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Autore: Geil_Flynn    12/05/2011    4 recensioni
"- Shh! – la ammonì lui, sorridendo. – La mamma si sveglia, scema. – Meieli smise di ridere e si fece seria.
- Finirà la guerra? – chiese, guardando dritto negli occhi il fratello. Lui non esitò un istante:
- Sì. – Meieli guardò i suoi piccoli occhi nocciola, decisi e brillanti. – E noi vinceremo.
- Sei sicuro?
- No. – replicò lui con tranquillità. – Ma la speranza funziona sempre, stupidotta. – Sorrise.
- Davvero? – domandò lei, ingenuamente. Nikolas annuì, solenne."
Genere: Sentimentale, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Salve a tutti! Giungo a rompere nuovamente, con una shot che ha partecipato al contest "I was born..." di Alan_McStarlenson. Non con molto successo, visto che è stata l'unica storia pervenuta, ma... sorvoliamo! XDD Forse la mia iscrizione ha terrorizzato a tal punto gli altri concorrenti che sono tutti emigrati in Alaska cambiando identità... *si picchietta l'indice sul mento*. Lasciando da parte la mia idiotaggine, passerei alla storia. Prima di tutto, il contest in cosa consisteva? 

Cito direttamente dal bando: "Ogni giorno della settimana ha in sè un significato, giusto?
Io vorrei che, scegliendo tra i vari significati che elencherò sotto, ciascuno di voi prenda in esame uno e un solo giorno e su questo sviluppi la storia di un personaggio (ovviamente, però, è possibile inserire altri personaggi).
Potete scrivere di un momento qualunque della vita: infanzia, adolescenza, diploma, matrimonio, morte... Tutto quello che volete. L'importante è che la caratteristiche scelte siano rispettate."

Et - voilà. Come forse qualcuno di voi capirà dal titolo, ho scelto domenica!

 

Cos'altro posso dire su questa shot? La prima parte è ambientata nel 1915, nel bel mezzo della prima Guerra mondiale. Meieli ha otto anni (nata il 3 febbraio 1907), e Nikolas dieci (Domenica, 8 ottobre 1905). La seconda, invece, è posizionata durante la seconda Guerra mondiale, nel 1942. In quel periodo gli anglo-americani bombardavano a tappeto le città tedesche, e ogni famiglia doveva avere un rifugio anti-aereo.  Mmm... basta, credo =)
Va' da sé che dedichi questa umile shot all'organizzatrice del contest, per essere stata tanto disponibile con me *inchino*.
Buona lettura (Seee -.-").

 

 

 

 

I was born… - Sonntag

 

Domenica 
I nati di domenica di solito sono persone sincere, generose e dotate di un grande self control.
La loro determinazione gli permette di raggiungere mete troppo coraggiose per la maggior parte delle persone, a spingersi verso nuovi ideali mantenendo sempre i piedi ben saldi a terra.
Hanno un grande sensibilità e una predisposizione particolare verso il prossimo oltre ad un forte desiderio di sentirsi utili.
Abili nel suscitare simpatia e fiducia negli altri, cercano ogni giorno di rendere il mondo un posto migliore.

 

Notte tra il 7 e l’ 8 ottobre 1915, Große Bleichen, numero 26, Amburgo, Germania.

 

Il temporale infuriava. C’era un uomo zuppo d’acqua, con un uniforme da soldato che cercava alla bell’e meglio di ripararsi dalla pioggia. Non fece in tempo ad arrivare al rifugio. Uno sparo e lui cadde a terra, con gli occhi spalancati.

 

Meieli saltò a sedere sul letto, trattenendo a stento un grido. Le sue mani vagarono tra le coperte, finché non incontrarono le proprie ginocchia. Se le strinse al petto, dondolandosi su sé stessa, mugugnando qualcosa di incomprensibile.

Lanciò un grido strozzato. Era certa, ne era sicura! Aveva visto un uomo! Un uomo nella sua stanza con un grosso coltellaccio in mano, come uno di quello per i pirati che c’erano nei libri che leggeva Nikolas. Probabilmente era un francese! O un russo o un inglese! Voleva ucciderla, voleva ucciderla perché papà stava vincendo la guerra, ecco perché!

Piagnucolò. Non voleva restare lì da sola, al buio poi…

Buttò di lato le coperte, con foga e si mise dritta. Le piante nude dei piedi, a contatto con il pavimento freddo la fecero rabbrividire. Non aveva tempo di cercare la vestaglia, un nemico voleva farle la pelle! A tentoni, nell’oscurità, si diresse verso la porta della sua stanza, e allungando le corte braccine l’aprì. Zampettò fuori e camminò fino alla stanza accanto. L’aprì, esitante.

- Nikol…? – mormorò sull’uscio. Non ricevette risposta e si strinse nelle spalle. Lei non ci voleva tornare di là! – Nikolas…! – ripeté con voce piagnucolosa, saltellando sul posto. Entrò nella camera e si avvicinò al letto, dove il fratello dormiva beatamente, con un sorrisetto furbo sulle labbra. Lo scosse leggermente.

- Nikolas! – lui borbottò qualcosa di incomprensibile, girandosi sull’altro lato.

Meieli alzò il lembo del lenzuolo e si arrampicò sul materasso. Si accucciò contro il fratello, abbracciandolo da dietro.

- Uhm… co-cosa…?– mormorò Nikolas,  voltandosi nuovamente verso la sorella. Lei si raggomitolò ancora di più, poggiando la testa sul suo petto.

- Ho avuto un incubo. – Sussurrò la bambina contro il pigiama del ragazzo.

Nikol alzò gli occhi al cielo.

- Meieli Schulte sei la ragazzina più patetica di Amburgo. – disse, con una certa solennità. Con uno sbadiglio si mise seduto e goffamente circondò le spalle della sorellina con uno braccio.

- Su, kleine, che hai sognato? – Meieli sorrise a quel soprannome che Nikolas le aveva affibbiato da quando aveva solo un anno. “Piccola”, voleva dire in tedesco. Le si addiceva in fondo. Era sottile, magra e piuttosto bassa di statura.

- Un nemico uccideva papà. – ammise. Nikolas fece uno strano verso, a metà tra uno sbuffo e una risatina.

- Nessuno uccide papà. Lui è forte. Hai visto che spalle grandi che ha? E poi noi Tedeschi abbiamo gli U-boot. Lo sai cosa sono gli U-boot, kleine? – Meieli fece cenno di no con la testa. – Sono dei grossi sommergibili – che sono dei mezzi che vanno sotto l’acqua – che affondano le navi nemiche. Così, guarda! – agitò una mano, come se fosse una barchetta in balia delle onde marine. Poi cominciò ad agitare la sinistra, appena sotto la prima. Fece uno strano rumore con la bocca, e piano piano la mano destra precipitò verso il pancino di Meieli, e Nikolas le fece il solletico. Lei rise sommessamente. 

- Shh! – la ammonì lui, sorridendo. – La mamma si sveglia, scema. – Meieli smise di ridere e si fece seria.

- Finirà la guerra? – chiese, guardando dritto negli occhi il fratello. Lui non esitò un istante:

- Sì. – Meieli guardò i suoi piccoli occhi nocciola, decisi e brillanti. – E noi vinceremo.

- Sei sicuro?

- No. – replicò lui con tranquillità. – Ma la speranza funziona sempre, stupidotta. – Sorrise.

- Davvero? – domandò lei, ingenuamente. Nikolas annuì, solenne. Meieli fece ciondolare la testa.

- Molto bene. – sussurrò lui. – Ti accompagno di là?

La bambina per poco non gridò:

- No! Nikol, ti prego! Non voglio tornarci di là!

Il fratello la guardò per qualche secondo. Guardò i suoi capelli castani, corti e disordinati, messi in un’acconciatura da folletto. Guardò i dolci ed innocenti occhi grigi. Guardò la corta camicia da notte che le arrivava appena alle ginocchia. Fece un mezzo sorriso e alzò gli al cielo. Sollevò il lembo del lenzuolo.

- Sotto, Fräulein Schulte. Prima che cambi idea…  - Meieli sorrise e abbracciò Nikolas, mentre lui copriva entrambi con la trapunta. Lanciò uno sguardo all’orologio, stringendo a sé la sorellina. Mezzanotte e due minuti.

- È l’otto ottobre… - soffiò. – È il mio compleanno.

- Auguri… - sussurrò Meieli. – Auguri, Nikolas.

- Ho dieci anni. Ho dieci anni. – ripeté, attonito. Non se l’aspettava… così. Era un cambiamento talmente importante! Ora finalmente aveva un numero a due cifre!

- Buon compleanno, Nikolas. Und hundert von diesen Jahren.(*) – borbottò ancora lei, seppellendo il viso nelle coperte.

Nikolas sorrise.

Era domenica otto ottobre.

 

(*) “E cento di questi giorni.”

 

 

 

 

Notte tra il 7 e l’8 ottobre 1942, Große Bleichen, numero 26, Amburgo, Germania.

 

Un boato in lontananza fece sobbalzare Nikolas. Gli anglo-americani stavano lanciando le bombe a grappolo su Amburgo. Di nuovo. Era il decimo giorno, la decima notte insonne.

Strinse lo coperte fino a coprirsi la faccia. Si impose un minimo di dignità e di controllo, caratteristica peculiare nel suo carattere. Respirò a fondo, una o due volte. Era incredibile come, un uomo di quasi trent’uno anni, potesse essere terrorizzato da un missile di sei centimetri per sei.

Contrasse la faccia, all’ennesimo “boom!”. Si consolò, pensando che almeno la mamma era al sicuro. Chissà se in paradiso si potevano sentire le bombe… Scosse la testa.

“Che pensiero idiota”.

Si girò su un lato, sentendo uno spiacevole ‘cric’ al collo.

- Nikol? – alzò lo sguardo. Appena sotto la porticina, nell’oscurità risaltava una piccola figura accucciata, ma al contempo aggraziata e longilinea.

- Ehi. – Nikolas fece un mezzo sorriso.- Vieni.

Meieli si avvicinò lentamente e si sedette accanto a Nikolas. Poggiò la testa sul petto del fratello, che le circondò le spalle con un braccio.

- Ho uno stranissimo senso di déjà-vu… - soffiò lui, ridendo.

- Anche allora eravamo in guerra. Un’altra, però. E non bombardavano le città. E non eravamo in un rifugio antiaereo.

Un’altra esplosione, più vicina. I veicoli nemici si avvicinavano sempre di più.

- Eravamo solo dei bambini, Meieli. 

- Eravamo molto più felici, Nikolas.

Sospirò. Quanto aveva ragione la sua sorellina. Rimasero per qualche istante in silenzio.

- Siamo da soli. Non ce la faremo mai. – Meieli fece una pausa. – Ho sempre pensato che finché saremmo rimasti insieme non ci sarebbe accaduto nulla di male. Adesso la mamma è morta, papà è stato rinchiuso chissà dove dalla Gestapo fino a impazzire dal dolore… - accennò a un anziano uomo gemente, tutto raggomitolato in un angolino, avvolto di coperte. -  E tu… Tu ti sposerai con Lena, te ne andrai e mi lascerai sola. Sola con le bombe.

Nikolas rifletté a lungo prima di parlare.

- Beh… Ci siamo ancora noi due, no, kleine? E ti prometto, che finché questo periodo continuerà io… - tossicchiò. – Penso…

- … Starò al tuo fianco. Ti voglio taantoo bene, Meieli. – continuò lei per il fratello, con un mezzo sorriso.

- Esattamente ciò che avrei voluto dire. – replicò Nikolas, altezzoso.

Meieli scosse la testa, sorridendo, e strinse più forte il ragazzo.

- Finirà la guerra? – chiese, mentre sentiva della calde lacrime dalle sue iridi grigie.

- La speranza è l’ultima a morire, kleine.

Lei sorrise mestamente e lanciò uno sguardo al suo sottile orologio da polso.

- Nikol. Buon compleanno.

- Sei veramente assurda. In mezzo alle bombe mi auguri buon compleanno?! – rise il ragazzo, nervosamente. – Grazie.

Sospirarono. Nikolas sentì il cuore della sorella battere, sempre più lentamente, fino ad assumere un ritmo regolare. Era addormentata. Le baciò i capelli scuri e con delicatezza le fece posare la testa su un cuscino.

Era di nuovo domenica otto ottobre. La seconda che i due fratelli Schulte si trovavano ad affrontare insieme, in mezzo alle difficoltà.

Ma Nikolas, questa volta ne era certo, sapeva che quella che sarebbe seguita sarebbe stata la tranquillità. La sua determinazione non sarebbe mai scomparsa, lui era fatto così.

“Del resto… Non c’è due senza tre, no?” pensò, chiudendo gli occhi, mentre l’esplosione delle bombe lo cullavano in un sonno agitato, ma pieno di speranza per il futuro.

 

 

Grammatica: 8,5/10 
C’era qualche piccolo errore, ma nulla di cui preoccuparsi, tranquilla! La lettura è abbastanza scorrevole e piacevole. 
Espressività: 10/10 
Caspita, mi sembrava di stare lì in mezzo, sai? 
Trama: 9/10 
Bella trama, davvero molto carina. Mi è sembrata ben strutturata e coerente al periodo trattato. 
Personaggio: 9/10 
Nikolas mi ha molto colpita, è in gamba, non c’è altro che dire (non che Meieli mi abbia fatto antipatia, ovvio, ho adorato anche lei!). 
Riferimento alle caratteristiche: 9/10 
Sei stata veramente brava, ti sei attenuta molto bene alle caratteristiche. 
Originalità: 10/10 
Non me la sarei mai aspettata, sinceramente. E poi… Ebbene, diciamo che mi piacciono le storie ambientate in periodi di guerra. Anche se qui è solamente accennata senza riferimenti a fatti storici, devo dire che il contesto ha giocato la sua parte. 

Totale: 55,5/60

 


Alex Jimenez <3

   
 
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