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Autore: eeyore    21/05/2011    2 recensioni
Una storia che viene dal dopoguerra...
Un dopoguerra vissuto da donna...
Una guerra che fa male e sembra inguaribile...
Ma in realtà è una guerra da cui si può tornare a vivere...
Genere: Guerra, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopoguerra
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Durante una lezione di storia ci hanno fatto vedere un DVD in cui si parlava di Costituzione. Si citava anche la guerra, si parlava di un'Italia appena uscita dalla guerra.
E così mi è venuta l'ispirazione e ho tentato di fare una storia dalla guerra, ... ma che finisse bene. Spero di esserci riuscita!

RICOMINCIARE...

 


Sei tornato a casa. Eccoti . Sei sfigurato, il volto sporco, i vestiti - la divisa - laceri.
Sei tornato a casa, ma hai gli occhi stanchi, quasi vuoti, di quel vuoto di chi ha ucciso.
Ho pianto, quando ti ho visto, ho pianto e ti ho abbracciato.
È tornato. È tornato mio marito, ho pensato. È tornato papà, ho urlato. La guerra è finita.
Ma lui non ti ha riconosciuto, lui è corso vicino a me e non si è nascosto, ma è restato fermo di fianco a me senza paura, ormai, e ti ha chiesto: “Sei tu il papà?”
E tu non hai saputo sorridere, ma ti sei chinato, ti sei messo di fronte a lui, hai abbassato la testa e hai mormorato un sì, poi gli hai accarezzato la guancia.
Poi ti sei alzato e mi hai guardato negli occhi. Ho avuto paura di quello sguardo. Era uno sguardo che non conoscevo, era uno sguardo d’accusa.
Per cosa, poi? Per il dolore di un figlio che è cresciuto così? Io dovrei accusarti, ho pensato.
Ma è durato meno di un secondo. E poi sei finalmente entrato e ti sei seduto al tavolo.
Ora è passato ormai un mese da quando sei tornato, da quando la guerra è finita.
Ma tu non hai mai detto più di due parole, più del necessario, non hai mai parlato con tuo figlio, ma, soprattutto, non mi hai mai amato. Non un bacio, non una parola d’affetto.                                                Nulla.
Mio marito.
Sei tornato a uno stadio precedente a quello primitivo: ti cibi e vai avanti così, non fai altro.
Io, invece, lavoro.
Lavoro nella tua fabbrica e faccio il tuo lavoro, mentre tu sei a casa.
L’ho fatto per tutti questi cinque lunghissimi anni.
In cui tu eri a combattere.
E mi sono dovuta difendere.
Ma ci siamo difese bene, noi donne delle fabbriche, abbiamo fatto la guerra anche noi.
E così lavoro anche ora che tu ci sei. Porto il bambino a scuola, vado a lavorare e quando torno tu sei esattamente dove ti avevo lasciato.
Inerme.
Guarirai? mi chiedo piangendo silenziosamente la notte, mentre tu sei di fianco a me, fermo, che dormi. Ti guardo e rivedo l’uomo di cui mi ero innamorata.
Ma era prima, era prima della guerra! Maledetta guerra!
Tuo figlio mi chiede perché non sorridi e io non so rispondergli.
Piango la notte, il giorno lavoro, vorrei solo dormire e risvegliarmi quando sarai tornato in te stesso, è questo ciò che penso ogni giorno prima di addormentarmi.
 
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Oggi mi sono svegliata e non ti ho trovato accanto a me. Ho provato insieme paura e sollievo e per quel sollievo mi sono fatta orrore.
Sollievo perché se te n’eri andato o se eri morto era tutto finito, avrei potuto ricominciare senza di te.
Paura perché se eri morto io non ce l’avrei mai fatta, non ce la potrei fare ora che sei tornato.
Sono scesa in soggiorno, ti ho cercato, ma non ti ho visto, tu non c’eri, allora, ormai in lacrime, ancora in vestaglia, sono scesa sulla strada e ti ho visto. Eri lì e mi guardavi.
Avevi un mazzo di fiori in mano. Perché oggi, ormai lo avevo dimenticato, è il nostro anniversario.
E per la prima volta sorridevi.
Sorridevi! E io piangevo, ormai piangevo di gioia e piangendo ti ho abbracciato e tu mi hai baciato.
Questa mattina, non so come, non so perché, sei tornato in te stesso.
E quando sei entrato in casa hai abbracciato anche tuo figlio e, dopo averlo preso in braccio, mi hai detto: “Quando nostro figlio mi ha sorriso e mi ha chiesto perché ero così triste si è cancellato tutto in me. Tutto il dolore provato e causato, tutte le persone che ho ucciso e solo allora mi sono reso conto di quanto stavi facendo per me e di quanto mi amavi. Ma soprattutto di quanto ti amavo.”
  
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