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Autore: Hota_Chan    01/07/2011    10 recensioni
Ma perché?
Non poteva ignorare anche lui quello che provava per me?
Non poteva sopprimerlo come ho fatto anche io in tutti questi anni?
Perché non l’ha fatto?
Crede che un giorno noi due, due uomini potremmo essere felici, un giorno?
Noi due….insieme…
Un bel sogno contornato da petali di giglio argentati e da una speranza brillante ed accecante…
Un sogno d’amore destinato a sgretolarsi tra le mie fragili mani, che non reggerebbero il peso del dolore…
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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 “Allora?” mi chiese beffeggiando il mio sfidante.
 
Guardai per l’ultima volta le carte che avevo in mano senza lasciar trasparire alcun emozione dal mio viso
 
“Vedo” risposi energico alla fine “Tu?”
Lui rivolse il suo sguardo birichino alle carte che aveva in mano. Le osservava orgoglioso di se, convinto di poter vincere.
 
Ma non poteva riuscirci
Non con me, ovviamente
 
“Vedo” disse bagnandosi il labbro inferiore con la punta della lingua
 
Sapeva di non poter vincere…
Aahahhahah! Riuscivo a mettere tutti in soggezione!
 
“Ne sei sicuro, Milo?” gli chiesi, volendolo irritare “Con questa mano, sarebbe la ventitreesima volta consecutiva che vinco contro di te” terminai, accavallando le gambe. A mio malgrado, non sembrava irato dalle mie parole. Appoggiando il gomito sul tavolo e portandosi la mano a mento disse
 
“Non sei un po’ troppo sicuro di te, caro il mio Cavaliere dell’Acquario?”
 
Di nuovo i suoi occhi vispi mi scrutavano il volto
 
Quegli occhi avevano la capacità d’ipnotizzarmi, di farmi entrare in un mondo dove c’eravamo solamente io e lui , dove potevamo portare le nostre fantasie ai limiti dell’immaginazione…
 
…no, no…cosa andavo a pensare….
 
Ripresomi da quell’incanto, annuii silenziosamente tentando, in qualche modo, di coprire il rossore sulle mie gote
 
“Cosa c’è Camus, hai paura di perdere oppure non riesci a distogliere lo sguardo dai miei occhi?” disse Milo con tono malizioso, iniziando a giocherellare con le punte dei suoi capelli color oro e facendomi arrossire sempre di più
Bastardo!
 
Ignorando le sue parole, o almeno ci provavo, scoprii le mie carte e Milo fece altrettanto…
….e fu la ventitreesima…
 
Alla facciaccia tua!
 
Con Sommo orrore da parte del mio amico, scoprimmo che il suo poker di J era stato battuto dal mio poker d’assi
 
“Ma fai proprio schifo!” urlò il biondo fuori di sé mentre si alzava in piedi e mentre vedeva ogni sua speranza di vittoria sbriciolarsi come il Muro di Berlino
 
E si, faccio un bel’effetto io!
 
“E che ti devo dire! Sono fortunato!” dissi ridacchiando
“Infatti! Hai proprio il mazzo QUADRATO! Ma sai che c’è di nuovo? Me ne vado!” continuò lui dandomi le spalle
“Ulalà! Cosa odono le me orecchie! Qui qualcuno non sa perdere!” dissi con tono di sfottò
“Non è che non so perdere, è che non so vincere!” mi rispose girandosi verso di me
“Come se non fosse la stessa cosa…” pensai tra me e me
“Come, prego?”
“No, no, niente! Dai siediti! Non ti facevo così permaloso!”
 
Lui non mi rispose, scrutò velocemente le pareti della mia Casa, come se non le conoscesse già abbastanza bene, poi si portò le braccia al petto, incrociandole, come un bambino dispettoso e cocciuto qual’era…già…il mio bambino…
 
“Mi chiedo perché abbia accettato il tuo invito…” sussurrò lui convito che non lo sentissi
“E chi lo sa! Forse perché avevi voglia di vedermi…”
 
Milo non rispose subito, anzi, non rispose proprio, si limitò a guadarmi con occhi sbarrati e riuscii a scorgere un lieve rossore sulle sue guance.
Quella piccola vittoria su di lui era molto più appagante delle altre 23 eseguite precedentemente
 
“E allora tu? Perché mi hai invitato?” sbuffò lui
“Perché avevo voglia di stracciarti a poker”
 
Mentii spudoratamente
Avevo voglia di cingerli i fianchi con le mie braccia, torturargli lobo dell’orecchio e accarezzargli dolcemente le guance. Volevo sentirlo ansimare sulla mia pelle, sentire il suo tocco fatato su tutto il corpo, volevo gemere di piacere ad ogni suo piccolo movimento e rendere mie quelle labbra rosse e carnose che custodivo gelosamente nel mio cuore
 
No, NO! Che mi veniva in mente!
Non posso cedere, non posso!
 
Lui non rispose, si limitò a portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e a sedersi di nuovo al suo posto
 
“Continuiamo…” disse
 
Come, come? Il grande Milo dello Scorpione, che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno,che non si fa zittire nemmeno da Saga stesso, e ce ne vuole eh, non aveva risposto alla mia provocazione ne tantomeno cercava di fare il fighetto della situazione?
Allora il mondo sta davvero cadendo a pezzi!
 
“…ma rendiamo la partita più interessante…”
 
Ah, ecco!
 
Gli occhi dello Scorpione brillavano come gemme al Sole, mentre le sue labbra si erano piegate in quel suo solito sorrisetto che mi rivolgeva abitualmente.
 
“In che modo?” chiesi appoggiando i gomiti sul tavolo
 
Milo si alzò e iniziò a spogliarsi dell’armatura, rimanendo in jeans di un colore simile ai suoi occhi e con una camicia bianca di lino con abbottonati soltanto i due bottoni centrali, lasciando in bella vista il petto e gli addominali scolpiti (Roba che era meglio che stesse a torso nudo per la gioia di Camus e la mia! ^^by Hota_Chan)
 
La serata iniziava a farsi interessante
 
Imitai il suo gesto, rimanendo in jeans di colore grigio chiaro e una canotta a giro maniche aderente con lo scollo a V del colore della notte.
 
Il suo sguardo scrutatore si posò sul mio corpo, osservando ogni mio singolo movimento. Riuscivo a sentire quello sguardo su di me, attraverso quegli occhi riuscivo a sentire le sue mani che percorrevano tutto il mio corpo, le sue dita andare alla scoperta di un tesoro. Riuscivo a sentire il suo calore, ogni sua minima carezza, ogni sua singola parola, ogni suo singolo pensiero, in quegli occhi  incapaci di mentire.
 
“Camus, mi stai ascoltando?” mi riportò poi lui alla realtà con tono spazientito
“Si! Certo! Come…no” ammisi alla fine scuotendo la testa
“Bene, allora te lo ripeto, ma vedi di fare attenzione stavolta, ok?” e dicendo questo, Milo si alzò di scatto e si avvicinò a me, prendendomi il mento e portando i nostri visi così vicini da far passare soltanto un filo d’aria tra le nostre labbra
 
Solo un filo d’aria e le nostre labbra si sarebbero sfiorate…
 
“Chi perde paga pegno, ok?”
“Solo questo?” domandai io tra il sorpreso e la maliziosità
“Solo questo”
“Allora incominciamo!”
 
Iniziammo così una nuova partita.
Fui io a dare le carte, Milo osservava le sue con attenzione, mentre il mio sguardo era rivolto verso il suo volto.
 
“Che c’è?” mi chiese lui, con un aria un po’ ingenua, mentre si torturava i capelli con le dita
Sobbalzai un po’
Di sicuro mi feci rosso in volto
Porca miseria!
 
“No, niente. Pensavo soltanto che ti servirebbe un miracolo per battermi” mentii, mentre poggiavo due carte sul tavolo
 
“In effetti, ma il mio problema è che non credo quasi più nei miracoli” mi rispose con tono franco e schietto, mentre si attingeva a darmi le due carte
 
Stava mentendo
Cercava di mascherare quella frase con un tono simpatico, ma in realtà lui lo pesava davvero. Faceva sempre così, ogni volta che voleva mascherare qualcosa.
Voleva sembrare forte e determinato, mentre in realtà non riesce a riprendersi dopo le cadute se non c’è qualcuno che lo aiuta.
Ma solo io me ne accorgo, solo e soltanto io, che lo conosco meglio di chiunque altro
Come se fosse parte di me…
 
“E come mai?” gli chiesi io, cercando di farlo parlare e di sfogarsi, mentre allungavo la mano per prendere le carte
 
Ma nell’esatto momento in cui poggiai la mano sulle carte, Milo me l’afferrò.
La sua mano era grande e bianca e trasmetteva un calore forte e passionale, e posso giurare che quella mano stesse tremando
 
“Tutta per colpa del ghiacciolo che mi ritrovo davanti…” sussurrò tra il divertito e la maliziosità
 
Colpa mia?
E che cosa avevo fatto?
 
Spalancai lievemente la bocca e  mi morsi con furia il labbro inferiore, quasi a sangue.
 
Gli stavo facendo del male?
Ma in che modo?
 
La mia respirazione si faceva sempre più pesante e di sicuro mi ero impallidito
 
Milo non si aspettava questa mia reazione, no non se aspettava proprio, quindi con l’altra mano mi accarezzò la guancia e disse, quasi ridendo
 
“Ah! Ma perché fai quella faccia? Io stavo solo scherzando!” di disse, lasciando la mia mano, con lo sguardo rivolto verso il pavimento
 
Mentiva
Mentiva ancora
Era davvero colpa mia
 
“Tu…menti…” sussurrai, e feci un lungo sospiro
“Come?” mi disse
Non aveva sentito
Meglio
 
“No, dicevo, Vedi?” dissi, mentre gli ricordavo che stavamo giocando una partita a poker
Lui sorrise, nel modo in cui era solito fare, e annuì, scoprendo le carte
 
Ancora una volta il re del poker aveva vinto
 
“Complimenti” disse Milo per niente irritato dalla sconfitta appena subita “Allora, cosa devo fare?”
 
Rimasi in silenzio per un po’, non avevo idea di cosa fargli fare, non ero un tipo vendicativo, o  meglio non dovevo fargli pagare nessuna marachella a cui mi aveva sottoposto perché quelle già gliele avevo fatte pagare tutte!
“Non lo so…fai quel che vuoi…”
 
Non l’avessi mai detto
 
Milo si avvicinò a me pian piano, quasi non volesse far sentire a nessuno il rumore dei suoi passi e si sedette sulle mie gambe.
I miei gelidi occhi sbarrati incrociarono i suoi, caldi e profondi, ma subito distolsi lo sguardo.
Troppe volte quella sera i miei occhi si erano scontrati con quelli di Milo, troppo indegni per essere penetrati dai suoi, che sono gli occhi di un angelo
 
“Guardami…” mi sussurrò baciandomi la guancia per poi scendere sul collo, che iniziò a riempire di baci e di varie chiazze rosse
“I tuoi occhi…sono bellissimi…” continuò
 
Alzai lievemente lo sguardo e lui ne approfittò per poggiare le sue mani sul mio volto, per poi portare il mio viso sempre più vicino al suo.
 
“Cam…ti amo…” mi leccò lentamente le labbra, preoccupandosi di averle inumidite bene, per poi approfondire quel dolce sfregamento delle nostre labbra
 
Un bacio folle, selvaggio, lungo e asfissiante, la sua lingua cercava risposte a delle domande a cui neanche io avevo risposto, ma gli permisi di cercarle, vivendo la fantasia di un amore puro.
 
Ma no…non poteva andare così…
 
Non potevo cedere proprio ora….
Non dopo aver seppellito per anni i miei sentimenti…
Non poteva accadere proprio ora…
 
Paura, era la mia
Semplice paura di non essere accettato da lui
Le mie erano paure di un essere infantile ed egoista, ma paure che provavo che sentivo all’interno di me
E ciò mi procurava ancora più terrore
 
Ma perché?
Non poteva ignorare anche lui quello che provava per me?
Non poteva sopprimerlo come ho fatto anche io in tutti questi anni?
Perché non l’ha fatto?
Crede che un giorno noi due, due uomini potremmo essere felici, un giorno?
Noi due….insieme…
Un bel sogno contornato da petali di giglio argentati e da una speranza brillante ed accecante…
Un sogno d’amore destinato a sgretolarsi tra le mie fragili mani, che non reggerebbero il peso del dolore…
 
“Cam, cos’hai…?” mi chiamò Milo preoccupato…
…avevo iniziato a tremare...
Tremavo come un bambino appena nato, disorientato e spaventato, che non riesce e comprendere cosa gli accade intorno
 
“Cam…” il suo tono di voce era dolce e atterrito
 
Non rispondevo
 
“È…colpa mia…?”
 
Non dirlo neanche
 
“…si?...” la voce gli morì in gola
 
Stupido Camus, stupido!
 
I suoi occhi opachi si allontanarono da me, man mano i suoi occhi si spensero e si velarono di tristezza.
Lentamente, Milo si alzò e , senza degnarmi di uno sguardo, iniziò a parlarmi
 
“Sai Cam è…è da anni che ci conosciamo, ma non sono mai riuscito a-“
 
Fece per girarsi, ma non ci riuscì, e ancora una volta mi mostrò le spalle
Stava trattenendo le lacrime, lo sentivo
 
“…a capirti davvero. Mi mostravi solo ciò che mi volevi mostrare, senza mai farmi capire ciò che veramente provavi…era come se conoscessi soltanto una parte di te.
Ma poi.. quando avevamo 14 anni, scappammo dal santuario*…ti ricordo?”
 
Si girò lievemente verso di me e io sorrisi amaramente
Come mai avrei potuto dimenticarmi di quel giorno
Il giorno in cui tutto cominciò
 
“Quello…quello fu l’unico giorno in cui mi apristi il tuo cuore, mi mostrasti il vero Camus, e mi innamorai ancora di più di te, ma solo ora mi rendo conto di essere stato uno sciocco...ti chiedo scusa…di tutto…” disse rivolgendomi un finto sorriso.
L’ultima cosa che mi rivolse prima di dirigersi verso l’uscita
 
Come...
Come avevo potuto essere così cieco…
Quel bel sogno d’amore…
Lui ci aveva creduto…
Mentre io no…non ci ho mai creduto…
…e io gliel’ho distrutto…
Pensavo solo a me, pensavo soltanto a come non soffrire, senza rendermi conto di star facendo soffrire la persona più importante di tutta la mia vita…
 
Cosa esisto a fare se non riesco a rendere felice la persona che amo?
 
È troppo tardi per rendermene conto, vero?
Ma è forse sbagliato cercare di rimediare?
E correre dietro una speranza che ormai è morta?
Forse…ma ci voglio provare
 
“Milo…” sussurrai
Non si girò
“Milo” dissi con tono più alto
Avanzava sempre più lontano da me
“MILO!”
E si girò
 
La luna lo illuminava da dietro, donandogli un contorno in penombra, facendolo sembrare quasi inesistente, pronto a sparire in qualsiasi momento
Il vento mi colpì in pieno voto, lo guardai, feci un lungo sospiro e poi dissi…
 
“Sei un idiota!”
“Come?”
“Hai capito benissimo! Fai prima domande senza senso e poi te ne vai senza neanche che ti risponda! E ora siediti!”
 
E Milo si sedette a terra con le gambe intrecciate, con la stessa espressione di un ragazzino che ascoltava la sua nuova tattica di gioco ideata dal suo allenatore di calcio
 
“È vero, ho sbagliato, ho sbagliato tutto..credevo di fare la cosa giusta e invece…e poi..cioè..dico!
“Cosa?” mi chiese lui estremamente perplesso
“Tu le cose di certo non me le rendi facili! Forse ora non vorrai ascoltarmi e ti capisco, ma dammi un’altra possibilità…”
 
Lui abbassò lo sguardo, avrei dato tutto per sapere cosa pensasse in quel momento…
 
“Cosa vuoi dirmi?”
“…”
“Allora?”
“…ti amo…” dissi  alla fine, mandando a quel paese tutti quei pregiudizi che mi ero ficcato nel cervello
 
Mi avrebbe accettato ora? Dopo tutto questo tempo? Dopo tutto quello che gli avevo fatto passare? Se lo avrebbe fatto significa solo che era davvero un angelo
 
Milo di scatto mi prese la mano e mi tirò a se, facendomi inginocchiare sulle sue gambe, mettendomi una mano dietro la schiena, mentre l’altra era intrecciata con la mia
 
“Era quello che volevo sentirmi dire…” mi sussurrò dolcemente all’orecchio, accarezzandomi amorevolmente la schiena
“Come?” gli chiesi un po’ perplesso
“Oh, andiamo! Davvero credevi che mi sarei arreso così facilmente?!”
“TU!”
“Io cosa?”
“MI HAI FREGATO!”
“No, diciamo che mi sono vendicato di tutto quello che mi hai fatto passare!”
 
Non dissi niente, mi limitai ad arrossire e ad appoggiare la testa sulla sua spalla, sussurrando migliaia di parole di perdono  mentre gli bagnavo la camicia.
Lui mi accarezzava dolcemente la testa e mi baciava la fronte ascoltando, senza interrompermi quello che avevo da dirgli
 
“Dillo ancora, Camus”
“Ti amo”
“Anch’io”
 
E detto questo, Milo portò il suo viso vicino al mio e mi baciò
Mi staccai lentamente da lui e, con le labbra, gli sfiorai la tempia, per poi scendere sulla sua guancia e sul suo collo, che iniziai a leccare avidamente. Sentii che mugugnò qualcosa a quella mia iniziativa e continuai, lasciandogli un bel segno rosso sull’arto i questione. Intanto lui, con un abile mossa, si posizionò sopra di me e mi denudò della maglietta. Mi scrutò, lentamente, mentre io gli sbottonai la camicia.
Quel corpo era perfetto, bianco e candido, avevo quasi paura di toccarlo, per evitare di fargli del male. Lui sorrise, passò le sue labbra su tutto il mio torace e iniziò a torturarmi piacevolmente il capezzolo.
 
Un misto di dolore e piacere mi percorse tutto il corpo, provocandomi lunghi brividi dietro la schiena.
E in quel momento mi accorsi che la mia erezione si era incontrata con quella di Milo…
 
Oh mamma!
 
Lui mi guardò e sorrise malizioso, portando quindi la sua testa tra le mie gambe
 
Ribadisco: oh mamma!
 
Sbottonò silenziosamente i miei pantaloni e li calò insieme ai boxer con estrema cautela, mentre io assaporai il movimento delle sue mani che mi accarezzavano lievemente le cosce e poi…
 
…un piacere così forte da spaccare la terra e cancellare ogni assurda legge gravitazionale che ci impone regole su come deve andare il mondo.
 
In quel momento era la sua lingua a dettare legge sul mio membro bramoso delle sue attenzioni che riguardava con estrema attenzione, quasi lo stesse assaporando come se fosse una vera e propria portata servitagli ad un ristorante
 
Oppure lo era davvero?
 
Si staccò da me, lasciando cadere un filo di saliva, misto a quel liquido bianco e caldo, sulla mia coscia e mi guardò.
 
Le sue gote erano rosse come le su labbra forzate dal troppo lavoro, mi cinse i fianchi e mi issò in modo tale che le mie gambe potessero circondargli la vita
Mentre mi portava in camera da letto, lui cercava incessantemente le mie labbra, ma non gliele concessi subito. Mi piaceva vederlo reclamare un qualcosa che desiderava così incessantemente. Quindi lo baciai più volte in prossimità delle labbra, riuscendo e stappargli un sorriso, per poi giungere al suo lobo oculare che mordicchiai senza tante cerimonie.
Lui, dal suo canto, mi accarezzò dolcemente le natiche provocandomi sia brividi caldi che brividi freddi su tutto il corpo.
 
Giunti in camera, mi poggiò delicatamente sul letto e iniziò a baciarmi, mentre io gli abbassavo lentamente i pantaloni. Poggiò poi il suo torace sul mio, permettendo di far sentire ad entrambi con quale forza e a quale velocità battevano i nostri cuori e in pochi attimi fu dentro di me
 
E la danza iniziò
 
Una danza forte e selvaggia, tanto quanto delicata e divina.
Furiosa come due leoni in lotta, spettacolare come lo spuntar del Sole.
Un orchestra, dove gli strumenti eravamo noi e le melodie erano i nostri movimenti incessanti e armoniosi, un orchestra fatta di passione e amore.
 
Urlai. Urlai forte il suo nome, così forte da spaccare il cielo e la terra, un urlo così forte da farlo propagare nello spazio dove il suono non c’è.
Un urlo, nel quale estirpare tutte le mie colpe e tutte le sofferenze che ho provato a causa della mia stoltaggine.
 
Con una piccola mossa mi portai sopra mi lui, osservandolo in tutta la sua bellezza.
Scostai lievemente i suoi cappelli d’oro dal suo viso, scorgendo la sua espressione soddisfatta.
Ansimavo…
Ansimavo così tanto…
Mi distesi sul suo corpo ricoperto da un lieve strato di sudore che gli rendeva la pelle quasi cristallina…
 
“Sai, ho ricominciato a credere nei miracoli” disse lui, accarezzando la mia virilità sempre con più foga
“Bastardo…” gli risposi sorridente io distendendomi su di lui e iniziando il mio dolce va e vieni, che poi si trasformò in una vera e propria danza che ci provocò gemiti di piacere.
E dopo fu solo amore.
Semplice e pur amore
Piccolo e screanzato
Un amore come una cascata, forte e impetuosa.
Come un vulcano, caldo e passionale, travolgente e lussureggiante.
 
“Cam…” mi chiamò con un filo di voce il mio compagno, a causa dei troppi gemiti
 
Percepii soltanto che mi aveva chiamato, quindi mi fermai un attimo per ascoltare quello che aveva da dirmi
 
“Cam…dobbiamo fare più spesso delle partite a poker…”
“Umh?” non capii
“Si..voglio una rivincita…”
 
Sorrisi e socchiusi gli occhi.
Mi staccai completamente da lui per poi distendermi dietro di lui
Gli presi il mento e lo girai verso di me in modo tale da potermi guardare in volto
 
“Sarebbe inutile…” sussurrai, mentre gli leccavo la scapola e con la mano gli facevo alzare la gamba
 
Lui non rispose e rimase a guardarmi con quei magnifici occhi che finalmente ero fiero di poter osservare, senza aver più paura come prima
 
“Tu hai già vinto…hai vinto me…”
 
Milo ridacchiò e si lasciò penetrare da me.
Una penetrazione lenta e perfetta, volevo fargli capire fino a che punto il mi sarei spinto per lui, e iniziai di nuovo a muovermi, accarezzandogli intanto la sua virilità come aveva fatto anche lui con me
 
Provammo un piacere così forte da farci ribollire il sangue, ma non ci importava, noi volevamo amare.
E amare ancora
 
Fino allo scadete del tempo, fino al momento in cui le campane non suoneranno il termine dell’esistenza causato dallo scoppio del nostro cuore.


Ridi finché puoi, ragazzo
Perché l’amore comporta sacrifici
Ma finché tu avrai me e io avrò te
Non dovremo temere nulla
 

 

  Credi nei miracoli, ragazzo
Perché tu sei uno di quelli
Mentre io ho fatto poker, ragazzo
Oh si,
Io ho fatto poker

  

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Salve! ^^
'giorno o sera, dipede dal momento in cui state leggendo, volevo semplicemente informarvi che è la prima fanfic che scrivo su Saint Seyia
e spero che non sia completamente da bruciare
Personalmente la trovo un pò infantile, ma ho deciso di pubblicarla lo stesso per avere dei pareri, consigli ecc su cui are affidamneto
per le prossime (forse) storie che pubblicherò
Volevo anche avvertirvi che se trovate errori di  battitura non è completamente colpa mia, ma la tastiera in questo periodo fa parecchi capricci
ed è davvero difficile riscire a scrivere (pensate che non posso premere velocemente i tasti alrimenti la tastira si magna le doppie o le lettere xD)
Grazie per aver letto pazientemente e mi scuso se qualcuna di voi sia scappata in bagno per il vomito, accetto qualsiasi tipo di critica.
Ciao!
* Quando Milo parla di essere scappato dal santuario si riferisce ad un episodio che si è svolto solamente nella mia testa e che deciderò di pubblicare solamente
se questa storia avrà almeno un esito positivo

Grazie ancora per aver letto Ciao! ^^ 

 

  
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