Il solito ristorante economico, il solito tavolo vicino alla finestra, così come piace a Nowaki.
Il solito giorno, il solito orario, come sempre.
Sullo schermo del mio cellulare troneggia l'orologio, sono le nove in punto.

Mi guardo intorno, nel tavolo alla mia destra c'è una coppietta di fidanzati, probabilmente stanno insieme da poco.
Si baciano, si tengono la mano, dividono il cibo.
Non lo avrei mai fatto con il mio Nowaki, trovo che sia stomachevole, anche se penso sia uno dei suoi tanti sogni proibiti.

Un cameriere passa, vedendomi seduto solo da più di una decina di minuti, ma io gli dico di aspettare.
«Ne è sicuro?»
«Le dico di si. Aspetto un amico.»
Se ne va facendo spallucce, per fortuna.

Mi volto verso destra, sta piovendo, fuori. L'acqua ticchetta monotona e incessante, e sembra che il vetro stia per crollare da un momento all'altro.
I passanti corrono veloci, per evitare di bagnarsi, ma nessuna di quelle teste assomiglia lontanamente a quella del mio Nowaki. I suoi capelli color ebano e il suo corpo perfetto sono unici, e non passano inosservati.
Ma nessuna traccia di lui.
E ormai sono le nove e mezza.

Do uno sguardo al cellulare, sperando almeno in un messaggio, ma niente. Il cameriere passa, di nuovo.
«Ma questo amico arriva?»
«Arriva, le dico che arriva!» rispondo, infastidito.
Ma quando?
Provo a chiamarlo, ma, al solito, è irraggiungibile.

Odio essere scaricato, odio quando mi danno buca ed odio le scuse all'ultimo momento.
Mi fanno sentire un idiota, mi sono tanto sforzato per uscire, per prepararmi, ed invece no. Per la persona dall'altra parte, a quanto pare, non sono abbastanza importante.
Anche se so che non è questo il caso.

Appoggio la testa sul tavolo: sono stremato, ma la cena qui con Nowaki il venerdì è un'abitudine da anni, non posso mancare.
Ci tiene troppo.
E poi, potrebbe sempre arrivare da un momento all'altro.
Anche se ormai sono le dieci passate.

Sento qualcuno sedersi davanti a me, ed alzo di scatto la testa, sperando negli occhi neri del mio Nowaki, invece mi ritrovo davanti un ragazzo più giovane di me, biondo, occhi castani. Il cameriere di prima.
«Il locale si sta svuotando. Mi sa che le hanno dato buca, amico.»
«Non sono tuo amico.»
«Oh, siamo sempre i soliti scorbutici, vero, Professor Kamijou?» rimango un attimo perplesso davanti al suo sorriso divertito.
«Tanaka, vostro vecchio allievo.» mi avvicino a lui, per metterlo meglio a fuoco.
«Ah, Masu! Ora mi ricordo di te.» esclamo, senza troppo entusiasmo.
«Già, lavoro da molto qui, e l'ho vista spesso venire in compagnia di un ragazzo. È lui che sta aspettando?»
Tentenno, se mi ha visto potrebbe pensare male.
«A me può dirlo, Prof, anche perché non è difficile capire come stanno le cose.» mi rivolge un sorriso dolce, senza scherno né malizia, ed io annuisco.
«Venivamo qui ogni venerdì.» il dolore per non aver visto nemmeno oggi il mio Nowaki cresce.

«Ora devo andare, e le consiglio di fare lo stesso. Solo una cosa, da quanto tempo lo sta aspettando qui seduto?»

Mi alzo e raccolgo la mia roba, a testa bassa. Sento una morsa stringermi lo stomaco.
Sospiro.

«Nove mesi fa se n'è andato senza nemmeno avvisarmi. Prima o poi tornerà.» Mi alzo, dirigendomi verso l'uscita.

«Buonanotte, Masu. Ci vediamo venerdì prossimo.»

Nda: Oggi avevo altri programmi, ma mi hanno dato buca. E quindi eccomi con la seconda stupida Fanfiction, a cercare di occupare il tempo.
Mi sento tanto Hiroki, in cerca del suo Nowaki che però è ancora in America. Che nervi.

Ad ogni modo, questo lo dedico a Delaila Scissorhands e Ciciuku, che mi hanno fatto conoscere questo meraviglioso Anime, e che sono una parte piuttosto importante della mia famiglia -e che soprattutto mi sopportano-. 
Grazie.

Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, ve ne sono grata.
Dream.