Videogiochi > Tekken
Ricorda la storia  |      
Autore: alister_    25/05/2011    4 recensioni
Il sesto Iron Fist è finito e Jin Kazama è morto. Per i partecipanti al torneo è tempo di festeggiare.
Auguri Valy!
[Storia partecipante alla Tekken Challenge indetta da Valy_Chan sul forum di EFP]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hwoarang, Julia Chang, Lee Chaolan, Steve Fox, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Timeline: post Tekken 6

Word Count: 4115 (very proud of myself!!)

Personaggi/Ship: quantità assurda di personaggi e coppie. Anna/Lee (per te, Evilcassy :D), Anna/Miguel, Lee/Zafina (!!!), Hwoarang/Xiaoyu (chissà chi sarà felice xD), Lars/Alisa, Nina/Jin, Steve/Julia (aww :3), implied Xiaoyu/Jin e Eddy/Christie.

Note: Giuro che neppure questa volta avevo intenzione a mettermi a fare dell'introspezione su Anna: è lei che s'intrufola ogni volta con i suoi complessi da sorella frustrata e femme fatale, dannazione! La parte Xiaorang mi sembra la peggiore, perdonami Valy, spero tu possa apprezzare ugualmente! :D

 

 

 

 

[Set viola]

Dance with me

 

 

Celebration for Kazama's Death

 

 

 

Alla mia sorella mancata Valy,

con tanti auguri di buon compleanno!


Per la mia collaboratrice più fidata.

Possa quest'abito esaltare la tua naturale bellezza e permetterti di trascorrere una piacevole serata.

Rileggendo per l'ennesima volta quel biglietto vergato con calligrafia sottile ed elegante, a Julia sfugge un sospiro esasperato. I suoi occhi scuri, arrossati per la recente applicazione delle lenti a contatto, tornano a posarsi sull'abito in questione, e di nuovo non riesce a trattenersi dal pensare che Lee l'abbia confusa con Anna Williams. Quel vestito è troppo provocante perchè lo possa mettere. Già normalmente non si troverebbe a suo agio dentro un abito da sera, figurarsi se il vestito in questione è rosso e scollato. Per non parlare del fatto che arriva a malapena al ginocchio, e lei non ha alcuna voglia di mettere in mostra i suoi muscolosi polpacci traballando su tacchi improbabili.

Sfiora la stoffa: il cartellino del prezzo non c'è, ma quell'abito deve valere una fortuna. La cosa non la stupisce più di tanto, dato che si tratta di Lee Chaolan, ma contribuisce a farle gravare sulla testa come una pericolosa spada di Damocle la scelta del suo vestiario per la serata.

Prima che un fattorino le portasse a casa quell'inaspettato regalo, Julia era più che decisa ad indossare il suo vecchio abito indiano ereditato dalla madre, azzurro, ricamato e spesso come un sacco di iuta. Non mette certo in luce la sua femminilità – lo sa – ma si sentirebbe decisamente più a suo agio con quello addosso piuttosto che con l'improbabile vestito rosso.

Afferra l'attaccapanni a cui è appeso e, davanti allo specchio, lo sovrappone alla vecchia tuta che ancora ha indosso: fa uno strano effetto. Chissà, forse con un po' di trucco e un paio di orecchini abbinati potrebbe perfino uscirci fuori qualcosa di discreto, disagio a parte.

In fondo non può, né vuole, offendere Lee.

 


La sede della Mishima Zaibatsu ha un aspetto decisamente più rassicurante ora che si prepara ad ospitare feste anziché strategie militari. Eppure lui pagherebbe oro per poter varcare la soglia dell'edificio con indosso la sua uniforme di comandante della Tekken Force: con quello smoking, Lars si sente decisamente un idiota.

Il risolino con cui lo saluta la ragazza alla reception non fa altro che rafforzare questa sua convinzione. Arrossisce, vagamente infastidito, e con passo militare raggiunge il grande salone che ospita i festeggiamenti.

Che cosa ci sia da festeggiare, poi, deve ancora esattamente capirlo. Il torneo sarà pur finito, ma a quale prezzo? Jin Kazama è morto e molte vite sono state spezzate dal modo scellerato in cui ha guidato la Zaibatsu; e Kazuya Mishima si tiene ancora stretto il ruolo di boss della G Corporation, più pericoloso e potente che mai.

Ciononostante, l'idea di celebrare con vestiti eleganti, musica e buffet la fine del sesto torneo sembra esser piaciuta a molti. Il suo sguardo vaga nell'ampio salone e riconosce diverse facce incontrate sul ring.

Nota Paul Phoenix e Marshall Law intenti a degustare tartine accanto al tavolo del rinfresco, l'ereditiera Lili che volteggia sulla pista da ballo in cerca di qualche affascinante giovanotto da coinvolgere nelle danze, Baek Doo San che scruta con occhio critico i partecipanti con indosso un completo elegante che fa a pugni con l'immancabile look da motociclista che sfoggia il suo allievo Hwoarang, con il quale conversa a bassa voce. L'occhio gli cade poi su un altro smoking, portato decisamente con più eleganza di quanto non faccia lui.

Lee Chaolan gli strizza l'occhio e gli si avvicina sorridente.

 

 

-Lars, amico mio-, dice, allargando le braccia. Il comandante risponde con un sorrisino imbarazzato: la cordialità di Lee lo lascia ancora un po' spiazzato.

-Ciao, Lee-, dice. Esita, e l'altro decide di toglierlo d'impiccio introducendo l'unico argomento che interessi al militare.

-Se vuoi avere notizie di Alisa, posso dirti che nel giro di una decina di giorni sarà come nuova-, annuncia. -Le operazioni di manutenzione stanno andando bene e il sistema è stato ormai quasi totalmente ripristinato: mancano solamente gli ultimi check-up, per accertarci che tutto vada bene-.

Osserva il viso rigido di Lars ammorbidirsi in un sorriso sollevato. Quell'uomo è senza dubbio un personaggio curioso. Un uomo d'armi concreto e leale che si infatua di un cyborg programmato per uccidere: se Lee non fosse abituato a stare in mezzo a gente eccentrica, lo troverebbe alquanto bizzarro.

Ottenuta l'informazione che gli interessava, Lars si dilegua tra la folla: chissà come trascorrerà la serata. Non gli sembra proprio il tipo da ballare, né da socializzare con il gentil sesso, quindi probabilmente ripiegherà sul cibo.

In quanto a lui, ama soprattutto la seconda attrazione della serata, e, dato che il salone è pieno zeppo di ragazze di bell'aspetto vestite elegantemente, di certo non avrà da annoiarsi.

Ad attirare la sua attenzione è la figura flessuosa della chiromante egiziana, Zafina. Il suo corpo sinuoso è fasciato in un aderente abito viola che lascia ben poco all'immaginazione, mentre i suoi occhi vispi – occhi scuri e profondi che hanno catturato la sua attenzione sin dalla prima volta che l'ha vista – esaminano divertiti tutti gli ospiti di quella festa. Sentendo il suo sguardo su di sé, la ragazza stende le labbra piene in un sorriso sornione. Lee ricambia e, preso un bicchiere di champagne dal cameriere, le si avvicina attraversando la pista da ballo.

Proprio quando sta per raggiungerla, nota con la coda dell'occhio una Julia Chang che fa il suo ingresso nella sala con sguardo quanto mai circospetto. Dal modo in cui si stringe nervosamente il soprabito addosso, nonostante la temperatura piacevole, capisce che ha accettato di indossare il vestito che si è divertito a scegliere per lei: non può non invitarla a ballare. Lancia un ultimo sorriso all'egiziana, un a dopo che non ha bisogno di essere espresso a parole, e si volge ad accogliere con sguardo soddisfatto la sua fidata collaboratrice.

 

 

-Amico, dovresti parlarle, sul serio-.

Tra una tartina e un bicchiere di champagne, Paul trova il tempo di sfoderare il suo amichevole tono paterno. Lo fa spesso, e ogni volta Steve è combattuto tra il sorriderne divertito e l'esserne felice. Nonostante il suo stile di vita a dir poco giovanile, Paul Phonix avrebbe tutta l'età per essere davvero suo padre: a volte non può fare a meno di chiedersi come sarebbe stata la sua infanzia, se avesse davvero avuto un genitore così.

-Già, amico, dovresti parlarle-, gli fa eco Hwoarang, che si unisce a Steve dandogli una sonora pacca sulla spalla. -Ma a chi?-, aggiunge poi, e sorride, ambiguo.

Paul risponde per lui.

-A Julia Chang-, dice, indicando la pista da ballo dove la ragazza sta maldestramente ballando con Chaolan. -Fox fa il timido e se ne resta qui a guardarlo con occhi luccicanti-.

Hwoarang fa una smorfia di disappunto, perfettamente calato nel suo ruolo di duro ragazzo di strada che non deve chiedere mai.

-Debosciato di un inglese-, commenta, prendendo al volo una tartina da un cameriere di passaggio.

-Già-, gli fa eco Paul. -Steve, sinceramente non so cosa ci trovi in lei. Insomma, è sicuramente una ragazza di buon cuore, ma guardati attorno: con tutte le gnocche che ci sono in questa sala te ne stai in adorazione per lei?-

Steve apre bocca per replicare, ma ci ripensa. Dubita che Paul e Law – che nel frattempo, dopo una rapida ispezione alle cucine per rubare qualche ricetta, è tornato silenziosamente a seguire la loro conversazione – capirebbero perchè gli piaccia proprio Julia. Per lui non contano il culo sodo brasiliano di Chistie di cui Paul sta intessendo le lodi, né i movimenti sinuosi della bella Zafina, né tanto meno la scollatura provocante che sicuramente sfoggerà Anna Williams non appena farà la sua entrata da diva – Anna che, in fin dei conti, è sua zia.

Quello che davvero apprezza in Julia è proprio la sua semplicità, il suo essere squisitamente normale in quella fiera di individui strampalati che è l'Iron Fist: e Steve – con il passato che ha alle spalle – ha tanto bisogno di normalità. E poi – cosa da non trascurare – Julia capisce ed apprezza il suo humor inglese.

-Bah, non starlo a sentire-, Hwoarang interrompe l'elogio che Paul sta facendo sulle gambe snelle di Zafina. -Deve piacere a te. E se ti piace, provaci-.

Steve sorride. Hwoarang è forse l'unico a poterlo capire davvero in quella circostanza. Perchè, anche se non lo ammetterà mai, neppure a lui piacciono le femmè fatal, anzi.

-Forza-, gli dice, indicando Julia che si congeda dal suo datore di lavoro. E con una pedata lascia un'impronta scura sui suoi pantaloni eleganti, spingendolo avanti di un mezzo metro buono. Il solito buzzurro.

 

 

Dopo aver compiuto la sua buona azione della serata, Hwoarang si allontana dal gruppetto con cui stava chiacchierando, e lascia vagare lo sguardo tra la folla. Camerieri, impiegati della Zaibatsu e partecipanti al sesto Iron Fist riempiono completamente una sala che sarà grande almeno cento volte il suo monolocale. Sono tutti così impegnati a divertirsi e festeggiare da sembrare totalmente dimentichi del fatto che quel torneo di cui stanno celebrando il termine si è in realtà concluso nel sangue. Nel sangue di Jin Kazama.

Lui – il suo eterno rivale – deve fingere che la cosa non lo sfiori affatto, o che al massimo lo infastidisca il fatto di non aver avuto l'occasione di un ultimo confronto da cui uscire finalmente vincitore indiscusso; ma gli altri – tutti quelli che fino a pochi mesi fa lo trattavano quasi da amico – non hanno un buon motivo per mostrarsi così insensibili. Davvero conoscevano così poco Jin da crederlo un mostro?

Quando il suo sguardo, in cerca di un Baek che sembra essersi volatilizzato nel nulla, si posa su un chimono fucsia e un paio di codini neri, Hwoarang capisce di non essere l'unico a pensarla così: il viso di Xiaoyu è una maschera di tristezza e smarrimento, e le espressioni vivaci che sono solite animarlo sembrano ormai lontane anni luce.

-Come mai non balli?-, le chiede, raggiungendola nel suo cantuccio accanto al tavolo delle tartine. -Credevo saresti stata la prima a lanciarti in pista agitandoti come un'ossessa-.

L'occhiata che riceve in risposta è carica di risentimento, come se l'avesse offesa mortalmente.

-Non vedo perchè dovrei ballare-, risponde Ling, piccata. -Non capisco che cosa ci sia da festeggiare stasera-.

Già, la pensa esattamente come lui. Sin dalla prima volta che l'ha vista, Hwoarang ha capito che Ling Xiaoyu avrebbe potuto rivaleggiare con lui in quanto a testardaggine. Di certo sei mesi di dominio della Zaibatsu non sono stati sufficienti a sostituire l'immagine del Jin taciturno ed altruista che ha conosciuto al liceo con quella dello spietato dittatore che tutti additano come esempio di malvagità e scelleratezza: le sue convinzioni sono troppo solide per essere sradicate dall'opinione comune.

-Perchè?-, le chiede Hwoarang, con un'indifferenza così artefatta che si stupisce di ricevere da Ling una risposta tanto accorata.

-Jin è morto-.

Gli fa una certa impressione sentir espresso da una ragazzina all'apparenza così fragile e infantile un concetto che la gente si ostina sempre ad aggirare con i più arzigogolati giri di parole. Ma Xiaoyu è sempre stata diretta, e pronta ad andare controcorrente rispetto a ciò che si pensa di lei; o forse è lui che sbaglia ostinandosi a darle della ragazzina.

Quegli occhi scuri, che tante volte, nel corso di quei quattro tornei passati – bene o male – insieme, ha visto accendersi di vivacità durante le loro frequenti schermaglie, recano ora l'ombra di una tristezza profonda, adulta, la stessa di cui Hwoarang riconosceva i segni sul suo viso ogni volta che si guardava allo specchio con l'immagine del suo maestro morto, straziato da un mostro, impressa nella mente.

-Kazama?-, le fa eco, facendo sfoggio del suo miglior tono strafottente da rissa di strada. -Credimi, quello ha la pellaccia dura-. Un brivido involontario gli attraversa la spina dorsale, al ricordo di un volto demoniaco e di uno sbattere di ali nere come la pece. -Non è così semplice liberarsi di lui-.

Qualcosa nello sguardo di Xiaoyu muta. E' talmente limpida nel manifestare le sue emozioni che talvolta sembra più un personaggio dei cartoni animati che una persona in carne ed ossa: a Hworang, per una frazione di secondo, sembra davvero che ci siano comparse delle stelline nei suoi occhi.

-Quindi credi che Jin sia ancora vivo?-

Lui fa spallucce, alzando un sopracciglio con noncuranza.

-Finchè non c'è il cadavere, non vedo perchè dovrebbe essere morto-.

Le stelline si moltiplicano.

In fondo, Hwoarang è un idiota, e ne è consapevole. Ma Ling sorride di nuovo, sprizza contentezza da tutti pori, tanto che perfino il suo abito sembra diventato d'un tratto più sgargiante; quindi, in fin dei conti, alla fine va bene essere un deficiente, no?

-Sai, mi è venuta voglia di ballare. Forza!-

Quando Xiaoyu gli artiglia il polso, in un tenace tentativo di trascinarlo sulla pista, Hwoarang cambia decisamente idea. E mentre pianta saldamente i piedi per terra, deciso a non avanzare di un solo millimetro, si guarda attorno in cerca di qualcuno che possa salvarlo: Baek è ancora disperso, mentre Steve si è finalmente avvicinato a Julia. Spera che almeno per lui le cose si mettano meglio.

 

 

-Vuoi ballare?-

A Steve non sono mai piaciuti i complimenti scontati, fatti al solo scopo di ingraziarsi maldestramente il gentil sesso; quindi, anche se Julia quella sera è decisamente gradevole nell'insolito look elegante, salta i convenevoli e va direttamente al sodo, incoraggiato dal sorriso con cui lei lo saluta.

La risposta che ottiene è altrettanto diretta.

-Oh, no-.

Julia lo respinge con così tanta sicurezza, senza neppure pensarci su un istante o tentennare qualche secondo, da lasciarlo del tutto spiazzato e incapace di pensare ad una mossa di riserva.

-Odio ballare-, aggiunge lei, subito dopo.

-Ah. Ti ho vista poco fa in pista...-

Lascia la frase volutamente in sospeso, perchè proprio non saprebbe definire Lee Chaolan con un termine specifico, e perchè il suo tono sta cominciando a prendere una piega vagamente aspra, da ragazzino risentito per aver ricevuto un rifiuto.

Julia fa una smorfia.

-Che imbarazzo-, dice, e, avvicinandoglisi con fare confidenziale, aggiunge: -Quello era il mio capo. L'ho fatto solo per non contrariarlo-.

Un sorriso rilassato gli affiora spontaneamente alle labbra a quelle parole, e gli viene automatico replicare con semplicità:

-Magari ti arriverà un aumento-.

La battuta fa ridere a Julia, mentre annuisce in segno di conferma. Steve è così poco abituato a veder apprezzato il suo senso dell'umorismo che quasi sente euforico sentendole uscire dalle labbra una risata piena.

-Ballare non mi piace, ma sai cosa vorrei fare?-, riprende subito Julia. L'atmosfera si è fatta tutto d'un tratto estremamente rilassata, senza alcuna ombra di tensione o imbarazzo. -Assaggiare quelle tartine-.

Gli sorride, e Steve capisce che un invito. Un invito del tutto innocente e privo di malizia, un invito da amici, un invito semplice e molto alla Julia: per questo ricambia il sorriso e, porgendole il braccio da perfetto gentleman del secolo scorso, risponde: -Mi hai letto nel pensiero-.

 

 

Guardando da lontano la sua collaboratrice che si allontana al braccio del giovane pugile inglese, Lee si compiace soddisfatto ancora una volta dell'abito che ha scelto per lei e che le ha fatto fare conquiste.

Subito però torna a posare il suo sguardo sul bel viso abbronzato dell'affascinante donna con cui sta sorseggiando un bicchiere di delizioso champagne. La misteriosa Zafina, oltre ad essere bellissima, si sta rivelando anche dotata dell'arguzia di una piacevole conversatrice, mentre con un sorrisetto sornione esprime pareri sibillini su tutti i partecipanti al torneo.

-Credo sia arrivata la tua amica-, gli annuncia, con un sorriso indecifrabile.

Seguendo la direzione del suo sguardo, Lee si chiede se quel commento sia dovuto all'intuito della donna o al fatto che le voci corrono in fretta da una parte all'altra del ring.

Ecco fare il suo ingresso alla festa – con l'ora e mezza di ritardo che si conviene alle dive – Anna Williams, elegante sui tacchi esorbitanti che mettono in risalto le gambe slanciate. L'abito blu notte si modella sul suo corpo come una seconda pelle, evidenziandone le curve: lei ne è consapevole, e uno sguardo compiaciuto scintilla da sotto la frangetta scura, mentre avanza nella sala ben conscia di essere al centro dell'attenzione.

Lo vede, vede Zafina e non batte ciglio.

Lee alza il bicchiere nella sua direzione, in un saluto silenzioso che ricambia con un sorriso freddo. Fa parte del gioco: mai mostrare interesse per l'altro a inizio serata.

Ci sarà tempo, dopo, per tutti convenevoli del caso.

 

 

Anna Williams è brava in moltissime cose – combattere, flirtare, vestirsi bene – ma ce n'è una che proprio non le è mai riuscita: non essere gelosa.

Non riesce a ricordare un giorno della sua infanzia in cui non abbia provato una gelosia incontrollata nei confronti di Nina. Ai suoi occhi di bambina, aveva sempre qualcosa più di lei e per quanto si sforzasse di rimanerle indifferente, non vi riusciva mai. E non ci riesce neppure adesso.

Anche se non lo ammetterebbe neppure sotto tortura, Anna è conscia del fatto di essersi precipitata all'ingresso della G. Corporation per offrire i suoi servigi a Kazuya meno di un'ora dopo aver appreso che Nina lavorava per Jin Kazama. Non può farci niente: anche a distanza di anni, si porta addosso la sua croce di invidia e gelosia per la sorella, ed agisce in ogni situazione sulla spinta di una rivalità inestinguibile a cui si appiglia da tutta la vita.

Con gli uomini non è mai stato diverso. La sua bellezza l'ha abituata a calamitare l'attenzione del gentil sesso sin dall'adolescenza. E' sempre stata lei a tenere in mano le redini di un rapporto – fosse un'avventura o una relazione più seria – e il pensiero di venir scartata per un'altra donna le è sempre sembrato inaccettabile. Del resto, quale uomo sano di mente si sarebbe lasciato sfuggire dalle mani una preda ambita come Anna Williams?

Nessuno, tranne l'unico di cui le sia mai veramente importato qualcosa.

Composta nella sua maschera di cortesia, Anna ricambia il sorriso che Lee le rivolge da lontano, in piedi accanto alla figura slanciata di quell'Egiziana inquietante.

Non muove un passo nella sua direzione, come se il suo arrivo non lo tangesse in minima parte. Eppure, a fine serata, le si accosterà, le sussurrerà qualche complimento invitante all'orecchio, e, passandole un braccio attorno ai fianchi, la farà salire sulla sua limousine. Percorreranno il tragitto fino alla sua villa seduti dietro, chiacchierando educatamente del più o del meno come due normalissimi amici, e sfogheranno il loro desiderio reciproco sfiorandosi appena e scambiandosi sorrisi carichi di sottintesi. Entrati in casa, lui la prenderà per mano e la condurrà tenendola per mano al piano di sopra, in una delle sue sontuose camere da letto; lì, per l'ennesima volta, passeranno la notte a fare l'amore.

Anna glielo lascerà fare, come sempre. Perchè, anche se in quel momento deve far appello a tutto il suo autocontrollo per non dar a vedere quanto sia infastidita, quelle sono le regole della loro relazione – sempre che si possa chiamare così. Ancora ricorda le parole esatte con Lee le aveva messe in chiaro, anni prima, davanti ad un bicchiere di chardonet.

-Anna, tu sei una donna fuori dal comune, perciò voglio essere onesto con te-.

Aveva esordito così, con il suo solito sorriso carismatico, e le sue parole l'avevano accarezzata come un abito di seta, facendola sentire scioccamente speciale. Annuendo, gli aveva dato ragione su tutto, e così avevano stipulato quel patto che ancora li lega.

In fondo, è la verità: lei e Lee sono fatti della stessa pasta. Due predatori, amanti del lusso e del divertimento, pronti a vivere ogni giornata all'insegna del carpe diem.

Semplicemente, ad un certo punto, Anna è cambiata. Sono cambiate le sue esigenze, le sue aspirazioni, i suoi desideri. Forse si è innamorata davvero, o forse è solamente cresciuta.

Lee, invece, è rimasto sempre lo stesso: neppure lo sfiora il pensiero che il vederlo flirtare con un'altra le possa dare fastidio.

A volte si chiede se faccia bene ad aspettare nella speranza che prima o poi cambi, restando legata ad una relazione che la sta soffocando giorno dopo giorno con la sua legge del disimpegno.

La fa impazzire l'idea di non poter lasciar uscire fuori dalla bocca tutte quelle parole cariche di gelosia che le premono contro le labbra, rabbiose. E' costretta al silenzio, a fare buon viso e cattivo gioco: perchè all'alternativa di lasciarlo andare preferisce quella di restare una semplice amante – forse appena più speciale delle altre, ma nulla di più.

Si odia per questo.

La necessità di riappropriarsi della sua vita la invade con insistenza proprio nel momento i suoi occhi incontrano uno sguardo color carbone che le è piacevolmente familiare. Miguel, il bel torero che ha già avuto occasione di conoscere intimamente durante le prime fasi del torneo, sta ballando con un'esuberante Lili Rochefort; il sorriso che le rivolge è così caloroso da lasciar intendere che è più che ben disposto a congedarsi dalla giovane Monegasca per concedere un ballo a lei.

 

 

Dall'altra parte della sala, quasi nascosta da una colonna, Nina osserva sua sorella non perdere occasione di fare la sgualdrina. E' arrivata da cinque minuti scarsi e già ha messo su il suo show: ha fatto il suo ingresso in scena da diva, ha distribuito sguardi languidi a destra e a sinistra, e ha già mietuto la prima vittima.

Sembra godersela un mondo. Come tutti, del resto.

Ora che la cinesina ha smesso di tenere il broncio e ha ripreso il suo comportamento abituale, appiccicandosi a Hwoarang come la peggiore delle stalker nel tentativo di convincerlo a ballare, è rimasta l'unica a non divertirsi affatto.

Composta nel suo tailleur di lavoro, Nina si sposta da un angolo all'altro della sala, controllando che tutto vada secondo i piani, sin dall'inizio della serata.

Impartisce meticolosamente ordini a sottoposti e camerieri, con lo stesso tono perentorio di cui ha fatto sfoggio nei mesi trascorsi alla Zaibatsu.

Ha fatto sparire l'alcol da vicino Paul Phoenix, quando l'ha notato un po' alticcio, per evitare che iniziasse a diventare come suo solito aggressivo e provocasse qualche rissa. Ha dato cinquanta dollari allo spagnolo con cui ora sta flirtando sua sorella perchè ballasse con la figlia del petroliere, prima che cominciasse a strillare come una bambina viziata – Non sono un gigolò, le ha detto Miguel, ma ha comunque intascato la banconota e fatto ciò che gli ha chiesto.

Di tanto in tanto raggiunge i bodyguard all'ingresso, per controllare di persona che nessun ospite sgradito si imbuchi alla festa, come quell'odiosa spia ninja o, ancor peggio, quell'irritante russo sempre pronto a sfoderare le armi. Poi passa a controllare i monitor delle telecamere di sorveglianza, per accertarsi che Kazuya se ne stia alla larga e non giochi qualche tiro mancino.

Per quanto possa suonare strano, con una trentina di combattenti riuniti nello stesso luogo, quella sera non deve esserci nessuno scontro. Nessuna lite, nessun conflitto, nessuna lacrima.

Tutti non devono far altro che continuare a fare quello che stanno facendo in quel momento: divertirsi.

Perciò è giusto che Eddy Gordo – il collega che nel bene e nel male l'ha affiancata in tutti quei mesi – rilassi finalmente il viso in un sorriso mentre scherza con la sua Christie dopo aver passato mesi a tormentarsi per il modo in cui era sparito, e ad odiare sé stesso per quello che era stato costretto a fare.

E' giusto che Steve – il ragazzo a cui la Zaibatsu ha rovinato la vita con i suoi esperimenti e a cui lei l'ha resa ancora più difficile con la sua indifferenza - si diverta assaggiando tartine in compagnia di Julia Chang.

E' giusto che quello stesso Miguel si dia da fare con Anna, sorridente, dopo mesi passati a covare rancore verso l'uomo che gli ha strappato sua sorella, così com'è giusto che Lars si goda una serata di frivolezza dopo aver riposto nell'armadio la divisa della Tekken Force.

E' giusto che ognuno dei presenti – che in un modo o nell'altro ha sofferto a causa della Zaibatsu e dei Mishima – festeggi in allegria la fine di quel periodo oscuro, e la caduta del suo artefice.

E' proprio questo che Jin voleva.

Quando sarà tutto finito, voglio che tu organizzi una festa per tutti”, le aveva confidato una sera, dandole le spalle nella penombra del suo ufficio, fissando le luci sfavillanti di Tokyo dalla finestra del suo grattacielo come era solito fare. “Il mondo deve festeggiare per essersi liberato da un mostro”.

E' stato questo l'ultimo ordine che Jin le ha impartito. E a Nina non è rimasto altro da fare che eseguirlo, e assicurarsi che la sua volontà venga rispettata. Fino alla fine.

 

 

 


 

 

Set viola
Flower garden (giardino fiorito)
Migraine (emicrania)
Betrayer (traditore)
Sunflower (girasole)
Helicopter (elicottero)
Dance with me (balla con me)
Spiaggia

 

 

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tekken / Vai alla pagina dell'autore: alister_