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Autore: Vortex    12/06/2011    2 recensioni
Come una marionetta con i fili spezzati, Hayato abbandonò la testa piegandola verso le ginocchia, lasciando che i ricordi scivolassero via da lui, lontani, come se tali eventi non si fossero mai verificati, come se ciò che stava per dire non fosse stato vero.
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Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, sono stata per circa due mesi a cercare di scrivere qualcosa su loro due, perchè secondo me sono amore, nonchè la mia coppia preferita xD
Non sapendo bene che fare ho deciso di iniziare con una semplice introspezione del momento in cui Tsuna si ritrova nel futuro per la prima volta
Non è niente di che, anzi, giusto una cavolata scritta così per iniziare a muovere questi personaggi
Ditemi cosa ne pensate, se sono OOC, o qualsiasi altra cosa possa venirvi in mente
Buona lettura





<< Juudaime! >> Gokudera lo aveva afferrato per le spalle, stringendole in una presa talmente tenace e possessiva da provocargli dei segni violacei sulla pelle.
Eppure continuava a strizzarlo forte tra le sue dita febbricitanti, forse per assicurarsi che non fosse frutto della sua mente sconvolta, forse per sentirlo ancora una volta un po’ suo, non avrebbe potuto decidere quale fosse stata la vera ragione.
Polle nocciola lo fissavano, la preoccupazione le impregnava, lui cercava di farsi forza per rassicurare il suo Juudaime e nonostante ciò sentiva la voce morirgli in gola, mentre respirava per la prima volta da tempo immemore il suo odore.
<< Mi dispiace, mi dispiace! >> ripeteva serrando la sua morsa.
<< Ahi! >> una protesta dal ragazzo che lo scrutava confuso e si costrinse a lasciare quelle spalle esili che tanto aveva bramato, senza mai poterle toccare.
<< Mi dispiace >> concluse.
<< Umh … Non capisco davvero cosa stia succedendo … >> l’inquietudine di Tsuna risiedeva nel suo volto e nella sua voce tremante.
Tali parole gli provocarono una fitta al cuore, riportando alla luce i ricordi ai quali si era aggrappato gelosamente per tutto quel tempo. Il fatto che non avrebbe avuto abbastanza tempo per poterlo stringere a sé, così come aveva invece fatto prima che morisse, lo stava uccidendo con una lentezza estenuante.
Tsuna, dal canto suo, continuava a cercare un appiglio in quei cristalli di malachite dalle venature azzurrine senza riuscire a trovarvi il conforto di cui aveva bisogno.

C’è stato un tempo in cui avevo paura di questi occhi. Probabilmente per quella fiamma ardente che li anima.

Nonostante avesse capito il motivo per il quale si fosse risvegliato dentro una bara, continuava a sperare che il guardiano smentisse la sua intuizione.

Colmi di rabbia, che esplodeva, distruggendosi e sciogliendosi nello smeraldo di queste iridi.

Non glielo chiese. Non volle chiederglielo. Perlomeno non subito.
Preferì limitarsi ad osservare il modo in cui dieci anni avevano influito su Hayato, cambiando il suo corpo immaturo di adolescente, mutandone persino il volto, tanto bello da riuscire a fermare i battiti del suo cuore.

Eppure continuo ad esserne attratto …

Il Guardiano della Tempesta che conosceva era irruento ed incontrollabile, sempre sul piede di guerra con tutti meno che con il suo Juudaime, al quale rivolgeva un’adorazione assoluta. L’uomo che si trovava davanti a lui in quell’istante non era niente di tutto ciò. Ad intriderne il viso c’era solo un’immensa tristezza che corrodeva, violava e corrompeva quell’essere.
Per Tsuna il fatto che si fosse ritrovato in una bara e che Hayato lo venisse a trovare regolarmente per vegliare sul suo cadavere sarebbe potuto sembrare persino marginale ora che si trovavano l’uno di fronte all’altro, ma a conti fatti era quanto di più vero e sacro che gli sarebbe potuto appartenere: si era sacrificato per la propria famiglia e loro grazie a lui stavano bene, doveva essere sicuramente così.
Altrimenti, ne era certo, gli smeraldi incastonati dentro quel volto cesellato nella porcellana non sarebbero stati animati dal benché minimo albore, sarebbero rimasti per sempre degli specchi opachi.

… come una falena che cerca la luce …

<< Solo per essere certi … >>
<< C’è qualcosa che mi sta davvero infastidendo >> interruppe la voce del guardiano, aveva taciuto ascoltando quello che Gokudera-kun aveva dovuto dirgli, ma la sensazione di disagio provata stava diventando sempre più opprimente, in modo quasi maniacale.
<< Perché il me stesso di dieci anni nel futuro era in questo posto? >>
Gokudera spalancò gli occhi di smeraldo, senza trovare le parole giuste per rispondere a quella semplice domanda che gli era stata posta.
<< Perché sono in una bara, in questo mondo di dieci anni nel futuro? >>
Il guardiano della tempesta serrò la mascella corrugando le sopracciglia mentre la rabbia lo assaliva. Era stato un pessimo guardiano. Era stato un pessimo braccio destro. Eppure non aveva mai smesso, nemmeno per un istante, di amarlo con tutto se stesso, e probabilmente era stato proprio questo il suo più grande errore.
Come una marionetta con i fili spezzati, Hayato abbandonò la testa piegandola verso le ginocchia, lasciando che i ricordi scivolassero via da lui, lontani, come se tali eventi non si fossero mai verificati, come se ciò che stava per dire non fosse stato vero.
Avrebbe ferito entrambi. Lo sapeva.
<< Perché … >>
Il guardiano si dissolse celermente in una nube rosea, sotto lo sguardo attonito di Tsuna. Quando la foschia si fu diradata al suo posto comparve un ragazzo, dai capelli argentati e gli occhi verdi che lo scrutavano perplessi.
<< Juudaime!? >>
<< G-gokudera-kun? >>

… e mai hai permesso che mi scottassi
  
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