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Autore: stellabrilla    09/05/2011    0 recensioni
Versione riveduta e corretta di una mia vecchia FF, ambientata all'inizio della IV serie.
Gibbs/Tony centrica.
Una missione sotto copertura coinvolgerà i nostri due agenti, e li vedrà protagonisti di un'avventura dai risvolti inaspettati. Assieme a personaggi inediti e misteriosi saranno catapultati in un intrigo internazionale. Donne bellissime e crudeli. Spie senza scrupoli. Un pericolo mortale che minaccia il mondo. Questo e molto altro ancora...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Una volta che Kira e la sua squadra ebbero lasciato l’edificio, Gibbs tornò alla sua scrivania e si sedette a meditare sulla conversazione appena avvenuta.
Non passarono pochi minuti che l’Agente David e l’Agente McGee piombarono (di nuovo) su di lui in cerca di risposte. Chi era quella gente, cosa volevano, perché avevano avuto l’autorizzazione a tagliarli fuori dal caso.
Lui non aveva quelle risposte, e le domande lo esasperarono tanto che decise di andarsene a casa, per evitare di commettere un omicidio. Detestava essere all’oscuro di qualcosa. Andava contro i suoi principi: essere sempre un passo avanti.
Stavolta gli sembrava di essere rimasto almeno dieci passi indietro. C’erano troppi tasselli mancanti.
La sua nuova barca lo stava aspettando. Eluse le domande e si dileguò. Talmente in fretta da non avere nemmeno il tempo di chiedersi che fine avesse fatto Tony. Non l’aveva più visto da quando l’aveva mandato a prendergli il caffè.
Arrivò a casa, scese in cantina e lì ci trovò Tony. Sedeva silenzioso e stringeva tra le mani un bicchiere di bourbon.
Non gli chiese il perché di quella visita. Se il ragazzo aveva qualcosa da dirgli lo avrebbe fatto, quando lo avesse voluto.
L’uomo si limitò a cominciare il suo lavoro con la barca. Gli piaceva avere a che fare con il legno.
Era solido, taciturno, poco incline ai mutamenti…
-La conoscevo.- furono le prime parole pronunciate da Tony. Gibbs continuò a piallare.
-La donna che è venuta oggi alla sede. La conoscevo. Era il mio capo alla omicidi, a Baltimora. Morì in un’esplosione poco prima che lasciassi la polizia.-
Ecco, questo era il genere di cose che Gibbs odiava. Posò la pialla e si sedette di fronte al suo agente anziano, versandosi una generosa dose di bourbon.
-Si chiamava Diane Dark, quando la conoscevo io. Credo che sia stata la cosa più vicina ad una madre che abbia mai avuto, dopo che la mia morì. Fu tosta quando anche lei se ne andò.- Bevve un sorso, senza guardare Gibbs negli occhi.
-Pochi mesi dopo arrivasti tu e mi portasti con te all’NCIS.- Fece un’altra pausa, stavolta più lunga.
-Questa mattina quando l’ho vista lì, in piedi, davanti a me. Ho pensato di essere impazzito. Poi lei mi ha parlato. Mi ha raccontato una strana storia a proposito di false identità, segreti governativi, missioni sotto copertura. Sei anni senza vedermi e non ha avuto nemmeno uno straccio di spiegazione su perché non si sia fatta viva. Sul perché non mi abbia cercato, per farmi sapere che non era morta. Sai, io pensavo davvero di contare qualcosa per lei... - la sua voce si spense.
A quel punto Gibbs ritenne che fosse il caso di intervenire. -Anche io le ho parlato-, disse, e Tony lo fissò con attenzione.
-Volevo vederci più chiaro in questa storia: ci hanno levato il caso del motociclista. Il Direttore ha ricevuto una telefonata dalla Casa Bianca. Agenti armati fino ai denti che irrompono in una struttura governativa. Tutto questo è fin troppo strano per i miei gusti. Non ci vuole certo un genio per capire che c’è sotto qualcosa di grosso.-
-E soprattutto,- aggiunse Tony, -nessuno può toglierti l’osso dalla cuccia e sperare di farla franca. Giusto?-
Gibbs non rispose, ma un mezzo sorriso gli increspò le labbra. Bevve anche lui un sorso di liquore. -Mi ha proposto di partecipare ad una missione sotto copertura. Ho accettato. E ci sei dentro anche tu.-
Tony annuì. Non c’era bisogno che il suo capo gli dicesse altro. Si fidava ciecamente di lui.
Se Gibbs voleva che facesse questa cosa, l’avrebbe fatta. E così, forse, sarebbe andato in fondo a questa storia.

******

Passarono due giorni, senza notizie.
La mattina del terzo giorno, appena arrivato a lavoro, Gibbs fu convocato d’urgenza nell’ufficio della Shepard. La donna era alquanto perplessa e mostrò a Gibbs un ordine di partenza immediata.
-Cos’è questa storia Jethro?- Chiese il Direttore. -Ha a che fare con quella donna?-
-Perché lo chiedi a me? Ne so quanto ne sai tu.- Fu la laconica risposta.
Ma Jenny Shepard era una donna intelligente e, soprattutto, aveva un intuito femminile molto sviluppato. Il quale si attivava all’istante quando un esponente del gentil sesso sorvolava lo “spazio aereo Jethro”.
In ogni caso quell’ordine arrivava da quote talmente elevate da essere quasi congelato, pertanto la donna non poté far altro che eseguire.
Lesse il documento a Gibbs, che ascoltò in silenzio.
L’Agente Speciale Leroy Jethro Gibbs e l’Agente Speciale Anthony Dinozzo sarebbero partiti quello stesso giorno per una missione Top Secret. Destinazione: ignota. Obiettivo: ignoto. Rischio: codice rosso.
Non dovevano portare con loro alcun effetto personale. Qualsiasi cosa di cui avessero bisogno gli sarebbe stata fornita una volta giunti alla base operativa. Dovevano lasciare armi, cellulari, documenti e distintivi. Avrebbero portato con sé solo gli abiti che indossavano. Dal momento in cui avrebbero lasciato la sede dell’NCIS, fino a quando vi fossero tornati (se vi fossero tornati) dovevano risultare irrintracciabili. Qualsiasi contatto con la sede governativa avrebbe potuto pregiudicare la missione, che era di importanza vitale per la sicurezza mondiale.
Jenny lesse tutto con voce secca, e asciutta. Odiava dover permettere a Jethro e Tony di sottrarsi a quel modo alla sua autorità, senza possibilità di contattarli.
Odiava avere le mani legate a quel modo.
Eppure, se il Direttore aveva le mani legate e non poteva far altro che eseguire, fu molto più difficile spiegare a Ziva e McGee che non erano inclusi in quella missione.
Gibbs e Tony sarebbero scomparsi per giorni, forse settimane, mesi. Avrebbero potuto esser feriti, o morire senza che loro lo sapessero, o potessero fa niente per aiutarli.
Alla fine, dopo che Gibbs si fu imposto con tutta la sua autorità, i due non poterono far altro che accettare la cosa, sebbene molto a malincuore.
-Non Posso crederci! Gibbs, perché hai scelto Tony e non me?- Sibilò Ziva, piuttosto arrabbiata. -Io sono certamente molto più qualificata di lui per una missione di questo tipo. Al Mossad ci addestrano proprio per affrontare cose del genere!-
-Stai insinuando che non sono qualificato per affrontare missioni sotto copertura, agente David?- La ribeccò Tony. -Si da il caso che io abbia molta esperienza nel campo dei travestimenti e delle missioni sotto copertura. E comunque è evidente che Gibbs si fida di me molto di più di quanto non si fidi di te. La sua scelta è stata ovvia. Sono o non sono l’agente più anziano?-
Tony ovviamente stava gongolando. Sembrava un adolescente in procinto di partire per una gita scolastica.
Ma Gibbs lo stroncò in pieno. -Adesso basta Dinozzo, e muoviti. Prima che cambi idea e decida di andare da solo.- Prese lo zaino e si avviò all’uscita.
-Arrivo, Capo.- Tony lo raggiunse correndo. Prima di entrare nell’ascensore si girò e fece un ultimo saluto ai sui compagni, che stavano fermi a metà del corridoio, sconsolati ed abbattuti.
-Cercate di non dare fuoco all’edificio, mentre non ci siamo. Prometto di portarvi qualche souven...- ma la voce gli si strozzò in gola quando Gibbs lo afferrò per la collottola e lo trascinò dentro.
-Scherzi a parte, Capo. Ti sono grato per questa tua dimostrazione di fiducia. - Disse Tony non appena le porte si furono chiuse. Gibbs non lo guardava. -Insomma, soprattutto dopo quello che è successo ieri. Ti prometto che non te ne pentirai.-
-Ecco, bravo. Cerca solo di non farmene pentire.-
Le porte dell’ascensore si aprirono. Nel parcheggio sotterraneo dell’NCIS un furgone nero li attendeva con il motore acceso.
Il portellone sul retro si aprì, e loro salirono. Trovarono due degli uomini di Kira, che li guardavano in maniera strana. Li salutarono con un secco cenno del capo, senza parlare.
Tony si sentiva estremamente a disagio. Ma visto che Gibbs non parlava, si sedette in silenzio anche lui.
Fu un viaggio silenzioso, che durò per quasi due ore.
Dietro i finestrini erano oscurati, per cui i due agenti dell’Ncis poterono farsi un’idea molto vaga di dove fossero diretti. Nelle campagne attorno alla città, probabilmente.
A un certo punto il furgone scese in una specie di strada sotterranea e percorse un tunnel lungo almeno una decina di chilometri. Al termine del tunnel c’era un cancello blindato, che venne aperto con un sensore a iride. Dietro il cancello c’era quello che sembrava a tutti gli effetti un parcheggio. Alcune macchine di vario genere e altri furgoni neri vi erano parcheggiati. Finalmente il veicolo si fermò.
Tutti scesero. Compreso l’uomo alla guida del furgone. Sempre mantenendo un religioso silenzio.
Addossati alla parete c’erano degli armadietti, ogni uomo si tolse la propria tuta nera, sostituendola con abiti civili, e la depose nel proprio scomparto, insieme alle armi. Poi Gibbs e Tony li seguirono lungo un corridoio e per una rampa di scale.
Si ritrovarono in un cortile di quella che sembrava una tenuta di campagna. Con il prato all’inglese e le siepi potate in forme originali.
I tre uomini si fermarono davanti al portone e suonarono il campanello.

CONTINUA…
   
 
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