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Autore: kymyit    02/05/2011    1 recensioni
Cosa succederebbe se Iori scoprisse di avere un fratello? E se questo fratello fosse figlio di suo padre ma non di sua madre? Se il mito di Hiroki crollasse e questo mandasse in tilt il povero razionale Iori?
°La nave ormeggia e pochi minuti dopo lui è lì. Cammina sulla passerella come se nulla fosse. Sorride. Ti viene incontro con una tua foto in mano.
Ti saluta, come se ti conoscesse da una vita e invece no.
Anche a te sembra di conoscerlo, di sentirlo familiare per un solo attimo. Ma poi, cercando qualcosa in più, torni coi piedi per terra.
E’ solo un estraneo col tuo stesso sangue.°
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Iori Hida/Cody, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Solo due estranei

 

 

A volte basta un attimo, un battito di ciglia, un soffio di vento causato dal batter d’ali d’una farfalla. Uno sbuffo delicato, che pare fine a se stesso.
Ma ci credereste se vi dicessi che il minimo battito d’ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo? [*]
Non è un discorso campato per aria, perché un solo misero, sottovalutato, istante può cambiare la nostra vita.
In un soffio.
E si ritorna sempre al discorso dell’aria smossa, al vento impetuoso e si arriva a parlare del paesaggio che scompare oltre il finestrino della macchina, all’aria che ti manca mentre parli con un perfetto sconosciuto, all’enorme tir che avanza inesorabile e maestoso verso di te.
E tu non te ne accorgi.
Perché in quel momento hai solo una cosa in testa.
 

 

 

-Mamma, posso chiederti una cosa?- le domandi inarcando il sopracciglio.
Lei asciuga le stoviglie con una calma da fare invidia.
-Dimmi.-
-Perché vuoi accoglierlo qui?- domandi contrariato –Insomma, è il figlio che mio padre ha avuto con un’altra!-
Lei sorride. E’ un po’ giù, ma conosci il suo sguardo.
E’ una donna orgogliosa d’aver fatto la scelta giusta. E pur sapendolo non comprendi.
-La madre di tuo fratello stava con tuo padre prima che noi due iniziassimo a frequentarci. Quando si sono separati, lui non sapeva che lei fosse incinta.-

 

Ma l’ha abbandonata.
L’ha lasciata sola con un figlio da crescere.
Il tempo di una decisione e un ragazzo si ritrova senza il padre.
Un altro viene al mondo.
Poi ancora una decisione presa in un istante ed entrambi rimangono senza di lui.
Ma tu ancora non lo capisci. Te lo ripeti tante volte di contare fino a dieci e analizzare la situazione. Sai di essere nel torto. Ma sei così orgoglioso dell’immagine eroica che ti sei costruito di Hiroki, che vederla sfaldare d‘improvviso sotto i colpi della dura realtà fa crollare tutto ciò in cui credevi.
Perché volevi essere come lui, ma ora tutto, d’improvviso, diventa sbagliato.

 
Che aveva detto Miyako al telefono?

 
-Prima di giudicare, cerca di conoscere l’altra faccia della frittata.-

Sorridi nel ricordare il profondo sospiro fatto da Ken in quel momento.
-Credo si dica l’altra faccia della medaglia, sai?- le aveva detto.
-Medaglia, frittata, siamo lì… scusa Iori, è che sto facendo le omelette. Ma sai cos’è? Dovresti conoscerlo. Magari anche lui si sente solo e abbandonato. Potreste scoprire cose che ti aiuteranno comprendere meglio tuo padre, no?-

 
Già, perché tu tuo padre l’hai conosciuto appena.

 
 

Guidi fino al porto col cuore in gola e le mani strette sul volante. Sudate per il gelo che ti attanaglia. E’ stupido, lo sai. Non hai parole per definirti in questo momento.
Ti biasimi, ma ti comprendi.
Ti dai ragione, anche se sbagli.
E ti costringi a guardare avanti e a proseguire dritto.
Quando lui scenderà da una di quelle navi e ti vedrà, sarai costretto a salutarlo e a parlare con lui. Perché è la cosa giusta da fare e tu lo sai, ma non vuoi.
Sei lì solo per risparmiare il dolore a tua madre, ti dici.
Lo chiami, perché titubante rallenti e sai che tarderai.
Sei una persona corretta, nonostante tutto.

 

Guardi di sfuggita la sua foto sul cruscotto. Si chiama Isei e ti somiglia incredibilmente.
Leggi nei suoi occhi azzurri la determinazione di tuo padre e la dolcezza sconosciuta di un’altra donna che non è tua madre. La sua voce ti causa una dolente nostalgia.  Lo rivedi ancora, tuo padre, a prenderti per mano. A sollevarti per aria e a farti volare libero nel cielo. L’aria sferzava sotto i tuoi piedi come a cercare di trattenerti sulla terra ma Hiroki ti portava ancora più in alto, sempre più su, oltre le nuvole, oltre le stelle.

 

E ora hai davanti il mare costellato di mille spruzzi di sole.
La nave ormeggia e pochi minuti dopo lui è lì. Cammina sulla passerella come se nulla fosse. Sorride. Ti viene incontro con una tua foto in mano.
Ti saluta, come se ti conoscesse da una vita e invece no.
Anche a te sembra di conoscerlo, di sentirlo familiare per un solo attimo. Ma poi, cercando qualcosa in più, torni coi piedi per terra.
E’ solo un estraneo col tuo stesso sangue.
Lo saluti, chiedi del viaggio. Sono solo convenevoli, non t’importa sul serio.
Dice che ha preso la nave perché ha paura di viaggiare in aereo.
Anche tu, ma per motivi diversi. La prima volta che ci salisti era per riportare in patria la salma di papà. E l’aereo precipitò.

 

E’ un continuo contrasto fra il desiderio di scoprirvi simili e quello di innalzare un muro fra voi.

 

 

La radio trasmette una canzone che troppo s’adatta a ciò che stai vivendo.
E vorresti spegnerla, ma l’hai accesa per essere ospitale. Vuoi essere educato, non farglielo pesare…
Pensi che sei stato sempre un po’ masochista. Come quella volta, con Black WarGreymon. Avresti dato inconsciamente la vita per fermarlo. Per capirlo. E lui ha visto qualcosa in te, per questo i suoi artigli non hanno carpito la tua giovane esistenza.
Ma ora, scavando a fondo nel tuo cuore, non trovi che rancore e rabbia crescente.
Quella stupida canzone…

 

Non restare nel silenzio... perché sai fa male
Lo sento...non credi in quello che sei

 

Allunghi la mano verso il tasto di spegnimento.
Ti fermi.
Riprendi saldamente il volante.
Ti ostini a guardare la strada, a scambiare due o tre parole di circostanza.
E lui?
Anche lui sembra averti capito.
E te lo fa notare con quella gentilezza che fa male al cuore come un pugnale smussato che spinge per penetrarti a fondo!

“Ora siamo tutti psicologi!” pensi.
Perché tutti si ostinano a credere di capire cosa provi?
Nessuno lo capisce!
Nei tuoi panni ci sei solo tu!

 

E poi accade che chiudi gli occhi un attimo di troppo.
Le tue labbra si schiudono in un grido infuriato.
-Finiscila!- esclami.
Lui ti guarda con quegli occhi di zaffiro increduli. Ti raccontava di quando Hiroki aveva fatto volare anche lui fra le sue braccia. Più su. Anche lui fino al sole e oltre le stelle, oltre le candide nubi e i confini dello spazio.
Non riesci a sopportare di più.
Non concepisci che Hiroki abbia commesso una leggerezza simile.
Avresti preferito non essere mai nato piuttosto che sapere che lui come padre aveva sbagliato.
Il rumore di una nave ti rammenta dell’esistenza di tuo fratello.
La sua voce che urla il tuo nome ti riporta dentro la macchina.
E ciò che accartoccia il parabrezza e ti schiaccia contro il sedile non è una nave.
Il dolore è terribile, ma te ne rendi conto solo in seguito, perché urlavi di rabbia quando la situazione ti è sfuggita di mano. E ora urli di dolore mentre la tua vita scivola via in un mare di sangue.
Lui è lì, occhi negli occhi.
Il mondo girava.
Ma ora è tutto fermo.
Ti sembra di galleggiare sull’aria che poi è l’asfalto. Semplicemente sei lì, inerte.
E c’è anche lui, col sangue che gli gocciola dalla bocca. Ha qualcosa conficcato in una spalla. Ma è lì, con te…
Poi la luce se ne va.
Poi torna.
La sua mano ti afferra.
-Iori! Iori!-
Lo senti che ti chiama.
Vedi tuo padre in lui.
Ti fa incazzare.
Cerchi di scacciarlo via.
Un battito di ciglia.
Buio.

 

 

Un battito di ciglia.
Luce.
Luce fredda.
Tubi trasparenti.
Un ago nel braccio.
Dolore, confusione… dove sei?
-Iori!- è tua madre –Iori! Dottore!- sta piangendo. E’ felice.
Il medico arriva.
Ti punta un fascio luminoso dritto nell’occhio.
-Mi sente?- ti chiede.
Vorresti dirgli che non sei sordo e che ti da fastidio, ma non ci riesci.
Annuisci appena.
Rivivi l’incidente.

 

Il sangue che erompe copioso.
I vetri infranti che si librano come setole sottili di dente di leone e s’impregnano di rosso.
Lo stridore del metallo dell’auto che s’accartoccia come fosse una lattina vuota e il volante che ti spezza le costole premendoti contro il sedile.
Poi uno schioppo secco e quest’ultimo cede.
Te lo diceva sempre tuo nonno di farlo fissare da un bravo meccanico.
L’aria ti trascina sul cielo d’asfalto e la pelle ti si stacca raspata dal cemento mentre scivoli lontano, ancora legato con le cinture di sicurezza.
Cinture di sicurezza…
Che ironia…

E quella radio continuava a suonare!

 

 

Io ti conosco nel cuore fratello minore
E' solamente la tua età... credo in te...

  

Ce l’hai impressa nel cervello quella canzone, diavolo!

 

Poi arriva quella domanda.
Un tarlo che s’insinua nel tuo cervello. Prima solo un remoto interrogativo. Poi un insistente desiderio di sapere. Così forte da fare quasi male.

“Lui dov’è?”
E non sai se è solo senso di colpa o preoccupazione sincera.

 

Un battito di ciglia, e lui è lì.
Pallido, col braccio e la testa fasciati.
-Hida-san, deve riposare.- insiste il medico. Lui scuote il capo.
-Solo un attimo.- dice –Come sta?-
Prova pietà per te che l’hai quasi fatto ammazzare?
-Si rimetterà in sesto.- continua il dottore, costringendolo a tornare nella sua camera.
Sei in terapia intensiva, lo capisci dalla quantità di macchinari intorno a te.
E da tua madre che ha l’aria di non dormire da giorni.

 

Isei vi lascia, ma ti sorride tristemente.
Non c’è odio nei suoi occhi.
La consapevolezza di esserti comportato da verme ti fa contorcere le viscere.
Ma non quanto il sentire da tua madre che sei salvo solo grazie a lui.
Come pensavi, siete solo estranei con lo stesso sangue.
E’ il suo sangue che scorre in te adesso.

 

Lo sai, dovrai chiedergli scusa.

 

 

Solo un timido imbarazzo sarà...
credo in te...

 

 

 

 

 

Alla fine lo farai, concederai una tregua alla tua testardaggine, Iori.

 

 

*




Allora, spendiamo due paroline per questa cosa.
La suscritta fic è nata innanzitutto dall'idea malsana di far spuntare dal nulla il fratello di Iori. Come personaggio Iori mi ha sempre detto poco, finché alla fine della serie non si viene a sapere di suo padre. Poi c'è la questione del suo aprirsi a Ken. Ecco, li mi piace. Quando afferra le mani di Ken e lo aiuta ad aprire il varco per il dark Ocean e... ok, non voglio perdermi oltre in ciò. Alla fine ho deciso di non usare questa idea in una long fic di mia conoscenza perché sarebbe stato come buttare altra carne al fuoco. Cosa in cui sono molto brava. Il problema è tenere a bada tutte le carni messe a bruciacchiare sulla griglia da barbecue che poi è la trama della storia. Perciò, amen. Iori ha un fratello ma solo qui. Tra omelette carne arrosto m'è venuta fame, perciò mi spiccio.
Dicevo... Ho scritto questa fic oltre che per esaudire il mio piccolo capriccio, per partecipare al contest indetto da Roe ovvero il: Parole e Luoghi!
Questa è la scheda:

Nome dell'autore su EFP: kymyit
Nick sul forum: kymyit
Categoria scelta: Digimon
Titolo: Solo due estranei

Prompt scelto: Nave
Luogo scelto: In macchina
Genere: introspettivo
Rating: giallo
Protagonisti: Iori Hida + nuovo personaggio
Avvertimenti: What if?


Questo è il responso U_U


Quarta Classificata: Solo due estranei di Kymyit
Grammatica: 10/ 10
Stile e lessico: 10/10
Originalità: 10/10
Giudizio Personale: 5.5/6
Utilizzo luogo: 1/3
Parola (prompt): 2/2
Tempi di narrrazione: 3/3
Totale = 41.5/44 punti

Allora... parliamone. Una fan fiction impeccabile se non fosse stato per l’utilizzo del luogo. Ma ti rendi conto che se mi avessi usato meglio il luogo scelto avresti potuto classificarti molto più in alto? Bah... misteri! Comunque la tua fic mi è piaciuta molto, non hai preso il massimo in gradimento personale solo perché nelle battute finali mi sono persa un po’.. Complimenti anche a te :)


Per finire, la citazione iniziale segnata con [*] viene dal film The Butterfly Effect. Mai visto in realtà XP So anche che non c'entra molto, ma mi piaceva usarla in questo frangente. Poi la canzone. Non so come siano arrivati in Giappone i Pquadro, ma fregatevene. Il titolo della canzone è : Fratello Minore. Ovvio che decidessi di usarla Q_Q E' bellissima, accidenti!

 

 

 

 

   
 
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