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Autore: elfin emrys    28/05/2011    2 recensioni
-Divenne totalmente insensibile. Cominciò a non provare niente, a reprimere le proprie emozioni, finchè esse non scomparvero del tutto. Non provava nè rimorso, nè paura, nè felicità, approvazione o semplicemente serenità. Il suo cuore era spento, nero come quelle spirali, scuro e senza vita. Non riusciva neanche a percepire l'affetto verso chi la circondava. Ciò può sembrare quasi impossibile, ma a lei è successo. A quel punto, scoprì una proprietà che non credeva di avere: assorbire le emozioni di chi le stava accanto. Cominciò a vivere di ciò che provavano gli altri, sentendo sempre cose nuove e diverse, scoprendo una gamma di sensazioni che non credeva neanche esistessero. Non mi chiedete cos'è: personalmente non lo so. Buona lettura, anime misricordiose!
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Spirali.

Eterne spirali.

Continue, grandi, nere.

Smetto di guardare quelle pagine piene di segni rossi.

Chiudo il diario: non avrei mai dovuto aprirlo, perchè non è mio e perchè neanche conosco la persona cui appartiene.

-Hai trovato il suo diario?

Un uomo sta di fronte a me: è entrato.

Non so chi sia, ma... sembra sapere chi è la persona che ha disegnato quelle spirali e che ha fatto quei segni netti e rossi sulle pagine bianche del quaderno.

-Conosce chi ha fatto questo?

L'uomo abbassa lo sguardo.

-Lo so bene. E' di lei.

-Lei? Lei chi?

-Lei. Lei ha... è sempre... è sempre stata una ragazza sensibile a quello che la circondava: provava tanti sentimenti che dentro di sè diventavano grandi, immensi. Era una persona melodrammatica, il cui cuore non riusciva a reprimere i sentimenti e le emozioni. Spesso piangeva. Al buio, di notte, sepolta nel cuscino. Di nascosto. Non voleva che gli altri sapessero che era triste, neanche lei sapeva bene per cosa. La sua mente allora creò un'autodifesa.

-Un... un'autodifesa?

-Divenne totalmente insensibile. Cominciò a non provare niente, a reprimere le proprie emozioni, finchè esse non scomparvero del tutto. Non provava nè rimorso, nè paura, nè felicità, approvazione o semplicemente serenità. Il suo cuore era spento, nero come quelle spirali, scuro e senza vita. Non riusciva neanche a percepire l'affetto verso chi la circondava. Ciò può sembrare quasi impossibile, ma a lei è successo. A quel punto, scoprì una proprietà che non credeva di avere: assorbire le emozioni di chi le stava accanto. Cominciò a vivere di ciò che provavano gli altri, sentendo sempre cose nuove e diverse, scoprendo una gamma di sensazioni che non credeva neanche esistessero. Ciò le riempiva il cuore. Cominciò a riprovare qualcosa... era forte: riscoprì il senso dell'onore, della giustizia, ciò che rappresenta per l'essere umano la religione, la tradizione, la scienza. Ebbe fiducia in chi le donava queste cose, queste esperienze. La sua mente crebbe, sommersa in un insieme di nuovi mondi. Sentiva i propri vuoti colmarsi. Aveva solo otto anni quando era già avvenuto tutto questo. Insieme alla felicità e alla soddisfazione vennero però altre cose: la disperazione, il dolore, il senso del tradimento. Cominciò a capire cose che ancora adesso per me, che ho molti più anni di tuo padre, del padre di tuo padre e il nonno di tuo padre, sono totalmente sconosciute. A dieci anni sapeva già cos'era la passione. A undici scoprì la fame e la sete e la malattia. A dodici scoprì cos'era la guerra e cosa si provava a combatterla. Così, serva delle emozioni degli altri, passava gli anni immersa nei libri e nei fogli. Disegnava. Scriveva. Era il suo modo di spiegare cosa riusciva a percepire dagli altri. La sua crescita avvenuta in fretta non la aiutò a rimanere bambina a lungo. All'età di otto anni aveva già sviluppato: era non solo mentalmente, ma anche fisicamente superiore ai suoi coetanei. Cercava di soffocarsi, ma per lei non era possibile. Non più. La sua fervida fantasia cominciò a creare e a plasmare ancora più sentimenti, finchè lei, ancora bambina, non fu traboccante di quello che l'umanità intera provava. Questo suo "potere" cresceva. Adesso poteva provare anche più cose contemporaneamente, sempre, sia chiaro, dipendendo da chi le stava vicino. Per lei ciò era diventato una prigione. Voleva uscirne, ma non poteva, non riusciva a far a meno delle emozioni degli altri. Le persone erano diventata la sua ragione di vivere. Non lo scopo, nè il fine, semplicemente il motivo per continuare. La sua mente ricreò in lei la giustizia, l'orgoglio, l'astuzia: a tredici anni era spietata, insensibile. Il suo animo era caduto sotto il peso di ciò che il mondo aveva passato. A quindici anni distingueva il bene dal male come nessuno aveva mai fatto. A sedici le emozioni diventarono ricordi, esperienze. Era come un videogioco in cui ogni anno aumentava di livello. I suoi pensieri erano "pieni", maturi. Troppo per la sua età. Come poteva vivere continuando così? Il provare ancora e ancora diventò per lei un'ossessione. Ricominciò, dopo anni, a piangere. Da sola. Come sempre. Nel buio. Come tempo prima. Soffocandosi nella solitudine che la sua caratteristica le portava. Incompresa. Ignorata. Mi ricordo che mi disse così: "Sai, ho provato tutte le emozioni che in questo mondo si potrebbero provare, ma me ne manca una". Disse che le provocava un vuoto tremendo, al centro, proprio al centro del petto. Non riusciva a capire cosa fosse. Sarebbe impazzita pur di comprendere che cosa la affliggeva così tanto. Alla fine mi disse di aver capito: mi ricordo che era triste, sembrava quasi morta. Io capì solo anni dopo, quando ormai lei se n'era andata, uccisa dal peso di quello che portava, giovane, a venti anni. Lo capii grazie a una lettera che mi aveva scritto. Era un foglio bianco, completamente. Al centro, di nero, con una scrittura grande e precisa, tondeggiante, spiccava una frase, una sola: "Manca ciò che ci fa andare avanti: siamo stanchi e io lo so". In un primo momento non riuscii a scoprire cosa significasse. Sul punto di morte, cento anni fa, dopo anni in cui ignoravo quella lettera, mi ricordai della scritta e compresi: manca l'amore. O almeno, l'amore come intendeva lei, pieno e completo. Lei non amò mai nessuno. Nessuno era mai riuscito a darle quello di cui aveva bisogno per riempire anche quel buco. Non ce n'era abbastanza: lei poteva amare tanto, veramente. Amava anima e corpo, con dolcezza e passione, interamente, come ormai non si fa più. La sua voce, forte e profonda, mi tormenta ancora. Il giorno prima di morire mi disse: "Le persone non capiscono finchè non giungono alla pace eterna: nessuno di noi ha bisogno di se stesso se non ha gli altri e così viceversa. Dobbiamo dare, finchè possiamo, non prendere. Noi calpestiamo chi ci circonda, cerchiamo costantemente di prevaricare, di dominare. Sono sulla via di casa e non ho più bisogno di quello che prova chi mi sta vicino. Ho capito, ho imparato: non sbaglierò più"

-Ma... lei chi è?

-Non so, non l'ho mai saputo sul serio. Più ci penso e più è un mistero.

Mi giro verso il diario.

-Ma come si chiama?

Mi rigiro verso il vecchio, scomparso.

In un attimo, ripensando a quello che mi aveva detto, mi rendo conto di una frase: "Sul punto di morire, cento anni fa".

Era morto?

No, non poteva essere, eppure...

Guardo fuori.

-Che ci fai qui?

-Ciao. No, niente, stavo parlando.

-Con chi? Con il fantasma?

La mia ragazza si mette a ridere.

-Che fantasma?

-Si dice ci sia l'anima di un vecchio che farnetica su una ragazza. Non l'avrai incontrato!

Si rimette a ridere.

I mie occhi sbarrati si riposano sul quaderno.

Lo rimetto nel cassetto.

Sulla copertina c'è una parola: Human.

 

Note: non chiedete niente, non so niente. Mi sono solo messa a scrivere ed è uscito questo. Non so in che sezione metterlo, non so come definire questa cosa, qualcuno di voi lo sa? Come avete notato, la storia comincia non dal principio, ma da quando questo tizio sconosciuto che parla in prima persona chiude il diario. Non so dove sia, sinceramente, nè chi sia, cosa ci fa lì... e non so neanche chi sia il vecchio o la ragazza del tipo. Incredibile: ho scritto una cosa e tra un po' non so nemmeno cosa significa, sono messa bene -.-" vabbè, dai, libera interpretazione.

Kiss

P.S. Ho messo sia Incompiuta che Completa volontariamente, poichè è completa perchè ha un finale, ma è totalmente aperta perchè la parte prima è oscura e anche cosa potrebbe succedere e gli avvenimenti che potrebbero seguire.

   
 
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