Era
da tempo che questa
ff se ne stava sul mio pc, aspettando di essere postata, ma non potevo
farlo
senza il consulto della mia beta reader (grazie Sere, sei un tesoro^^).
Solo
una breve
introduzione e poi vi lascio leggere.
Questa
storia non è
ispirata al film, si tratta di una mia personale visione basata su
minime
fondamenta storiche. Ho sempre pensato che l’amore tra
Alessandro ed Efestione
fosse qualcosa di più della comune attrazione fisica e
spirituale, difatti non
troverete scene di sesso (chiedo perdono alle slashers) né
di passione
incontrollata. Quando penso a loro, al loro legame, penso
principalmente ad
un’amicizia… un’amicizia talmente forte
da sfociare nella dipendenza,
nell’unione, nell’Amore. Uno di quei rari legami
che porta a sentirsi la metà
dell’altro.
Probabilmente per
Efestione c’era qualcosa in più, un senso di
appartenenza e fedeltà che
Alessandro non aveva, o forse era Alessandro stesso a saper amare
più persone
mentre Efestione non ne era capace. In ogni caso, questa differenza non
li ha
separati.
Da questo nasce la mia
ff. E’ difficile essere Efestione; sentirsi legati ad una
sola persona che è
sfuggente e
meravigliosa, dover lottare
contro la gelosia ogni volta che altri notano il suo splendore,
rendersi conto
di avere senso solo in funzione dell’altro. E’
difficile essere Efestione, è
difficile e logorante… quindi se c’è
qualcuno di voi che sta leggendo che ha
provato almeno una volta una di queste sensazioni, beh, gli dedico
questa
storia.
Buona
lettura…
29 settembre,
C’è
un
innaturale silenzio che aleggia nell’accampamento, un
silenzio teso e grondante
paura. Efestione lo sente scivolargli lungo le vertebre, mischiato alle
sferze
di vento gelido che corrono sul deserto di notte.
Si
sistema il mantello sopra le spalle e accelera il passo, pur mantenendo
la
compostezza che si richiede ad un generale. A vederlo da fuori nessuno
indovinerebbe il groviglio di sentimenti che gli agitano nel petto:
scivola
come un’ombra tra le tende, gli occhi fissi davanti a
sé e i lunghi capelli
scuri che sembrano sforzarsi di rimanere il più possibile
immobili sulle
spalle. Saldo, pacato, leale, coraggioso… Tutti
nell’esercito macedone ne
conoscono e apprezzano le qualità ma l’invidia,
purtroppo, è compagna dell’uomo
fin dall’inizio dei tempi e la posizione che il giovane
generale occupa, nella
vita e nel cuore del re, lo rende bersaglio del meschino odio di molti.
Lo sa
questo, Efestione, ma non se ne cura né se
n’è mai curato; il suo Mondo nasce e
finisce con Alessandro, il suo compito è quello di stargli
accanto, sostenerlo
e “salvarlo da se stesso”, come il re non manca mai
di ripetergli. Tutto il
resto è come polvere da soffiare via.
Rallenta
il passo, riconoscendo, a pochi metri da lui, la tenda reale. Due
guardie se ne
stanno ritte come statue ad una distanza tale da permettere loro di
sorvegliare
l’entrata, pur senza interferire con
l’intimità dell’interno. Il generale le
supera con tranquillità, rivolgendogli un breve saluto a cui
i due rispondono
con un rispettoso cenno del capo. Oramai è noto a tutti che
egli è l’unico
autorizzato ad entrare nella vita del re senza chiedere il permesso
né essere
annunciato.
Dall’interno
proviene una luce debole, probabilmente di una sola candela; Efestione
scosta
le pesanti tende all’ingresso ed avanza silenziosamente nella
semioscurità.
Alessandro
è seduto mollemente sul letto con gli occhi fissi sulla
fiamma che danza,
crepitando flebilmente; lo ha sentito entrare ma non si è
voltato, si conoscono
troppo a fondo per non prevedere le mosse l’uno
dell’altro. Infatti, come un
rito prestabilito, il generale gli si avvicina, per nulla turbato dal
suo
atteggiamento apatico, e si ferma in piedi al suo fianco. Alessandro
gli porge
la mano, gli occhi ancora fissi sulla fiamma, ed Efestione la bacia con
rispetto e muto affetto. Chiunque si chiederebbe, vedendo questo gesto,
che
cosa le labbra del giovane hanno sussurrato alla pelle del re, ma a
nessuno,
nemmeno agli Dei, è dato saperlo; nessuno può
penetrare nella loro complicità.
-Sento
che qualcosa ti turba.
La voce
di Alessandro scosta con delicatezza il velo del silenzio, si leva
dalla sua
persona così maestosamente che è impossibile dire
se sia uscita dalle sue
labbra, dagli occhi scuri o dai biondi capelli, o forse da tutte e tre.
-Ho visto
il sacrificio che hai compiuto a Phobos…
-Dunque?
Parla, Efestione, non è da te tacermi le tue posizioni.
Il
generale si sposta un poco in avanti, penetrando negli angoli della sua
visuale.
-Mi
chiedevo, solamente, se non avessi avuto un cattivo presagio.
Tu… stai bene,
mio re?
Il tono
diventa preoccupato sulle ultime sillabe e costringe Alessandro a
voltarsi,
incrociando i suoi occhi scuri e tormentati con quelli chiari e limpidi
del suo
amico. La proverbiale tranquillità che lo contraddistingue
pare offuscata da un
velo opaco di terrore e questo fa vacillare per un attimo il giovane
re, che si
trova a fare i conti con una debolezza a cui non era abituato.
-Chi,
meglio di te, mi conosce? Sai bene che se mi fossi perso in me stesso
avrei
richiesto la tua presenza. Dubiti di me?
Qualcosa
nel suo petto inizia a fremere, il bambino dei giardini di Mieza,
raggomitolato
in un angolo del suo cuore, singhiozza lievemente. E’ la
prima volta che vede
Efestione così turbato e l’idea che possa aver
perso fiducia in lui è
intollerabile: senza la sua forza il re si accascia su se stesso e il
bambino
di un tempo riaffiora in superficie.
-Il tuo
sogno è il mio sogno. Si può forse dubitare del
proprio Sole?
Il
giovane generale sorride, calmando il battito impazzito del cuore di
Alessandro, che si alza avvicinandosi a lui e sorridendogli a sua volta.
-E allora
cos’è che offusca il tuo fiero sguardo, mio
Efestione?
La testa di
Alessandro s’inclina di lato e due colori si
agganciano al blu del giovane.
-Abbiamo
vinto tante battaglie, vinceremo anche questa.
Poggia una
mano sulla spalla di Efestione, stringendo
lievemente quanto basta per percepire i muscoli tesi sotto al mantello
che lo
copre ancora.
-Non
è la guerra a farmi paura. Potrei morire anche
adesso, tanto tu sei qua con me.
Il re
deglutisce e scopre il collo, mostrando il battito
irregolare sotto alla pelle bruciata dal sole orientale. Efestione non
si è mai
abituato a quel gesto, ogni volta lo spiazza, lasciandolo a chiedersi
che cosa
stia ascoltando. Quali voci percepisce, perse nel vento? A volte
vorrebbe
poterle scacciare via, liberare Alessandro dai fantasmi del suo
passato, ma
ogni grande sognatore necessita di perdersi in se stesso. Solo chi ha
sperimentato sulla propria pelle il tormento può tendere
alla realizzazione
dell’impossibile. Il suo compito non è liberarlo
da una parte di sé ma impedire
che venga soffocato da questa.
Lo guarda, perdendo del tutto la maschera composta del
generale.
-Temo quello
che potrebbe succedere, temo questo Mondo che
ti risucchia.
Sono parole
che il generale spesso ha pensato ma non ha
mai espresso ed Alessandro lo sente, può percepire il dolore
nascosto sotto
ogni parola. Fin dalla loro infanzia è apparso loro chiaro
che li unisce
qualcosa di più di forte della semplice amicizia e qualcosa
di meno scontato
dell’amore, sono l’uno la parte
dell’altro. Efestione necessita della luce e della
forza che Alessandro emana, si nutre del suo carisma, del suo sogno e
delle sue
fragilità, sempre accanto a lui ma sempre un passo indietro.
Alessandro, da
parte sua, trova in Efestione il suo vero essere, solo con lui si
spoglia della
pesante maschera che è costretto a portare, solo con lui il
re si fa uomo e si
distacca da quella parte di lui che altrimenti lo distruggerebbe. Ogni
volta
che sono soli, questa consapevolezza si riaffaccia nei loro pensieri e
ad essa
si aggrappano furiosamente, trovandovi la forza per andare avanti. Che
siano in
mezzo ad una battaglia o tra gli sfarzi orientali.
La preoccupazione di Efestione scuote Alessandro, mentre i
singhiozzi del bambino si fanno più insistenti. Un tremito
gli scende lungo le
braccia, seguito da un abbraccio, potente, disperato… Suo.
-Fidati di
me, Phai.
Ha bisogno di
saperlo al suo fianco perché per quanto si
spinga ai confini del Mondo riesce a sentirsi a casa solo se
è con lui. Con lui
che rappresenta tutta la sua infanzia, i suoi sogni e le sue paure. E
niente
sembra sensato se lui non lo approva.
Efestione ricambia l’abbraccio con una forza che al
contempo non potrebbe essere più delicata.
-Non
allontanarti mai da me, Alessandro.
Il re sorride
sui capelli dell’amico. Lo prende per le
spalle, guardandolo come se volesse scavargli dentro per incidergli
sulla pelle
il suo nome, rivendicarne la proprietà. Efestione
è totalmente di Alessandro,
ma Alessandro non lo è di Efestione. E’ sempre
stato così, entrambi lo hanno
silenziosamente accettato e non c’è nulla da
aggiungere o togliere perché,
nonostante questa disparità, sanno benissimo che solo
rimanendo accanto riusciranno
ad andare avanti. Alessandro sorride e mentre un soffio di vento freddo
penetra
dall’entrata della tenda, poggia le sue labbra su quelle di
Efestione. Chiunque
entrasse adesso penserebbe all’ennesimo amante notturno del
re, ma niente in
quel bacio è riassumibile nei comuni schemi del sentimento
umano. Non è
semplice amore, né lussuria, né tantomeno
disperazione… E’ il completamento di
un mito che ha segnato la storia.
Odore di fumo giunge alle loro narici, interrompendo quel
fugace contatto; fumo dalla candela oramai spenta. Si guardano nel buio
della
tenda, quasi dimenticandosi che un attimo prima stavano divorandosi le
labbra a
vicenda: non è quello l’importante, ma quello che
viene dopo. La sensazione di
sentirsi finalmente completati, come quei due fanciulli che anni prima
si erano
donati la chiave delle proprie anime, nudi nei giardini di Mieza.
Alessandro
sorride regalmente.
-Come potrei
allontanarmi da te? Tu sei la mia casa.
Efestione
annuisce con fierezza.
-Allora, non
allontanarti mai da casa.
Ed il re si chiede in silenzio se si tratti di un ordine o di una supplica…