Solo
due estranei
A volte basta
un attimo, un battito di ciglia, un soffio di vento causato dal batter
d’ali d’una
farfalla. Uno sbuffo delicato, che pare fine a se stesso.
Ma ci
credereste se vi dicessi che il minimo battito d’ali di una
farfalla è in grado
di provocare un uragano dall’altra parte del mondo? [*]
Non è un
discorso campato per aria, perché un solo misero,
sottovalutato, istante può
cambiare la nostra vita.
In un soffio.
E si ritorna sempre al
discorso dell’aria
smossa, al vento impetuoso e si arriva a parlare del paesaggio che
scompare
oltre il finestrino della macchina, all’aria che ti manca
mentre parli con un
perfetto sconosciuto, all’enorme tir che avanza inesorabile e
maestoso verso di
te.
E tu non te ne accorgi.
Perché in quel momento hai solo una cosa in
testa.
-Mamma,
posso chiederti una cosa?- le domandi inarcando
il sopracciglio.
Lei asciuga le stoviglie con una calma da fare invidia.
-Dimmi.-
-Perché vuoi accoglierlo qui?- domandi contrariato
–Insomma, è il figlio che mio padre ha avuto con
un’altra!-
Lei sorride. E’ un po’ giù, ma conosci
il suo sguardo.
E’ una donna orgogliosa d’aver fatto la scelta
giusta. E
pur sapendolo non comprendi.
-La madre di tuo fratello stava con tuo padre prima che
noi due iniziassimo a frequentarci. Quando si sono separati, lui non
sapeva che
lei fosse incinta.-
Ma
l’ha abbandonata.
L’ha lasciata sola
con un figlio da crescere.
Il tempo di una decisione
e un ragazzo si ritrova senza il padre.
Un altro viene al
mondo.
Poi ancora una
decisione presa in un istante ed entrambi rimangono senza di lui.
Ma tu ancora non lo
capisci. Te lo ripeti tante volte di contare fino a dieci e analizzare
la
situazione. Sai di essere nel torto. Ma sei così orgoglioso
dell’immagine eroica
che ti sei costruito di Hiroki, che vederla sfaldare
d‘improvviso sotto i colpi
della dura realtà fa crollare tutto ciò in cui
credevi.
Perché volevi essere
come lui, ma ora tutto, d’improvviso, diventa sbagliato.
Che aveva detto Miyako al telefono?
-Prima di giudicare, cerca di conoscere l’altra faccia
della frittata.-
Sorridi
nel
ricordare il profondo sospiro fatto da Ken in quel momento.
-Credo
si dica l’altra faccia della medaglia, sai?- le
aveva detto.
-Medaglia, frittata, siamo lì… scusa Iori,
è che sto
facendo le omelette. Ma sai cos’è? Dovresti
conoscerlo. Magari anche lui si
sente solo e abbandonato. Potreste scoprire cose che ti
aiuteranno comprendere meglio tuo padre, no?-
Già, perché tu tuo
padre l’hai conosciuto appena.
Guidi
fino al porto
col cuore in gola e le mani strette sul volante. Sudate per il gelo che
ti
attanaglia. E’ stupido, lo sai. Non hai parole per definirti
in questo momento.
Ti biasimi, ma ti
comprendi.
Ti dai ragione,
anche se sbagli.
E ti costringi a
guardare avanti e a proseguire dritto.
Quando lui scenderà
da una di quelle navi e ti vedrà, sarai costretto a
salutarlo e a parlare con
lui. Perché è la cosa giusta da fare e tu lo sai,
ma non vuoi.
Sei lì solo per
risparmiare il dolore a tua madre, ti dici.
Lo chiami, perché
titubante rallenti e sai che tarderai.
Sei una persona
corretta, nonostante tutto.
Guardi
di sfuggita la
sua foto sul cruscotto. Si chiama Isei e ti somiglia incredibilmente.
Leggi nei suoi occhi
azzurri la determinazione di tuo padre e la dolcezza sconosciuta di
un’altra
donna che non è tua madre. La sua voce ti causa una dolente
nostalgia. Lo
rivedi ancora, tuo padre, a prenderti per
mano. A sollevarti per aria e a farti volare libero nel cielo.
L’aria sferzava
sotto i tuoi piedi come a cercare di trattenerti sulla terra ma Hiroki
ti
portava ancora più in alto, sempre più su, oltre
le nuvole, oltre le stelle.
E
ora hai davanti il
mare costellato di mille spruzzi di sole.
La nave ormeggia e pochi
minuti dopo lui è lì. Cammina sulla passerella
come se nulla fosse. Sorride. Ti
viene incontro con una tua foto in mano.
Ti saluta, come se
ti conoscesse da una vita e invece no.
Anche a te sembra di
conoscerlo, di sentirlo familiare per un solo attimo. Ma poi, cercando
qualcosa
in più, torni coi piedi per terra.
E’ solo un estraneo
col tuo stesso sangue.
Lo saluti, chiedi
del viaggio. Sono solo convenevoli, non t’importa sul serio.
Dice che ha preso la
nave perché ha paura di viaggiare in aereo.
Anche tu, ma per
motivi diversi. La prima volta che ci salisti era per riportare in
patria la
salma di papà. E l’aereo precipitò.
E’
un continuo
contrasto fra il desiderio di scoprirvi simili e quello di innalzare un
muro
fra voi.
La
radio trasmette una
canzone che troppo s’adatta a ciò che stai vivendo.
E vorresti spegnerla,
ma l’hai accesa per essere ospitale. Vuoi essere educato, non
farglielo pesare…
Pensi che sei stato
sempre un po’ masochista. Come quella volta, con Black
WarGreymon. Avresti dato
inconsciamente la vita per fermarlo. Per capirlo. E lui ha visto
qualcosa in
te, per questo i suoi artigli non hanno carpito la tua giovane
esistenza.
Ma ora, scavando a
fondo nel tuo cuore, non trovi che rancore e rabbia crescente.
Quella stupida
canzone…
Non
restare nel silenzio... perché
sai fa male
Lo sento...non credi in quello che sei
Allunghi la mano verso il tasto di
spegnimento.
Ti fermi.
Riprendi saldamente il
volante.
Ti ostini a guardare
la strada, a scambiare due o tre parole di circostanza.
E lui?
Anche lui sembra averti
capito.
E te lo fa notare con
quella gentilezza che fa male al cuore come un pugnale smussato che
spinge per
penetrarti a fondo!
“Ora
siamo tutti psicologi!”
pensi.
Perché tutti si
ostinano a credere di capire cosa provi?
Nessuno lo capisce!
Nei tuoi panni ci sei
solo tu!
E
poi accade che
chiudi gli occhi un attimo di troppo.
Le tue labbra si
schiudono in un grido infuriato.
-Finiscila!- esclami.
Lui ti guarda con
quegli occhi di zaffiro increduli. Ti raccontava di quando Hiroki aveva
fatto
volare anche lui fra le sue braccia. Più su. Anche lui fino
al sole e oltre le
stelle, oltre le candide nubi e i confini dello spazio.
Non riesci a
sopportare di più.
Non concepisci che
Hiroki abbia commesso una leggerezza simile.
Avresti preferito non
essere mai nato piuttosto che sapere che lui come padre aveva
sbagliato.
Il rumore di una nave
ti rammenta dell’esistenza di tuo fratello.
La sua voce che urla
il tuo nome ti riporta dentro la macchina.
E ciò che accartoccia
il parabrezza e ti schiaccia contro il sedile non è una nave.
Il dolore è terribile,
ma te ne rendi conto solo in seguito, perché urlavi di
rabbia quando la
situazione ti è sfuggita di mano. E ora urli di dolore
mentre la tua vita
scivola via in un mare di sangue.
Lui è lì, occhi negli
occhi.
Il mondo girava.
Ma ora è tutto fermo.
Ti sembra di galleggiare
sull’aria che poi è l’asfalto.
Semplicemente sei lì, inerte.
E c’è anche lui, col
sangue che gli gocciola dalla bocca. Ha qualcosa conficcato in una
spalla. Ma è
lì, con te…
Poi la luce se ne va.
Poi torna.
La sua mano ti
afferra.
-Iori! Iori!-
Lo senti che ti
chiama.
Vedi tuo padre in lui.
Ti fa incazzare.
Cerchi di scacciarlo
via.
Un battito di ciglia.
Buio.
Un
battito di ciglia.
Luce.
Luce fredda.
Tubi trasparenti.
Un ago nel braccio.
Dolore, confusione…
dove sei?
-Iori!- è tua madre
–Iori! Dottore!- sta piangendo. E’ felice.
Il medico arriva.
Ti punta un fascio
luminoso dritto nell’occhio.
-Mi sente?- ti chiede.
Vorresti dirgli che
non sei sordo e che ti da fastidio, ma non ci riesci.
Annuisci appena.
Rivivi l’incidente.
Il
sangue che erompe
copioso.
I vetri infranti che
si librano come setole sottili di dente di leone e
s’impregnano di rosso.
Lo stridore del
metallo dell’auto che s’accartoccia come fosse una
lattina vuota e il volante
che ti spezza le costole premendoti contro il sedile.
Poi uno schioppo
secco e quest’ultimo cede.
Te lo diceva sempre
tuo nonno di farlo fissare da un bravo meccanico.
L’aria ti trascina
sul cielo d’asfalto e la pelle ti si stacca raspata dal
cemento mentre scivoli
lontano, ancora legato con le cinture di sicurezza.
Cinture di
sicurezza…
Che ironia…
E
quella radio
continuava a suonare!
Io
ti conosco nel cuore fratello minore
E' solamente la tua età... credo in te...
Ce
l’hai impressa nel
cervello quella canzone, diavolo!
Poi
arriva quella
domanda.
Un tarlo che s’insinua
nel tuo cervello. Prima solo un remoto interrogativo. Poi un insistente
desiderio di sapere. Così forte da fare quasi male.
“Lui
dov’è?”
E
non sai se è solo
senso di colpa o preoccupazione sincera.
Un
battito di ciglia,
e lui è lì.
Pallido, col braccio e
la testa fasciati.
-Hida-san, deve
riposare.- insiste il medico. Lui scuote il capo.
-Solo un attimo.- dice
–Come sta?-
Prova pietà per te che
l’hai quasi fatto ammazzare?
-Si rimetterà in
sesto.- continua il dottore, costringendolo a tornare nella sua camera.
Sei in terapia
intensiva, lo capisci dalla quantità di macchinari intorno a
te.
E da tua madre che ha
l’aria di non dormire da giorni.
Isei
vi lascia, ma ti
sorride tristemente.
Non c’è odio nei suoi
occhi.
La consapevolezza di
esserti comportato da verme ti fa contorcere le viscere.
Ma non quanto il
sentire da tua madre che sei salvo solo grazie a lui.
Come pensavi, siete
solo estranei con lo stesso sangue.
E’ il suo sangue che
scorre in te adesso.
Lo
sai, dovrai
chiedergli scusa.
Solo
un timido imbarazzo sarà...
Alla
fine lo farai,
concederai una tregua alla tua testardaggine, Iori.
La suscritta fic è nata innanzitutto dall'idea malsana di far spuntare dal nulla il fratello di Iori. Come personaggio Iori mi ha sempre detto poco, finché alla fine della serie non si viene a sapere di suo padre. Poi c'è la questione del suo aprirsi a Ken. Ecco, li mi piace. Quando afferra le mani di Ken e lo aiuta ad aprire il varco per il dark Ocean e... ok, non voglio perdermi oltre in ciò. Alla fine ho deciso di non usare questa idea in una long fic di mia conoscenza perché sarebbe stato come buttare altra carne al fuoco. Cosa in cui sono molto brava. Il problema è tenere a bada tutte le carni messe a bruciacchiare sulla griglia da barbecue che poi è la trama della storia. Perciò, amen. Iori ha un fratello ma solo qui. Tra omelette carne arrosto m'è venuta fame, perciò mi spiccio.
Dicevo... Ho scritto questa fic oltre che per esaudire il mio piccolo capriccio, per partecipare al contest indetto da Roe ovvero il: Parole e Luoghi!
Questa è la scheda:
Nome
dell'autore su EFP: kymyit
Nick sul forum: kymyit
Categoria scelta: Digimon
Titolo: Solo due estranei
Luogo scelto: In macchina
Genere: introspettivo
Rating: giallo
Protagonisti: Iori Hida + nuovo personaggio
Avvertimenti: What if?
Questo è il responso U_U
Quarta Classificata: Solo due estranei di Kymyit
Grammatica: 10/ 10
Stile e lessico: 10/10
Originalità: 10/10
Giudizio Personale: 5.5/6
Utilizzo luogo: 1/3
Parola (prompt): 2/2
Tempi di narrrazione: 3/3
Totale = 41.5/44 punti
Allora... parliamone. Una fan fiction impeccabile se non fosse stato per l’utilizzo del luogo. Ma ti rendi conto che se mi avessi usato meglio il luogo scelto avresti potuto classificarti molto più in alto? Bah... misteri! Comunque la tua fic mi è piaciuta molto, non hai preso il massimo in gradimento personale solo perché nelle battute finali mi sono persa un po’.. Complimenti anche a te :)