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Autore: LaU_U    15/06/2011    13 recensioni
«Non sono un bambino» si lamentò con un tono lagnoso che dava l’idea opposta di ciò che le parole avevano detto.
«Sì, invece. Lo sei decisamente.»
«Davvero? Sentiamo, perché sono un bambino?» la sfidò.
«Potrei trovare una marea di esempi.»
Era un avvertimento: mai giocare con il fuoco.
«Va bene. Allora provamelo» insistette lo scrittore.
Beckett lo fissò dritto negli occhi. Lui stava lì a braccia incrociate con aria di sfida in attesa di ricevere una risposta.

Beckett e le sue argomentazioni su perché sia giusto ritenere Castle un bambino.
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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«Questa è l'ultima goccia!»
Beckett si fiondò fuori dal laboratorio della scientifica dove lei e Castle si erano appena recati per avere dei dettagli a proposito di un oggetto trovato sulla scena di un crimine. Lo scrittore le corse dietro con aria estremamente dispiaciuta.
«Come hai fatto a distruggere quella prova? Era fondamentale e ora si è letteralmente sciolta.»
«Ma, io...»
«Ma, cosa? Ti rendi conto che dall'inizio di questo caso hai combinato un pasticcio dietro l'altro? Nell'ordine hai...»
La donna, veramente alterata, cominciò ad elencare facendo il conto con le dita.
«Calpestato il pollice della vittima...»
«Non l'ho visto. Non mi aspettavo di trovarlo a dieci metri dal corpo!» si giustificò lui.
«Fatto infuriare un testimone che ora non ci parlerà se non in presenza del suo avvocato...»
«È lui che ha iniziato ad offenderti, io ho solo...»
Kate lo interruppe bruscamente, non voleva sentire ragioni:
«Fatto venire a me un mal di testa incredibile per le tue chiacchiere a vuoto...»
«Voglio solo dirti la mia.»
«E squagliato una prova.»
«L'ho solo toccata.»
«Appunto, Castle, non dovevi toccarla. Dovevi tenere le mani al loro posto, non fare come se fossi all'asilo.»
«Ma cosa c'entra l'asilo?»
«C'entra perché tu sei un bambino. E io non ho tempo né voglia di farti da mamma. Ho un caso da risolvere.»
«Non sono un bambino» si lamentò con un tono lagnoso che dava l’idea opposta di ciò che le parole avevano detto.
«Sì, invece. Lo sei decisamente.»
«Davvero? Sentiamo, perché sono un bambino?» la sfidò.
«Potrei trovare una marea di esempi.»
Era un avvertimento: mai giocare con il fuoco.
«Va bene. Allora provamelo» insistette lo scrittore.
Beckett lo fissò dritto negli occhi. Lui stava lì a braccia incrociate con aria di sfida in attesa di ricevere una risposta.
 
Quell’ atteggiamento infantile le rese tutto più facile:
«Sei un bambino perché non prendi niente sul serio. Devi sempre fare una battuta, scherzare, giocare. Tutto è un gioco per te; anche cercare un assassino, anche stare di fronte ad un cadavere.
Sei un bambino perché devi toccare ogni cosa, non ce la fai a tenere le mani in tasca. Se non le strusci su ciò che ti capita a tiro, quell’oggetto non è vero abbastanza per te.
Sei un bambino perché parli a raffica di quel che ti passa per la testa. Vuoi far sapere a tutti che sai un mucchio di cose, che hai studiato e sei stato attento così puoi ricevere un bel voto dalla maestra.
Sei un bambino perché ti riempi di giocattoli, compri tutto quello che ti piace, senza freni. Se lo vuoi, lo avrai, subito, per sentire di essere padrone del mondo.
Sei un bambino perché cerchi sempre i tuoi amichetti con cui giocare, con cui fare le "cose da maschi", con cui inventare segnali segreti.
Sei un bambino perché torturi Alexis per avere un abbraccio. Hai bisogno di contatto fisico anche con le persone. Ti servono le coccole o non riesci a sentirti amato.
Sei un bambino perché sei uno scrittore. Non fai un lavoro normale, no, tu inventi storie, avventure, fantasie. Tu vendi bolle di sapone.
Sei un bambino perché pensi di essere “fico”, ma nello stesso tempo hai bisogno che siano gli altri a dirtelo, sennò non ne sei più certo. La tua immagine è data dal riflesso che scorgi negli occhi degli altri.
Sei un bambino perché prendi tutto sul personale: se ti fanno un piccolo torto, se torcono un capello a chi vuoi bene ti arrabbi e vuoi prendere le sue parti. Se solo se la prendono con me, tu…
…Tu sei lì a difendermi.
Sei un bambino perché tutto è un gioco, ma come per ogni bambino ogni gioco è una cosa seria e ti ci dedichi con tutta la passione e l’impegno di cui sei capace.
Sei un bambino perché vuoi bene alla tua famiglia e glielo dimostri giorno dopo giorno, azione dopo azione, senza aver timore di risultare troppo sdolcinato.
Sei un bambino perché guardi tutto con un’enorme curiosità. Hai sempre qualcosa che vuoi imparare, qualcosa di nuovo che ti piacerebbe scoprire.
Sei un bambino perché mi sorprende sempre quanto può essere intelligente quella tua testa dura.
Sei un bambino perché te la spassi alle feste, ti piacciono le luci, la musica, l’apparire, ma sai che ci sono dei valori e dei sentimenti a cui non bisogna rinunciare.
Sei un bambino perché sogni ad occhi aperti, crei assurde teorie spionistiche e sovrannaturali, ma vivi in questo mondo e ti piace quello che ci trovi.
Sei un bambino perché credi che i cattivi debbano sempre perdere e i buoni vincere. Perché distingui il giusto dallo sbagliato, in una maniera del tutto personale.
Sei un bambino perché sembri così piccolo e così grande allo stesso tempo.»
 
«Allora? Sto aspettando.»
Castle era in attesa con le braccia conserte da cinque secondi, più o meno. A Beckett erano passati un centinaio di pensieri per la testa che era riuscita a mettere più o meno a fuoco.
Doveva dimostrargli perché era un bambino? Non era più certa di volerlo fare, lui si sarebbe offeso e forse lei si sarebbe esposta.
Non poteva comunque lasciargliela vinta.
Si avvicinò all’uomo e alzò un braccio con decisione. Lo scrittore, intimorito, strinse le spalle e serrò gli occhi, pensando di ricevere uno schiaffo o un pugno. Lei lo colpì con forza sul petto con l’indice della mano destra.
«Tieni le zampe a posto!» affermò determinata, per poi girarsi e tornare nel laboratorio.
Rick la guardò scomparire dentro alla stanza. Si sentiva ancora dispiaciuto, offeso e turbato per quello che aveva fatto con la prova e per come aveva reagito Kate. Mise il broncio:
«Io sarà anche un bambino… ma tu sei il classico bulletto della scuola!»
 
 


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Castle è un bambino. Al Distretto non perdono occasione per ricordarglielo e io sono d'accordo con questa cosa, per una serie di motivi che ho deciso di esporre in forma di fan fiction, invece che come teoria nuda e cruda. Castle è un bambino nei pro e nei contro di questa "condizione". Non tutti, ovviamente, Rick è anche un uomo... E che uomo!
L'idea è nata dalla pubblicazione della foto qua sopra su facebook. In un commento di ivi87 sottolineava che uno dei problemi che frena quei due è che lui è terribilmente in soggezione da lei (e la faccia buffissima che ha nell'immagine può provarlo). La mia risposta è stata che lui è un coccolone bisognoso di affetto. Un bambino. Ed eccoci qui.
Spero che questa... cosa... vi sia piaciuta. Grazie a lettori e commentatori
!!

   
 
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