sul
petto e chiudendo gli occhi. Non sai quanto hai ragione.
“Che ne sapevo
che anche tu eri su questo treno! Se lo sapevo prima non salivo!”, continui
a blaterare. Cretino, non c’è bisogno di fare tutta questa scena, so benissimo
perché sei qui.
“alla fine sei venuto a
salutarmi…”, dico con arroganza.
Fingi di non avermi
sentito, ma le tue guance hanno preso colore.
“non montarti la testa …” mi
dici nervoso, guardando fuori dal finestrino.
Il silenzio cala di nuovo tra noi, ma questa volta non mi dispiace. Posso percepire il tuo imbarazzo, so che vuoi dire qualcosa ma non trovi il coraggio. Adoro questa quiete, mi dice più di mille parole.
“Non tornerò a
Kanagawa…” lo ripeto perché voglio che sia chiaro. Questa è l’ultima volta
che ci vediamo.
Mi guardi
dubbioso.
“Non mi dirai
che ti mancheremo?”, mi chiedi ironico.
Ti guardo,
cupo. Certo che mi mancherete, idiota! Lo penso, ma è terribilmente difficile
dirlo. Mi prende un nodo alla gola, mi appoggio al finestrino senza
risponderti, nascondendomi ancora una volta in questo silenzio che mi è così
caro.
“Ma allora sei proprio
scemo!” Mi gridi balzando in piedi e afferrandomi la faccia come fai sempre
con il povero Anzai, quale pazienza deve avere quell’uomo! E’ una cosa
incredibilmente fastidiosa, però mi viene quasi da ridere.
Mi
mancherai Sakuragi, voglio riuscire a dirtelo.
“Guarda che
non vai mica sulla luna! Stupida Volpe…” mi dici con quella tua solita
espressione idiota, “…non mi dirai che sei così pigro che non verrai mai a
trovarci!?”, mi sorprendi.
Sto per
risponderti ma mi precedi.
“ …e comunque
se tu sei troppo orgoglioso per abbassarti a tornare, beh, allora verrò io a
trovarti! Perché io sono diverso da te!”, dici lasciandomi senza parole. Ti
guardo negli occhi per alcuni interminabili istanti.
“Sakuragi…” riesco
a dire con un fil di voce ma non sono sicuro che tu abbia sentito.
“Chiamami
GENIO!”, mi rispondi incrociando le braccia sul petto.
Nonostante
tutto rimani un idiota.
Il treno si
ferma.
“Io scendo qui”, dici evitando il mio sguardo.
Mi alzo
anch’io con lo stupido intento di fermarti.
“Sakuragi…”, ripeto questa volta ad alta voce, invocando tutto il mio coraggio. Tu ti fermi ad ascoltare dandomi le spalle, “…mi mancherai.”.
Silenzio.
L’ho detto, sono riuscito a dirlo. Se non lo avessi fatto lo avrei rimpianto per sempre.
“Anche tu mi mancherai…”, dici voltandoti verso di
me e cogliendomi di sorpresa. Non posso fare a meno di notare che hai gli occhi
lucidi.
“ … buona fortuna”, dici e poi mi volti le spalle.
Grazie Hanamichi.
“…e comunque non ti montare la testa Kitsune! Sarò io
il numero uno del Giappone!!” ti sento urlare mentre scendi dalla carrozza.
Sorrido e
mi siedo di nuovo mentre il treno riparte.
“A presto amico”, sussurro sottovoce.
* * *
Allora
com’è, vi è piaciuta?
E’
la prima volta che scrivo una storia in prima persona, non so come sia venuta e
vi sarei davvero grata se mi deste il vostro parere!
GRAZIE
di tutto
Sihaya