Ho
bisogno di te
In qst ff le ferite ke Sana
riporta dopo essere stata aggredita dalle fan di Charles mentre gira il film “La
villa sull’acqua” sono molto gravi, tanto che la ragazza non riprende subito
conoscenza. Insomma, ho modificato la storia originale, creando un episodio
nuovo, più drammatico, ma alla fine anche molto più romantico! Non aggiungo
altro: leggete e recensite! Thanks to everyone!! J
Sana è sdraiata sul suo
letto nella casetta di legno che il regista Ono le ha riservato. Le riprese
stanno andando bene, ma lei non è completamente serena … e il problema non è il
lavoro. È qualcosa di strano, una sensazione mai provata prima, qualcosa che si
muove dentro il suo petto e non le da pace da quando è partita … da quando ha
salutato Heric. Si tira su, sedendosi a gambe incrociate, con il cellulare di
fronte a sé. Lo fissa per qualche istante, poi si decide ad accenderlo. Compone
un numero. Quasi involontariamente le sue dita premono la sequenza di tasti che
fa comparire sul display il nome di Heric. Rimane ancora per un attimo a
guardare quel nome scritto con caratteri piccoli e una faccina sorridente
affianco fatta semplicemente di due punti, un trattino e una parentesi. Poi
sposta lo sguardo leggermente più in alto sul display: niente, non c’è campo.
Inutile provare a chiamare. E poi, cosa direbbe? Non fa neanche in tempo a
pensarci, qualcuno bussa alla porta.
“Arrivo!” esclama con
il suo solito tono spensierato. Si alza abbandonando il cellulare sul letto,
dopo aver cancellato con un sospiro il nome del ragazzo. Va alla porta, la apre
chiedendo chi la stia cercando, ma non riceve risposta. Esce sotto il portico,
guardandosi intorno, e sorge una figura nell’ombra che l’aspetta, immobile.
Avanza verso di lei, e nota che è una ragazza.
Mi
sembra di averla già vista … pensa. Ma certo! È una
delle fan di Charles che ho incontrato stamattina. Chissà cosa vuole? E a quest’ora
poi!
“Ehi, ciao!” le dice
sorridendo. La ragazza non le risponde. Ma tu guarda che maleducata! Prima
mi viene a cercare, poi nemmeno mi saluta?! Dice Sana fra sé e sé, ma
decide di non farlo notare anche alla ragazza.
“Hai bisogno di
qualcosa?” le chiede gentilmente, avvicinandosi ancora di un passo. Finalmente
la ragazza alza lo sguardo su di lei, uno sguardo freddo che per un attimo la
spaventa, anche se non quanto il rumore improvviso che sente alle sue spalle.
Fa appena in tempo a sentire le parole della ragazza: “Lascia stare Charles!”
che qualcosa la colpisce da dietro, con forza. Barcolla in avanti, sentendo un
forte dolore alla schiena, urlando. Non fa in tempo a girarsi; un altro colpo
la raggiunge violento dietro le ginocchia facendola cadere a terra. Per un
attimo le si appanna la vista per il dolore. Cosa sta succedendo? Poi si ricorda:
quella mattina, l’incontro con le tre fan di Charles, le loro intimidazioni,
alle quali non aveva prestato molta attenzione in quel momento, ma che ora
diventano la spiegazione di quell’aggressione. E capisce: la trappola, una di
loro che la attira fuori dalla baita, le altre due che la colpiscono con dei
bastoni, facendola cadere a terra. E ancora, non smettono di colpirla. Heric
… La prima persona a cui pensa è il ragazzo. Un altro colpo la raggiunge
sulle gambe. Heric, dove sei? Un colpo alla schiena. Aiutami … Un
altro. Dei passi che arrivano di corsa. Cosa succede? Heric, salvami … I
colpi finiscono improvvisamente, ma il dolore continua. Ho bisogno di te …
Passi che si avvicinano veloci, passi che si allontanano ancora più veloci.
“Heric …” è il sospiro
che emette Sana prima di scivolare nell’incoscienza, mentre sente le voci che
la chiamano sbiadire.
Buio. Silenzio. Nulla.
Poi una piccola luce, che si allarga sempre di più. Il viso di Sana compare al
fondo di un corridoio scuro e freddo, dapprima sfuocato, poi man mano più
nitido. Il sorriso della ragazza rischiara l’ambiente, lo riscalda. Una mano si
tende verso quel volto, con l’intenzione di catturarne la bellezza, ma più ci
prova, più Sana sembra sfuggirle. Una voce la chiama: “Sana!”, ma lei sembra
non sentirla.
“Sana, aspetta!” Il
viso della ragazza si allontana lentamente, senza smettere di sorridere, mentre
il corridoio ricade nell’oscurità. “Ti devo parlare! Aspetta!” la mano fa un
ultimo tentativo di fermarla, ma Sana scompare come era venuta …
“SANA!!!”. Gridando il
suo nome, Heric si sveglia, la mano ancora tesa nel vuoto che rincorre quel
sogno.
Rimane per un attimo a
fissare il soffitto, cercando di dimenticare l’immagine della ragazza.
Inutilmente. Abbassa lentamente il braccio, si copre gli occhi, stanco.
Improvvisamente un suono acuto, insistente, gli ricorda che è ora di alzarsi.
Con un moto di rabbia, allunga il braccio alla sua sinistra tenendo il pugno
chiuso e colpisce con violenza la sveglia, che cade dal comodino rompendosi e
tornando silenziosa. Heric si gira dall’altra parte, si tira le coperte sopra
la testa, ritirandosi sotto di loro come a cercare un rifugio e richiude gli
occhi. L’immagine di Sana si fa strada di nuovo dentro di lui. È inutile, non
riesce più a dormire. Spinge via le coperte e decide finalmente di alzarsi.
Prima di scendere prende il cellulare e guarda il display. Niente. Nessuna
chiamata persa, nessun messaggio.
“Allora, ti vuoi alzare
o no?!” la voce di sua sorella lo raggiunge fastidiosa
dal piano di sotto.
“Ma l’hai sentita la
sveglia?” insiste. “Guarda che fai tardi a scuola!”
Heric scende le scale
senza risponderle. Quando arriva in salotto, la ragazza continua:
“Guarda che se ti prendi una nota perchè arrivi in ritardo non ne voglio sapere
nulla, eh!”
Heric non la sopporta
più.
“Oggi entriamo un’ora
dopo!” mente, ed esce di casa sbattendo la porta e lasciando la sorella in
silenzio nel corridoio, indecisa se credergli o no. Infine fa spallucce e,
rassegnata, decide che non gliene importa più di tanto. Affari suoi.
pensa.
Intanto Heric cammina
per le vie di Tokyo, con lo sguardo basso, nascosto dietro alcuni ciuffi dei
suoi capelli biondi. Non ha voglia di andare a scuola. Si dirige verso il
parco, e una volta lì verso il gazebo, prendendo a calci un sassolino. Si siede
su una panchina. Perché non ho detto a Sana quello che sento?! si
chiede. Perché non ho avuto il coraggio di parlarle? Così ora è chissà dove,
con quello stupido di Charles …! Giuro che se osa provarci con lei lo
distruggo! Sana è mia!
In quel momento riceve
un messaggio sul cellulare. Con il cuore che ha involontariamente accelerato il
battito, lo tira fuori dalla tasca e apre l’sms, in attesa di scoprirne il
mittente. Ma il suo cuore è costretto a rallentare: è Terence. Gli chiede che
fine abbia fatto, ricordandogli che le lezioni sono già iniziate. Heric non gli
risponde. Preferisce tornare a perdersi nei suoi pensieri, che minacciano di
farlo impazzire.
Poi, tempo dopo, il
telefonino squilla di nuovo. Questa volta è una chiamata. Heric non risponde,
ma il telefono continua a squillare insistente, non sembra avere intenzione di
lasciar perdere. Sbuffando, il ragazzo lo prende e guarda il display: non
conosce il numero.
“Pronto?” brontola
scocciato. La voce che gli risponde è l’ultima che avrebbe mai pensato di
sentire.
“Heric? Sono Robbie, il
manager di Sana.”
Perché
occhiali da sole mi chiama?! Cosa vuole da me? Uffa! Che scocciatore.
“Cosa vuoi?” gli chiede
sgarbatamente, deciso a concludere la chiamata il prima possibile.
“Si tratta di Sana.
Devi venire da lei. Sto arrivando a prenderti a scuola, esci nel cortile. Ti
spiegherò dopo.”
Che
cosa?! Sana? Cosa è successo? Sembra preoccupato.
“Cosa le è successo?!
Dimmelo!!”
“È stata aggredita da
alcune fan di Charles. È svenuta, e non ha ancora ripreso conoscenza da ieri
sera, ma continua a mormorare il tuo nome. È meglio se vieni con me.”
Heric non riesce a
credere alle parole del manager. È assurdo. Sana aggredita? E non si è
ancora ripresa? Ma Sana è una ragazza forte! Non è possibile! La voce
tremante e stanca di Robbie, però, gli fa capire che non è uno scherzo.
“Non sono a scuola, mi
trovo al parco!” gli dice solo. Robbie non gli chiede spiegazioni. Chiude la
comunicazione e gira il volante della Mercedes guidando verso il parco.
Intanto Heric non perde
tempo. Si alza con uno scatto e va verso la strada. Non appena vede la macchina
di Robbie accostarsi frettolosamente, non esita a salire a bordo, giusto un
secondo prima che riparta con una sgommata. Durante il viaggio, Robbie racconta
al ragazzo ciò che è accaduto la sera prima, spiegandogli che le condizioni di
Sana sono molto gravi, soprattutto alcune ferite che ha riportato alle gambe,
ma Heric non dice una parola. Riesce solo a pensare a Sana, la sua Sana,
sdraiata in un letto incapace di muoversi, incosciente, debole, priva delle
energie che dimostrava sempre … e quell’immagine lo ferisce. Si chiude nel suo
silenzio carico di dolore, mentre la Mercedes sfreccia spericolata tra i
sentieri di montagna, nella fretta di raggiungere la ragazza.
Arrivano a destinazione
ore dopo. Robbie scende dall’auto e fa strada ad Heric verso la baita di Sana.
Lui lo segue sempre in silenzio, con il gelo nello sguardo e nel cuore. Quando
apre la porta, la vista di Sana distesa sul letto lo immobilizza, i battiti del
suo cuore sembrano arrestarsi, il tempo rimanere sospeso. Si avvicina alla
ragazza, lentamente, gli sembra di sentire rimbombare nella stanza ogni suo
passo. Non degna di uno sguardo le persone che si trovano nella baita: Charles,
Alissya, i loro manager, qualcun altro che non conosce. Il giovane attore ha un
sussulto quando vede Heric, ma lui quasi non si accorge della sua presenza,
pensando solo a Sana. Finalmente raggiunge il letto e vi si inginocchia
accanto, ancora senza pronunciare una parola. Charles sembra infastidito, ma un’occhiata
alquanto eloquente di Robbie lo costringe a non dire nulla e a seguire gli
altri che escono dalla baita. Heric sente la porta chiudersi, e solo allora
alza una mano e la posa su quella di Sana, che spunta fredda tra le coperte. La
stringe, mentre cerca sul viso della ragazza il sorriso che le ha visto in
sogno quella mattina, ma non lo trova.
Cosa
ti è successo, Sana? si chiede. Come puoi stare
qui, in un letto, immobile, senza sorridere, senza saltare allegra attorno agli
altri, come hai sempre fatto? Come può la tua voglia di vivere essersi spenta
in un attimo? Quella voglia di vivere che mi ha fatto … innamorare di te. Mi
vergogno perfino a pensarlo … Io, Heric, innamorato? Stona con la mia immagine
di duro, di lupo solitario. Eppure tu hai compiuto il miracolo. E non ne sei
nemmeno a conoscenza. Non te l’ho detto, non ne ho avuto il coraggio. Codardo.
Un’altra qualità che stona con la mia reputazione. Ma cosa me ne importa?! Ciò
che mi importa in questo momento sei tu. Tu, che rimani zitta, con gli occhi
chiusi, sembri non esserti accorta che sono venuto da te. Ma in realtà lo sai,
vero? Senti la mia mano che stringe la tua, non è così? Heric stringe
ancora di più la presa sulla mano di Sana, ma con delicatezza. I suoi pensieri
vengono interrotti da un mormorio.
“Heric …”
Il sussurro che è
appena uscito dalle labbra quasi immobili della ragazza lo fa sobbalzare. Si
avvicina di più al suo viso, continuando a stringerle la mano con la sinistra,
e posando la destra sui capelli castani di Sana, accarezzandoli dolcemente.
“Sana!” la chiama,
sperando che apra gli occhi e gli sorrida, ma lei continua a dormire. E per la
prima volta nella sua vita il ragazzo abbandona la sua maschera fredda e
impassibile lasciando il posto ad un’espressione tenera, triste, afflitta. Per
la prima volta lacrime salate velano i suoi occhi, non più duri, ma pieni d’amore
… e di dolore.
“Sana …” la chiama
ancora. La sua voce ora è roca, più bassa. La ragazza non dà segno di averlo
sentito. Heric chiude gli occhi, arginando le lacrime, mentre gli sfugge un
singhiozzo.
Perché,
Sana? Perché non apri gli occhi?! Perché non mi
rispondi? Ti prego, Sana … io … ho bisogno di te … Già, se n’era accorto.
Aveva bisogno di lei. L’aveva capito troppo tardi, quando ormai era partita.
Aveva bisogno dei suoi sorrisi, della sua allegria, della sua spensieratezza,
della sua gentilezza … aveva semplicemente bisogno di lei.
“Ho bisogno di te, Sana
…” mormora, mentre una sola lacrima riesce a sfuggire alle sue ciglia e cade,
infrangendosi sulla mano di Sana.
Improvvisamente, quella
mano che il ragazzo sta stringendo si muove, chiudendosi sulla sua.
Tutto ciò che vede è
oscurità. Nemmeno una luce a rischiarare quel luogo freddo e privo di vita.
Sana si sente sola, persa in quelle tenebre che improvvisamente l’hanno
avvolta. Prova a muoversi, a gridare, ma rimane immobile, e nessun suono esce
dalle sue labbra, solo un debole sussurro che le rimbomba per un po’ nella
testa: “Heric …”
Vuole urlare il suo
nome, chiamarlo perché venga a salvarla, ma non ci riesce. Una fitta di dolore
la raggiunge improvvisamente alla schiena, mozzandole il respiro. Poi un’altra
alle gambe, più forte.
Heric,
dove sei? Cosa mi succede? Dove mi trovo? Non vedo nulla. Ho paura. Heric,
vieni a salvarmi! Vorrei che fossi qui …
“Heric …” riesce a
sussurrare di nuovo, ma sembra che nessuno la senta. Poi improvvisamente vede
una piccola luce farsi strada in fondo alle tenebre, lottare con l’oscurità per
avvicinarsi a lei. È ancora debole, ma per Sana è una nuova speranza. Tende una
mano verso quel barlume, sapendo che è la sua unica possibilità per abbandonare
quel luogo gelido, ma la luce è ancora troppo lontana perché possa
raggiungerla. E allora prova ancora a chiamare il ragazzo, sapendo che è l’unico
che sarebbe in grado di salvarla.
“Heric …”. E una voce
risponde. È calda, rassicurante, la sente come un’eco lontana, ma potente: “Sana!”
È la sua voce. E
la luce diventa improvvisamente più forte, si allarga rischiarando sempre più
terreno, avvicinandosi.
“Sana …” ripete ancora
la voce, questa volta più debolmente, ma la luce avanza comunque, ormai Sana può
quasi toccarla … ma è ancora troppo lontana perché possa illuminarla. La
ragazza tende di più la mano, ma non riesce a raggiungerla. La voce è
scomparsa, e la luce si affievolisce leggermente, facendo cadere Sana nello
sconforto.
No,
Heric! Ti prego, non te ne andare! Ho bisogno di te! Solo tu puoi aiutarmi!
Heric!
E di nuovo la voce del
ragazzo riempie il silenzio, in un sussurro più potente degli altri: “Ho
bisogno di te, Sana”. La luce torna a risplendere con più forza, ad un soffio
dalla mano tesa della ragazza. E lei vede una goccia di luce scendere all’improvviso
verso di lei e infrangersi sulla sua mano, espandendo il bagliore, che
finalmente la avvolge, quasi l’acceca con la sua intensità. Quando i suoi occhi
si abituano al chiarore, scorge una mano a pochi centimetri dalla sua, anch’essa
tesa alla sua ricerca. E subito Sana fa un ultimo sforzo, la sfiora, la stringe
…
Quando riapre
lentamente gli occhi, l’immagine che le appare è l’unica che avrebbe voluto
vedere: Heric è chino su di lei, le stringe forte la mano, le accarezza i
capelli, e per la prima volta in vita sua le sorride. E Sana si perde in quel
leggero sorriso, dimenticando per un attimo il dolore fisico, assaporando la
sensazione che prova, come di essere rinata. Con un piccolo sforzo riesce a
ricambiare il sorriso, anche se non è del tutto sicura di esserci completamente
riuscita. Ma a Heric basta quello sforzo, e un’altra lacrima, questa volta di
gioia, si unisce alla prima che ha versato.
“Heric …?” inizia a
fatica Sana, stupita, ma un dito del ragazzo che si posa dolcemente sulle sue
labbra la fa tacere. Poi quel dito si sposta, lascia spazio alle labbra di Heric,
che si accostano alle sue in un timido bacio. Sana richiude gli occhi,
stringendo ancora la mano che tiene la sua. Vorrebbe gridare il suo amore al
ragazzo, scusarsi per averlo fatto preoccupare, per non avergli rivelato prima
i suoi sentimenti, ma ancora non ha le forze necessarie. Così si limita a
riaprire gli occhi quando Heric si stacca lentamente da lei e a infondere nel
suo sguardo tutte le emozioni che vorrebbe esprimere a voce … e ci riesce. Quel
silenzio che attraversa la stanza, quei sorrisi e quegli sguardi che si
incrociano, valgono più di mille parole.
Improvvisamente una
fitta riporta Sana alla realtà. Chiude
gli occhi, cercando di scacciare il dolore. Heric se ne accorge e soffre per
lei.
Come
hanno potuto farti una cosa simile? si
chiede con rabbia. Si alza, prende un panno dal comodino vicino al letto, lo
bagna in una vaschetta di acqua fresca e lo posa delicatamente sulla fronte di
Sana. Poi finalmente le parla: “Riposati ancora un po’. Io vado a chiamare gli
altri”
Si allontana da Sana,
dirigendosi verso la porta, ma la voce affaticata della ragazza lo ferma con la
mano ancora sulla maniglia.
“Heric, non te ne
andare!” lo supplica con un filo di voce, poi fa una altro sorriso, questa
volta ancora più dolce: “Anch’io … anch’io ho bisogno di te” aggiunge.
Allora
mi sentiva! pensa Heric, felice. Poi si volta e torna da
lei, soddisfacendola. Sana cerca di nuovo la sua mano, la trova, la stringe e
con un sorriso chiude gli occhi, scegliendo di seguire il consiglio del
ragazzo. Heric rimane accanto al letto fino a quando non è sicuro che si sia
riaddormentata. La guarda per un po’ riposare, questa volta con il viso
rilassato e disteso, serena. Poi lentamente e con delicatezza, facendo
attenzione a non svegliarla, sfila la mano dalla sua, che si abbandona
rilassata sul materasso, e si rialza. Silenziosamente esce dalla baita, di
nuovo con la solita espressione fredda in viso, per avvisare gli altri che si è
ripresa.
Giorni dopo Sana sta
finalmente meglio. Le ferite che ha riportato stanno lentamente guarendo e la
ragazza riesce finalmente a stare seduta, ma ancora non può camminare. Heric è
rimasto sempre lì, dopo che Robbie ha avvisato la sorella e il padre. La sua
presenza aiuta Sana a guarire ed entrambi hanno finalmente capito i sentimenti
che provano nei confronti dell’altro. Ma non sono i soli. Anche Charles ha
visto l’intesa che c’è tra i due, e non vuole accettarlo.
Un giorno, mentre Heric
sta andando a trovare Sana nella sua baita, l’attore lo ferma.
“Hayama!”
Heric si volta irritato:
non riesce a sopportare la presenza di quel ragazzo attorno a Sana!
“Cosa vuoi?” gli chiede
in tono duro, sperando di intimidirlo, ma Charles si avvicina un po’ di più.
Lo guarda negli occhi,
restituendo lo sguardo carico d’odio che gli rivolge Heric.
“Cosa c’è tra te e
Sana?” gli chiede serio. Heric si infastidisce ancora di più, ma cerca di
trattenersi.
“Non sono affari tuoi!”
esclama avanzando verso di lui minaccioso.
“Credo di sì, invece:
prima che tu arrivassi mi sono dichiarato a Sana.” gli rivela, e un sorrisetto
compare sul suo volto.
Tu
cosa?! pensa Heric tra sé. Come si è permesso? L’avevo
giurato: se osava provarci con lei lo distruggevo!!!
Senza dire una parola,
Heric si avventa sul ragazzo facendo scomparire il sorriso dal suo volto con un
pugno. Charles prova a difendersi, ma inutilmente: non può fare nulla contro
una cintura marrone. Heric non pensa più a nulla, vuole soltanto fare in modo
che quello stupito ragazzino non giri più attorno a Sana. Poi però rivede il
volto della ragazza, si ricorda delle parole che gli aveva sempre detto: lei
odiava la violenza, non serviva a nulla. Allora si ferma, senza però smettere
di guardare Charles con odio e rabbia.
“Lasciala stare.” gli
intima soltanto, poi si volta come se nulla fosse e con le mani in tasca si
avvia di nuovo verso la baita di Sana, lasciando il ragazzo a tamponarsi il
labbro con la manica della felpa.
Quella sera, come tutte
le altre, Heric è con Sana. La ragazza mangia con gusto ciò che le ha portato,
e tra un boccone e l’altro, per fare conversazione osserva: “Ehi, Heric! Hai
visto il labbro di Charles?! Ha un taglio terribile! Chissà come se l’è fatto?”
A Heric spuntano le
orecchie e la coda da leopardo mentre fa finta di nulla.
“Heric, ma mi ascolti?!”
esclama Sana vedendo che non le risponde.
“E che ne so io?!”
mente lui con aria seccata, troncando l’argomento. Sana decide che è meglio non
insistere, anche se conoscendo il ragazzo ha intuito che in realtà sa più di
quanto voglia dare a vedere. Finisce di mangiare, poi guarda fuori dalla
finestra il tramonto che si intravede appena da lì. I suoi occhi si velano di
tristezza.
Quanto
vorrei essere là fuori, in riva al laghetto che c’è qui vicino, ad ammirare il
sole scomparire dietro i pini …
Quasi senza
accorgersene, si lascia sfuggire un sospiro. Heric la guarda in silenzio, poi
si alza, le si avvicina e senza dirle nulla, facendo attenzione a non farle
male, la prende in braccio.
“Ehi! Cosa fai?!” grida
lei sorpresa. Heric non le risponde, ma si avvia verso la porta.
“Ma cosa …? Heric!
Mettimi giù!” gli dice lei, picchiando divertita sul suo petto.
“Vuoi stare zitta?!” le
intima lui con i suoi soliti modi bruschi, prima di uscire dalla baita. Sana si
arrende e si abbandona tra le sue braccia, lasciandosi rapire. Heric prende il
sentiero che porta nel boschetto lì accanto e procede senza dire nulla. In
pochi minuti raggiungono una piccola radura: da lì si scorge un pezzetto del
lago, incorniciato da alcuni larici che agitano le fronde accarezzati da una
leggera brezza. I soli rumori che si sentono sono il vento tra gli aghi e le
cascate che qualche metro più in là si tuffano nel laghetto, facendo da
sottofondo agli ultimi cinguettii di qualche uccellino di passaggio. Heric si
siede sul prato, di fronte al laghetto, posando con delicatezza Sana davanti a
sé, in modo che possa appoggiarsi a lui. Le guance della ragazza si accendono
di rosso, come il sole che si vede sprofondare all’orizzonte, mentre Heric le
avvolge la vita con un braccio. Rimane senza parole davanti a quel gesto di
affetto e allo spettacolo che le sta permettendo di ammirare, mentre il suo
cuore accelera, volando sulle ali dell’amore.
Quando il sole è ormai
tramontato, Heric finalmente parla. Dopo aver esitato un attimo, imbarazzato,
ma deciso, rivela: “Tu mi piaci, Sana.”
Ora anche le sue guance
sono leggermente rosse, ma per fortuna il buio che sta calando lo aiuta a
nasconderlo. Sana alza lo sguardo su di lui, incrociando i suoi occhi: la sua
espressione si è fatta dolce, tutte le sue difese sono crollate di fronte a lei.
E gli sorride, innamorata, felice di quel sentimento ricambiato.
“Anche tu …” sussurra
prima di baciarlo.
In poco tempo Sana si
ristabilisce del tutto, e le riprese del film possono ricominciare. Heric
vorrebbe rimanere fino alla fine, per poter restare accanto alla ragazza (e
tenere d’occhio Charles), ma ormai ha saltato troppi giorni di scuola ed è
costretto a tornare a casa. Quando sale sulla macchina di Robbie, Sana lo
saluta con un bacio e lui, prima di andarsene, la guarda intensamente:
“Metticela tutta, stai attenta e torna presto! Sai che …”
“… Ho bisogno di te!”
dicono insieme sorridendo.
THE END - Daisy