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Autore: 1rebeccam    20/05/2011    12 recensioni
"Sono tornato...sono tornato solo per te Katy!"
E' una dichiarazione o una minaccia per la nostra bella detective?
Vincitrice 9° turno CSA: 2° posto categoria What if...
Vincitrice 11° turno CSA: 2° posto categoria Special Turn "Cattivo" - 3° posto categoria Suspance
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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...“Si Castle, lo so… è lo stesso vicolo in cui è stato ritrovato il corpo di mia madre. E allora?”
Castle fa spallucce. “E allora niente!”
Chiude il discorso perché è tangibile che per lei è già finito, ma la guarda preoccupato.
Gli occhi fissi sulla strada, le mani strette al volante come se avesse paura che possa scappargli, dritta come un pezzo di legno.
Sa che un mare di sensazioni diverse la stanno attraversando per tutto il corpo.
La conosce. E’ tesa e non riesce a nasconderlo…almeno a lui...





Arrivati sul posto Lanie si dirige subito verso il cadavere.
Un agente li mette al corrente sull’ora della scoperta e che a trovare la donna è stata una “collega della vittima”.
Beckett guarda il corpo senza vita della ragazza e prova una strana sensazione, una specie di nausea che scompare all’improvviso così com’è arrivata.
“Lanie che ci puoi dire a prima vista?”
“E’ morta da qualche ora. Il rigor mortis è già presente! Forse tra le 3 e le 5 di questa notte. Ha cercato di difendersi, ha un paio di unghie spezzate e dai segni che ha sul collo sembrerebbe strangolamento. Il corpo è stato sicuramente composto in questa posizione.”
“Da cosa lo hai capito?” le chiede Castle stupito da questa affermazione.
“L’ha strangolata. Il viso dovrebbe essere una maschera distorta, gli occhi sbarrati, la bocca aperta. Invece sembra che dorma. L’ha sicuramente risistemata dopo averla uccisa! Ma ti dirò di più…” 
“…Dopo l’autopsia, si lo so!” la interrompe Beckett.
Quella frase l’ha sentita decine di volte e avrebbe continuato a sentirla ancora altrettante volte, sospira quasi rassegnata mentre controlla il cadavere.
Il cadavere! Qualche ora prima era una ragazzina, si perché non ha sicuramente più di vent’anni.
Carnagione chiara, capelli tagliati in un caschetto corto biondo platino. L’abito nero molto corto e scollato è strappato, anche le calze nere tempestate di luccichini argentei sono strappate.
Questi i particolari.
Ma è soffermandosi sull’insieme della scena del delitto che comincia a sentire la stessa nausea di poco prima.
Il corpo è proprio al centro del vicolo, come ha detto Lanie ben sistemato.
Le gambe unite, le mani intrecciate sul ventre, gli occhi e la bocca chiusi, le labbra sembra abbozzino un sorriso.
Perché quella vista la turba tanto.
Non certo perché è un cadavere.
Lavora con i cadaveri ogni giorno.
No… c’è qualcos’altro, ma cosa!
Esposito la distoglie da quel pensiero. “Pare non ci siano testimoni. La ragazza che l’ha trovata è sull’ambulanza lì in fondo.
Hanno dovuto darle un sedativo. Sta ancora singhiozzando.”
Kate si avvicina. “Posso salire?”
La ragazza la guarda tirando su con il naso. I suoi abiti non lasciano dubbi sul suo lavoro.
Calze a rete nere, mini mini mini gonna rossa, top nero e pellicciotto rosso sulle spalle.
I capelli cortissimi di un colore a dir poco indefinibile, ma sicuramente vistoso.
Il mascara le è colato giù fino al collo segno che ha pianto parecchio. 
“Sono il detective Beckett della omicidi…”
Non riesce a finire la frase che la ragazza scoppia di nuovo in lacrime.
“Lo so che non è il momento. Ma sarebbe meglio parlare con te subito. Così vediamo di capire cosa le è successo!”
“Cosa le è successo? Non  è chiaro cosa le è successo? E’ morta! Ecco cosa le è successo!” risponde la ragazza tra le lacrime.
Castle la osserva. Dal suo comportamento è probabile che lei non c’entri niente…o forse è solo una grande attrice.
Però osserva anche Beckett. Il suo viso sta esprimendo pietà e senso di protezione verso quella poveretta.
Beckett non sbaglia mai.
Se prova questi sentimenti allora la ragazza è già scagionata!
Kate sale sull’ambulanza e le mette una mano sui capelli.
Avrà si e no anche lei 20 anni.
Continua a non capire perché tante ragazze, per quante disavventure possano passare nella loro giovane vita, possano arrivare al punto di non avere più rispetto per sé stesse. Non tanto perché vendono il proprio corpo, non bisogna essere una di quelle per farlo, ma perché non possono pensare realmente che quella sia l’unica soluzione…non a 20 anni! 
“Come ti chiami?”
“Roxi… Roxanne Heller.”
“E lei era?”
“La chiamavano Lula, ma il suo vero nome era Erika, il cognome non lo conosco. Dividevamo un piccolo appartamento da quasi un anno.”
“Che sai di lei?”
“Quando diventi amica di qualcuno per strada non chiedi niente perché vuoi che non ti chieda niente.
Ti attacchi a lei perché non hai nessun altro ed è l’unica che ti può capire. Non so se avesse una famiglia, ma di sicuro c’era qualcuno nella sua vita che lei odiava. Per questo è scappata ed è finita sulla strada!”
“Questo posto. Lavorate qui spesso?”
“Mai. Mai lavorato qui. E’ fuori mano. Noi lavoriamo dall’altra parte della città.”
“Allora come mai era qui? E come mai tu l’hai trovata qui?”
Roxi si asciuga le lacrime con la manica del pellicciotto.
“Mi ha chiamata al cellulare. Ha detto che un idiota l’ha presa in macchina e poi all’improvviso l’ha scaricata qui senza motivo e senza…si insomma senza aver consumato. Sapeva di essere lontana e non aveva ancora raccattato un soldo, così mi ha chiesto di venirla a prendere con la macchina. E quando sono arrivata…”
Ricomincia a piangere.
“D’accordo Roxanne. Per ora può bastare. Ti faccio accompagnare a casa.”
Mentre sta per scendere dall’ambulanza Roxi la prende per il braccio, con tenerezza e gli occhi pieni di lacrime.
“Era una brava ragazza, anche se per sopravvivere faceva…beh si…diciamo questo lavoro. Era dolce e capace di volere bene con tutto il cuore…nonostante il dolore che si portava dentro…a me voleva bene!  abbassa gli occhi  Lo so che non siamo importanti per il mondo, ma Erika non meritava una fine come questa!”
Beckett le mette una mano sul viso. “Troverò chi le ha fatto questo. E’ una promessa! E ricordati, tutti siamo importanti in questo mondo, vorrei che lo capissi e soprattutto che ne avessi la certezza. Tutti possono avere una seconda possibilità!”
Mentre portano via il cadavere e Ryan fa salire in macchina Roxi per riaccompagnarla a casa, Beckett si guarda intorno e si sofferma nel punto in cui dodici anni prima il corpo di Johanna Beckett è stato ritrovato senza vita.
Castle si avvicina e le mette una mano sulla spalla  “Tutto a posto?”
“Si. Stavo pensando al cadavere di quella ragazza. Non so perché, ma ho come la sensazione che mi ricordi qualcosa, ma non riesco a capire cosa.”
“Forse perché sei qui, in questo posto. Insomma…sai che intendo.”
Beckett lo guarda stranamente con tenerezza, ma solo per un attimo.
“No. Non è per mia madre. E’ qualcos’altro, ma non riesco a fare mente locale. Torniamo al distretto e vediamo di sapere qualcosa di più su Erika.”
 
Un paio di ore dopo non avevano nessuna notizia in più.
Ryan comincia con quei pochi elementi che hanno trovato. 
“Niente Beckett. Non è mai stata fermata, non è schedata, niente fidanzato, nessuno nel quartiere dove abitava ricorda che abbia mai avuto alterchi con qualcuno. Oltre al lavoro che faceva dicono tutti che era una brava ragazza, gentile con tutti e sempre sorridente. Si fermava spesso a giocare con i bambini per strada. Insomma di notte stava sulla strada, ma di giorno era una ragazzina come tante altre.”
“Niente su una presunta famiglia?”
“Solo che nessuno l’ha mai cercata, nessuna denuncia di scomparsa. Sicuramente una brutta storia di molestie familiari alle spalle, mentre riaccompagnavo Roxi a casa ha detto che è scappata per questo, nient’altro!”
Esposito espone una teoria. “Forse l’uomo che l’ha scaricata ci ha ripensato ed è tornato indietro, magari lei si è rifiutata e in un impeto di rabbia l’ha uccisa.”
“Potrebbe essere plausibile, ma io continuo a pensare che la posizione del corpo mi ricorda qualcosa. Voi due cercate di sapere di più su questo tizio. Qualcuno deve averli visti mentre andavano via.”
“Un uomo qualsiasi che raccatta per strada una prostituta qualsiasi? Ho i miei dubbi!” risponde Esposito demoralizzato.
Squilla il telefono.
“Beckett…”
“Kate, sono Lanie, posso darti i primi dettagli.”
“Dimmi.”
“Non per telefono.” Risponde Lanie con tono serio.
“Arrivo! Andiamo Castle, Lanie ha notizie per noi.”
 
Lanie ha un'espressione molto seria.
“Strangolamento, come già ipotizzato. Non ha nessun altra ferita. L’ha presa alle spalle, ha cercato di fargli lasciare la presa e si è rotta 2 unghie, e sotto le altre nessuna traccia né di pelle, né di altre sostanze. Senza ferirla in altro modo l’ha soffocata. Poi l’ha sistemata come l’abbiamo trovata.”
“E questo non potevi dirmelo per telefono?”
“Una cosa strana c’è…e devi vederla!” risponde sempre più seria.
Beckett aspetta che lei continui, ma Lanie indugia ancora un po’ guardando prima lei e poi Castle.
“Insomma Lanie, vuoi continuare?”
Scopre il cadavere all’altezza dell’inguine e indica col dito un disegno.
“Cos’è?” chiede Castle.
“Un narciso bianco…pitturato con della tempera!”
Beckett non ha ancora visto il disegno, ma la frase detta da Lanie le arriva come uno schiaffo in pieno viso.
“Un narciso bianco! Sull’inguine? Il corpo sistemato per bene, niente ferite…”
“Però, sarebbe un bel titolo per un nuovo romanzo "Il killer del narciso bianco!” esordisce Castle, ma Lanie gli fa cenno con gli occhi di non continuare e nello stesso momento Beckett lo interrompe.
“Ci hanno già pensato i giornalisti a dargli questo nome, 3 anni fa…Ecco perchè mi ricordava qualcosa…Non è possibile!”
“Non è possibile cosa?” chiede Castle sorpreso.
E' Lanie a rispondere.
“3 anni fa uno psicopatico ha ucciso 8 donne in questo modo. Le strangolava, componeva il corpo in una specie di rituale e dipingeva  all’altezza dell 'inguine un narciso bianco. Del caso se ne è occupata Beckett, con tutta la squadra, compresa me. Ho eseguito io l’autopsia su tutte le vittime!”
“Prostitute anche allora?”
“Si, tutte ragazzine, la più grande aveva 23 anni.”
“Ma allora non l’avete arrestato!?”
"Non esattamente. Lo abbiamo trovato, ma non arrestato!”
“Non capisco…perché?”
“Perché è morto!” risponde Beckett con la voce un pò alterata.
Castle guarda le due donne stupito. “Come morto?”
“Dopo l’ultimo omicidio siamo riusciti a rintracciarlo. Si chiamava Julius Garreth e aveva 22 anni. Lo abbiamo circondato. Io ho cercato di convincerlo ad arrendersi e lui… si ferma un attimo guardando in un punto imprecisato, come se in effetti non fosse lì... lui si è dato fuoco!”
“Lui…cosa?”
"Quando è uscito allo scoperto era fradicio. Si è cosparso il corpo di benzina e si è dato fuoco davanti agli agenti.”
Castle si passa la mano tra i capelli e guarda Beckett, il cui sguardo è ancora perso nel vuoto. “Mio…Dio!”
“Lo abbiamo soccorso subito, ma due ore dopo ha avuto un collasso cardiaco per le ustioni riportate, il cuore non ha retto.”
“Quindi?”
“Quindi non lo so! Io ero lì. Aspettavo di avere notizie per potergli parlare. L’ho visto morire!”
“Quindi non può essere lui! Forse qualcuno che ha letto di lui e lo sta emulando.” 
“Dopo 3 anni? risponde Lanie. E poi c’è un'altra cosa. La tempera usata per dipingere il narciso. Ho analizzato i colori, sono dello stesso tipo e marca di quelli usati da Garreth e questo un emulatore non può saperlo perché il dettaglio non era pubblico.”
“Beckett, hai detto che l’avete visto morire…allora?”
“Allora non so che pensare. Torniamo in ufficio a mettere al corrente il capitano e i ragazzi. Grazie Lanie, se scopri altro chiamami.”
Mentre si avviano chiama l’archivio chiedendo all’impiegato di turno di farle recapitare in ufficio tutto ciò che riguarda il caso 224/MM/2008 a nome Julius Garreth.
Castle la prende per il braccio.
“Ricordi addirittura a memoria il codice di questo caso?”
Senza voltarsi risponde sottovoce.
“Quando guardi i corpi senza vita di 8 ragazzine e per 8 volte sai che non respireranno mai più, che non rideranno mai più è normale che memorizzi ogni cosa!”
Ricordare quel ragazzo avvolto dalle fiamme e i corpi delle sue vittime l’ha resa all’improvviso vulnerabile. Allora si è sentita in colpa per il gesto finale di Julius Garreth e quel senso di frustrazione lo sta provando anche ora. Sente che sta per piangere ed è l’ultima cosa che vuole. Un detective non piange mai, figuriamoci in quel momento mentre Castle è dietro di lei e la guarda con dolcezza.
E’ vero, gli dà le spalle ma riesce a sentire il suo sguardo che cerca di penetrarla fino a dentro i meandri dei suoi pensieri, speranzoso di aiutarla. Ma i pensieri sono solo suoi e tali devono restare.
Si divincola dalla stretta al braccio e si dirige a passo deciso verso l’ascensore.

Continua...




Angolo di rebecca:
Un Grazie di cuore per il caloroso benvenuto è doveroso
spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e cominci ad intrigarvi di più
grazie ancora
Al prossimo capitolo


 
 

 
  
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