Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Segui la storia  |       
Autore: shoved2agree    12/06/2011    8 recensioni
[Traduzione][Frerard]traduzione di OhCheshireCat
Gerard Way vede il mondo in modo differente. Solo e segregato in un istituto psichiatrico, afferma di essere braccato, e che la sua mente contenga la chiave dell'esistenza. Davvero Gerard è in possesso di un segreto così potente? O è solo pazzo, come tutti gli altri all'interno dell'ospedale?
Pensavo di potermi nascondere da loro. Pensavo che si sarebbero dimenticati di me. Mi stanno cercando, proveranno a farmi parlare. Ma non posso far loro sapere -perchè sono l'unico che capisce quanto questo potrebbe essere devastante?
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 A SPLITTING OF THE MIND

***


3.
And I don’t know what to do; you’re beautiful.




 

 

 

 

Mi aspettavo un gran numero di cose, oltre a quelle che trovai quando entrai nell' archivio. Trovai il suo file facilmente e lo sfogliai. Tutte le cose
mediche non erano molto interessati perchè non mi dicevano davvero il perchè fosse qui. Mi dicevano cosa c'era che non andava in lui. Aveva avuto una sottospecie di trauma che l'aveva portato alla fobia sociale e un disordine ossessivo-compulsivo, per dirla semplicemente. Cercai a fondo nel suo file, determinato a trovare cosa fosse questo trauma. Lessi di una relazione della polizia, una relazione del terapista e una valutazione psicologica del suo psichiatra. Dalle parole di un paio di professionisti dal cuore di ghiaccio, fui capace di 
mettere insieme (mentre ipotizzavo un sacco di altre cose) i sei tragici mesi precedenti della sua vita.
Risultava che fosse diventato amico di due ragazzi, o uomini, entrambi sui vent'anni, il più grande ne aveva 23, nove in più di Frank al tempo. I due ragazzi gli avevano dato un senso di tregua dalla sua normale vita da emarginato sociale. Lo avevano preso sotto la loro ala e lo avevano introdotto nel turbinoso mondo della droga e della violenza.
Il sesso, comunque, era arrivato dopo, quando entrambi i ragazzi lo avevano stuprato nella macchina del più grande. Poi, come se nulla fosse successo, lo avevano mandato a casa, promettendogli di vederlo il giorno successivo. La mattina dopo, quando lo videro di nuovo, lo fecero ancora. Poi entrambi se ne andarono. Frank era troppo spaventato e pieno di vergogna per dirlo a qualcuno, perchè lui pensava fosse colpa sua, come pensano la maggior parte delle vittime di stupro. Pensava di non poterlo dire a nessuno, perchè nessuno gli avrebbe creduto, pensava che i ragazzi non potessero essere stuprati.
Se lo tenne dentro per mesi, e questo lo deteriorò. Divenne ossessionato dal fatto che era 'sporco' e sviluppò il bisogno di lavarsi tutto il tempo. Peggiorava sempre di più, fino a quando i suoi genitori non se ne accorsero.
Sentii un'ondata di odio verso i genitori di Frank. Dovevano aver completamente ignorato o non notato il fatto che loro figlio si facesse la doccia più volte durante il giorno e avesse paura di interagire con altri esseri umani. Lo affrontarono e lui ebbe un completo esaurimento. Loro, non intenzionalmente, gli avevano fatto comprendere del tutto quello che stava succedendo.
Lui pensava che fosse ridicolamente ironico che l'unica cosa a cui i suoi genitori erano completamente contrari era avvenuta, così cominciò a ridere. La sua risata presto si trasformò in un' insana, isterica risata che fece accapponare la pelle a qualsiasi persona lì fuori. Era escluso dalla società, aveva paura che tutti potessero fargli del male. Una volta all'ospedale, la sua risata si dissolse in un' incontrollabile rabbia, e poi in un pianto isterico.Tutti erano spaventati che avesse perso la ragione e fu costretto alla terapia, dove scoprirono che era stato aggredito sessualmente. Quando la terapia si dimostrò inutile, considerando il suo stato mentale, fu ammesso in un istituto mentale di minima sicurezza. Fu lì che sperarono che potesse effettivamente cominciare a stare meglio.
Tutto questo perchè non erano sicuri di quanto lui stesse pensando al suicidio e non volevano rischiare niente. Con dei genitori così ricchi, pensai che dovessero averla presa bene, in modo codardo, per aver mandato il proprio figlio in un istituto psichiatrico. Ma erano quel tipo di persone considerate perchè vivevano nell'alta società, sarebbe stato inaccettabile avere un figlio che era stato stuprato e che aveva un esaurimento mentale. 
Dannazione, avevano anche dovuto fare i conti con il fatto che loro figlio aveva avuto rapporti sessuali (per quanto non avesse voluto) con un 
uomo!
Come mi staccai dalla sua cartella, sentii un vero senso di vomito svilupparsi nello stomaco. Il ragazzo aveva ragione -nessuno pensa veramente che ragazzi e uomini possano essere stuprati.
Non riuscivo proprio a capire perchè volesse parlare con me. Capivo perchè Ben aveva pensato che Frank potesse essere spaventato da me – ero così vicino di età ai due stupratori. Ma non potevo mandar via la sensazione che ci fosse qualcosa di più, nel fatto che aveva parlato con me quella mattina.
Lasciai l'ufficio e chiusi la porta, incapace di levare quella nauseante sensazione dal mio stomaco. Povero ragazzo, ora sapevo perchè avesse degli occhi così tristi e perchè non ci fosse amore sul suo volto. Avevo anche ragione (effettivamente, quando non ne avevo?)- le sue labbra parlavano di una tragedia.


Mi sentii consumatamente colpevole quando vidi Frank la mattina dopo. Avevo dormito male; i miei pensieri erano tormentati da quello che era gli successo. Ci avevo pensato così tanto che mi ero quasi dimenticato delle persone accanto a me. Sembrava che per una volta avessi qualcosa per cui preoccuparmi, oltre ai miei problemi quotidiani.
Durante la colazione mi sedetti, giocando spensieratamente con il cibo. Avevo preso i cornflakes e spesi tutta la colazione stuzzicandoli con il cucchiaio, provando a farli stare sotto la superficie. Dopo che il penoso servizio di latte aveva ridotto i miei cornflakes in una poltiglia gialla e molliccia, tirai fuori il blocco da disegno. Ora ero determinato più che mai a finire il mio ritratto di Frank.
Avevo appena cominciato, quando Ben chiamò il mio nome e riluttante misi via il mio taccuino, seguendolo nella sessione settimanale di terapia di gruppo che loro ci 
costringevano a frequentare. Mettemmo le nostre scomode sedie di plastica in cerchio e ci sedemmo, guardandoci con attenzione l'uno con l'altro. Ben, notai, era seduto vicino a Frank. Presi un posto direttamente di fronte a lui. Il nostro capo di terapia era una strizzacervelli chiamata Dr.ssa Markman. Era carina, ma non mollava mai nel chiederci 'come ti senti riguardo a ciò?'
“Diamo il benvenuto”, disse Markman piacevolmente, “al nostro nuovo membro, Frank.”
Ci fu un mormorio di saluti che mi ricordò fortemente un raduno di alcolisti anonimi. Markman decise di lasciare Frank da solo per un momento e cominciò con Ray, chiedendogli come avesse trascorso la settimana passata.
Mi sintonizzai fuori dal discorso di Ray. Avevo già sentito il suo ultimo messaggio. Ray era convinto che qualche essere superiore gli stesse mandano dei messaggi. Si era inoltre preso la libertà di ripetere ogni messaggio a me. Ma con Ray, ascoltavi un messaggio e li avevi ascoltati tutti. Erano tutti uguali, davvero, solo con parole differenti.
Mi sedetti silenziosamente, fissando Frank, che stava a sua volta fissando Ray con uno sguardo di mezzo disgusto e incredulità sulla sua faccia. Mi guardò, ma spostai il mio sguardo prima che potesse confermare che lo stavo davvero fissando.
Proseguimmo il cerchio e quando arrivò il mio turno, scossi la testa facendo finta di diventare intensamente interessato alle mie unghie. Così, come al solito, fui saltato e fummo costretti a sopportare il resoconto emozionale della settimana di Lisa. Dopo che finì, Markman passò a Frank. Lui alzò lo sguardo e la colpì con un'occhiata implorante.
“Come è stata la tua prima settimana, Frank?” chiese lei, troppo premurosa per i miei gusti. Frank alzò le spalle involontariamente. “Dai,” lo incitò.
“E' stata una merda!” ringhiò, scioccandomi. “Non dovrei essere qui.”
Markman era sorpresa, ma anche un po' contenta. Ovviamente, era felice di aver ottenuto qualche risposta emozionale da Frank. “Ora, Frank.”
“Sono tutti così strani. Tutti hanno qualcosa che non va con se' stessi! Io non sono malato. Io sto bene. Voglio uscire di qui. Deve dire ai miei genitori che sto bene!”
“Hey!” urlò Ray “Sei tu quello troppo strano! Ti fai, come dire, tre docce al giorno, per ore ogni volta. Non tocchi nessuno e non permetti che nessuno ti tocchi. E ti trucchi. Questo è strano di per se'!”
“Non posso fare a meno del bisogno di lavarmi!” esplose Frank, alzandosi. “Non sapete cosa vuol dire. Non potrete mai cominciare a capire!” Frank si risedette pesantemente e si nascose la faccia fra le mani.
Sentii la nauseante sensazione incrementarsi nello stomaco dieci volte di più e avvertii il cuore cominciare a battere davvero violentemente. Come guardai Frank, sentii una travolgente percezione di inondamento nel corpo. Sembrava scorrere attraverso le mie vene e mi causò un formicolio nelle dita. L'eccesso di sangue mi fece sentire un po' stordito.
Ma dentro sentivo questa strana cosa. Il solo modo in cui avrei potuto descriverla era che come una strana onda di qualcosa, che cascava attraverso il mio corpo. Era una sensazione, un' emozione, ma pensai di non averla mai provata prima. Era inusuale, e odiavo quando succedeva qualcosa che non capivo. Il fatto che si verificasse 
in tutto il mio corpo mi rendeva notevolmente più ansioso.
“Va bene, Frank, possiamo parlarne dopo, in privato,” disse Markman.
Frank ci sorprese ancora di più, iniziando a ridere. “Lei pensa che possiamo semplicemente parlarne?” disse incredulo. “Non posso soltanto parlare e aspettarmi che vada meglio”. Si rivolse a Ray “Vuoi sapere perchè mi lavo per ore tutto il tempo? Perchè mi sento sporco. Io sono sporco!”
Non mi piaceva che Frank parlasse di se' stesso in quel modo. Volevo dargli uno schiaffo e dirgli di smetterla di dire così, ma non potevo. Era troppo rischioso. La grande onda dentro di me stava arrivando a un livello pericoloso, e minacciava di rompersi.
“Non importa quanto mi lavi, mi sento sempre sporco! Posso strofinare il mio corpo fino a che non diventa rosso vivo e lasciare che l'acqua mi scorra addosso per ore, ma niente funziona. Sono così sporco. Fuori e dentro. Non posso diventare pulito!” Frank stava diventando davvero isterico adesso.
Markman stava riflettendo. Io, comunque, ero teso e mi sentivo vicino ad un attacco di cuore. Quella strana sensazione che inghiottiva il mio corpo era così estranea e mi stava mandando infamiliari pensieri nella testa, che stavano per arrivare alla mia lingua. Dovetti coprirmi la bocca. Non perchè fossi scioccato, ma perchè ero spaventato da quello che avrei potuto dire senza riflettere.
“Shhh, Frank, va bene. Non dobbiamo parlare di questa cosa qui. Calmati, va bene.” Markaman stava provando a riprendere il controllo della situazione.
“Così sporco! E così brutto! Io sono brutto. Cosa potrei pensare? Chi uscirebbe mai con un perdente come me?”
Markman si sedette davanti, intensamente interessata. “Ti senti tradito, Frank?”
Tutti gli altri nel gruppo erano perplessi. Non sapevano perchè Frank si sentisse sporco. Ma io lo sapevo, e per una volta, avrei voluto essere ignorante come loro. Avrei voluto non sapere. Avrei voluto disperatamente essere incosciente come loro.
“Sì, mi sento fottutamente tradito!” urlò Frank. “Ero così fottutamente brutto all'inzio, e ora sono anche peggio! Nessuno sarà mai capace di amarmi. Non lo vede? Voglio solo essere pulito!”
Il mio respiro stava diventando debole adesso. Frank era rannicchiato sul pavimento, singhiozzando piano. Ben era sconcertato e, per una volta, lo era anche Markman. La grande onda dentro di me si era ingrossata in una misura di proporzioni pericolose. Distesi le gambe e mi sedetti di fronte al mio posto, il sudore che mi correva lungo il collo.
Sapevo che non avrei dovuto farlo. Non potevo farlo, ma il cuore mi stava urlando, urlando più forte di quanto protestasse la mia testa. La stanza era silenziosa, tranne che per i singhiozzi di Frank. I miei palmi stavano sudando e la camera stava diventando insopportabilmente calda. La gola era costrittiva. Mi sentivo come se fossi stato intrappolato in una piccola stanza con un centinaio di palloni rimbalzanti che stavano rendendo la camera una fonte di attività frenetica. Eccetto che la piccola stanza era nella mia testa, e i palloni erano parole, pensieri e avvertimenti. Metà dei palloni mi stava dicendo -no, urlando- di stare zitto e rilassarmi. Mi dicevano che non ne valeva la pena. Scoprirlo fu un destino molto peggiore piuttosto che i pensieri negativi del ragazzo che conoscevo appena.
Ma di nuovo, l'altra parte mi stava implorando di aprire la bocca e dirlo. Mi sporsi in avanti, realizzando che quello che stavo per fare poteva essere potenzialmente la mia rovina. E per questo me la stavo facendo sotto dalla paura.
“Io non penso che tu sia brutto. Io penso che tu sia bellissimo.”
Dentro di me, l'onda si infranse. Le parole suonavano meglio nella mia testa piuttosto di come vennero fuori quando le dissi. E seriamente, le stavo rimpiangendo. Non per quello che dissi. Credevo completamente in quello che avevo detto. Mi ero però reso conto che forse era stato uno sbaglio dirle a tutti.
Ci fu un botto, e un collettivo sospiro risuonò all'interno del cerchio. Poi il silenzio si fece intenso a un livello pauroso.
Guardai Ben. Era per terra. Era caduto dalla sua sedia in stato di shock. Ecco perchè il botto. E, si, intedo letteralmente. Ben, letteralmente, era caduto dalla sua sedia e stava seduto sul pavimento, guardandomi, con uno sguardo di shock totale e completo inciso sul volto. Markman era un po' più composta, ma avrei potuto dire che anche lei era troppo vicina al cadere dalla sedia.
“Gerard?” disse in tono sommesso.
Ero solo vagamente consapevole di tutto ciò che mi stava accadendo intorno. I miei occhi e le mie orecchie erano rivolte a Frank. Mi stava fissando anche lui, ma non in stato di shock e non mi stava fissando come se avessi potuto far nascere una testa di dinosauro sulle mie spalle.
Mi stava guardano con gli occhi tristi, che, notai, brillavano un pochino di più.
Improvvisamente non rimpiansi più quelle parole.
“Gerard?” lo shock nella sua voce non si poteva nascondere.
Girai la mia faccia verso Markman. Probabilmente aveva tante domande che moriva dalla voglia di farmi. Quelle parole, quelle che avevo detto a Frank, erano, dopo tutto, le prime parole che avevo mai detto in terapia. Erano la prima volta che parlavo dopo due anni.
Avevo rotto il mio silenzio per Frank. Solo perchè pensavo che lui fosse bellissimo. E sapevo che era mia responsabilità, anche sotto minaccia di scoperta, assicurarmi che di tutte quelle persone, Frank 
dovesse essere la più importante, che lo sapeva e lo capiva.

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: shoved2agree