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Autore: Sarah Corvinus    20/05/2011    2 recensioni
E io urlo ancora più forte nella mia disperazione, urla che di umano non hanno più niente, grido forte il tuo nome, ma tu non mi risponderai più!
Lacrime di sangue bagnano oscenamente le mie gote chiare, i tuoi occhi spalancati mi guardano, mi chiedono perdono, ma non è colpa tua, è colpa mia che non ti ho saputo proteggere.
[Questa storia è il risultato dell’incubo che ho fatto stanotte, la mia paura più grande, l’ho scritta perché avevo bisogno di sfogare tutta l’angoscia che ho provato nel sogno.]
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incubi



Note: il testo di questa storia è proprietà del suo autore, la stampa o il salvataggio di esso da diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura.


Stiamo scappando, non so da cosa, ma corriamo per sfuggirgli.
Il sole è alto e caldo sopra le nostre teste, brucia, ma noi continuiamo a correre, quell’uomo senza volto ci sta aiutando, ma non so chi sia, saliamo veloci queste scale di marmo, ma ci stanno raggiungendo, e noi aumentiamo l’andatura.
Corriamo, corriamo sempre più veloci, distanziandoci leggermente, ma io mi giro sempre verso di te, per vedere se ancora stai correndo, per vedere se sei ancora con me.
Non so da cosa stiamo scappando, ma il mio istinto mi dice che dobbiamo sfuggirgli, e poi li vedo, i nostri inseguitori, uomini dal volto e gli abiti neri che ci rincorrono, pistole bianche alla mano, per darci il giudizio finale.

Siamo arrivati sul tetto di un vecchio palazzo, ci fermiamo per riprendere fiato, ma ancora gli uomini neri ci inseguono e allora riprendiamo a correre, l’uomo davanti a noi ci dice di fidarsi di lui, e salta dal parapetto, io che sono davanti a te mi blocco e vedo l’uomo che cade da chissà quanti metri e atterra sul suolo con i piedi, miracolosamente illeso, per poi fuggire in mezzo alla folla, che sembra non essersi accorta di quell’uomo senza volto.
Sgrano gli occhi gridando nella mia mente “impossibile, è una pazzia!
Terrorizzata mi giro verso di te per fermarti.
Ma è troppo tardi!

Senza riuscire a muovermi o ad urlare, ti vedo saltare oltre il parapetto, e cadere, e ogni secondo sento il mio cuore incrinarsi.
Cadi, cadi, cadi senza più fermarti, il tempo che si ferma, ma inesorabilmente il tuo corpo si schianta a terra, e in quell’esatto momento sento il mio cuore ridotto in mille pezzi, come un bicchiere di cristallo i suoi pezzi si disperdono nel nulla.
Vedo il sangue uscire dal tuo corpo disteso, e allora urlo, urlo con quanto fiato ho in gola, disperazione, dolore e morte sono tutto ciò che sento.

Corro, corro per raggiungerti, scendo gli scalini e ripercorro tutta la strada all’indietro, gli inseguitori non ci sono più, scomparsi nel vuoto della mia mente, per me ora ci sei solo tu fratello, fratello che sto perdendo, il mio cuore non batte più, il dolore è insopportabile. Corro, corro e urlo il tuo nome.
Quando finalmente raggiungo la strada, mille persone guardano la vita di un bambino scivolare via come acqua, il traffico si è fermato e io ti vedo li disteso a terra in un mare di sangue, corro da te, urlo, scalcio, strepito, grido il tuo nome ma nei tuoi occhi castani ormai non c’è più vita.

E io urlo ancora più forte nella mia disperazione, urla che di umano non hanno più niente, grido forte il tuo nome, ma tu non mi risponderai più!
Lacrime di sangue bagnano oscenamente le mie gote chiare, i tuoi occhi spalancati mi guardano, mi chiedono perdono, ma non è colpa tua, è colpa mia che non ti ho saputo proteggere.
Il mio fratellino, il mio amato fratellino è morto sotto i miei occhi, e io non ho fatto niente per evitare che accadesse.
Mi sdraio accanto a te sporcando il mio vestito bianco e il mio corpo di sangue, ti abbraccio stringendoti al mio petto, dove ormai non batte più un cuore, c’è solo dolore, un dolore talmente forte che ti fa desiderare di morire.

“no, no, non è vero, è impossibile, non è vero, perché , perché mi avete fatto questo, ridatemelo vi prego, lui è il mio fratellino, è il mio fratellino, ridatemelo vi prego”

Urlo ancora finchè ho fiato in gola, abbracciando il tuo corpo freddo,  mentre la gente in strada ci guarda, c’è chi piange, c’è chi appare indifferente, chi ci guarda con rammarico.

Ma nessuno di loro potrà capire quanto fa male, quanto sto soffrendo in questo momento, non posso credere di averti perso per sempre, il mio fratellino, sempre sorridente e spensierato come solo i bambini sanno essere.
In quegli attimi di struggente dolore vedo i nostri ricordi nella mia mente:
Vedo te che ridi e mi rincorri in un prato verde che profuma di rugiada.
Vedo te che fai i capricci ma che per un mio sorriso smette.
Vedo te che dormi sul letto accanto a me, sereno e sorridente.
Vedo te appena nato con quegli occhi vispi e chiari, ridi e muovi le tue manine verso di me, mentre io ti abbraccio col cuore leggero che gronda di felicità.

L’ambulanza non arriva, non credo che qualcuno l’abbia chiamata, ma non servirebbe a niente ormai, sei morto e niente ti riporterà da me.
Ancora distesi a terra ti stringo più forte al mio petto, ormai solo lacrime rosse scendono dai miei occhi, e la nostra canzone risuona attraverso le mie labbra, te la cantavo sempre per farti addormentare, ti ricordi onii-chan* ?
Era così che ti chiamavo sempre, e poi tu sorridevi e mi dicevi:  i love you sister.

Ma quei tempi non ritorneranno più, e adesso posso solo cantare la nostra canzone, che risuona di note disperate nell’aria, il vuoto e il buio è intorno a noi ci avvolge confortante, mentre anche la mia pelle si fa più fredda, diventa bianca e il tempo si ferma anche per me, perché il dolore era troppo forte da sopportare, infinito.
Così la morte ci avvolge in un macabro quadro di amore fraterno, occhi negli occhi, lacrime nelle lacrime.
Ormai, è finita.



Fine


Questa storia è il risultato dell’incubo che ho fatto stanotte, la mia paura più grande, l’ho scritta perché avevo bisogno di sfogare tutta l’angoscia che ho provato nel sogno.
*onii-chan- è giapponese e significa fratello minore/fratellino.

Ringrazio chi leggerà o commenterà, bye bye.
  
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