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Autore: Montana    14/05/2011    6 recensioni
Una ragazza scampata alla strage della sua famiglia a soli 5 anni, non parla, si esprime solo con la musica.
Il suo serial killer è tornato a cercarla.
Ma questa volta con lei ci sarà un ragazzo dai capelli castani, e la sua squadra di esperti, pronti a proteggerla.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Veronika Gordon 2007-2012'
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Prologo; una voce nella notte.
 
Veronika aveva 5 anni, i capelli scuri e due grandi occhi castani, che in quel momento erano chiusi perché stava dormendo.
D’un tratto, un rumore nella stanza dei suoi genitori la fece svegliare. Sentiva delle voci.. ma non erano solo quelle di mamma e papà. C’era una terza voce, di un uomo. Una voce profonda, cattiva.
Veronika si mise immediatamente a sedere sul letto, stringendo forte al petto il suo orsacchiotto di peluche grande quanto lei.
“NO.. per favore.. no!” sentì dire una voce, quella di sua madre. “Per favore. Ti prego, non farlo. No, no, NO!” gridò di nuovo la donna. Poi un rumore secco, di uno sparo. Poi sua madre che piangeva.
Veronika poggiò i piedini scalzi sul pavimento e si avvicinò alla porta della sua cameretta. La aprì cercando di fare il meno rumore possibile e si incamminò verso la stanza dei suoi genitori.
La porta era socchiusa, una delle abat-jour accesa. C’era uno strano odore, come di qualcosa che è bruciato. Veronika si avvicinò per poter guardare la scena dalla fessura della porta.
Sua madre era seduta sul letto, il viso tra le mani, piangeva disperatamente. Suo padre era steso lì vicino, dormiva. “Ma perché non si sveglia e non consola mamma?” pensò Veronika, avvicinandosi di più per poter vedere meglio. C’era un altro uomo in piedi vicino al letto, un uomo alto e magro con un giubbotto di pelle e dei jeans scuri. Veronika non si ricordava di averlo visto in casa quando era andata a letto. “Forse è qui per consolare mamma, dato che papà non vuole proprio svegliarsi.” pensò.
“Sta’ calma. Credevi veramente che non l’avrei fatto? E smettila di piangere, non vorrai mica morire col trucco sbavato!” disse rudemente l’uomo.
Morire? Che brutta parola. Non la sentiva spesso, ma sapeva cosa succedeva quando uno moriva. Se ne andava da qualche parte, lasciando lì tutti quelli che gli avevano voluto bene. Sua mamma doveva morire? No, non l’avrebbe mai fatto. Non avrebbe mai lasciato lei e papà.
“Per... per favore, se devi uccidermi, lascia stare Veronika. Per favore.” disse sua madre tra i singhiozzi. Sentendosi chiamata in causa, Veronika si fece più attenta.
L’uomo sconosciuto rise “Lasciarla stare? Ma perché mai?! Ho ucciso tuo marito, ucciderò te, lei dovrebbe rimanere sola? Vuoi abbandonare la tua piccola bambina indifesa?” disse.
Poi alzò una mano e la puntò verso la tempia della donna; nella mano aveva qualcosa di scuro, assomigliava a quei giocattoli che facevano BAM! che avevano i suoi compagni di scuola. Infatti quella cosa fece click, poi BAM!
Ma non fu un BAM! giocoso e divertente come quello dei suoi amici, fatto con la bocca. Fu un BAM! vero e proprio, e qualcosa di rosso schizzò dalla testa di sua madre che si abbatté sul materasso.
Non fu il BAM!, non fu sua madre che cadeva a far sbarrare gli occhi a Veronika, ma fu quel piccolo schizzo rosso scuro che era uscito dalla sua testa. Quello lo conosceva bene anche lei, era quello che le riempiva le ginocchia quando cadeva in bicicletta.
E quando c’era del sangue non succedeva mai nulla di buono.
E così, spinta da un istinto di sopravvivenza che non sapeva di avere, Veronika girò sui tacchi e corse via, lontano dalla stanza dei suoi genitori. Ben presto sentì i passi pesanti dello sconosciuto dietro di lei, ma era più veloce e aveva già raggiunto la porta d’ingresso. Era aperta, stranamente e fortunatamente. Corse fuori, incurante del freddo e della terra ghiacciata sotto i piedi scalzi, un braccio del suo orso stretto in una mano. Corse fuori dal giardino, oltre la strada, nel bosco, tra gli alberi, sempre con quei passi dietro che la seguivano. Corse senza mai fermarsi, corse fino a perdersi tra gli alberi, finché i suoi piedini non le fecero così male da doversi nascondere in una piccola fessura tra due rocce, sempre con l’orso stretto contro il petto, sempre con l’impressione che quei passi la stessero ancora seguendo.
 
I poliziotti trovarono Veronika 3 giorni dopo, ancora in quella fessura tra le rocce.
Era viva, sveglia e denutrita, ma viva. Stringeva ancora l’orsacchiotto tra le braccia.
Andò a vivere dai nonni in Montana, ma da quel giorno non pronunciò più nemmeno una parola,
I suoi genitori erano stati uccisi, il colpevole non trovato, ma la stessa situazione si era ripetuta molte volte prima e si sarebbe ripetuta molte volte dopo per poi interrompersi improvvisamente.
Almeno fino ad adesso.
  
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