Ero in
piedi nel buio
gelido e rabbrividivo all’eco attutito di quelle scene
orribili.
Sebbene
fossi nascosta nei
passaggi segreti del castello, giungeva fino a me il distante clangore
delle
armi che cozzavano, i suoni rabbiosi della battaglia, il grido di
ordini
concitati e le urla di terrore.
I
rumori della morte.
Quel
clamore mi faceva
intuire orrori che non riuscivo nemmeno a immaginare, ma dallo
spioncino del
mio nascondiglio riuscivo solo a vedere il bellissimo salone del mio
castello,
vuoto, intatto e immerso nella luce dorata delle torce e delle candele.
Gli
unici segni di
violenza, lì, erano da ricercarsi negli splendidi arazzi,
dove guerrieri di
seta combattevano con spade dorate.
I
tavoli sui cavalletti
erano già stati smontati al termine della cena, ma la grande
tavola di quercia
era sempre al suo posto, con le due seggiole dallo schienale alto.
La
mia sedia e quella
di mio padre.
Mio
padre era morto.
Solo
una caraffa di vino e
qualche calice rivelavano che la cena era stata bruscamente interrotta.
Insieme
ad alcuni miei
consiglieri stavamo elaborando dei piani per il futuro, tristi ma
necessari.
Un
calice d’argento era
stato rovesciato, e il vino rosso, dopo aver impregnato il legno,
gocciolava
lentamente sulle stuoie.
L’unico
elemento fuori
posto.
Fui
quasi tentata di
lasciare il nascondiglio per entrare nella stanza tranquilla e
familiare, ma mi
trattenni.
Sir Francis Conrad,
l’ufficiale
di corte di mio
padre, mi aveva spinta in quell’angusto spazio segreto fra le
mura e mi aveva
ordinato di non uscire per nessun motivo.
Gli
invasori, erano venuti
per me.
La
schiena sfregava contro
la parete esterna, e la gelida umidità che impregnava le
pietre, mi inzuppava
l’abito.
Avrei
preferito di gran
lunga essere fuori, in mezzo all’infuriare della battaglia,
piuttosto che
rinchiusa in quel recesso soffocante.
Come
signora di Durham,
sicuramente avrei dovuto trovarmi tra la mia
gente.
Eravamo
stati assaliti, ma com’era potuto succedere?
Durham
era una fortezza imponente e inespugnabile.
Mio
padre mi diceva sempre che avrebbe potuto resistere contro tutta
l’Inghilterra.
Soffocai
un lamento. Mio padre era morto.
Il
dolore per quella recente perdita mi proruppe dentro, annullando
persino il
suono dell’orrore.
Come
aveva potuto mio padre, morire così in fretta per una lieve
ferita di caccia?
Il
mio confidente spirituale, padre Marcus, mi aveva detto che era stato
il volere
di Dio, e mi aveva spiegato che il destino poteva colpire ugualmente
sia le
persone umili sia quelle potenti.
Quel
taglio superficiale si era infettato e prima che qualcuno potesse
rendersene
conto, mio padre, era stato assalito da una violenta febbre, che
nemmeno i
cataplasmi erano riusciti a debellare.
Durante
la sua agonia, aveva dettato una supplica per il re, in seguito aveva
ordinato
le chiusure degli ingressi al castello e che vi fosse ammesso solo
l’inviato
del re. Tutto per proteggere me, che tremavo nascosta, al buio, e che a
diciassette anni, sarei stata alla mercé del primo
cacciatore di dote che
avesse appreso la morte del signore di Durham.
Il
clamore aumentò e mi ritrassi dallo spiraglio da cui spiavo
la stanza. Dopo un
attimo però vi appoggiai di nuovo l’occhio
cercando di capire cosa stesse
succedendo.
Un
grido lacerante giunse da un luogo appena dopo la sala.
Era
forse mia zia Elisabeth? Di sicuro no, chi avrebbe mai fatto del male a
quella
dama dolce e gentile?
‘Gesù,
cosa sta succedendo?’
Una
delle grandi porte del salone si aprì e Sir
Francis Conrad
entrò barcollando, indebolito dalle fatiche della battaglia
e dalle ferite. Non
aveva nemmeno avuto il tempo di indossare le armi: il capo scoperto era
imbrattato di sangue, la giubba strappata e macchiata.
La
spada
gli pendeva inerte dalla mano destra, senza più forze,
mentre il sangue
sgocciolava sulla sinistra con un ritmo regolare ed ipnotico.
Drip,
drip, drip.
Non
riuscivo a distogliere lo sguardo da quelle gocce scarlatte.
Ora
che
mi trovavo a faccia a faccia con la violenza, mi sentivo più
stordita che
impaurita.
Drip,
drip, drip.
Quella
ferita doveva essere medicata al più presto. Dovevo aiutare
Sir Francis Conrad.
Di lì a poco anche la vita del cavaliere si sarebbe dissolta
nelle stuoie che
ricoprivano il pavimento, ed era mio dovere aiutarlo.
Mentre
ero assorta nei miei pensieri, le porte socchiuse della sala furono
spalancate
con violenza e andarono a sbattere contro la parete.
Una
figura massiccia apparve sulla soglia, seguita dalle grida di
un’orda di
attendenti dall’aria minacciosa.
Royce
King di Nothumberland!
Era
un uomo gigantesco, alto e massiccio, e avanzata nella stanza con le
gambe
divaricate, come solidi tronchi che non riuscivano a toccarsi.
Quando
Royce era venuto al castello per corteggiarmi, vestito di velluto e
satin, avevo
faticato a trattenermi dal ridere alla vista di quell’uomo ma
ora non c’era
nulla di divertente nel demone di fronte a me, tutto ciò che
si diceva sulla
sua feroce crudeltà, doveva essere vero.
Ed
era venuto fin lì per me.
“ah,
sir Francis” tuonò
“dov’è quel bocconcino
appetitoso?”
“Lady
Rosalie ha già
lasciato il castello per andare in visita al re” rispose il
cavaliere con un
filo di voce “lasciateci in pace lord King”.
King
si avvicinò al
cavaliere, il quale vacillò non riuscendo ad alzare la
spada, afferrò per il
polso di Sir Francis con mano possente e lo immobilizzò
senza difficoltà.
“state
mentendo. Da giorni
le mie spie controllano tutte le strade. L’unico che ha
lasciato il castello è
stato il messaggero per il re”
Francis
si accasciò in
ginocchio e anche io mi accasciai al muro cedendo alla paura.
Se
King sapeva del
messaggero, significava che il messaggio non era mai arrivato al re. I
rinforzi
non sarebbero arrivati.
King
strinse fra le mani la
gola del vecchio cavaliere “dove si trova?”
“è
andata via” riuscì a
malapena a rispondere.
“dov’è?”
il grossolano
volto dell’invasore divenne paonazzo di rabbia mentre
scuoteva l’uomo finché un
suono secco echeggiò nel salone e il corpo senza vita del
mio fedele vassallo
fu gettato bruscamente di lato.
Cominciai
a tremare, senza
riuscire a controllarmi, ero certa che quell’uomo avrebbe
udito il rumore dei
miei denti che battevano.
Non
riuscivo a muovermi.
Non
riuscivo a pensare.
Una
giovane donna corse
nella stanza, fuggendo da qualche orrore ma trovandone uno ancora
peggiore.
Era
Laurell la mia ancella.
Appena
entrata si bloccò e
cercò di tornare sui suoi passi, ma due soldati la
bloccarono.
Ad un
ordine del loro capo
la gettarono sul tavolo e le alzarono le gonne fin sopra la testa,
attutendo le
grida e le preghiere della donna dopo il primo assalto .
Mi
accorsi di gemere per
l’orrore, e mi tappai la bocca con la mano per soffocare il
rumore. Quella
sarebbe stata la mia fine se fossi stata catturata.
Supponevo
che King mi
avrebbe prima sposato ma non avevo dubbi che se avessi opposto
resistenza, lui
non avrebbe esitato a farmi immobilizzare dai suoi uomini, per poi
godere di me.
Volevo
distogliere lo
sguardo ma non ci riuscivo.
Farlo
significava
abbandonare Laurell, abbandonare il corpo di Sir Francis che stava
già
raffreddandosi.
Osservai
King sistemarsi i
calzoni e fare cenno ai suoi uomini. L’uomo
sogghignò e ripeté il crimine.
Forse
se mi fossi arresa,
quell’orrore sarebbe terminato.
Avrebbero
lasciato in pace
Laurell.
Cominciai
a strisciare
nell’angusto spazio verso l’uscita.
Il
pensiero di consegnarmi
nelle mani di King mi riempiva di angoscia, ma poter fare qualcosa mi
sollevava.
Dopotutto,
sarei potuta
scappare prima della celebrazione del matrimonio e nel caso non ci
fossi riuscita
avrei sempre potuto uccidermi.
A mano
a mano che mi
allontanavo dallo spioncino la luce si affievoliva, proseguii verso
l’uscita
orientandomi a tentoni.
Una
debole luce mi segnalò
di essere prossima all’uscita.
Affrettai
il passo.
Improvvisamente
la luce fu
oscurata.
Trattenni
il fiato e
iniziai ad arretrate.
“Milady?”
“Carlisle?”
sospirai di
sollievo “oh, Carl, non possiamo permettere che questo orrore
continui. Devo
consegnarmi a King”
“temevo
che vi venisse questa
idea” replicò il mio siniscalco, appena prima di
colpirmi.
Fu
l’ultima cosa che sentii.
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Salve ^_^ finalmente sono tornata a scrivere, purtroppo sono stata davvero impegnata con il lavoro e i preparativi del matrimonio (quello di mia cognata, il mio verrà organizzato dopo l'estate *_*).
fatemi sapere se vi piace!!!!!!!!!!!
bacioni la vostra Lory.
CAPITOLO NON BETATO