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Autore: Deep Submerge85    21/05/2011    9 recensioni
L'amore vince su tutto...l'amore inteso nel senso più ampio possibile. Quello che provi per la tua compagna,per la tua famiglia,l'amore che provi per te stessa...Ma anche l'amore più forte deve affrontare degli ostacoli inimmaginabili,posti persino ai confini del tempo e dello spazio...
SEGUITO DI "A VOLTE MUORE ANCHE IL MARE".
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Haruka ti dispiace rallentare?Sono già rinata due volte, vorrei evitare la terza…” Ma la bionda non l’ascoltava nemmeno. Subito dopo aver parlato con Rei, si era precipitata in auto e dopo aver ingranato la marcia, non aveva più tolto il piede dall’accelleratore per arrivare il più in fretta possibile al Tempio.
Presto, doveva fare presto. Rei era stata più che vaga al telefono, o forse era stata lei a non aver capito niente di quello che aveva detto: nel momento stesso in cui aveva pronunciato il nome di Michiru, il suo cervello si era automaticamente spento; era diventato una camera oscura, con la sola immagine della violinista a sovrastare tutto.  
Presto, doveva fare presto. Come se da questo dipendesse la sua stessa vita, e in fondo era così. Aveva bisogno di vedere Michiru, di parlarle, di toccarla. Aveva bisogno di sentirla.                                                                                
In quelle due settimane aveva vissuto trattenendo il fiato, in una sorta di apnea perenne, e ora aveva disperatamente bisogno di una boccata di ossigeno. Del suo ossigeno. Aveva bisogno di annegare nel mare di Michiru, così dolce e quieto, il suo posto sicuro pieno di calore, dove la tortura maggiore consisteva nel doverlo lasciare troppo presto; un mare così diverso dagli abissi oscuri nei quali sprofondava senza di lei.
Spinse ancora di più il piede sull’accelleratore, incurante delle proteste di Hotaru: che rinascesse anche cento volte se necessario. Presto, doveva fare presto.
 
 


Come radici agli alberi d’inverno senza più foglie
quel mare dentro che spegne e annega ogni tormento
mi toglie il fiato ma poi ancora respiro
Senza più fiamme
è troppo tempo che non si fa più l’amore
non scorre il sangue dentro al fiume
che ci portava verso il mare, quel mare immenso

(Giusy Ferreri- Il mare immenso)
 




La guerriera di Plutone non riusciva a rialzarsi: seduta sulle ginocchia, a testa bassa e con le mani appoggiate per terra, a stringere tra le dita la sabbia sfuggente, si sentiva umiliata nel corpo, ma soprattutto nello spirito. 
Credeva di avercela fatta, di essere riuscita a liberarsi del potere opprimente di suo padre, del suo controllo, dell’orrore legato alla sua figura; ma era stata tutta un’illusione, una favola che si era raccontata per millenni: le era bastato rivederlo per pochi attimi per perdere tutta la sua forza, la sua sicurezza; le erano bastate poche parole per perdere se stessa. Ed ora stava lì, inerme, sprofondata nella più cupa delle disperazioni, ancora una volta alla sua mercè. 
“Io ti ho creata per uno scopo…” Prese a dirle Kronos, abbassando lentamente le braccia, ponendo fine così al vortice che l’aveva circondato fino a quel momento. “Tu dovevi essere l’arma che mi avrebbe portato al potere supremo…e invece, mi hai tradito…” Sailor Pluto si sentì mozzare il fiato: portò automaticamente le mani alla gola per liberarsi da quella pressione, ma non ottenne alcun sollievo.
“Mi hai tolto il potere… - riprese Kronos sempre più irato- Mi hai confinato su questa stella maledetta, la più miserabile di tutto l’universo..!!” La guerriera di Plutone stava sbiancando per la mancanza di aria: forze invisibili la stavano soffocando e riusciva solo a ferirsi il collo, sfregandoselo febbrilmente con le mani, nel tentativo di liberarsi.
“Sei stata una sciocca Pluto, e pagherai per ogni cosa…” Aria. Improvvisamente quell’aria calda, mista a polvere le entrò nei polmoni e capì che era finita; per il momento.
Tossì a lungo, accarezzandosi lentamente il collo e quando il respiro si fece più regolare, osò sollevare lo sguardo, puntandolo in faccia all’odiato genitore. 
“Uccidimi.” Gli disse in un rantolo. “Uccidimi e basta.”
Lo scoppio di una risata accolse la sua richiesta. Una risata vera, che riecheggiò a lungo nell’infinità dello spazio, per poi morire di colpo così come era nata. “Tu mi hai condannato alla solitudine, alla disperazione, hai rovinato i miei progetti e io dovrei essere così magnanimo da ucciderti?” le chiese piantando le orbite vuote nei suoi occhi.
“No – si rispose da solo, distogliendo lo sguardo e incamminandosi verso un punto imprecisato – Tu farai quello per cui sei stata creata, sarà questa la tua punizione!” Lentamente, partendo dal basso, il suo corpo prese a sgretolarsi diventando sabbia. “Tutto ciò che ami, tutto ciò che hai sempre protetto con tanto ardore, sarà mio…e sarai stata tu a consegnarmelo..!!” concluse rivolgendole un’ultima occhiata, per poi sparire come polvere nel vento.
La guerriera di Plutone sbarrò gli occhi terrorizzata e dalle sue labbra, in un flebile sussurro, venne fuori un “No” disperato.
 



Aveva sempre avuto paura di lui. Sempre. Ogni volta che lo guardava, le sembrava avvolto da un manto di immutabilità, come se ci fosse sempre stato e fosse sempre stato quello, sin dalla notte dei tempi.
Le persone normali abusano della parola “sempre”, non potendone capire la reale portata, non riuscendo ad immaginare cosa possa significare esistere da sempre e per sempre, ma sul serio.
Lui lo sapeva. E questo la terrorizzava a morte.
Soprattutto la spaventavano gli occhi: erano rossi come i suoi, anche se di una tonalità molto più brillante, ma a dispetto del colore, non trasmettevano alcuna emozione, solo potere. Lei non li fissava mai per timore di quello che vi avrebbe visto, per timore di perdersi: potevano catapultarti in ere talmente remote, in galassie talmente lontane, da farti perdere il senno; e niente sarebbe stato più come prima, una volta tornato indietro.
Poteva controllare, modificare, dilatare il Tempo a suo piacimento: niente regole, nessuna limitazione per lui, poteva fare tutto quello che voleva, purchè non riguardasse il Regno Argentato e di conseguenza il pianeta Terra. Lei non aveva mai capito il motivo, si trattava di una specie di patto stipulato agli albori del Tempo, ma sapeva che quella era una zona franca, esule dai poteri di suo padre e sapeva che per lui, questo era inaccettabile.
Kronos però, non avrebbe mai fatto nulla spinto dai sentimenti o preso dall’impulso del momento, e se avesse escogitato un piano per distruggere qualcuno, non avrebbe mai fallito. Non si sarebbe mai arreso. Per questo, attese a lungo l’occasione propizia per sottomettere il Regno della Luna, e gli si presentò quando venne a mancare Sailor Pluto, una delle guerriere Sailor il cui compito era proteggere i confini del Regno. Kronos allora, pensò bene di generare una bambina e inviarla alla Regina Pandia, come segno di benevolenza, affinchè fosse addestrata per diventare la nuova guerriera di Plutone, ma soprattutto, la sua spia. La chiave che dall’interno gli avrebbe aperto le porte per il dominio di tutto l’universo.


Per questo era nata. Per questo esisteva.

 

Lentamente le lacrime iniziarono a solcarle il viso. Non un suono, non un gemito usciva dalla sua bocca: come una statua piangeva in silenzio, pietrificata da quello che aveva sentito e dai ricordi che le erano riaffiorati alla mente.
 
 




“Non è possibile.” La voce di Haruka non tradiva nessun’emozione, eppure Rei aveva notato l’ombra di delusione che per un’attimo le era comparsa negli occhi. “Non è possibile.” ripetè la bionda.

“Haruka mi dispiace…ha detto solo questo, io…”  “Ma non è possibile!! – ripetè ancora, stavolta con più veemenza – Deve averti detto qualcosa su di me..!!Non può avermi ignorato così..!!” La sacerdotessa chinò il capo e non rispose, lasciando che fosse il suo silenzio a parlare per lei. Haruka allora, si lasciò cadere con un sospiro le braccia lungo i fianchi, e abbassò a sua volta la testa, prendendo a fissare le punte delle sue scarpe: della Haruka forte, determinata, coraggiosa, in quel momento non restava niente. Il Re del Cielo, non era più là;sembrava solo una bambina indifesa a cui era stato rotto il giocattolo preferito, talmente triste e desolata  che persino Rei, nel guardarla, per un’attimo provò l’irrefrenabile impulso di abbracciarla, stringerla a sé e sussurrarle che sarebbe andato tutto bene.

Ma non sarebbe stata Rei Hino se l’avesse fatto sul serio.
Così emise un profondo sospiro e cercando di raccogliere tutta la fermezza che possedeva, si rivolse alla guerriera di Urano “Haruka, senti…capisco che è difficile, che sei delusa dal comportamento di Michiru, ma c’è qualcosa di più importante di cui occuparsi adesso…” La bionda sollevò leggermente la testa, scrutandola con le sue iridi verdi che malcelavano la perplessità.
“Setsuna… - dichiarò Rei, rispondendo alla sua muta domanda- E’ in pericolo…lei e Michiru si sono messe in contatto, ed è per questo che ha bisogno del suo Deep Aqua Mirror…”
Haruka spalancò la bocca per la sorpresa, così come la piccola Hotaru, rimasta in disparte fino a quel momento e che fece per replicare, ma fu subito fermata dalla sacerdotessa, con un gesto deciso della mano.
“Anche io ho notizie di Setsuna…o meglio,un presagio…un presagio di sventura… - prese a dire con tono greve- L’ho visto nel Sacro Fuoco: sta succedendo qualcosa nei meandri più nascosti dell’universo…non so cosa di preciso, ma Setsuna sta correndo un grave rischio e non credo che la cosa riguardi solo lei..!!” 
“Che possiamo fare?” chiese Hotaru preoccupata. “Per il momento niente. Non sappiamo niente di preciso, per questo è vitale che Michiru recuperi il suo Talismano..!! – aggiunse rivolgendosi ad Haruka- Io avvertirò le altre e continuerò a consultare il Fuoco…ma il Deep Aqua Mirror è indispensabile..!!”
“Quando ha detto che verrà qui?” chiese Haruka. “Oggi pomeriggio.” Le rispose Rei mentendo.
“Allora lo vado a prendere subito e lo porto qui, così glielo potrai dare…” La sacerdotessa annuì con un cenno del capo. “Prendi anche il suo Lip Rod e… - esitò un momento prima di continuare- Forse dovresti pensare anche al tuo…” Erano passate due settimane da quando aveva deciso di abbandonare le guerriere Sailor. Due settimane. E in tutto quel tempo non ci aveva mai pensato, presa com’era da ben altre cose. Ma adesso?
Setsuna era nei guai. Guai grossi a quanto pareva, se persino Michiru stava pensando di ritornare in qualche modo: si stava delineando una nuova battaglia e lei ancora non sapeva cosa fare.
“Vado a prendere lo Specchio e il Lip Rod di Michiru e te li porto… - disse come se non avesse ascoltato l’ultima frase di Rei- Tu vieni con me?” chiese rivolgendosi ad Hotaru. “No, io preferisco rimanere qui e aspettare le altre…”le rispose la piccola. “Ok. Allora vado. Ci vediamo dopo.” E senza indugiare oltre andò via.
Al suo passaggio, un vento gelido scuotè i rami degli alberi all’ingresso del Tempio, disturbando Phobos e Deimos, che vi dormivano tranquillamente appollaiati; i due corvi volarono via, andandosi a posare sulle spalle della guerriera di Marte, che rimase immobile ad osservare la strada, finchè Haruka non scomparve completamente dalla sua visuale. Poi spostò lo sguardo su Yuri, occupato a spazzare il cortile e sospirò “Speriamo di aver fatto la cosa giusta…”
 


Credevo di volare e non volo,
credevo che l'azzurro dei tuoi occhi per me
fosse sempre cielo, non è...
  (Lucio Battisti - Fiori rosa Fiori di pesco)

 
 



Eccomiiii!!!!ormai ai miei ritardi siete abituati…XD Ad ogni modo, come avete visto, in questo capitolo si scopre (almeno in parte) cosa è successo tra Kronos e Setsuna…lui voleva usarla per conquistare il Regno Argentato, ma qualcosa è “evidentemente”andato storto…poi vedremo cosa…;) La Regina Pandia è frutto della mia invenzione,praticamente è la madre della Regina Selene (la nonna di Serenity),l’ho inserita per non usare sempre gli stessi personaggi e ho scelto questo nome perché,cito da Wikipedia “Pandia è una figura della mitologia greca. Figlia di Zeus e di Selene, era la personificazione del plenilunio e quindi dea della luna piena.”, ha a che fare pure lei con la luna insomma,e quindi mi sembrava indicata…;)mentre Phobos e Deimos, lo saprete benissimo, sono veramente i corvi di Rei (oltre ad essere i nomi dei satelliti di Marte). Haruka ha un pochino più di spazio in questo capitolo e vi annuncio che nel prossimo capitolo ci sarà il tanto sospirato incontro tra lei e Michiru…però…bè, ecco, potrebbe non essere proprio positivo…insomma preparatevi psicologicamente…XD Detto questo, come sempre ringrazio tutte le persone che mi seguono, soprattutto per la pazienza che avete nell’aspettare questi benedetti capitoli…-_-‘’’ Un bacione a tutti!!:)

Protetta da Nettuno, pianeta del mare profondo, sono la guerriera dell'abbraccio Sailor Neptune!
   
 
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