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Autore: telesette    19/06/2011    6 recensioni
Il giovane Patrick Montoya, ragazzo indisciplinato sui diciassette anni, vive con sua madre in una tranquilla e pacifica cittadina del sud-europa ove conduce una normale vita da liceale. Il destino lo porta a incontrare il misterioso Quintor, un individuo che a prima vista sembra solo un vecchio bizzarro. In realtà Quintor è stato incaricato dalla sua confraternita di mettere il ragazzo a parte di una difficile verità: Patrick discende dall’ultimo cavaliere di un antico ordine dedito a sterminare i demoni; purtroppo, da quando Balthazar Montoya (il nonno di Patrick) è deceduto in un duello contro il demone Shasamel, Patrick è l’unico in grado di impedire l’avvento del demone, confinato da Balthazar aldilà di una barriera dimensionale. Secondo Quintor infatti, Shasamel sta approfittando di una breccia per inviare i demoni di rango inferiore, affinché questi possano rimuovere l'ostacolo. Patrick all'inizio non crede alle parole di Quintor ma, quando scoprirà che la breccia dimensionale si apre proprio nei sotterranei della scuola, si ritroverà costretto a raccogliere su di sé l'eredità di Balthazar e diventare il nuovo Crociato dell'Apocalisse...
Questa storia fa parte delle trame che sono state eliminate dal concorso "Sarete Scrittori", indetto da UR e EFP
Genere: Sovrannaturale, Storico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Come nacque questa storia:

Quando dal 1999 al 2001 scrissi la prima versione de "La Crociata dell'Apocalisse", un romanzo in piena regola con sfondo medioevale/fantastico, la storia vera e propria presentava numerosi problemi. Anzitutto i protagonisti, ambientati non ai giorni nostri bensì intorno al 1850, e anche la caratterizzazione dei personaggi lasciava molto a desiderare; rileggendo oggi la prima versione, perfino io mi rendo conto che si tratta di un guazzabuglio fumoso e incomprensibile a tutti gli effetti...
Grazie all'iniziativa indetta da EFP & UR Editore, cercando spunto per la trama da presentare, per caso mi è ricapitato in mano il mio vecchio romanzo ( mai pubblicato, ci tengo a precisarlo! ) ed è venuta fuori un'ottima occasione per MODIFICARLO un po'...
Oggi dunque sono lieto di presentare su EFP FANFICTION questa versione "sintetica" della mia opera.

Buona Lettura!

I Crociati dell'Apocalisse

Il martedì era il giorno peggiore in assoluto, Patrick lo detestava per più di un motivo. Non era soltanto il giorno della prova scritta di matematica, e del solito sermone che Mrs. Dobenamm recitava ogni settimana ai suoi studenti: era anche il giorno del divieto di circolazione ai veicoli (motorino compreso); del turno di pulizie al negozio di ferramenta di Spencer e, come se non bastasse, del passato di cavoli lessi che puntualmente lo attendeva all’ora di cena. Quella mattina Patrick era dovuto venire a scuola in bicicletta, e avrebbe dovuto arrangiarsi così anche al ritorno; aveva già consegnato il foglio della verifica (in bianco, ovviamente) e Mrs. Dobenamm stava tenendo il suo “interessante” monologo da oltre venti minuti. Il tono di voce gracchiante della preside, sull’importanza del rendimento scolastico e della buona condotta, stava letteralmente spingendo al suicidio due terzi dell’istituto. Molti guardavano l’orologio, meditando seriamente di strozzarsi o tagliarsi le vene con una lametta. Alla fine però Mrs. Dobenamm li congedò con un ennesimo monito ad osservare le regole e, con un sospiro di sollievo, i ragazzi poterono finalmente guadagnare l’uscita.

- Che giornataccia - pensò Patrick tra sé. - E non è ancora finita, purtroppo!

Poco dopo Patrick saltò sulla bici, diretto verso il negozio di Spencer, angosciato all’idea di dover trascorrere il resto del pomeriggio ad intossicarsi con l’odore di ruggine. Una volta arrivato trovò il proprietario, un uomo robusto sulla cinquantina completamente calvo, intento a scartabellare tra alcuni conti.

- Ciao, Spency - lo salutò Patrick.

L’uomo rispose distrattamente, senza sollevare la testa dalle scartoffie. Patrick si tolse il giubbotto e, dopo aver indossato il grembiule, prese la scopa e si accinse a cominciare il suo turno di lavoro. Una volta rimesso a posto il registro, Spencer si rivolse al ragazzo con fare piuttosto seccato.

- Patrick, ho bisogno di chiederti un favore: puoi badare tu al negozio per un paio d’ore?
- Certo, perché?
- Lascia perdere, piuttosto cerca di non combinare danni mentre sono fuori - rispose l’altro, afferrando la giacca e avviandosi alla porta. - Ti do un consiglio, ragazzo: “tieniti alla larga dai commercialisti e camperai a lungo!”

Così dicendo, Spencer lasciò Patrick dietro al bancone; il ragazzo si sistemò sullo sgabello, e cominciò a spulciare qualche vecchia rivista per passare il tempo. Circa un’ora più tardi, il tintinnìo della porta avvertì Patrick della presenza di un cliente. Davanti ai suoi occhi comparve un vecchio, apparentemente sulla settantina, con una folta barba candida e due sopracciglia cespugliose; addosso aveva una specie di cappotto scuro, lungo fino ai piedi, e in testa un ridicolo cappello da quacchero. Costui rimase fermo sulla soglia e, da sotto la tesa larga del cappello, scrutò Patrick con due occhi penetranti.

- Desidera?

Il vecchio non rispose allorché Patrick reagì irritato, non sopportava che la gente lo fissasse senza motivo.

- Senti nonno, se devi acquistare qualcosa, accomodati… altrimenti levati dalle scatole!

Per tutta risposta, il vecchio si avvicinò ad uno degli scaffali, senza staccare gli occhi da Patrick, e afferrò una scatola di chiodi. Patrick non poté fare a meno di notare la sua mano guantata di nero, tuttavia si attaccò al registratore di cassa e cominciò a battere lo scontrino.

- Fa un euro e settantacinque!

Nel momento in cui Patrick consegnò al vecchio lo scontrino, questi gli afferrò saldamente il polso. Subito il ragazzo cercò di liberarsi ma costui sembrava in possesso di una forza considerevole per la sua età.

- Tu sei Patrick Montoya, giusto?
- E a te che accidenti te ne frega? Lasciami, vecchiaccio!

Il vecchio mollò subito la presa, continuando a osservarlo come se stesse cercando conferma di qualcosa.

- Tu sei Patrick Montoya - ripeté il vecchio, in tono affermativo questa volta.
- E con questo… Chi sei tu, uno sbirro?
- Tua madre si chiama Carmen - proseguì il vecchio, impassibile. - Hai diciassette anni e tuo padre si è rifiutato di riconoscerti, abbandonandola prima ancora che tu nascessi…

Patrick rimase a bocca aperta per lo stupore. Come cavolo faceva quel vecchio strambo a conoscere i fatti suoi e soprattutto cosa voleva? L’uomo sembrò indovinare i suoi pensieri perché, sollevando le sopracciglia, abbozzò quello che sembrava essere una specie di sorriso.

- Rilassati, non sono un poliziotto, ho solo bisogno di parlare con te!

 ***

Per circa un quarto d’ora, Patrick ascoltò le parole del vecchio, scuotendo di tanto in tanto la testa. Alla fine sorrise con fare ironico, rivolgendogli un’occhiata piena di compassione.

- Dì un po’, ce la fai da solo ad arrivare alla neuro o devo chiamare un’ambulanza a prenderti?
- Vedo che non hai afferrato ciò che ti ho detto!
- Al contrario, ho capito molto bene invece: un vecchio matusalemme, con indosso un ridicolo cappello, entra da quella porta e dimostra di conoscere (non si sa come) tutti i cavoli miei; subito dopo mi racconta una storiella da B-Movie, con demoni e cavalieri, e forse pretende addirittura che me la beva!
- Mi aspettavo questa tua reazione - rispose il vecchio, senza scomporsi. - Proprio come tuo nonno, “simpatico” e strafottente, dev’essere un vizio di famiglia…

Patrick sbatté entrambe le mani sul bancone e sostenne lo sguardo del vecchio con uno di gelido disprezzo. Nello stesso momento Spencer rientrò nel negozio, imprecando a bassa voce contro certi commercialisti farabutti. Non appena vide Patrick, alle prese con quello che sembrava un cliente, subito lasciò perdere le ricevute che aveva in mano e criticò duramente l’atteggiamento sgarbato del ragazzo. Per nulla desideroso di ascoltare oltre, Patrick gettò via il grembiule e uscì dal negozio per non scoppiare.

- Dove cavolo pensi di andare - domandò Spencer. - Ehi, dico a te, dove accidenti stai andando?

Patrick non rispose e, una volta sul marciapiede, sciolse la catena della bicicletta. Il robusto ferramenta fece per spolverargli la zucca con uno schiaffo, tuttavia il vecchio lo precedette, cercando di trattenere Patrick per il braccio.

- Io e te non abbiamo ancora finito, ragazzo…
- Fanculo!

Il vecchio lasciò andare il ragazzo senza battere ciglio, Spencer invece si precipitò in strada come una furia, per inveirgli contro una serie di minacce.

- Dannato ragazzo, la prossima volta che alzi le chiappe senza il mio permesso, te le suono di santa ragione! Puoi scordartela la paga, mi hai sentito?

Ormai Patrick era troppo lontano per ascoltare alcunché. Spencer rientrò nel negozio, borbottando qualcosa con rabbia, mentre il vecchio invece rimase fermo sul marciapiede, immobile come se niente fosse.

- Questa scena l’ho già vista, da qualche parte - mormorò tra sé. - Amico mio, non ci sono dubbi che sia tuo nipote!

 ***

Il mattino seguente, mentre andava a scuola, Patrick vide qualcuno tagliargli la strada, fermandosi sulle strisce all’improvviso. Come alzò la testa, riconobbe subito chi aveva davanti.

- Ancora tu - esclamò. - Chi sei, cosa vuoi… Perché non mi lasci in pace, una buona volta?
- Il mio nome è Quintor - rispose il vecchio, in tono calmo e tranquillo. - E nel tuo interesse, sarebbe bene che tu mi ascoltassi, dopo potrebbe essere troppo tardi…
- Ancora con questa storia?

Dal momento che il vecchio sembrava intenzionato a mettere radici proprio lì, Patrick gli girò attorno col motorino e, prima di allontanarsi, gli rivolse un appunto secco.

- Non ho alcuna intenzione di stare a sentire le fantasie di un vecchio pazzo come te, levati dalle palle piuttosto!

Così dicendo, spinse sul pedale a tavoletta e sfrecciò via con un rombo assordante.

- Roba da matti - pensò Patrick. - “Demoni che minacciano il mondo, cavalieri che li combattono, il mio destino di crociato ed erede di mio nonno”… Ma da dove accidenti lo hanno fatto uscire quello?

 ***

Una volta a scuola, Patrick smise di pensare al vecchio e si concentrò invece su ciò che lo aspettava: un’altra dura giornata di seccature varie.

- Che palle, oggi la Dobenamm vuole fare una delle sue solite “ispezioni”…
- Vecchia strega - sussurrò Patrick al suo amico Miguel. - Almeno le si seccasse la lingua!

Nello stesso momento, la preside entrò in aula senza bussare; i freddi occhi porcini, attraverso le lenti triangolari degli occhiali, e i capelli raccolti in un’orribile crocchia; costei si guardò attorno, scrutando attentamente le facce degli studenti, dopodiché scambiò un cenno d’intesa col professore e cominciò a parlare.

- Buongiorno ragazzi - esclamò la donna, con voce atona. - Sono certa che tutti voi siate a conoscenza della nuova ordinanza comunale che vieta di parcheggiare motorini a meno di cinquanta metri dall’edificio scolastico… nonostante molti invece preferiscano “ignorare” questa disposizione!

I ragazzi la fissarono con indifferenza (alcuni infilarono distrattamente le dita nel naso) ma la Dobenamm non aveva ancora finito.

- Oggi però sono venuta a comunicarvi che, a seguito delle mie numerose segnalazioni, la polizia stradale si è finalmente decisa a rimuovere tutta quella ferraglia parcheggiata in cortile!

La notizia venne accolta con un forte brusìo di protesta, Patrick e molti altri scattarono in piedi furibondi, tuttavia la preside sorrise con noncuranza.

- Sono sicura che questa esperienza vi aiuterà ad osservare meglio le regole e a comportarvi come si deve, è tutto per ora, vi auguro una buona giornata!

 ***

- Dannata befana - imprecò qualcuno, non appena la campanella annunciò la fine delle lezioni. - Per me la sua ordinanza comunale può mettersela nel…
- Fatica inutile - commentò Patrick. - Ce l’ha così stretto che non gli entra più niente!
- Guarda chi si vede, Montoya! Come stai sfigato, tutto bene?

Non appena si ritrovò davanti il sorriso sarcastico di Victor Gutierrez, Patrick provò un impellente desiderio di allontanarsi il prima possibile; purtroppo però Victor aveva tutt’altre intenzioni.

- Allora sfigato, dove sono i cinquanta euro che mi devi?
- Fottiti Victor - rispose Patrick, con rabbia. - L’unica cosa che ti devo è un cazzotto, se non te ne vai alla svelta!
- Uuuh - fece Victor, rivolgendosi ai suoi amici lì intorno. - Lo sfigato oggi vuol fare il grosso!

Subito Patrick avvertì la presenza di qualcuno alle spalle ma, prima che questi potesse immobilizzarlo, gli sferrò una violenta gomitata nelle costole e lo scaraventò a terra; un attimo dopo Victor e gli altri gli furono addosso. Nonostante il numero degli avversari, Patrick non era tipo da prenderle senza restituirle così la zuffa cominciò ad attirare un discreto pubblico. Victor e i suoi erano più grandi di Patrick, di circa due anni, tuttavia il ragazzo aveva sempre avuto un istinto naturale per il corpo a corpo: calci, pugni, prese, testate… Più dura era la lotta più sentiva l’adrenalina schizzargli dentro e trasformarlo in una furia vera e propria. Ad un tratto però, uno dei compari di Victor gli serrò la vita con le braccia, spingendolo in corsa contro l’accesso che dava allo scantinato. La porta cedette di schianto cosicché i due ragazzi rotolarono giù per le scale, avvinghiati l’uno all’altro senza smettere neanche per un attimo di azzuffarsi, ed entrambi finirono sul pianerottolo (per fortuna gli appigli sulla ringhiera e lo spazio piuttosto stretto tra un gradino e l’altro gli consentirono di rallentare la caduta, altrimenti si sarebbero spezzati l’osso del collo). Patrick cercò di rialzarsi, menando colpi alla cieca; l’ambiente era scarsamente illuminato eppure, occupati com’erano a pestarsi, nessuno dei due pensò certo di accendere la luce. Per alcuni istanti la lotta andò avanti, finché Patrick non si trovò con la schiena contro la parete e lo stomaco sconquassato di cazzotti. Ad un certo punto Patrick boccheggiò per la mancanza d’aria e, tossendo violentemente, cadde in ginocchio.

- Così impari a fare lo stronzo, Montoya - esclamò l’altro, sollevandolo per i capelli. - La prossima volta ti stacco la te…

Non fece neppure in tempo a finire la frase che qualcuno (o “qualcosa”) lo afferrò, uscendo dall’oscurità. Respirando a fatica, Patrick riuscì appena a distinguere una figura mostruosa immobilizzare il suo avversario dopodiché, con uno schianto secco, vide il bullo crollare a terra con il collo spezzato.

- Cazzo - esclamò con un filo di voce.

Alla luce che filtrava attraverso la porta, alcuni metri più in alto, Patrick osservò impietrito ciò che aveva davanti: un essere apparentemente umano con braccia e gambe sproporzionate; la testa enorme con la bocca spalancata e irta di denti aguzzi; il corpo nudo, avvolto da una spessa peluria, e le estremità di mani e piedi che terminavano con lunghi artigli affilati. D’istinto fece per urlare ma la voce gli si spezzò in gola, non appena l’essere lo sovrastò con tutta la sua grandezza. Nel momento in cui questi fece per colpirlo, Patrick chiuse gli occhi, sperando che tutto ciò fosse solo un incubo.

Improvvisamente un urlo disumano riempì l’aria. Alzando lo sguardo, Patrick vide la punta di una lama a doppio taglio fuoriuscire dal petto della creatura. Un attimo dopo quest’ultima esplose in una miriade di scintille. Al suo posto, la spada in pugno e il cappello calato sugli occhi, Patrick riconobbe di fronte a sé il vecchio di nome Quintor.

- Allora giovanotto, che mi dici adesso… Anche questa per te è la “fantasia di un povero vecchio?”

Quintor fece sparire la grossa spada sotto l’ampio cappotto, mentre Patrick osservò attonito il corpo immobile del coetaneo ai suoi piedi.

- E’ meglio andarcene da qui - osservò il vecchio, sollevando lo sguardo verso la porta aperta. - Quando lo troveranno, penseranno che sia morto nella caduta!
- Ma tu come hai fatto a sapere che ero qui?
- Le spiegazioni a dopo - tagliò corto Quintor, afferrandolo per il braccio. - Se la polizia ti trova qui, diventi un assassino; la sola possibilità che hai per non finire in galera è venire con me; che vuoi fare?

La decisione Patrick la prese, non appena sentì l’inconfondibile voce della Dobenamm all’esterno. Quando poco dopo la preside scese le scale, seguita da un piccolo gruppo di docenti, lui e Quintor erano già scappati attraverso l’altro ingresso.

 ***

Poco dopo il rumore delle volanti della polizia riempì l’intero quartiere. Mentre i sigilli venivano posti intorno all’area, Mrs. Dobenamm si ritrovò costretta a rispondere della morte di uno studente, dovuta probabilmente a scarse misure di sicurezza dell’edificio. Ben presto la zona si riempì di una folla di curiosi così nessuno badò eccessivamente a un vecchio e un ragazzo che si allontanavano in silenzio. Approfittando della confusione, Patrick e Quintor si ritrovarono in strada tuttavia, mentre il primo era ancora sconvolto per l’accaduto, l’altro sembrava tranquillo come se niente fosse.

- Se la polizia farà chiudere l’accesso ai sotterranei, forse questo ci permetterà di guadagnare un po’ di tempo - borbottò Quintor sottovoce. - Prima di andarcene sono riuscito a tracciare un’iscrizione runica sulla “barriera”, per un po’ dovrebbe funzionare…
- Aspetta un minuto, di che accidenti stai parlando?
- Mi sembrava di avertelo già spiegato ieri - rispose il vecchio brusco. - Tu sei il nipote di Balthazar Hernando Montoya, cavaliere dell’Ordine dell’Apocalisse, e ultimo baluardo rimasto nella lotta contro i demoni!
- Ascolta, vecchio - lo interruppe Patrick, sollevando le mani davanti a sé. - Dopo quello che ho visto, “forse” posso anche credere che la storiella che mi hai raccontato sia vera… Ma se non la smetti di farmi venire il mal di testa, sai dove te lo ficco quello spadone che ti porti appresso?

Quintor lo guardò negli occhi.

- Sturati le orecchie, ragazzino: io e tuo nonno eravamo buoni amici, per questo ho accettato l’incarico di contattarti, ma se ti sento ancora usare questo tono sarà peggio per te!

Patrick fece per ribattere ma lo scatto rabbioso del vecchio fu tale da fargli scendere un leggero brivido lungo la schiena. Subito dopo lo sfogo però, Quintor tornò calmo come prima e tirò dritto lungo la strada, seguito dal giovane.

- La storia dell’Ordine è sconosciuta a molti, perfino noi ignoriamo i nomi di coloro che lo hanno fondato, questo perché ciò risale a più di milleseicento anni addietro!
- Stai scherzando?
- Affatto, per essere più precisi anzi, il tutto ebbe inizio con una data a noi certa: il 9 agosto del 378 d.C. ovvero la battaglia di Adrianopoli, la sconfitta più dura che l’impero romano abbia mai subito, circa centodue anni prima della caduta dell’impero di occidente!
- E questo che cavolo c’entra?
- La storia è fatta di “frammenti”, Patrick - spiegò Quintor, guardando dritto davanti a sé. - Ciò che, agli occhi degli storici, sembra opera di uomini sulle iscrizioni frammentarie viene riportato assai diversamente: “la furia inarrestabile di barbari feroci e implacabili, le stragi, i massacri sul campo di battaglia e altre atrocità che nulla avevano di umano!” Goti, Unni, Pitti, Vandali… Gli studiosi li hanno chiamati con vari nomi diversi, eppure hanno deciso di tralasciare quello più importante!
- “Demoni” - disse Patrick, ripensando a ciò che aveva visto nello scantinato.
- Già, simili agli umani per aspetto, che godono nell’uccidere… Quel giorno segnò l’avvento di sette demoni superiori (uno per ognuna delle sette fasi della Chiesa di Cristo), posti a guardia dei sette cancelli dell’Apocalisse; costoro avrebbero guidato le orde infernali sulla terra, onde seminare guerre e distruzione, e l’obiettivo ultimo sarebbe stato la Fine del Mondo!
- E l’Ordine?
- L’Ordine è nato dopo, quando i quattro sopravvissuti al primo tragico scontro con i fierces, spiriti della ferocia creati da Adramelech, strinsero la Sacra Alleanza. Furono loro a creare i primi di noi; si occuparono di tutto, dall’addestramento al combattimento vero e proprio; ma solo molti anni dopo la loro morte “l’Ordine dell’Apocalisse” poté vantare nelle sue fila cavalieri preparati alla loro difficile missione!
- E… ci sono state altre guerre… contro i demoni?
- Più o meno tutte quelle che hai studiato a scuola (ammesso che tu abbia studiato), comunque sì: le guerre tra i cavalieri dell’Ordine e i demoni sono passate come battaglie sanguinose; miti e leggende; mostri ed eroi, con nomi più o meno importanti… Thamiel, Satariel, Galb, Tagarim, Seraphel e Drakoril. Ci sono voluti secoli di lotte per sconfiggere sei dei sette demoni superiori tuttavia ne rimane ancora uno, il Signore del Settimo Cancello, Shasamel!
- E mio nonno è morto combattendo contro di lui, giusto?

Alla domanda di Patrick, Quintor si fermò di colpo.

- Balthazar non ha solo perso la vita nel duello contro Shasamel - esclamò gravemente. - Pur di impedire a quest’ultimo di scatenare la guerra finale, ha sacrificato la propria anima cessando perfino di “esistere”…
- Cosa?
- Ci sono differenze sostanziali tra un cavaliere dell’Ordine e un semplice accolito come me: la maggior parte dei poteri del primo risiede nel suo spirito; sacrificando quest’ultimo in punto di morte, Balthazar ha potuto creare una barriera astrale che ha confinato Shasamel fuori della nostra dimensione… Purtroppo di recente si è aperto un piccolo varco che, guarda caso, si trova proprio sotto la tua scuola!
- Ehi, aspetta un momento, frena! Mi stai dicendo che, se quel tizio riesce a passare, dovrò essere io ad affrontarlo?
- Vedo che cominci a capire, è incoraggiante!
- Ma se nemmeno mio nonno è riuscito a sconfiggerlo, che speranze ho io di batterlo? Non so nulla di armi…
- Questo lo dici tu - lo corresse Quintor. - In parte hai ragione: quando l’Ordine fu fondato, gli allievi venivano reclutati all’età di quindici anni e sottoposti ad un periodo di addestramento di circa sette. Tuttavia, dopo l’ottava crociata del 1270, gli anziani hanno trovato il modo di trasferire le conoscenze dei cavalieri attraverso l’ereditarietà… In pratica tu conosci l’arte del combattimento per istinto, come tuo nonno prima di te!

Patrick lo osservò sempre più confuso.

- Ma quella “cosa” nello scantinato stava per uccidermi…
- Probabilmente - sottolineò Quintor, con una smorfia. - Ma si trattava di un reshaim, una categoria inferiore incapace di assumere sembianze umane, solamente demoni di classe analoga possono passare attraverso la breccia che si è aperta. Il loro compito è rimuovere l’ostacolo, per permettere ai loro fratelli più grandi di entrare, e il nostro è quello di impedirglielo. Solamente finché la barriera riuscirà a contenere il grosso delle truppe di Shasamel all’esterno, abbiamo una possibilità di organizzarci!
- Ma non puoi combatterli da solo con quell’affare che tieni sotto la giacca?
- Te l’ho detto, io sono solo un accolito. Con le mie capacità posso affrontare più o meno alla pari creature del calibro dei reshaim ma, per nemici come Shasamel, l’acciaio non basta… solamente i cavalieri possono avvicinarsi al suo livello di energia spirituale!
- Ma io non-sono-un-cavaliere, lo vuoi capire? Non ho ancora finito le superiori, ho solo diciassette anni! Come cavolo pretendi che…
- Attento!

Nello stesso momento in cui lanciò il suo avvertimento, Quintor spinse Patrick di lato e impugnò la spada. Alzando la testa, Patrick vide il vecchio impegnato in uno scontro con un demone; quest’ultimo era munito di lame su entrambe le braccia e tale era la sua furia che Quintor si trovò ben presto in netta difficoltà. Con la coda dell’occhio Patrick avvertì un movimento alla sua destra: erano due! D’istinto si tuffò all’indietro, evitando per un soffio la lama affilata del secondo avversario; questa sferzò l’aria, proprio dove un attimo prima c’era la sua testa, e continuò a cercare di lacerargli le carni. Vedendolo in pericolo, Quintor gli lanciò la spada con un grido; il ragazzo afferrò l’arma al volo mentre il vecchio fece scivolare dalle proprie maniche un paio di daghe che impugnò con altrettanta abilità per fronteggiare il suo avversario.

- Usa la spada - gridò Quintor. - Lasciati guidare dall’istinto, altrimenti sarà finita!

Tutto stava accadendo troppo velocemente. Patrick sollevò la pesante spada bilama, come se in passato lo avesse già fatto, e con essa parò i colpi diretti contro di lui. Il demone che aveva davanti era animato da una furia omicida, percepibile attraverso gli occhi e la bocca schiumante, e le lame che utilizzava erano attaccate alle estremità delle braccia come parti integranti del suo corpo. Il parco dove si trovavano era completamente deserto a quell’ora; probabilmente i demoni si erano appostati lì in cerca di vittime e un vecchio e un ragazzo potevano sembrare due prede piuttosto facili. Malgrado la forza dei due mostri, sia Patrick che Quintor si difendevano bene; il cozzare delle lame, l’una contro l’altra, riempì l’ambiente di scintille. Ad un tratto Quintor vide volare via il suo cappello, mentre una sottile striscia rossa gli attraversò la tempia, tuttavia continuò a concentrarsi sul combattimento; Patrick invece scivolò all’indietro su una panchina e, prima di rimettersi in piedi, il demone distrusse il legno con un micidiale fendente. Il giovane e il vecchio continuarono a lottare per alcuni istanti, affidandosi unicamente alle proprie capacità. Man mano che combatteva, Patrick si rese conto di cominciare ad intuire le mosse dell’avversario e si comportò di conseguenza: il demone gli fu addosso con un affondo, Patrick lo evitò scartando agilmente di lato e, con un colpo a due mani, gli conficcò la spada in mezzo al busto. Nello stesso momento in cui Patrick estrasse l’arma, la creatura prese fuoco e scoppiò in cenere; anche Quintor si liberò del suo avversario, conficcandogli entrambe le daghe nel petto e rimanendo in posizione anche dopo che questi si dissolse.

- Non male, ragazzo - esclamò rivolgendo a Patrick un sorriso. - Non male davvero!

Mentre il vecchio si chinò a raccogliere il cappello, Patrick si accorse che qualcun altro li stava osservando.

- A quanto pare, la breccia ne ha lasciati passare più di quanti immaginavo - osservò Quintor preoccupato mentre i demoni cominciavano ad uscire dall’ombra per accerchiarli.

Patrick non rispose. La spada stretta nelle mani, il pensiero alle parole di Quintor e il cuore verso il sacrificio del nonno che non aveva mai conosciuto. Balthazar aveva cessato di esistere affinché il mondo potesse continuare, nessuno a parte lui poteva raccogliere su di sé l’eredità dell’Ordine. Forse ne esistevano altri, altri come lui, cavalieri di sangue; forse insieme avevano una possibilità di sconfiggere anche il Signore del Settimo Cancello e le sue schiere infernali; forse il destino di Patrick si sarebbe deciso allo stesso modo di quello di suo nonno o forse no… In ogni caso non era il tempo di porsi queste domande, Patrick sollevò la spada, la sua battaglia era appena iniziata.

 

NOTA:

"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

   
 
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