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Autore: NonSoCheNickMettere2    05/03/2006    9 recensioni
What if? ambientato 3 anni dopo ROTS Dopo un giorno di duro lavoro, Darth Vader deve far addormentare suo figlio.
Genere: Comico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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DICHIARAZIONE Star Wars è proprietà di Lucas. Io ho scritto questa fiction solo per divertimento, senza fini di lucro.


IL MIO ANIMALETTO
 

Lord Vader era stanco morto. Il lavoro l’aveva spompato per bene. Il numero dei ribelli sembrava crescere di giorno in giorno, l’Imperatore lo riteneva responsabile di ogni quisquiglia che accadeva nella Galassia e i suoi subordinati non erano più che una banda di incompetenti. Dopo tre anni dalla fondazione dell’Impero, iniziava a dubitare che la cosiddetta Alleanza sarebbe mai stata sconfitta e aveva infine compreso che doveva prendersi cura di ogni aspetto della guerra.

Raccogliere le informazioni dei servizi segreti, pianificare la strategia di guerra e guidare le battaglie erano già delle sfide notevoli. Quando, come quel giorno, doveva sprecare tempo con gli interrogatori dei prigionieri, in segreto desiderava ardentemente una vacanza dai suoi doveri. Ma poi veniva sera e sentiva la soddisfazione per quel pezzetto di ordine che aveva creato contro tutto e contro tutti con la sola forza del suo Potere e della sua Fede: se la Galassia era un posto più sicuro del giorno precedente era in gran parte merito del Signore Oscuro.

Con questa consapevolezza, camminava lungo i corridoi dell’Executor diretto al suo appartamento per godersi il meritato riposo. Non appena le porte scorrevoli si aprirono, udì delle voci provenire dal salotto. Cercando di non respirare troppo rumorosamente, si avvicinò abbastanza per vedere suo figlio che giocava con un modellino di astronave.

Il bimbo era così preso dal gioco che non notò nemmeno la sua presenza, ma C3PO lo salutò con la solita reverenza petulante: “Padron Ani, benvenuto a casa”.

Doveva ricordarsi di cambiare il suo programma: se un giorno quello stupido soprannome fosse giunto alle orecchie dell’Imperatore, sarebbe stato veramente nei guai.

Ma, prima ancora che potesse correggere verbalmente il suo maggiordomo, Luke aveva abbandonato il giocattolo sul tappeto e gli era corso tra le braccia, urlando allegramente: “Papà, papà!”

Lord Vader lo abbracciò con forza, sollevandolo alla propria altezza: “Ciao, Luke. Un bambino della tua età non dovrebbe essere già a letto a quest’ora di sera?”

“Milord”, rispose C3PO. “Ho provato a metterlo a letto, ma prima desiderava salutarVi. Dopotutto, Voi non siete stato con lui un solo minuto oggi”, aggiunse con un pizzico di rimprovero nel suo tono che riusciva sempre a far sentire Vader un po’ colpevole: i suoi doveri occupavano tutti i suoi giorni, mentre il suo bimbo viveva recluso in poche stanze con un droide noioso.

“Va bene, allora”, acconsentì, “ma non deve diventare un’abitudine”

Luke sorrise per la rapida vittoria, gettò le braccia al collo del padre e posò la testa sulla larga spalla, strofinando i capelli sul nero mantello vellutato. Si rilassò, sbadigliando e sbattendo gli occhi sempre più spesso.

Il Signore Oscuro lo cullò per un po’. Si dimenticava sempre della sua stanchezza, quando teneva in braccio il suo piccolino. Era consapevole che questa situazione era un beneficio temporaneo concesso dall’Imperatore.

“Se ti va, puoi tenerti il tuo animaletto… per il momento”, aveva detto il tiranno al suo servo genuflesso, che si era accigliato sotto la maschera, sia per l’appellativo offensivo, sia per la minaccia implicita.

E ora... ora era diventato palese quanto la Forza scorresse potente nel piccolo Skywalker, anche tenendolo completamente non allenato, e Vader sapeva che presto si sarebbe dovuta prendere una decisione drastica per il futuro.

Ma come poteva anche solo pensare di perdere l’unico contatto umano della sua vita? Come poteva deludere gli unici occhi che lo guardavano pieni di fiducia e l’unico cuore che serbava affetto per lui?

Un profondo sospiro, esagerato dall’odioso respiratore artificiale, gli scappò dalla bocca e vide il faccino di suo figlio sollevarsi e studiare la maschera. Istintivamente chiuse gli occhi quando un ditino toccò uno dei suoi binocoli, oscurando la luce rossa della sua visuale e lasciando sul vetro un’impronta digitale sporca. Si preparò per una domanda difficile che per esperienza sapeva sarebbe arrivata.

“Avrò gli occhi duri come i tuoi, quando sarò grande?”

“No, te l’ho già detto”, rispose pazientemente.

“Ma voglio gli occhi come te e 3P”, protestò Luke.

Come spiegare a un bambino chiuso in quel piccolo mondo che 3PO era un oggetto e lui portava una maschera?

L’Oscuro Signore non riuscì a trovare le parole e il bimbo proseguì nelle rimostranze: “Non voglio gli occhi molli come quelli di Piett!”

Suo padre rise di cuore al ricordo dell’unico incontro del figlio con un comune essere umano e la malcelata costernazione dell'impettito ufficiale al pianto di paura del bambino davanti a una tenera faccia pallida e agli occhi acquosi.

“Allora, vedrò cosa posso fare”, lasciò perdere, non volendo impuntarsi su una questione di nessuna importanza al momento.

“Grazie!”, rispose Luke, soddisfatto e veramente grato. Poi riappoggiò la sua testa sulla spalla ampia per sbadigliare pacificamente, lasciando il Signore Oscuro a vedersela con la guerra, la politica e le cospirazioni.

Darth Vader lo cullò, pensando malinconicamente come avrebbe potuto essere la sua vita senza il figlio.

Quando alla fine il bimbo si addormentò, si diresse nella sua cameretta. Lo mise a letto e sussurrò tanto sommessamente quanto glielo permetteva la maschera : “Sogni d’oro, tesoro”, rimpiangendo non per la prima volta di non poter baciare le guance paffutelle.

  
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