La
madre di Maka mi sta antipatica. Impossibile direte voi, non
si è mai vista!
Appunto! E’ per questo che non mi
piace troppo… e così ho deciso di scrivere qualche cosa su di lei,
per immaginarmi come dovrebbe essere il rapporto con sua figlia. Spero che sia
carina :3
Grazie
comunque per aver aperto questa pagina!! Buona lettura!!
Aki_Penn
Basta
il Pensiero
Era
all’incirca mezzogiorno quando una donna giapponese sulla trentina
arrivò, trafelata, in paese.
Aveva
rischiato di morire tre volte nelle ultime quarantotto ore, non dormiva
decentemente da una settimana e aveva una fame davvero allucinante.
Qualche
paesano la guardò con aria indifferente, mentre camminando affaticata,
si trascinava dietro il pesante zaino impolverato. Era sporca come non era mai
stata, e in faccia aveva un paio di graffi non troppo profondi, ma che comunque
bruciavano.
Si
fermò nel bel mezzo della via a contemplare una fontana, come se fosse
stata un miraggio.
Per
un secondo pensò davvero che lo fosse.
Raccolse
le ultime forze che aveva e corse verso gli zampillii infilando la testa nel
liquido trasparente, felice come una bambina.
Era
da tanto che non era così appagata. Certo aveva scelto lei di
intraprendere quel viaggio, e non se ne era ancora pentita, forse non
l’avrebbe fatto neanche se un leone le avesse staccato un braccio, ma
comunque quando, dopo essere stata lontana dalla civiltà per tanto tempo,
tornava a vedere un paese, era sempre felice.
Si
sciacquò via l’acqua dalla faccia e guardò davanti a
sé, c’era parecchia gente che la guardava con aria sospettosa dato
che si era praticamente tuffata nella fontana della piazza, ma non le
interessava, aveva adocchiato un’osteria dall’altra parte del
piazzale. Il suo stomaco reclamava cibo, e lei aveva tutte le intenzioni di accontentarlo,
farsi un bagno e poi una buona dormita!
Fece
qualche passo, più vigoroso dei precedenti, verso la sua meta, quando
scorse un negozietto di souvenir con la coda dell’occhio, e si
impalò, nel bel mezzo della strada. Un uomo che le camminava a poca
distanza, per poco, non le andò contro.
La
donna sorrise, era incredibile come certi business raggiungessero anche le
più sperdute cittadine. Chissà se avevano anche le cartoline?
Cambiò
rotta, dirigendosi verso la nuova scoperta, e sentì, nello stesso istante,
una tremenda fitta allo stomaco, accompagnata da un lamentoso gorgoglio. La sua
pancia era davvero vuota da troppo tempo.
Passò
lo sguardo più volte, dal negozietto di chincaglierie, alla locanda, e
infine decise di entrare nel punto vendita di souvenir.
Guardò
l’esposizione con aria stanca, c’era un’incredibile scelta di
cartoline. Quale era meglio acquistare? Quella coi brillantini? Quella con la
fontana? O quella con il paesaggio brullo e un paesano che salutava
l’obbiettivo?
Erano
tutte carine, ma pareva che nessuna fosse abbastanza bella per la sua Maka.
Non
le scriveva da troppo tempo, ma non aveva visto un solo essere umano, tanto
meno un ufficio delle poste, per mesi.
Ne
scelse una, quella con la fontana, probabilmente le sarebbe piaciuta più
delle altre.
Avrebbe
avuto così
tante cose da scriverle, ma mano a mano che pensava le scartava mentalmente,
dirle che era stata quasi divorata da un leone non le sembrava il caso, si
sarebbe preoccupata per nulla, e degli scarafaggi che aveva mangiato?
Neanche…
All’ora
di chiusura la donna giapponese era ancora nella stessa posizione con la
cartolina tenuta tra le mani, intonsa. Il negoziante la cacciò fuori dal
suo negozio malamente.
Qualche
giorno dopo Soul, dopo aver litigato per parecchi minuti con la serratura della
buchetta della posta, ne aveva estratto una cartolina un po’ stropicciata
che aveva l’aria di arrivare da lontano, rappresentante una fontana non
troppo bella.
La
voltò. C’erano poche parole scritte di fretta con una calligrafia
tremolante.
La
passò a Maka distrattamente e lei
s’illuminò, quando la vide.
“Ma
non ti fa arrabbiare che sia sparita e ti mandi solo qualche banale cartolina
ogni tanto?” chiese poi il ragazzo con voce strascicata, mentre salivano
le scale.
Maka
scosse la testa stringendosi al petto il suo tesoro “Basta il pensiero!”