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Autore: Lilla_Linville    04/07/2011    5 recensioni
“Questo è quello che succede nelle persone, questo è quello che i manuali ci insegnano. Allora perchè? Perchè Brian non ha mai messo in atto nessuna di queste difese? Perchè non ha fatto nessun tentativo di riprendere a vivere?”
Non si costruisce un castello di carte su un tavolo traballante.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Muse, Placebo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '.Passive Aggressive.'
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Per festeggiare un anno da quando li ho scoperti.

 

Cammino per le strade di Londra a testa bassa. Potrei benissimo farne a meno, nessuno mi riconoscerebbe, il tempo degli autografi e delle fotografie rubate è passato da un pezzo, eppure sto sempre ben attento a non incrociare lo sguardo dei passanti...In 2 parole ho paura. Non sono più io. Il mio vero io, Matt te lo sei portato via con te.
Sto andando a Ludgate Hill a recuperare dei documenti per Stefan, nulla di importante, qualche commissione quà e là è il minimo che posso fare per ricambiare tutto l'aiuto che mi da, e poi così sono costretto a uscire. Dopo mi aspetta il mio psicologo per la seduta settimanale. E' un giorno come tanti, un giorno come tanti da 2 anni a questa parte, tutti uguali, tutti in fila, e quindi tutto ok, se le cose rimangono così è bene, se le cose rimangono così e non peggiorano Stefan è contento, perchè migliorare non possono....L'ha capito suo malgrado.
Sto camminando, distante pochi isolati dalla mia meta, quando la sento...Un voce, la mia, la mia musica.
Sento un tuffo al cuore ma ci sono abituato, lo so che succede sempre, tuttavia questa volta rimango particolarmente turbato perchè non si tratta di una radio accesa in un negozio o magari la suoneria di un cellulare, la musica è forte, viene da lontano, oltre il gruppo di Platani di Hyde Park,     dove per inerzia vengo attratto come un elettrone.
Mi ci vuole poco per arrivare al nucleo da dove la mia musica ha origine, nucleo protetto da una piccola folla che sembra particolarmente interessata a qualcosa.
Giro intorno alle persone tenendomi un po' a distanza, cercando uno spiraglio che mi permetta di vedere senza avvicinarmi troppo, ma nulla da fare, riesco a vedere solo una sagoma in movimento e alla fine la curiosità mi spinge ad avanzare.
Finalmente eccolo l'oggetto di tanto interesse!Una ragazza, o una bambina, potrebbe avere 15 come 25 anni, rimango sorpreso perchè sta ballando, a ritmo della mia musica, accompagnata dalla mia voce. La canzone è “Special Needs”.
La guardo meglio, è piccola ed acerba, biondissima, con i capelli corti che assomigliano molto ad un taglio che da giovane avevo anche io, è vestita di un bianco-grigio slavato eppure mi sembra la cosa più luminosa che abbia mai visto, poco lontano c'è un cestino per le monete.
Rimango lì a gurdarla come tutti gli altri, preoccupandomi di abbassare lo sguardo quando mi passa vicino perchè credo che non avrebbe nessuna difficoltà a riconoscermi. Mi rendo conto che sono in ritardo con la tabella di marcia, il mio psicologo mi aspetta, chiamerà Stefan per avere spiegazioni e lui si preoccuperà sicuramente, eppure non riesco a staccarle gli occhi di dosso, ho l'impressione che se non le presto attenzione smetterà di esistere.
La canzone è a metà e lei continua a ballare, sembra non avere peso, sfiora l'asfalto ma non vi si appoggia veramente, sulle punte fa un grazioso girotondo e con le braccia accarezza l'aria, i suoi movimenti si fondono con quella musica che conosco troppo bene, la serve con devozione, vi si abbandona, non è lei a muoversi, sono le mie note che la fanno muovere come una marionetta, delicata come una piuma, sembra un seme di tarassaco che vola via.
E' stupendo.
Eppure c'è qualcosa di stonato, di disarmonico, uno scricchiolio metallico di sottofondo che nessuno sembra aver notato. “Anche se fuori allenamento il mio orecchio non si è perso completamente” mi dico compiaciuto, ma questo mi impedisce di abbandonarmi del tutto e mi irrito da morire.
Mi ci vuole poco per capire cos'è, il vecchio stereo da cui proviene la musica avrà più anni di me e l'idea che da un momento all' altro potrebbe spengersi e lasciare la ragazza sospesa tra un movimento e l'altro mi nausea. Cerco di non pensarci ma è più forte di me, il senso di precarietà che ne deriva è così familiare che mi sento male.
Vedo che accanto allo stereo c'è una chitarra classica , lucida, color legno, nuova e bellissima. Penso che questa è una delle scene più innaturali che abbia mai visto, l'idea che quell' oggetto freddo e difettoso “parli”, disturbi con il suo rumore inanimato, mentre lo strumento che ha fatto parte di me come un arto resti muto mi sconcerta, e la mia irritazione cresce ancora.
L'esibizione che va avanti, la ragazza continua a danzare ed io questa volta mi focalizzo sul suo viso. Ha un'espressione così concentrata ma allo stesso tempo così assente, non è realmente quì, io lo so, l'ho sperimentato per così tanto tempo...L'adrenalina che ti circola in corpo e ti da alla testa, ti senti immortale, è una stupenda droga naturale che ti proietta in un qualcosa che non è terreno, rimane solo la cruda sensazione di dare vita a “qualcosa che prima non c'èra”... Per me la musica, per lei il ballo.
Special Needs è terminata, la ragazza fa un delicato e formale inchino ringraziando per gli applausi mentre io non faccio nulla, sto solo ben attento a non farmi vedere. Finito di raccogliere le monetine la giovane si rimette in posizione e subito attacca la prossima canzone che ancora una volta è una delle mie: “One Of a Kind”.
Lancio un'occhiata sospettosa allo stereo che ha cominciato a scricchiolare più di prima, non riesco a rilassarmi se quest' aggeggio non collabora, mai come addesso ho odiato la tecnologia scadente. Ad un certo punto produce uno scricchoilio più forte degli altri e questa volta se ne accorgono tutti, persino la ragazza che fa una smorfia crucciata senza però fermarsi.
Respiro a fondo.
Sento stingersi lo stomaco, mi sento terribilmente in colpa, mi sembra di fare un torto a questa ragazza che sta creando quella che definirei arte su qualcosa di fittizio. Improvvisamente tutto si sgonfia, perde di senso, traballa, l'imperfaziene di quello che sta accadendo mi vene addosso e mi fa male, ancora una volta sono stato ingannato dall' involucro.
Sento stringersi lo stomaco perchè per quanto lei si impegni, per quanto si sforzi di estrapolare un sogno dalle note che io stesso ho partorito è tutto vano, perchè è la materia prima stessa che non esiste. Quello che esce da quello stereo non è musica, non è nulla, non è un cazzo di nulla, solo un surrugato.
Mi sento soffocare perchè mi rendo conto che è tutta colpa mia, sono 2 anni, quasi 3, che non tocco una chitarra, che non do vita a “qualcosa che prima non c'era”, la mia scelta non ha mai fatto male a nessuno all' infuori di me stesso, fondamentalmente non me ne frega nulla dei miei fun, eppure quì c'è in gioco qualcosa di diverso, il rapporto è alla pari, bidirezionale, questa ragazza mi sta dando in cambio qualcosa che appare rovinata già in partenza per una mia mancanza. Non potrà mai raggiungere la perfezione, la completezza, perchè io non canterò mai più, perchè la mia arte è morta, sono io che gli sto negando con coscienza questa possibilità, quindi si, le sto facendo del male con intenzione. Per esserci armonia le due parti devono essere continue.
Rabbrividisco, mi sento svuotato ed inutile come non mai, sono diventato l' ombra di me stesso, una voce metallica in uno stereo vecchio. Non mi è rimasto nulla Matt, mi hai portato via tutto, e non te ne importa neanche gran che.
Mi hai intrappolato in quello stereo, ma adesso basta, è troppo tempo che non vedo la luce del sole, voglio urlare Matt, e sputarti via dalla mia vita come te hai fatto con me, voglio evadere, voglio riprendere la mia esitenza, ricominciare da dove sono stato lasciato.
Faccio un passo, due, poi tutto si ferma, lei si ferma, smette di ballare, mentre lo stereo continua a scricchiolare, mentre io continuo a scricchiolare.
Mi guarda con occhi enormi e sgranati, questa scena è surreale perchè anche io la guardo con la stessa espressione, ci fissiamo per un lungo minuto senza fare nulla, non c'è asimmetria in quello che sto facendo, sto semplicemente ricambiando un favore, rimediando ad un mio errore, sono tacite scuse che ci tengo a farle.
Raccolgo la chitarra e finalmente zittisco quella trappola meccanica, quando lei capisce il suo viso esplode in un sorriso, ed io ricomincio a vivere.

                                                                                    *******************

Guardo l'orologio, sono le 6 e 15, Brian è in ritardo di mezz'ora... Non è da lui. Forse dovrei chiamare Stefan, è lui che si preoccupa di avvertirmi se c'è qualche problema e la seduta deve essere rimandata, ma non voglio farlo preoccupare, decido quindi di aspettare ancora un po', intanto mi godo il silenzio del mio studio, qualche minuto per pensare.
Prendo in mano la cartellina con le informazioni di Brian dove ci sono tutti i miei appunti, le mie relazioni sul caso, i risultati dei reattivi psicologici, numeri statistici e psicometrici per delineare il profilo di una persona che in tanti anni ho imparato a conoscere.
Brian è il paziente a cui sono più affezionato, sono ormai 6 anni che ho in custodia la sua “scatola nera”, c'è stato un periodo, un bel periodo, in cui aveva smesso di frequentare il mio studio, l'avevo congedato con un abbraccio e un “puoi camminare con le tue gambe adesso”.
La relazione con Matt gli aveva dato nuova vita, l'incastro perfetto che aveva trovato con quella persona per certi versi così diversa da lui gli aveva dato un appiglio, una stampella su cui appoggiarsi, una nuova base per ricostruirsi.
Certe volte non posso fare a meno di pensare che forse un po' è stata colpa mia, non dovevo usare Matt come disinfettante per sanare le sue ferite, è sempre troppo rischioso, le persone non sono affidabili e l'amore non è mai per sempre, eppure mi sono fatto ingannare.
Matt lo faceva sorridere? Io ho fatto 2 più 2 e ho organizzato un rimedio intorno a quella persona che poi si è rivelata essere il principale dei suoi problemi. Brian è geneticamente portato ad essere dipendente , dalle droghe, dall' alcol e dalle persone...Chi l'ha detto che gli psicologi sono infallibili? Io no di certo!In ogni caso adesso è tardi per pensarci, lui si fida di me, è andata com' è andata e adesso è quì, di nuovo con le sue paure da esorcizzare.
Sono passati 2 anni dall' “incidente”, come Stefan lo chiama, è un buon compromesso per andare avanti:
Formazione reattiva.
Proiezione.
Regressione.
Fissazione.
Rimozione.
Questo è quello che succede nelle persone, questo è quello che i manuali ci insegnano. Allora perchè? Perchè Brian non ha mai messo in atto nessuna di queste difese? Perchè non ha fatto nessun tentativo di riprendere a vivere?
Si è semplicemente arreso, come se l'ultimo brandello di determinazione che aveva l'avesse consumato per costringersi a bere quel bicchiere di varichina che gli è quasi costato la vita, e che ha corroso gran parte delle sua personalità.
La depressione è il mio cavallo di battaglia , ho 2 master e anni di specializzazione come esperto, eppure neanche io l'ho potuto evitare.
Guardo di nuovo l'orologio, sono le 6 e 45 e tra poco ho un altro paziente, Brian non verrà, posso mettere via le sue cartelle.
Butto un' occhiata fuori dalla finestra, sta cominciando a piovere, non mi abituerò mai al clima di Londra, forse dovrei cominciare a pensare di tornare in....
-Doc.-
Mi volto di scatto e lo vedo. Bagnato, in piedi davanti alla porta che mi guarda con occhi enormi, illuminati da qualcosa che non riconosco, ma illuminati. Avevo dimenticato che i suoi occhi possono cambiare colore.
Mi accorgo che ha in mano una chitarra.
-Brian cos'è successo?- Gli domando alzandomi senza trattenere la curiosità e l'agitazione.
Non ottengo risposta, appoggia lo strumento a terra, mi viene incontro e si siede alla solita poltroncina. Non riesco a staccare gli occhi da quel sorriso euforico che sembra non poter fare a meno di trattenere, non ricordo neanche l'ultima volta che l'ho visto così. Brian non capisco.
Mi guarda interrogativo.
-Allora Doc. La cominciamo o no questa seduta?-

                                                                                                                         .Fine.

 

 

 

2 paroline:

Buongiono a tutte quelle che hanno avuto la pazienza di arrivare alla fine ^^ Che posso dire? Che fondamentalmente mi sono innamorata del Doc. ! Fa un pupazzetto di sale e aspetta che si trasformi in uomo

Lui come personaggio mi piace, un po' meno quest'Ederuzza così disturbata che è credibile fiono ad un certo punto. L'iedea è venuta tornando a casa dall'uni dopo una lezione sulla depressione + la fantasia di un'amica e il periodo pre esami. (che non è bello è.è)

QUESTA DOVEVA ESSERE UNA MOLLAMY çOç Ma per qualche motivo Matt non esce fuori, fa capolino e poi si ritira da bravo topino che è. Ma prima o poi riuscirò a cacciarlo fuori!

Se siete riuscite a dare un senso a quell'ingarbugliume di pensieri dell'Edera siete brave, perchè adesso a mente fredda ho paura che non abbia molto senso è.è

Mi scuso in anticipo per gli errori che ci saranno SICURAMENTE, avrei bisogno di una beta ma mi scoccia disturbare qualcuno quindi mi prendo i pomodori in faccia.

2 paroline tecniche:

Reattivi psicologici è un modo fico di dire test psicologico, e quell'elenco di parole a caso (formazione reattiva, rimozione...) sono i principali meccanismi di difesa di Freud che la mente mette in atto per difendersi da un trauma....Spero che si sia capito cos'è successo all'Ederuzza altrimenti ho fallito XD. “Scatola nera” è come i comportamentisti chiamano la mente.

Detto ciò ovviamente un bacio a tutte le signorine di EFP, in particolare alle signorine che scrivono nello sfortunatissimo fandon dei Placebo

:****** 

 

2 paroline:
Buongiono a tutte quelle che hanno avuto la pazienza di arrivare alla fine ^^ Che posso dire? Che fondamentalmente mi sono innamorata del Doc. ! Fa un pupazzetto di sale e aspetta che si trasformi in uomo
Lui come personaggio mi piace, un po' meno quest'Ederuzza così disturbata che è credibile fiono ad un certo punto. L'iedea è venuta tornando a casa dall'uni dopo una lezione sulla depressione + la fantasia di un'amica e il periodo pre esami. (che non è bello è.è)
QUESTA DOVEVA ESSERE UNA MOLLAMY çOç Ma per qualche motivo Matt non esce fuori, fa capolino e poi si ritira da bravo topino che è. Ma prima o poi riuscirò a cacciarlo fuori!Se siete riuscite a dare un senso a quell'ingarbugliume di pensieri dell'Edera siete brave, perchè adesso a mente fredda ho paura che non abbia molto senso è.è
Mi scuso in anticipo per gli errori che ci saranno SICURAMENTE, avrei bisogno di una beta ma mi scoccia disturbare qualcuno quindi mi prendo i pomodori in faccia.
2 paroline tecniche:
Reattivi psicologici è un modo fico di dire test psicologico, e quell'elenco di parole a caso (formazione reattiva, rimozione...) sono i principali meccanismi di difesa di Freud che la mente mette in atto per difendersi da un trauma....Spero che si sia capito cos'è successo all'Ederuzza altrimenti ho fallito XD. “Scatola nera” è come i comportamentisti chiamano la mente.
Detto ciò ovviamente un bacio a tutte le signorine di EFP, in particolare alle signorine che scrivono nello sfortunatissimo fandon dei Placebo
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