Diario di un ex allenatore
A
tutti coloro che amano i pokémon,
sempre e comunque!
"Ognuno
ha un sogno che gli riempie il cuore,
un viaggio da compiere, un
destino da assecondare.
A portata d'immaginazione, esiste un luogo
magico
in cui creature magnifiche, dotate di poteri
incredibili,
aiutano a realizzare i sogni: č il mondo dei
Pokémon.”
Caro
diario,
oggi ho avuto la conferma che la mia prof di pedagogia č
appena tornata da Follilandia! Mancano solo cinque giorni alla fine
della scuola, e quella donna ha avuto la brillante idea di farci fare
una ricerca.
« Solo per arrotondare le medie,» ha commentato
piatta.
Grazie tante, dircelo un po' prima no?
Tema: educazione
e diseducazione dei mass media.
Ora, sebbene una simile richiesta
posta a pochi giorni dalle vacanze, mi fa venire voglia di sputarle
in un occhio, ho cercato ugualmente informazioni per fare un lavoro
come si deve.
Ho scoperto delle cose agghiaccianti!
Secondo
G. dell'Aglio, uno studioso cattolico, i Pokémon, Dragon Ball e
molti altri anime, sono prodotti da una setta satanica
cino-giapponese ,e l’87% dei bambini che assistono a questi
programmi, diventano rapidamente iper-aggressivi, violenti, ribelli,
disobbedienti, ipocriti e in loro nasce il desiderio di uccidere, e
molti di loro l’hanno fatto, in preda a vere e proprie possessioni
sataniche.
Per questo motivo i Pokémon furono proibiti in
Giappone del 1999.
Pokémon infatti significa “Pocket
Monster”, ovvero mostro tascabile, sono 150 angeli caduti dal
cielo, dunque demoni, ciascuno con un potere malefico particolare.
Pikachu, ad esempio significa “100 volte piů potente di Dio”.
Sono
scioccata! Io che ho visto ogni singola puntata, piů i film fino
alla terza serie, sono normale. Oddio, insomma.
Di sicuro non mai
cercato di uccidere nessuno! E non ho mai subito possessioni
sataniche!
Scuoto la testa e corrugo le sopracciglia pensando che
sto tizio ha cercato, invano aggiungerei, di rovinare una buona fetta
della mia infanzia.
Tsé, setta satanica.
Tsé, Pikachu piů
potente di Dio. Ma dove?
Quel topo giallo evidenziatore finiva al
tappeto per buona parte degli incontri!
Perň ora che ci rifletto,
č passato parecchio tempo da quando ho sentito nominare l'ultima
volta i Pokémon. Quasi una vita fa.
Il mio primo ricordo risale
al lontano inverno del 2000, quando ero una bambina di sette anni che
imitava in tutto e per tutto il suo cuginetto, lo stesso che mi ha
introdotto nel mondo della Nintendo con Pokémon Rosso. Ero rimasta
affascinata da quel gioco, tanto da battermi con mia madre per
ricevere, come regalo del compleanno, il caro vecchio Gameboy Color
con un gioco dei Pokémon.
Fu proprio quel mattone blu scuro che
mi proiettň in un mondo surreale, fatto di pokéball e scontri
mozzafiato. Come per tutti, la mia avventura iniziň nel laboratorio
del professor Oak che mi chiese di scegliere uno dei tre starter.
Presi Charmander, perché pensavo, e penso tutt'ora, che fosse uno
dei pokémon piů potenti.
A quei tempi non c'era Internet, o
meglio nessun bambino si sarebbe solo sognato di andare a vedere
eventuali soluzioni sul computer, anche perché dubito fortemente che
c'erano. L'unico modo era confrontarsi con gli amici.
Purtroppo,
avendo scelto un pokémon di fuoco, affrontare le prime palestre fu
un impresa titanica, dato che Brock e Misty detenevano
rispettivamente roccia e acqua. Era chiaro fin dall'inizio che io e
Charizard ci saremmo dovuti fare un culo cosě!
Sono sempre stata
una tipa coerente,- un po' pazza, forse,- ed avendo iniziato con
Charizard, dovevo finire con Charizard. Poco importava chi fosse
l'avversario.
« Emily guarda che la prossima palestra č quella
di Sabrina. Sabrina. Psico,» mio cugino mi guardava allibito,
chiedendosi lecitamente da chi avessi ereditato quella dose di
follia.
Inarcai le sopracciglia, saccente,« si puň fare, Ste, si
puň fare!»
Ero cosě, non cambiavo pokémon, nemmeno in
svantaggio. Volevo batterne sei da sola! Sempre con Charizard!
E
poi, quando finalmente possedevi tutte le otto medaglie, c'era la
Lega da affrontare. La Lega, con la “L” maiuscola. Per chi č
cresciuto a Pokémon Rosso e Blu, era il chiodo fisso, l'ossessione
di ogni allenatore, principiante o veterano. Oggi, invece, ha perso
il suo significato, e pure i Superquattro e il Campione non sono piů
quelli di una volta.
Per noia, una volta ho accettato di aiutare
una mia cuginetta a continuare il suo gioco Pokémon Bianco e per
poco non mi č preso un infarto. Grafica eccellente, non c'č che
dire, ma vogliamo parlare dei tre starter?
Quando gli ho visti mi
č quasi venuto da piangere: hanno sostituito Charmander con un
maialino! Un maialino, per la miseria!
« Ti piace il mio
Tepig?»
No comment.
Cyndaquil e Torchic sono accettabili, ma
quella roba č un eresia, infanga il buon nome dei pokémon di
fuoco.
Ho provato a giocarci, ma ho smesso quasi subito. Il gioco
era lento, troppo lento, io troppo impaziente: conoscevo la routine,
sapevo giŕ cosa sarebbe successo in ogni momento, come quando arrivi
dal primo capopalestra con il tuo starter di livello di gran lunga
superiore al resto della squadra.
Ammetto di esserci rimasta di
sasso quando comparivano dei pokémon ed io non avevo la pallida idea
a quale elemento appartenessero. Pensare che, una volta, li sapevo
tutti e 151 a memoria.
D'altronde, battere un capopalestra dopo
undici anni č tutta un'altra cosa: non provi piů la tensione del
momento, l'esultazione per la vittoria, sei passivo davanti allo
schermo come se quello se facessi una cosa tanto per farla.
Come
tutti, sono cresciuta, e lentamente ho cominciato ad abbandonare
quell'universo che credevo cosě indispensabile. Forse perché non
ero piů spronata nemmeno da Stefano, o forse perché, cocciuta, mi
ero comprata tutte le versioni successive fino alla Smeraldo, senza
provare un minimo del precedente divertimento.
Ci sarebbe da
aprire una parentesi su Pokémon Giallo, dove non mi sono divertita
per niente, ma eviterň dicendo solamente che avrei preso a bastonate
Pikachu per la sua testardaggine a fare il figetto. (Il che
avvallerebbe la tesi del Piero Angela sopra)
« Ehi brutto
pezzente, non sei diverso dagli altri. Fila nella pokéball!» avrei
voluto gridargli.
Fino a poco tempo fa, lo ammetto con una certa
vergogna, avevo persino dimenticato quello scatolone cosě a lungo
custodito con cura nel mio armadio, contente i Gameboy, i giochi, le
figurine, persino il mio pupazzo di Charmander che avevo chiesto cosě
a lungo.
Poi, perň, succede quello che meno ti aspetti: ti
ricordi.
Le giornate passate a scegliere
ogni singola mossa di Charizard.
I pomeriggi passati a ingozzarsi
di quelle merendine con il medaglione di cioccolato bianco su cui
erano disegnati i Pokémon. Facevano schifo, ma dovevo assolutamente
avere tutte le calamite. A quel tempo, se non avevi le calamite dei
pokémon non eri nessuno.
Gli scambi delle carte dopo la
scuola.
Gli album da completare.
Il cartone animato su Italia1
il pomeriggio.
Le lotte tra me e Stefano, Charizard contro
Blastoise.
Prima volta che ho provato una sorta di nostalgia per
un posto che non esiste.
Sono cambiata, ma so benissimo che una
parte della bambina che ero č ancora dentro di me, ed č per questo
che, fregandomene altamente dei miei diciott'anni, impugno con un
certo orgoglio il mio fedele Gameboy Blu.
Pronta a spolverare la
cassettina di Pokémon Blu, pronuncio parole che farebbero sorridere
gli allenatori di una volta.
Gotta catch 'em all.
Dunque...
ho scritto questa pagina di diario per staccare un po' la spina da
quel mostro succhia neuroni chiamato scuola. (Mancano cinque giorni,
posso resistere!!)
Volevo raccontare di come sono cambiati i
Pokémon nel corso del tempo. Non disprezzo le nuove serie, ma quelle
vecchie, quelle della mia infanzia, saranno sempre nel mio
cuore.
Tutto ciň che ho scritto č vero, cugina rompipalle
compresa.
Consiglio
di leggere questa ff sentendo una canzone che ha fatto sognare
molti:http://www.youtube.com/watch?v=9ZQ1IUk27yQ