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Autore: Kat Logan    22/05/2011    5 recensioni
Frank e Gerard sono due amici che vogliono entrare in una scuola d'arte molto selettiva a New York per inseguire i loro sogni. Charlotte e Kathrine non si conoscono.La prima vuole fare della sua vita il cinema, la seconda vive all'ombra della madre prima ballerina e vuole riscattarsi sul palco. Nello stesso giorno quattro vite s'incrociano nella grande mela, ma il bivio per tutti i protagonisti sarà sempre una domanda "A chi appartiene il mio cuore? All'amore o all'arte?"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Dedicata alla mia best Giddy.
Che mi ha incontrata per caso in un giorno di ottobre all'università, un pò come capiterà a Kat e Charlotte.
 
 
 
Central Park
Manhattan, New York.
 
 
L'autunno era alle porte, pronto ad invadere anche la grande New York.
I colori caldi delle foglie dei grandi alberi di Central Park ne erano un ulteriore conferma.
Giallo, rosso, marrone...
Un ragazzo pallido, dai lunghi capelli neri era seduto sopra ad una panchina grigia, in contemplazione alle sfumature che offriva il parco.
Gli occhi verdi grandi guizzavano da una parte all'altra come per scrutare ogni minimo dettaglio del paesaggio.
Un vento tiepido gli scompigliò alcune ciocche ribelli che gli scivolarono sul volto, mentre si stiracchiò tirandosi le braccia dietro la nuca e facendosi scappare un piccolo sbadiglio.
Sorrise. 
Quello era un gran giorno.
Non aveva chiuso occhio tutta la notte a causa dell'adrenalina e dall'emozione che lo aveva pervaso, a testimonianza di quello, due leggere occhiaie sfumavano il contorno di quegli occhi ugualmente belli anche se stanchi.
Cercò di godersi gli ultimi momenti di calma. Per lui stare a Central Park era come uscire dal caos della città, lì tutti i rumori del traffico sembravano essere attutiti ed una sorta di pace aleggiava in quel posto che ai suoi occhi aveva del surreale.
"GEE!" 
Addio, al silenzio e alla pace interiore.
La voce del suo migliore amico ebbe l'effetto di un fastidioso trillo alle sue orecchie.
Sentire di prima mattina Frank era come essere svegliati da una secchiata di acqua gelida in pieno viso.
Il ragazzo seduto si voltò in direzione della voce.
Frank stava correndo verso di lui, i capelli corvini spettinati incorniciavano un viso che aveva l'aria di appartenere ad un bambino. Le gote erano rosse per la corsa sfrenata in cui si era lanciato ed erano semicoperte da una sciarpa leggera nera.
Dopo qualche metro si piegò tirando il fiato, appoggiando le mani alle ginocchia coperte da un paio di Jeans scuri strappati in più punti.
"Dio Gerard, questo posto mi ucciderà!" disse tirando un lungo respiro.
"Ti sei perso ancora una volta?"
"Bingo! Ma...che ore sono? ho dimenticato da qualche parte il cellulare!"
Gerard sorrise scuotendo la testa.
Con un gesto veloce tirò fuori dalle tasche dei suoi pantaloni neri il suo nokia premendo il tasto per illuminare lo schermo, ma quando i suoi occhi si soffermarono sui numeri che segnavano l'ora, i tratti del suo viso mutarono in una smorfia che aveva dell'allucinato.
"Merda!"
Gerard ha detto merda? Sono io quello che spara parolacce qui!
Frank si drizzò a quella parola.
"E' tardissimo! Maledetto! Sei sempre in ritardo tu!"
"Ma...ma...IO TE L'HO DETTO CHE MI ERO PERSO!"
"Frankie, cazzo!"
"WOW, Gerard questo posto ti sta facendo diventare uno scaricatore di porto! A Belleville non sapevi l'esistenza di queste parole! Cosa direbbe tua madre se ti sentisse?"
"Probabilmente che non sei una buona compagnia! E avrebbe ragione! Dai tappo muoviamoci!"
"Ehi non sono un tappo!" protestò l'altro sistemandosi meglio sulle spalle la chitarra che era chiusa in una custodia nera.
"Lo sei! Un tappo ritardatario! Muoviamoci! Non possiamo fare tardi!"
Gerard con un gesto secco si portò la sua cartellina da disegno sotto il braccio e cominciò a correre inseguito dall'amico.
 
 
5th Avenue
New york
 
 
Il rumore del traffico e dei clacson che suonavano nervosamente sovrastarono il suono della sua voce.
"Taxìììì!!" Una ragazza dai lunghi capelli castani scuri agitò le braccia a bordo della strada per attirare l'attenzione dell'autista che però la superò senza degnarla di uno sguardo.
Inutile.
Eppure negli episodi di Sex on the city sembrava così facile fermare uno di quei maledetti mezzi gialli.
"merde!" imprecò ad alta voce ravvivandosi in modo nervoso i capelli con la mano libera.
Esercitò una lieve pressione sul bicchierone di caffè su cui si stagliava lo stemma verde di Sturbucks che stringeva e tirò un lungo sorso e cercando di calmarsi.
Non poteva permettersi di fare tardi quella mattina.
Non poteva permettersi di non entrare al New York Institute of Arts.
Aveva lavorato una vita per quel cortometraggio che sperava potesse essere il suo biglietto da visita per entrare in quell'accademia.
L'accademia migliore in cui si poteva venir preparati in tutti i tipi di arte per poi un giorno essere qualcuno.
Amava il cinema ed ora non voleva solo coltivarlo come una passione. Voleva diventare una professionista, voleva farne il suo lavoro.
Gettò un'altra occhiata alla strada, vide la sagoma di un altro taxi giallo in arrivo, si buttò in mezzo sbracciandosi, mentre alla sua voce si sovrapposero quelle di due ragazzi "Taxiiiii! Ehi fermo! fermati bastardo!"
Oh no, non lo avrete voi!
L'autò frenò bruscamente, i due fecero per avvicinarsi alla portiera, ma lei riuscì ad essere più veloce e a salire sul sedile posteriore.
"Ehi! Ehi! E' nostro!" i due ragazzi mori sembravano contrariati e iniziarono a battere le mani sul vetro.
Charlotte riuscì a chiudersi dentro.
"Je ne comprends pas!" disse in un sorriso.
Diavolo, hanno tutti fretta?! 
"Dai Gerard maledizione! Dovevi spingerla! Cos'è sta cavalleria!" il ragazzo più basso stava continuando a gridare verso l'altro fuori dalla vettura.
"Non è cavalleria! E' stata più veloce!"
"1049 5th Avenue, mercì!" Comunicò all'autista la ragazza lasciandosi alle spalle i due con il loro litigio.
 
 
Upper East Side
New York
 
 
In un palazzo elegante e dalla facciata antica in pietra bianca e rossa, il brano di Ciaikovski suonava dalle cinque di mattina ininterrotamente.
"Di più! Devi stendere di più quelle dita, sii più morbida!" Una donna dai capelli biondi tinti raccolti in una crocchia sulla nuca continuava a ripetere da almeno cinque minuti quella stessa frase.
"Katherine! Non mi stai ascoltando!" il tono di voce si fece più alto e la donna spense bruscamente la musica.
Qualcuno la faccia stare zitta!
"Io ho un nome!"
"Si anche io, mamma!" disse sarcastica la ragazza mentre si accingeva a raccogliere le sue cose.
"Non puoi permetterti di fare brutta figura all'audizione! Sei figlia di una prima ballerina!"
Una condanna.
"Vedrai, andrà bene, però devi lasciarmi andare o farò tardi!"
La donna lanciò un'occhiata veloce al suo orologio da polso.
Socchiuse gli occhi scuri e annuì con il capo "Si, hai ragione, vai!"
Kathrine fece per uscire dalla stanza quando venne fermata ancora una volta dalla voce severa di sua madre.
"Come ti sei conciata quei capelli...sembra tu lo faccia apposta a mettermi in difficoltà!"
La ragazza fece cadere con un tonfo sordo il borsone sul pavimento lucido della sala adornata da numerosi specchi in cui danzava fin da piccola.
"Metterti...in difficoltà? mettere...TE, in difficoltà?"
"La gente si aspetta..."
"COSA? Cosa diavolo si aspetta da me?! mh?! devono giudicare come ballo! Non il TUO nome, non i MIEI capelli!"
"Signorina...non parlarmi in questo modo!"
Fanculo.
Un lungo rumoroso respiro uscì dalle labbra rosee della ragazza che si passò una mano tra i lunghi capelli blu.
"Ciao" disse in tono asciutto senza guardare in faccia la madre e uscendo dalla porta di casa.
 
 
New York Institute of Arts
- Audizioni -
 
 
I larghi corridoi sembravano essersi rimpiccioliti di colpo a causa dell'enorme afflusso di ragazzi presenti, che correvano da una parte all'altra agitati, impacciati e smarriti.
Ogni anno a Settembre si tenevano le audizioni delle varie discipline artistiche per poter selezionare gli studenti del nuovo anno.
Se ne presentavano da tutto il paese e anche da fuori ma solo un massimo di venti studenti per corso potevano superare le selezioni e far parte della più rinomata scuola di New York.
Una segretaria sull'orlo di una crisi di nervi passò l'ennesimo numero ad un ragazzo asiatico che doveva aspettare il suo turno per dare il meglio di sé.
"Gerard, non credo più sia una buona idea!" Frank si passò una mano tra i capelli visibilmente nervoso.
"Vuoi diventare un musicista come si deve o fare il rocker cazzone nel New Jersey per tutta la vita?"
L'amico sbuffò.
"Che palle, mi sale l'ansia!"
"Andrà benone!"
"Come fai a stare così calmo?"
Gerard sorrise lievemente stringendo la cartelletta piena di bozzetti e disegni a cui aveva lavorato tutta la notte.
"Faccio solo finta, Frankie! Sto sudando freddo! Anzi, a dir il vero potrei svenire da un momento all'altro!"
"Mi fa strano sai?!"
"Cosa?" lo incalzò l'altro.
"Che tu non faccia l'audizione per cantante ma per il nuovo corso da disegnatore!"
"Non credo di essere all'altezza per il canto. Non qui per lo meno. Insomma mi ha insegnato a cantare mia nonna!"
"Ma potrebbero perferzionarti qui non trovi?!"
Nella parole di Frank c'era un sincero interessamento, oltre al sogno nel cassetto di fondare una band con il suo migliore amico.
"Non posso rischiare..."
Sapevano entrambi che perdere un anno lì dentro non avrebbe certo spianato loro la strada.
"Ehy, permesso! Non posso perdere tempo!"
Una ragazza dai capelli blu, li superò passando davanti a loro per prendere il numero per l'audizione.
"Oh c'è una fila!" sbottò Frank.
"Si, che tu stai rallentando!" le rispose l'altra.
"No, ma dico Gee, tu oggi le fai passare tutte?!"
"Non prendertela con me amico! Sembra che a New York le ragazze sappiano farsi valere!" rispose Gerard facendogli un occhiolino.
La segretaria chiese i dati necessari alla ragazza, che ripetè in un filo di voce il suo nome e cognome.
"Kathrine, Kathrine Lewis."
"Oh signorina Lewis, sua madre è..."
"Si." La interruppe senza troppi complimenti "devo assolutamente fare l'audizione come ballerina, mi dica c'è ancora posto..."
"Certo, è ancora in tempo. E' entrata proprio ora la prima, è la numero 56 ha tutto il tempo per riscaldarsi, deve seguire il corridoio, salire le scale fino al secondo piano e troverà tutti gli altri per il corso di danza".
"Perfetto, la ringrazio!"
Kathrine si voltò facendo per andare per la sua strada quando Frank le gridò dietro "Buona fortuna ballerina! Anche se superi la gente con poca grazia!"
Gerard gli diede una spinta intimandolo al silenzio.
La ragazza sorrise "Anche a te musicista! Parla poco, ti stanno già rubando il posto!"
"Co...cosa?" Frank girò su se stesso.
"Ti sta prendendo in giro!" ridacchiò Gerard.
"mpf!" si fece scappare un grugnito di disappunto.
"Ehy come sapevi..." lasciò cadere la frase, ormai la ragazza era sparita sulla rampa di scale verso il suo destino "che sono un musicista?" finì in un sussurro.
"La chitarra Frank, hai la chitarra...la dimentichi sempre sulla schiena!"
"Oh...giusto!" 
 
 
***
 
"No, no, no!" Charlotte camminava tentando di non scivolare sul pavimento in marmo lucido che era stato lavato da poco.
"Dove diavolo sta la sezione cinema?! Dove!"
Fece qualche passo svoltando l'angolo dove si trovavano i bagni delle ragazze e davanti a lei si ritrovò numerosi ragazzi e ragazze con scaldamuscoli alle caviglie in procinto ad esibirsi.
La maggior parte sembravano fatte con lo stampino.
Bionde, alte, magre all'inverosimile, aggraziate.
Si fermò un momento ad osservarle, avevano un'aria quasi irreale, alzò un sopracciglio sentendosi fuori luogo quando qualcuno le prese contro con il proprio borsone.
"Ahi!"
Una ragazza bassa dai capelli lunghi raccolti in una coda blu con i ciuffetti che le ricadevano ai lati del viso si voltò chiedendole scusa.
"Ti sei fatta male? Scusa, il pavimento è terribile! soprattutto con queste!" indicò le scarpette da ballo con la punta in cera.
Anche lei balla!
Evidentemente Charlotte assunse un'espressione sorpresa perchè l'altra le disse subito "si, sembra strano! ma sono come quelle! Anche se non sono alta e pelle e ossa!" sorrise.
Un sorriso un pò amaro in fondo.
"Credo tu non abbia nulla da invidiare loro!" disse di rimando.
Qualcuno con un briciolo di personalità! si ritrovò a pensare mentre non perse tempo a presentarsi.
"Sono Charlotte!" esclamò tendendole la mano.
"Piacere, Kathrine! Meglio Kat! hai un accento..."
"Si, sono per metà francese!"
"Oh, tutto chiaro! Beh, balli?!"
"Oh no no! Io sono venuta per cinema! A proposito, sai aiutarmi? Mi sono persa! Questo posto è immenso!"
Kathrine frugò nel borsone alla ricerca di qualcosa. Lanciò un'imprecazione e poi i suoi occhi s'illuminarono nel prendere in mano un foglio un pò stropicciato.
"Tieni! E' la piantina! L'ho sfilata in mano a un ragazzo che stava prima in fila!" scoppiò a ridere aggiungendo un "poveraccio!" in tono scherzoso.
"Guarda..." gliela porse indicando un punto della cartina "noi siamo qui!"
Charlotte annuì col capo.
"Secondo questa...se prosegui dritta e scendi le scale...dovresti arrivare alle aule di cinema!"
"Ottimo! mercì!"
"Di nulla!"
Charlotte le fece un cenno con la mano avviandosi.
"Ah in bocca al lupo! e occhio a non farti infilzare dalle scope lì!" disse Kat riferendosi alle ballerine classiche che Charlotte aveva notato poco prima.
"Buona fortuna anche a te!" rispose ridendo.
Charlotte rimase colpita dalla ragazza, nel profondo sperò di rincontrarla. 
Era un tipo che capiva a pelle le persone con cui si sarebbe trovata bene e a lei aveva fatto un'ottima impressione con solo poche parole.
 
***
 
"Ok Gerard!" cominciò Frank con l'aria di chi sta andando al patibolo "qui le nostre strade si dividono!"
"Oddio fratello! Come sei tragico!"
"Credo di essere sull'orlo del baratro!"
"Ed io di una crisi di nervi se non ti dai una calmata!"
Il ragazzo più basso si frugò nell tasche esprimendo il suo disappunto con un sonoro "Cazzo".
"Moderi il linguaggio!" Lo riprese un'uomo dai capelli radi biachi ben piazzato. Il tono era severo ed autoritario.
Subito una bella figura con un professore! pensò Gerard ormai abituato a scene di un certo tipo.
"Mi...mi scusi signore!" tentò di rimediare l'amico con fare remissivo.
L'uomo si allontanò borbottando qualcosa d'incomprensibile e alzando le mani al cielo.
"Non ho più la piantina!" sbottò Frank con gli occhi sgranati.
"Perdi sempre tutto!"
Gerard lo guardò, contò fino a tre ed ecco arrivare lo sbuffo che aveva previsto. Lo conosceva troppo bene. Meglio delle sue tasche, meglio di chiunque altro.
"Il signor...Frank Iero, numero 60!"
La voce apparteneva all'uomo di poco prima. 
Frank sbiancò sentendosi mancare.
Non è possibile.
"So...sono io!" disse sbracciandosi e raccogliendo tutto il suo coraggio allontanandosi dall'amico.
"Oh il musicista sboccato! Cominciamo bene! Entri...e mi faccia sentire, se è degno di entrare qui dentro!"
La porta si chiuse dietro di loro.
Gerard tirò un lungo, profondo, respiro.
Si augurò con tutto se stesso che l'amico sapesse cavarsela nonostante lo sfortunato incontro. Senza di lui non sarebbe stata la stessa cosa.
Era troppo abituato alla sua costante presenza, al suo supporto e anche se si considerò troppo smielato si ritrovò a pensare che quel ragazzo era irrimediabilmente una parte di lui.
Buona fortuna amico.
 
 
 
Note dell'autrice:
Eccomi qui con un'altra ff sui My Chemical Romance. 
Come avete notato in questo racconto non sono una band, volevo provare a scrivere di loro in un contesto un pò diverso, spero non vi dispiaccia :D
L'idea mi è venuta mentre sta mattina studiavo i quadri di Degas. Così il mio cervello malato a collegato l'immagine delle ballerine (rappresentate da Kat a quanto pare :P) a tutta sta cosa! Cosa può fare la preparazione di un esame universitario! ahahaah!
   
 
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