Scritta per il TVG!Fest con prompt
child!Elijah/child!Klaus -
“Fratello, secondo te che cosa c’è dentro il pozzo?”
Dedicata in tutto e per tutto alla carissima donna Lady
Aika, perché l’ho scritta per lei e perché,
per colpa, sua credo di essermi follemente innamorata di questi due.
The Wolf in the well.
C’è qualcosa, nel pozzo.
Questo è ciò a cui pensa Niklaus, mentre le sue gambette esili di bimbo si
arrampicano sulla pietra.
C’è qualcosa, io l’ho sentito.
Mantenendosi in equilibrio precario, il ragazzino dai capelli color sabbia
china il capo per immergere lo sguardo nell’oscurità del pozzo. Nella mano
sinistra, pinzata fra il pollice e l’indice, una creaturina si divincola,
oscillando ritmicamente.
Klaus osserva incantato i movimenti della lucertola, mentre lo sguardo
prosegue oltre, andando nuovamente a scontrarsi con il vuoto sotto di lui.
Quell’oscillare ritmico gli ricorda un po’ i momenti in cui si appende a cavalcioni
di un ramo e incomincia a dondolare. Ogni tanto i suoi occhi scrutano il cielo;
ogni tanto la terra.
E non mai è facile per lui decidere quale, fra i due, preferisce ammirare.
“Niklaus”.
La voce di suo fratello lo raggiunge alle sue spalle.
“Niklaus, mettila giù: le fai male.”
Una mano, poco più grande di quella di Klaus, si attorciglia attorno alla sua
caviglia.
“La sto tenendo piano.” Sussurra Niklaus, con voce esile. Non è mai stato un gran
chiacchierone: è un bambino silenzioso, talvolta anche troppo. “Se vuole, può
scappare.”
E le rare volte in cui parla, lo fa bisbigliando.
“Se scappa, cadrà nel pozzo”.
Elijah, suo fratello, gli fa notare. Gli occhi scuri dal taglio particolare
inseguono i movimenti preoccupanti della lucertola, mentre il minore dei due
bambini continua a stringerle la coda.
Niklaus sorride, contemplando il buio che si estende sotto di lui. Non vede
nulla, in realtà. Ma l’ignoto è un concetto terribilmente irresistibile per un fanciullo
curioso come lui.
E poi c’e qualcosa, là sotto.
“Forse cadere è divertente.”
Le parole di Klaus hanno una cadenza infantile, ma vi è una sfumatura, nel
suo tono di voce, che ricorda qualcosa di ben più antico e remoto.
“Forse cadere le piace.”
Forse è davvero così. E Niklaus potrebbe anche scoprirlo, se solo
lasciasse andare la coda della lucertola.
Che cosa c’è sotto il pozzo?
Forse potrebbe cadere anche lui: giusto per scoprirlo.
Salta giù, Niklaus!
Una vocina fastidiosa lo incita, ronzandogli in un orecchio.
Che aspetti?
Riflettendoci, più che un ronzio, quella voce gli ricorda il verso di un
animale: un latrato.
“Mettila giù, Klaus. Adagiala sulla pietra: la stai ferendo.”
La vocina scompare.
Niklaus si ridesta dal torpore dei pensieri, contemplando in silenzio le
parole del fratello maggiore. Obbediente,
si accovaccia su una sponda del pozzo e lascia andare la creatura, che si affanna
a sfuggirgli con andatura nervosa. Klaus e Elijah la osservano per
qualche istante, prima di perderla di vista.
Eppure, Klaus continua a seguirla ancora per un po’, seppur non guardandola.
Le sue orecchie rincorrono lo zampettare ritmico dell’animale e un sorriso
spontaneo si arrampica sul suo visetto di bimbo.
“Secondo te che cosa c’è nel pozzo?”
Niklaus atterra sul suolo polveroso con un balzo, ignorando il fatto che le
sue ginocchia siano troppo piccole per poter affrontare simili altezze.
Elijah gli tende la mano e Klaus la afferra in silenzio – ha una manina
esile e sottile – lasciandosi guidare con aria serena.
In momenti simili,Elijah riesce perfino a
dimenticare le stranezze del fratello e i ragionamenti talvolta poco adatti a
un bambino così piccolo.
Ogni tanto Klaus è strano.
Ogni tanto gli mette addirittura un po’ di paura.
Ma, per la maggior parte del tempo, Niklaus rimane semplicemente suo
fratello.
Il più piccolo, forse anche troppo gracile per la sua età.
Klaus è il fratello su cui deve vegliare.
Fra i sette è il più vulnerabile e forse proprio per questo, per Elijah,
Klaus è quello da amare più di tutti.
E Niklaus lo sa bene.
“Fratello, secondo te che cosa c’è dentro il pozzo?” ripete il minore, rivolgendo lo sguardo in
direzione del cielo che si sta annerendo in fretta.
Elijah continua a camminare, pur rallentando appena, per concedersi di
riflettere con calma: già sa, che con Klaus, bisogna avere pazienza.
“L’acqua, credo.”
È abbastanza sicuro che la sua risposta sia corretta, eppure il fratellino
non sembra per nulla soddisfatto.
“E sotto l’acqua cosa c’è?” domanda ancora il più piccolo, affrettandosi,
per stare al passo del maggiore.
Questa volta Elijah ci riflette un po’ più a lungo.
“Forse il cielo?” risponde un po’ incerto, scoccando un’occhiata alla
distesa azzurra sopra di loro.
Dopotutto, riflette, la notte e il nulla sono dello stesso colore.
Ma a Klaus quella risposta non basta e Elijah se lo sarebbe anche dovuto
aspettare: conosce bene suo fratello.
“E sotto l’acqua, sotto il cielo… Che cosa c’è?” torna a domandare il fanciullo,
inciampando nei suoi passi. Rimane a terra, attendendo che il maggiore lo aiuti
a sistemarsi nuovamente in piedi.
“Non c’è niente, Niklaus.”
Elijah si affretta a spolverargli le ginocchia sporche di terriccio e lo
prende nuovamente per mano.
“È tutto zitto, là sotto”.
Ma non è tutto zitto, Klaus lo sa di per certo.
Un rumore lo distrae da quei pensieri e il bimbetto si china per afferrare
un bastone. In silenzio, si domanda come mai certe cose le riesca ad avvertire
solo lui.
Ci sono cose – rumori, odori – che i fratelli non sono in grado di
riconoscere. Talvolta sono semplici rituali quotidiani della natura: come
il vento. Ogni tanto, però, sono passi, proprio come in quel momento.
Lo zampettare ovattato di un cane li raggiunge, finalmente individuabile
anche le orecchie di Elijah. Klaus sorride, sfilandosi dalla presa del fratello
per incominciare a rincorrere l’animale, il bastone teso, pronto a colpire.
“Aspetta, Niklaus!”
Il richiamo del maggiore rimane sospeso nell’aria, mescolato alle risate
del piccolo Klaus che, con fatica, tenta di star dietro alla bestia: ma non è
per quella corsa che ride.
Niklaus ride, perché in quel momento ha capito.
Klaus lo sa, che cosa c’è sotto il pozzo.
Lo sa che cosa c’è dopo l’acqua e dopo il buio.
Là sotto, nascosta, indebolita e magari anche spaventata, c’è una creatura.
Un animale: un lupo.
Lui l’ha sentito ululare.
E, anche se per ora decide che tutto questo non gli importa – preferisce
ridere, si dice – sa anche che, prima o poi, in quel pozzo finirà per caderci
dentro.
Nota dell’autrice.
Ebbene, preparatevi a un bel papirozzo, questa
volta.
Questa piccola cosina qui ne ha bisogno.
Dunque, partiamo dal fatto che ci sono certi personaggi, a mio parere, che
non possono essere raffigurati semplicemente come dei bambini. Personaggi come
Klaus (e Katherine) sono talmente particolari e complessi che il solo pensiero
di provare a scriverci mi ha sempre fatto paura. Ma ho fatto questo tentativo
con il nostro antagonista per eccellenza e adesso provo a spiegarvi un po’ cosa
cercavo di trasmettere con questo scritto.
Immagino Klaus bambino come un ragazzino piuttosto fragile per la sua età.
Forse proprio perché il Klaus che abbiamo conosciuto è spaventosamente
pericoloso. Non riesco a immaginarlo come un bambino puccioso in linea con gli altri miei child. Lo
immagino come un bambino curioso, innocente certo, ma non completamente, come
ci fa notare Elijah, descrivendo i suoi comportamenti talvolta un po’ strani. E
questo suo essere in bilico tra l’innocenza del bambino e quella parte di sé che poi lo porterà ad
essere il Klaus che conosciamo, è rappresentato dall’immagine iniziale con lui
che fa penzolare la lucertola sopra il vuoto del pozzo.
Per quanto riguarda il pozzo e il buio: ho pensato che Klaus potesse
avvertire dentro di lui cose che lo rendono diverso dai suoi fratelli.
Klaus è un bambino molto attento e sensibile a suo modo, dunque riesce ad
avvertire la parte lupesca addormentata dentro sè. Si
accorge di riuscire, talvolta, a sentire cose che gli altri non sentono e quel
pozzo rappresenta effettivamente proprio l’animo di Klaus. Là in fondo, il
bimbo dice di aver sentito l’ululato del lupo. Ed è così anche dentro di lui.
Avverte che c’è il lupo. Ma è ancora troppo piccolo per volerci dare veramente
importanza. Pur essendo piccolo, tuttavia, già sente che, prima o poi, deciderà
di volerci avere a che fare. Klaus l’ho descritto anche molto sveglio, forse
troppo, per la sua età. Ma non riesco a vederlo in altri modi. Lo immagino come
un ragazzino brillante fin da subito. E la caratterizzazione di Elijah mi ha
dato un po’ di problemi, ma spero di aver reso abbastanza bene sia lui, sia la
sua interazione con Klaus.
Il suo "ferendo", l'ho inserito anche se è una parola che
difficilmente direbbe un bambino. Ma trovavo ci stesse bene con il contesto
"antico", a tratti mistico degli originari.
Non so se mi sono spiegata bene, ma spero che si riesca comunque a capire
qualcosa xD
Detto questo vi lascio (le note d’autrice sono praticamente più lunghe
della storia) e vi abbraccio.
Laura