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Autore: Edenya404    17/06/2011    5 recensioni
A volte vorrebbe poterle scacciare via, liberare Alessandro dai fantasmi del suo passato, ma ogni grande sognatore necessita di perdersi in se stesso. Solo chi ha sperimentato sulla propria pelle il tormento può tendere alla realizzazione dell’impossibile. Il suo compito non è liberarlo da una parte di sé ma impedire che venga soffocato da questa.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era da tempo che questa ff se ne stava sul mio pc, aspettando di essere postata, ma non potevo farlo senza il consulto della mia beta reader (grazie Sere, sei un tesoro^^).

 

Solo una breve introduzione e poi vi lascio leggere.

Questa storia non è ispirata al film, si tratta di una mia personale visione basata su minime fondamenta storiche. Ho sempre pensato che l’amore tra Alessandro ed Efestione fosse qualcosa di più della comune attrazione fisica e spirituale, difatti non troverete scene di sesso (chiedo perdono alle slashers) né di passione incontrollata. Quando penso a loro, al loro legame, penso principalmente ad un’amicizia… un’amicizia talmente forte da sfociare nella dipendenza, nell’unione, nell’Amore. Uno di quei rari legami che porta a sentirsi la metà dell’altro.
Probabilmente per Efestione c’era qualcosa in più, un senso di appartenenza e fedeltà che Alessandro non aveva, o forse era Alessandro stesso a saper amare più persone mentre Efestione non ne era capace. In ogni caso, questa differenza non li ha separati.
Da questo nasce la mia ff. E’ difficile essere Efestione; sentirsi legati ad una sola persona che è sfuggente  e meravigliosa, dover lottare contro la gelosia ogni volta che altri notano il suo splendore, rendersi conto di avere senso solo in funzione dell’altro. E’ difficile essere Efestione, è difficile e logorante… quindi se c’è qualcuno di voi che sta leggendo che ha provato almeno una volta una di queste sensazioni, beh, gli dedico questa storia.

Buona lettura…

 

 

29 settembre, 331 a.C., Gaugamela

 

C’è un innaturale silenzio che aleggia nell’accampamento, un silenzio teso e grondante paura. Efestione lo sente scivolargli lungo le vertebre, mischiato alle sferze di vento gelido che corrono sul deserto di notte.
Si sistema il mantello sopra le spalle e accelera il passo, pur mantenendo la compostezza che si richiede ad un generale. A vederlo da fuori nessuno indovinerebbe il groviglio di sentimenti che gli agitano nel petto: scivola come un’ombra tra le tende, gli occhi fissi davanti a sé e i lunghi capelli scuri che sembrano sforzarsi di rimanere il più possibile immobili sulle spalle. Saldo, pacato, leale, coraggioso… Tutti nell’esercito macedone ne conoscono e apprezzano le qualità ma l’invidia, purtroppo, è compagna dell’uomo fin dall’inizio dei tempi e la posizione che il giovane generale occupa, nella vita e nel cuore del re, lo rende bersaglio del meschino odio di molti. Lo sa questo, Efestione, ma non se ne cura né se n’è mai curato; il suo Mondo nasce e finisce con Alessandro, il suo compito è quello di stargli accanto, sostenerlo e “salvarlo da se stesso”, come il re non manca mai di ripetergli. Tutto il resto è come polvere da soffiare via.
Rallenta il passo, riconoscendo, a pochi metri da lui, la tenda reale. Due guardie se ne stanno ritte come statue ad una distanza tale da permettere loro di sorvegliare l’entrata, pur senza interferire con l’intimità dell’interno. Il generale le supera con tranquillità, rivolgendogli un breve saluto a cui i due rispondono con un rispettoso cenno del capo. Oramai è noto a tutti che egli è l’unico autorizzato ad entrare nella vita del re senza chiedere il permesso né essere annunciato.
Dall’interno proviene una luce debole, probabilmente di una sola candela; Efestione scosta le pesanti tende all’ingresso ed avanza silenziosamente nella semioscurità.
Alessandro è seduto mollemente sul letto con gli occhi fissi sulla fiamma che danza, crepitando flebilmente; lo ha sentito entrare ma non si è voltato, si conoscono troppo a fondo per non prevedere le mosse l’uno dell’altro. Infatti, come un rito prestabilito, il generale gli si avvicina, per nulla turbato dal suo atteggiamento apatico, e si ferma in piedi al suo fianco. Alessandro gli porge la mano, gli occhi ancora fissi sulla fiamma, ed Efestione la bacia con rispetto e muto affetto. Chiunque si chiederebbe, vedendo questo gesto, che cosa le labbra del giovane hanno sussurrato alla pelle del re, ma a nessuno, nemmeno agli Dei, è dato saperlo; nessuno può penetrare nella loro complicità.


-Sento che qualcosa ti turba.

La voce di Alessandro scosta con delicatezza il velo del silenzio, si leva dalla sua persona così maestosamente che è impossibile dire se sia uscita dalle sue labbra, dagli occhi scuri o dai biondi capelli, o forse da tutte e tre.

-Ho visto il sacrificio che hai compiuto a Phobos…

-Dunque? Parla, Efestione, non è da te tacermi le tue posizioni.

Il generale si sposta un poco in avanti, penetrando negli angoli della sua visuale.

-Mi chiedevo, solamente, se non avessi avuto un cattivo presagio. Tu… stai bene, mio re?

Il tono diventa preoccupato sulle ultime sillabe e costringe Alessandro a voltarsi, incrociando i suoi occhi scuri e tormentati con quelli chiari e limpidi del suo amico. La proverbiale tranquillità che lo contraddistingue pare offuscata da un velo opaco di terrore e questo fa vacillare per un attimo il giovane re, che si trova a fare i conti con una debolezza a cui non era abituato.

-Chi, meglio di te, mi conosce? Sai bene che se mi fossi perso in me stesso avrei richiesto la tua presenza. Dubiti di me?

Qualcosa nel suo petto inizia a fremere, il bambino dei giardini di Mieza, raggomitolato in un angolo del suo cuore, singhiozza lievemente. E’ la prima volta che vede Efestione così turbato e l’idea che possa aver perso fiducia in lui è intollerabile: senza la sua forza il re si accascia su se stesso e il bambino di un tempo riaffiora in superficie.

-Il tuo sogno è il mio sogno. Si può forse dubitare del proprio Sole?

Il giovane generale sorride, calmando il battito impazzito del cuore di Alessandro, che si alza avvicinandosi a lui e sorridendogli a sua volta.

-E allora cos’è che offusca il tuo fiero sguardo, mio Efestione?

-Tutto questo mi spaventa, Alè.

La testa di Alessandro s’inclina di lato e due colori si agganciano al blu del giovane.

-Abbiamo vinto tante battaglie, vinceremo anche questa.

Poggia una mano sulla spalla di Efestione, stringendo lievemente quanto basta per percepire i muscoli tesi sotto al mantello che lo copre ancora.

-Non è la guerra a farmi paura. Potrei morire anche adesso, tanto tu sei qua con me.

Il re deglutisce e scopre il collo, mostrando il battito irregolare sotto alla pelle bruciata dal sole orientale. Efestione non si è mai abituato a quel gesto, ogni volta lo spiazza, lasciandolo a chiedersi che cosa stia ascoltando. Quali voci percepisce, perse nel vento? A volte vorrebbe poterle scacciare via, liberare Alessandro dai fantasmi del suo passato, ma ogni grande sognatore necessita di perdersi in se stesso. Solo chi ha sperimentato sulla propria pelle il tormento può tendere alla realizzazione dell’impossibile. Il suo compito non è liberarlo da una parte di sé ma impedire che venga soffocato da questa.
Lo guarda, perdendo del tutto la maschera composta del generale.

-Temo quello che potrebbe succedere, temo questo Mondo che ti risucchia.

Sono parole che il generale spesso ha pensato ma non ha mai espresso ed Alessandro lo sente, può percepire il dolore nascosto sotto ogni parola. Fin dalla loro infanzia è apparso loro chiaro che li unisce qualcosa di più di forte della semplice amicizia e qualcosa di meno scontato dell’amore, sono l’uno la parte dell’altro. Efestione necessita della luce e della forza che Alessandro emana, si nutre del suo carisma, del suo sogno e delle sue fragilità, sempre accanto a lui ma sempre un passo indietro. Alessandro, da parte sua, trova in Efestione il suo vero essere, solo con lui si spoglia della pesante maschera che è costretto a portare, solo con lui il re si fa uomo e si distacca da quella parte di lui che altrimenti lo distruggerebbe. Ogni volta che sono soli, questa consapevolezza si riaffaccia nei loro pensieri e ad essa si aggrappano furiosamente, trovandovi la forza per andare avanti. Che siano in mezzo ad una battaglia o tra gli sfarzi orientali.
La preoccupazione di Efestione scuote Alessandro, mentre i singhiozzi del bambino si fanno più insistenti. Un tremito gli scende lungo le braccia, seguito da un abbraccio, potente, disperato… Suo.

-Fidati di me, Phai.

Ha bisogno di saperlo al suo fianco perché per quanto si spinga ai confini del Mondo riesce a sentirsi a casa solo se è con lui. Con lui che rappresenta tutta la sua infanzia, i suoi sogni e le sue paure. E niente sembra sensato se lui non lo approva.
Efestione ricambia l’abbraccio con una forza che al contempo non potrebbe essere più delicata.

-Non allontanarti mai da me, Alessandro.

Il re sorride sui capelli dell’amico. Lo prende per le spalle, guardandolo come se volesse scavargli dentro per incidergli sulla pelle il suo nome, rivendicarne la proprietà. Efestione è totalmente di Alessandro, ma Alessandro non lo è di Efestione. E’ sempre stato così, entrambi lo hanno silenziosamente accettato e non c’è nulla da aggiungere o togliere perché, nonostante questa disparità, sanno benissimo che solo rimanendo accanto riusciranno ad andare avanti. Alessandro sorride e mentre un soffio di vento freddo penetra dall’entrata della tenda, poggia le sue labbra su quelle di Efestione. Chiunque entrasse adesso penserebbe all’ennesimo amante notturno del re, ma niente in quel bacio è riassumibile nei comuni schemi del sentimento umano. Non è semplice amore, né lussuria, né tantomeno disperazione… E’ il completamento di un mito che ha segnato la storia.
Odore di fumo giunge alle loro narici, interrompendo quel fugace contatto; fumo dalla candela oramai spenta. Si guardano nel buio della tenda, quasi dimenticandosi che un attimo prima stavano divorandosi le labbra a vicenda: non è quello l’importante, ma quello che viene dopo. La sensazione di sentirsi finalmente completati, come quei due fanciulli che anni prima si erano donati la chiave delle proprie anime, nudi nei giardini di Mieza.

Alessandro sorride regalmente.

-Come potrei allontanarmi da te? Tu sei la mia casa.

Efestione annuisce con fierezza.

-Allora, non allontanarti mai da casa.

Ed il re si chiede in silenzio se si tratti di un ordine o di una supplica…

 

  
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